lunedì 31 dicembre 2018


L’emozione di perdersi in un sogno come la vita


Di Vincenzo Calafiore
01 Gennaio 2019 Udine

“….. pensi che “tutto” ti appartenga
perfino un sogno e invece non è così
nulla ci appartiene! Ma una ragione sì.
E allora che sia tua, falla tua ad ogni costo
e poi dalle il nome che vorrai, chiamala
pure sogno o semplicemente col suo nome
vero: vita! “
                     Vincenzo Calafiore


“ Questo è il “ primo pezzo “ della lunga serie, spero, dell’intero anno che avrò davanti; è o sarà un lungo percorso che più o meno si affaccerà nel panorama che più mi aggrada: scrivere dell’amore. Mi sono chiesto perché io lo faccia, forse per me stesso, per rammentarmi quanto dolceamaro sia amare o semplicemente per qualcuno o qualcuna che leggendomi potrà conoscere i vari aspetti o le diverse sfaccettature che sono dell’Amore e dell’Amare. Non importa in quanti/e li leggeranno, magari fosse uno/a sarebbe la stessa cosa!
Sono purtroppo ancora troppi gli uomini capaci di uccidere una donna il cosiddetto – femminicidio – imperversa e sembra che nessuno possa arrestarlo, è un fiume di sangue e di dolore che lucida le coscienze … ma la coscienza pare che sia morta o che non esista più, al suo posto invece ci sono tanti articoli, tanta tv, tanto bla,bla,bla, poca vera giustizia!
E fino a quando uno di quegli uomini non prova o fa la stessa fine che ha fatto fare alla sua vittima, questo fiume continuerà a scorrere sulle nostre coscienze …pietre di un fiume amaro”.


A guardarla bene, o a saperla guardare la vita è come un cielo di notte, a volte è stellato e a volte a malapena le vedi, ma c’è quel grande senso dell’immenso, l’impotenza e l’arresa a quella cosa che ti tiene ancorato a terra e non ti fa volare, c’è il peso della distanza, c’è il vuoto tra te e il cielo. Ma c’è anche la poesia e la commozione quando una stella cadente l’attraversa e sparisce, e immagini anzi in quella stella cadente ti ci vedi e allora sì diventi triste… ma alla stessa maniera la poesia stessa ti dà una spinta verso l’alto e allora sì che il tuo cielo lo raggiungi: sei finalmente felice tra le sue braccia!
Lei, svegliandosi nel suo letto, vuole cancellare al più presto la nostalgia del sogno, ma non dissolve un senso di perdita.
Io, abbassando la serranda della finestra, per smorzare la luce, sono oppresso dall’angoscia di non poterla amare anche solamente sfiorandola con gli occhi, mentre al di là dei vetri lenta e inesorabile la pioggia continua a cadere senza tregua.
Nella mente i pensieri si spostano da un punto all’altro, come fossero dei fatti che si spostano da un punto all’altro di una pagina lineare e molteplice, conclusa nei punti nevralgici anche quando sembra liberarsi dai suoi confini e spostarsi più avanti, verso luoghi da esplorare, una riaffermazione dei singoli motivi, sopravvissuti ai pensieri bui come la pece, lasciando tracce di malinconia in un area che pare raccogliere tutti i sentimenti e le sfumature di un sentire amore, un’onda di caldo umido che arriva addosso e non lascia più tregua.
E’ il forte senso generale di impotenza di fronte al disastro del distacco e della lontananza, della distanza!
Serpeggia intanto la malinconia di lei, così dolce e così distante, dimenticata, tra le cose di una quotidianità spregiudicata e impertinente; un contrappunto amaro di dolcezza sfiorita, dell’andare del tempo inarrestabile e pure di quel grande deserto di passato che nessuno si sognerebbe mai di esplorare che invece pian piano mi sotterra.
Così è l’amore, quello della presenza-assenza come una conchiglia dorata ove risuona la voce del grande dispensatore di immortalità: l’Amore- vita !
Nei miei libri nessuno muore. E se un personaggio che amo muore, per resuscitarlo mi basta tornare
indietro di un po’ di pagine; sono capace di addormentarmi leggendo me stesso, e alla stessa maniera vivo con molta intensità l’amore per lei e la letteratura, medito sul vuoto, misuro la velocità del pensiero rivolto a lei, nel corso della mia inquietudine nell’attesa di vederla spuntare da qualche parte.
Lo studio è quindi solo apparentemente un paradiso, in cui sono come estraneo alla vita e respiro un’aria di strana, meravigliosa follia diffusa dentro e fuori di me; ma in verità è un campo di battaglia ove si contrappongono desideri e sconfitte, vittorie e arrese, ma ha una valenza molto più di umanità poco rapportabile a un mondo che ovunque tende a diventare finto, che ha perso valori e sentimenti su cui far giacere la vita.
C’è una luna preoccupata che guarda da lassù un mondo alterato, partecipe, aggressivo, inafferrabile e rigido, geometrico, i cui simboli di carta si protraggono a volte simili a ossessioni.
Per fortuna c’è – lei – a salvarmi! La sento in me e la contemplo, mi esilia dalle irrequietezze e dalle perplessità dando spazio a uno sfondo arioso solcato da memorie di un amore così grande, così fortemente in me. Così pure il desiderio di averla sempre accanto, di sentirne il profumo, forte e intenso, come una primavera che solo a pensarla mi fa rinascere dietro i vetri di una finestra spenta nel lievissimo soprassalto di un pensiero: Lei, che rinasce ogni giorno su un foglio bianco da disegno!


venerdì 28 dicembre 2018


L’ultima “ Primavera”

Di Vincenzo Calafiore
29 Dicembre 2018 Udine

“ … e ora siamo qui, in questa nuova alba
ancora con le stesse parole e lo stesso pensiero.
Siamo qui, assieme, uno di fronte all’altra con
quel – perché –  sospeso negli occhi che
avviano ogni dì  a nuova vita, fino alla prossima
alba.
Così rinasco con quel – ti amo –
come fosse un passaporto per l’eternità……. “
                                    Vincenzo Calafiore

Non è giusto in una notte così non poter vivere il sogno più bello!
In una notte così di tante stelle e di luna grande, tanto grande da sfiorare quasi il mare!
In una notte così ti vorrei qui dinanzi ai miei occhi per raccontarti di me, e di quel mare dentro che si muove e muovendosi mi porta via con se lontano da te tutto quel tempo che sta nello schioccare delle dita.
Tu lo devi sapere che io ti amo per quanto riesci a darmi con quella tua semplicità che quasi sempre mi commuove;
devi saperlo che t’amo così tanto da avere una ragione di più per vivere.
Voglio che Tu lo sappia, e ancor di più lo sappiano anche gli altri perché conoscano uno dei tanti volti dell’amore, dell’amare una persona più di ogni cosa.
Perché mia cara questa è felicità, è questa la felicità: poterti amare!
Poterti chiamare con tutti i nomi del mondo e comunque sarai solo tu e solamente te a riconoscere la voce, e tutto quello che essa ha in se,e tutto quanto smuove in te quando il tuo cuore l’ascolta.
Vorrei che Tu fossi qui per potertelo dire guardandoti dritta negli occhi, quegli occhi che amano tanto… quanto mare sei in me, di come mi sollevi come onda per lasciarmi morire poi su una spiaggia deserta della solitudine.
Ma, penso anche che uomo sarei stato io se non ti avessi?
Che uomo sarei potuto essere se non avrei avuto la possibilità di poter dire : ti amo? O senza aver mai sentito il profumo di una donna, se non avessi potuto vedere e leggere il sorriso di una donna; e sono così fortunato di poterti amare, anche così nella distanza, in quel distacco che c’è tra ciglia e ciglia, mano e mano.
A mano a mano che si avvicina l’alba sento svanire in me la possibilità di vederti spuntare chissà da quale parte della notte, e vado in contro così alla mia ultima primavera conscio del mio tempo che pian piano con le sue magiche visioni va svanendo.
Non ho più tempo lo so. Ogni giorno lo vivo intensamente assaporando ogni cosa di esso, lo vivo sempre con quella speranza di poterti ancora amare; ma so anche che questo mare che mi culla e dolcemente mi porta al largo potrebbe all’improvviso capovolgermi e portarmi nel suo grembo. Non è solo questo il terrore, l’altro è quello di non poterti venire in contro, allargando le braccia per stringerti a me, o il non poterti più baciare o che ne so, il solo stare lì seduto su una panchina e parlare, sognare una vita possibile, anche al di sotto del mare.
Avrei voluto tu ci fossi quando mi sveglierò a notte fonda e mi tremano le mani dal freddo quando fuori  guardo il cielo. Vorrei che tu ci fossi anche solo per girarmi e trovarti dove l’ultimo sogno ti ha lasciato ad aspettarmi, pensa, non ci sarebbero state serate a sentirmi solo in mezzo alla gente e non mi sarei fermato a guardare il cielo sperando in una stella. E’ con te che voglio stringere il mio presente stringerlo forte e mandare al diavolo il mondo che non mi appartiene.
 Sei Tu che mi fai vibrare come filo d’erba in un campo…. Non è giusto che torni nel sogno senza incontrarti , io non voglio che vada così, l'ho voluto tanto, ma adesso non ho più tempo non voglio che si presenti alla mia porta il tempo con in mano le scuse per tutta questa lontananza, la voglia di amare, di farcela ancora a mantenere i tuoi ritmi, io avrei voluto solo che tu restassi qui con me per sempre con una carezza nello sconforto e darti sempre tutto, tutto sempre: perché ti amo.


giovedì 20 dicembre 2018


Ce bisogno di te

Di Vincenzo Calafiore
21 Dicembre 2018 Udine


E’ di notte che accade, quando prepotentemente esci dal mio sogno e con fare elegante ti siedi accanto, parli e io non ti seguo più, tanto sono incantato dalla tua immagine, bella e solenne.
Tu parli ed io mi trovo esattamente dove tu vuoi che io sia: in quell’andirivieni di sogni ed emozioni senza fine, quasi celestiale condizione.
Tu non lo sai, non puoi saperlo, ma attorno alla tua immagine ne nascono delle altre ancora più belle ed è come se si formasse quella grande emozione del vivere.
Amarti è così bello che è impossibile farne a meno!Tanto che in quel mio paesaggio della memoria tutto finisce con l’apparire distante, alternativo alle visioni e alle sensazioni più o meno piacevoli o spiacevoli del presente.
Ed è nell’abitare questa distanza che è possibile cogliere tutte le emozioni di questo amore, di questo nostro amore che ripaga della vita che si è persa, la vita che non abbiamo vissuta.
La nostra distanza, è lei a scandire l’accaduto … il mio esserti vicino, il mio amarti, il mio cercarti,volerti,in ogni momento del giorno, che ci accompagna al diverso percorso con tutta l’irrevocabilità del volersi e che fissa inesorabilmente ciascuno alla sua storia.
Ce bisogno di te! E’ una forza estranea e indistinta, invisibile e possente dentro, che seduta da qualche parte, provvede a dare desiderio e speranza, coraggio e sopravvivenza, amore e eternità, dando alla vita significato e freschezza, come fosse un album sfogliato dal desiderio di volerti ad ogni costo: tanto da trattenerci in un sospeso gioco di : ti amo … nel didascalico specchio di un contrappunto acceso di desideri e emozioni.
E la vita continua più o meno dolce, più o meno amara, più o meno vita a volte .. quando svanisci per fare ritorno a notte inoltrata dentro un sogno, dentro una memoria, dentro una parola, dentro uno sguardo rimasto affisso ad un’immagine dolce e serena.
In un intrecciato parlare di corpi e di fantasie, una sotterranea e persistente eco di desiderio dello stare assieme …. Una persistente esistenza dello sguardo nel mare della solitudine che a volte ci separa come poco più di un muro di nebbia attorno a un grido: amore!
Più nuoto dentro te e più scopro qualcosa di affascinante  ….
Legati da un amore totalizzante… felicemente totalizzante!
Noi, come momenti di mare e di sole, come il piacere del cielo stellato e desideri sempre più forti: l’uragano di cose che noi innamorati ci scambiamo anche solo in uno sguardo.
Ti guardo ed è esplorare il tuo corpo, la tua anima, per riconsegnarmi ancora un’emozionante attesa del rivederti venirmi incontro con quel tuo sorriso che m’incanta.
Si accendono in me fortissime emozioni che transitando mi lasciano ardente come un fuoco…
Un tumulto di cose diverse ed impareggiabili che raccolgono in se gli anni per capire un amore.
Il tempo .. i minuti stessi hanno tutti la stessa intonazione, anche se qualcuno si sofferma attorno a un si !
Comunque sia sempre un inno alla bellezza della vita, dell’amore che a te mi lega, alla gioia che imporporano il linguaggio degli sguardi che rendono dolce e pungente, cristallino e ardente nella concava voce di noi che ci amiamo!





















venerdì 7 dicembre 2018

Somos asi
(sección del capítulo: azul en el extranjero)

Por Vincenzo Calafiore
08 de diciembre de 2018 Udine

".... Si solo tu amor me lo imaginara
que eres para mi
Si solo pudiera imaginar lo que pasa en mi
Cada vez que es de noche o lo que está oculto.
o que hay en mi - te amo - que todos los días
o en cualquier momento del día te escribo o te susurro.
Me doy cuenta de que siempre es un poco ... Mas y mas
Solo en aquellos deseos que a veces suceden.
Me alejan de mi vida. ... "




.... Si solo amas imagina lo que eres para mi. Si solo pudiera imaginar lo que pasa en mi
Cada vez que llega esa noche o lo que está oculto o lo que hay en la mía, te amo, todos los días o en cada momento del día te escribo o te susurro. Me doy cuenta de que siempre es un poco ... Mas y mas
Sólo en aquellos deseos que a veces me alejan de mi propia vida.
Sin embargo, estás allí en esos repentinos gozosos, en esas tristezas que invariablemente siguen todos mis deseos, junto a ti, a mi despertar y encontrarte cerca, a mis deseos que no me dejan ningún respiro.
Si amarte significa soledad, ¡quiero amarte!
Quiero amarte así, con ser un hombre, con esos sueños que solo se hacen realidad cuando estoy cerca de ti, cuando huelo tu piel aterciopelada y tu cabello se convierte en hilos plateados en tus manos que me permiten alcanzar el cielo.
Quiero que seas, es decir, una palabra para agregar a la mía, que, sin embargo, invariablemente vuelve a ese pensamiento primario: ¡Te quiero!
Supongo que nunca has sido tan amado,
Me imagino tus momentos tristes, cuando la soledad del alma te ataca, porque sabes que falta algo o que te lo perdiste y eso se llama "Amor" y ahora que lo tienes, no pareces verdadero.
¡No crees que sea verdad que te haya pasado!
Pero lo sabías, sentiste en ti que algo hermoso en algún momento de tu vida vendría, para hacerte sentir y sentir los latidos del corazón de un día que llegaría a tu puerta: ¡finalmente te encontré!
Nunca habrías pensado que desde ese día en tus ojos habrías recuperado la luz que habían perdido, nunca habrías imaginado que todavía temblarías en un abrazo, nunca habrías pensado que alguien podría haberte amado tanto como yo te amo.
Sí, te amo y estoy enfermo si no te lo digo,
Me siento mal si no te escucho, si no te veo, si no te abrazo, si no te beso los ojos ...
Estoy enfermo cuando te vas y cuando desapareces por mucho tiempo, o cuando dejas tanto que no puedes alcanzar.
Tengo un sueño y es que puedo despertarme a tu lado y hacer lo primero en el mundo:
Despierta con un beso y dile que te quiero!
Tengo un deseo, vivir todo mi tiempo contigo.
Tengo una vida y es la que fluye de mis manos a las tuyas.
Si supieras mi amor, qué pasa en mí cuando solo me tocas ...
Pero sé que incluso esta noche estaré solo para esperar mi sueño, solo cuando entregaré a una hoja en blanco los dictados del alma, el susurro de la era que se acerca a un final inesperado, cuando estaré solo frente a un mar de sueños. y los recuerdos que lentamente me llevarán a donde me llevaría a lo que hace mucho tiempo quería alcanzar, ¡mientras espero que estos sueños míos te alcancen!
Yo te amo

mercoledì 5 dicembre 2018


Niente, nella mano chiusa a pugno

Di Vincenzo Calafiore
06 Dicembre 2018 Udine

Da qualche parte in questa notte ancora da farsi, c’è un mare calmo e una spiaggia ancora con il sole dentro davanti a un sole che uscendo di scena lascia di se scie luminose come fossero vie di stelle da seguire per trovare inedite poesie da imparare a memoria.
So che in un altro luogo c’è una felicità in attesa, delle mani che cercano le mie per intrecciare gli orli di un’esistenza sospesa fino alla prossima alba.
Questo amore è una barca arenata che nella notte in balia del buio attende la prossima marea per riprendere il mare.
La stilografica nella mano è un remo, che porta lontano, porta a lei che chissà in quale sogno sarà rimasta impigliata …. vorrebbe tornare.
La mia immagine riflessa sul vetro di una finestra, è quella di un libro riposto in libreria, un libro da sfogliare, pagine piene di parole a volte senza senso, come questa notte senza di lei, una delle tante, una delle poche rischiarate dalla luna che da lassù arcigna guarda la vita scorrere come un declino, come un fuori scena.
Ah! Che spettacolo la vita!
Avrei voluto averti qui questa notte, tremano le mani al solo pensiero e non riesco a scrivere.
Sai? Amarti o poterti amare è bello, anzi è bellissimo, noi camminiamo nella nostra vita come su una spiaggia … noi camminiamo lasciando le nostre orme sulla sabbia che sanno di poesia e loro rimangono lì fino a quando il mare lo vorrà.
Ma domani, svegliandoci, guarderemo questa grande spiaggia e non le troveremo più, non ci sarà nulla, le nostre orme, un segno qualsiasi che ricordi noi… il mare di notte ha cancellato tutto, la marea nasconde ogni cosa.
E’ come se non fosse mai passato nessuno.
E’ come se noi non fossimo mai esistiti.
E invece esistiamo, amiamo, soffriamo, ridiamo, giochiamo con la vita, col tempo … già il tempo che cerchiamo di cristallizzare per fermarlo e lui prende noi, come il mare si riprende la spiaggia.
Non vorrei mai svegliarmi e trovarmi solo, o vederti andar via, sei un luogo, il mio luogo.
In cui non pensare a nulla, in cui ci si sente “ qui “ ! Non è più terra, non è forse neanche ancora mare, non è vita immaginata, non è vita illusa o disillusa, è tempo.
Tempo che se ne va, svanisce e basta!
Ecco perché cerco di bruciarlo, amandoti in ogni suo istante perché rimanga qualcosa di noi adesso e no domani, perché la vita è adesso e domani saremmo solo che tempo, già passato, già svanito nel nulla, come quello che c’è ora nelle mie mani a pugno chiuso contro il cielo.
A solo pensarti aumenta la velocità del respiro, il cuore accelera, gli occhi si restringono le uniche parole che riesco a dire sono…. Mio Dio!
E’ come cadere a terra, o volerlo urlare questo amore, il tuo nome; i pensieri corrono veloci più della mia mano e non riesco a fermarli.
Vorrei tenermi a qualcosa, aggrapparmi ad un appiglio ma la cosa bella, anzi bellissima è che sono in mare aperto di notte e la corrente del desiderio mi sta trascinando sempre più giù.
Ciao, ti amo!













martedì 4 dicembre 2018



Qualcosa di tuo rimane
Di Vincenzo Calafiore
05 Dicembre 2018 Udine


















“ Le notti di tanti sogni … alcuni brutti, altri belli, ma così belli e veri, reali, che non vorrei più svegliarmi. Sento la felicità in me, sono finalmente felice! E invece al mio risveglio realizzo che non è stato  altro che uno di quei fottuti sogni miei!! Mi rimane addosso la delusione e deluso torno alla mia vita di tutti i giorni, accettando l’idea che quello resterà solo un sogno, uno dei miei tanti sogni che terrò per sempre nel mio cuore. “



Le notti di tanti sogni … alcuni brutti, altri belli, ma così belli e veri, reali, che non vorrei più svegliarmi. Sento la felicità in me, sono finalmente felice! E invece al mio risveglio realizzo che non è stato  altro che uno di quei fottuti sogni miei!! Mi rimane addosso la delusione e deluso torno alla mia vita di tutti i giorni, accettando l’idea che quello resterà solo un sogno, uno dei miei tanti sogni che terrò per sempre nel mio cuore.
Ma Tu, amore mio sei reale, esisti e vivi in me sempre come nuova emozione, come nuovo motivo per restare; sei ogni giorno attesa come un’alba dalla mia anima che sentendoti ancora si emoziona.
Sai, l’emozione più bella è quella di immaginarti, risentire echeggiare in testa la tua voce … ed io ci passo oggi come ieri, le ore ad ascoltarla come fosse una canzone, che poi canto sottovoce per strada …  sarà forse il desiderio dell’averti accanto, di parlare con te anche delle cose più stupide, o del rimanere lì, come davanti chissà a che cosa di bello, a guardarti, ad ascoltarti mentre racconti di te. E
qualcosa di tuo rimane sempre fino al prossimo sogno, al prossimo incontro, quando potrò stringerti tra le braccia e morire negli occhi tuoi.
Sei bella e ancor più sei dolce quando ti fai baciare la pelle e come sempre tu dici, ci apparterremo per sempre, in quel sempre che ci unisce.
Ti ho scritto lettere e dedicato poesie, ho scritto che ti amo sui sassi, l'ho scritto sulla sabbia, sui muri, l'ho recitato, l'ho cantato, l'ho chiamato di giorno e sussurrato di notte e poi ancora più forte nel cuore: quel ti Amo!
 Ho urlato il tuo nome a squarciagola  per sentirlo ripetere dall'eco, l'ho affidato al mare, affinché  lo riportasse a me per un nuovo incanto.
Sei dentro di me anima e cuore !
Ora io lo so che sei mia e mi appartieni come io ti appartengo perché tu sei unica, sei un tesoro, preziosa come vita.
Per incontrarti farei qualunque cosa!
Il mio cuore allora non si sbagliò e una volta trovata, sentii il cuor mio felice di averti trovata, sei quell’ Amore che nella vita si può incontrare una volta sola.

Non ci foste bisognerebbe inventarti, inventarti per vivere, per avere ancora un sogno prossimo!
Tu esisti e sei qui con me, senza nulla chiedere in cambio, se non di essere amata!

 

mercoledì 28 novembre 2018


Il colore degli occhi

Di Vincenzo Calafiore
29 Novembre2018 Udine

“ …che c’è di più bello di un tuo sorriso?
Vedere come illumina il tuo volto, quanto
ti fa bella? E’ il tuo sorriso, è il colore degli
occhi… che fanno di te la mia rotta, il mio andare…
solo se tu lo sapessi… chissà! “
                          Vincenzo Calafiore

Io lo sapevo, i tuoi occhi li avevo immaginati, come avevo immaginato te; eri così bella nei miei sogni che mi costringevi a rimanerci e io ci rimanevo fino a quando l’aurora non ti portava via.
Allora in quelle mie immaginazioni e nei frequenti sogni che venivano a tenermi su un confine tra realtà-sogno io ti vedevo così bella e piena di luce e fu in un sogno di questi che dissi allora: - Tu un giorno sarai mia - !
Di tempo ne è passato, ne passò molto e non sai che non ho smesso mai di cercarti, mai di pensare a quegli occhi così fondi, così irrequieti … come una notte che s’imbroncia e rimane lì, sospesa sui riccioli dorati di un’aurora infuocata.
Tu ora lo devi sapere, devi conoscere tutto anche i pensieri più reconditi di quel tempo, di come mi hai fatto impazzire in quelle notti bianche, di quanta strada ho fatto pur di trovarti, sì, trovarti perché ne ero convinto, certo che in qualche modo la mia anima avrebbe ritrovata la sua “parte” mancante, la migliore.
Tu lo sapevi già che quello che stavi vivendo non era ciò che volevi,
eri a conoscenza di non voler quelle mani e quelle labbra che ti hanno avuta,
eri come una finta Principessa triste, perché sentivi che c’era una parte di te che vagava in cerca della sua metà.
La mia Principessa triste, la Principessa dagli occhi tristi persa in un tramonto in attesa di un qualcosa che sentiva e non capiva!
Io ero già in te!
Ero io a svegliarti al mattino, a starti vicino in quei momenti tristi, ma anche in quella tua allegria che luccicava negli occhi.
La verità è che siamo legati da un qualcosa di inspiegabile, qualcosa invisibile, indistruttibile.
So e lo sento che sei – Anima – e comunque vada so che ti porterò dentro di me per tutta la vita e avrai in te qualcosa che ti farà sentire nonostante tutto che io sono e sarò sempre in te,
come fosse un altro cuore che batte seguendo i tuoi ritmi, i tuoi silenzi, la tua tristezza nel vedermi negli occhi di un altro.
Per sempre ti amerò!
Se potessi abbracciarti, ti stringerei così forte da non farti più andare via.
Se potessi volare,verrei a trovarti ogni giorno.
Se potessi vedere i tuoi occhi guardare il cielo…….
Se potessi raggiungerti,sarebbe la prima cosa che farei. Sempre!






Amarti, è bellissimo

Di Vincenzo Calafiore
27 Novembre 2018 Udine

“ …. Pensa a quanta vita sprechiamo
o si spreca in quest’inganno che è l’attesa!
L’attesa di un bacio, di una carezza..
si è un sogno che s’appresta lesto alle soglie
di desideri e sconfitti a volte torniamo
a vivere in una speranza fragrante di
essenze e aromi di un amore che sempre
più si rafforza ai limiti di un tempo fugace!”
                        Vincenzo Calafiore

Ai margini di un giorno sciupato, tu vieni, e porti seco quell’odore di vita che inebriandomi mi fa scordare la lungaggine e la noia di un giorno inutile.
Ci incontriamo ogni sera con gli abiti di scena pronti a volare sulle tavole di un palcoscenico, parlando e danzando sulle note di un valzer che ci porta via e ci allontana dalla mediocrità.
Noi siamo nei margini di una notte che avrebbe voluto vederci dentro gli bagliori degli sguardi con cui ci cerchiamo per non smarrirci in quelle solitudini che noi conosciamo, io e te e i nostri anni più belli, su quel palcoscenico ogni notte cantiamo e danziamo un inno all’amore, alla vita.
La nostra vita!
Ora come ora vorrei stringerti forte a me nel mio vorticare d’amore in attesa, di un momento magico, di quel momento magico in cui le nostre labbra unendosi in un lungo bacio sospendono il tempo e si mischiano per gustare l’amore, si uniscono per appartenersi.
C’è il tempo di appartenersi,
il tempo di amarsi, ma è che ancora adesso, dopo tempo, non faccio altro che domandarmi: che significa amarti, che significa desiderarti, che significa aspettarti?
Io lo so, lo sento, e lo voglio, appartenerti, lo immagino e lo immaginai già quando ancora non ti avevo trovata nella mia lunga ricerca ed era per me un motivo per andare avanti in quel  preludio di vita, allora come ora mentre lo dico mi commuovo e, penso che quando due si appartengono, tutto appartiene,le mani, le mie mani che non smettono mai di cercarti, e gli occhi i miei occhi che se non ti vedono non si sentono a casa e la mia anima, alla mia anima manca una parte.
Ma la vera domanda è: ma quando si appartiene fin nel profondo dell’anima, si smetterà mai di appartenere? Questo mi chiedo!
Ma c’è anche quel – sei mia – sussurrato o  quel – mio Dio… - detto piano piano con gli occhi chiusi e pieni di te!
E  cerca, cerca il mio sguardo come se fosse sempre la prima volta, e leggimi, leggi le mie labbra che sussurrano solo che – ti amo -; ma cerca anche le mie mani le stesse della prima volta che sanno stringerti e accarezzare il tuo volto, non farmi attendere, o desiderare, sfiorami col tuo respiro, col tuo corpo di nuvola.
Voglio o vorrei il tuo profumo sulla pelle per ricordarmi sempre o per ricordare che lontani io e te non possiamo stare.
Ti penso con questa mia malinconia che non se ne vuole andare via!








A volte un sogno si attarda
Di Vincenzo Calafiore
24 Novembre 2018 Udine

“ Pensi che io forse non abbia argomenti
su cui scrivere. Dovrei forse scrivere
della violenza, del sopruso, della mancata umanità,
della povertà, della miseria, della pedofilia, della violenza
politica? Ma ti rendi conto che si tratta di pattume,
di dissacrazione di ogni ordine di quei sacrosanti principi,
dei valori, di una umanità ormai troppo violenta?
Ecco perché scrivo e parlo di              

sentimenti che sono: l’Amore e l’amicizia … di cultura,
di poesia! Che altro c’è o ci è rimasto di cui valga la pena
di parlarne? ”      Vincenzo Calafiore


La cosa più bella è addormentarsi con quel pensiero in mente!
Svegliarsi ed avere ancora la testa persa nella dolcezza dell’ultimo sogno che si è attardato a uscire di scena.
In questo teatro di periferia, noi attori di terz’ordine, ci siamo andati in scena tante di quelle volte che si è perso il conto e ancora siamo qui, con tutta la nostra esistenza, con le trascorse esperienze più o meno belle come lo è stata e lo è ancora la nostra vita, una vita da “luci della ribalta..”.
E ancora dormiamo tutti assieme nelle poche stanze che possiamo permetterci, con la nostra intimità tutta sotto un lenzuolo o una coperta, che mai sarà o è stata violata; e in quelle stanze ci cuciniamo il pasto misero e nobile allo stesso tempo.
C’è sempre una finestra da cui guardare il cielo di notte, quando uno di quei sogni belli e felice s’attarda ad uscire di scena e costringe invece il cuore a tenerti sveglio, perché in quel sogno c’è un amore a cui andare o da tenere ancora affisso negli occhi e nell’anima, c’è una donna che chissà da un qualsiasi altrove sarà lì anche lei a guardare il cielo e a sperare in un tuo ritorno o arrivo, prossimo o imminente che sia.
Noi e il cielo!
Separati da una finestra, da una semplice lastra di vetro… a guardarla bene una finestra di tanti riquadri e in ogni riquadro una scena diversa, e quindi tanti palcoscenici da cui poter guardare il mondo, la vita che c’è oltre, o il sogno da raggiungere, l’amore che non c’è, l’umanità perduta in un rigagnolo di sangue che lento scorre lungo tutti i marciapiedi, che macchiandoli, putrefatto esala un odore che sa di morte.
E’ notte alta ed è quasi l’ora di andare in scena, e noi siamo qui, tutti …  funamboli e saltimbanchi, giocoliere, la ballerina sul ghiaccio e il domatore di leoni, l’attore di classe e l’attore pezzente, tutti qui pronti ad andare in scena su questo palcoscenico sconnesso e senza suggeritore, ognuno con la nostra parte da recitare a ruota libera, nulla di scritto o imparato a memoria, è tutto vero è tutta vita, limpida o opacizzata dentro in un bicchiere troppo piccolo per contenerla, un bicchiere di vita da mandare giù e sbronzarsi di vita più che di morte!
Perché è di questo che si tratta oggi e che va in scena replica dopo replica: Signori… la morte è servita!
La morte bianca, quella che ti affascina e poi ti lascia cadere rumorosamente a terra, quando ti sei votato al successo e alla notorietà; ma anche quando hai cominciato a rubare fino a diventare una bestia famelica e insaziabile a discapito di altri…
La morte solitaria, quando non sei nessuno o peggio ancora quando ti fanno diventare nessuno, perché privato dalla dignità di uomo, della libertà di uomo, dell’onore e del significato di essere uomo!
Che notte dietro una finestra a scrutare il cielo, in cerca di una stella in quel mare nero, cercarla come un faro a cui dirigere per non affondare o morire annegato in un mare di lacrime che dentro scorrono silenziose, prima goccioline come piccoli diamanti, poi sempre più fiume, sempre più vita.
Ed è un pianto miracoloso, che passando fa sbocciare profumati gelsomini… mentre lenta negli occhi scorre lenta l’immagine di una donna che sorride, la donna che si ama, la donna sogno di sempre, palcoscenico su cui andare in scena una vita per una vita ancora!
Una donna da vivere fino in fondo come sogno, come vita!!!!! 




giovedì 22 novembre 2018


I giorni inutili non sanno attendere

Di Vincenzo Calafiore
22 Novembre 2018 Udine


“ …. Chissà se hai ragione tu,
chissà dove sarà andato a finire il grande Sogno!
Senza non c’è significato.. ma vedi, il fatto è
che ci sono troppi significati e che invece di
una verità assoluta v’è un brulicare di verità
relative che si contraddicono l’un l’altra quando
l’unica certezza in questa vita è:
 la saggezza dell’incertezza! “                                                                                                
                                                                                                                                                Vincenzo Calafiore


E’ una di quelle notti col viso tagliato da rughe profonde come solchi lasciati da un aratro lucido e affilato; intorno un’atmosfera aspra e silenziosa, per certi versi opprimente, ritagliata in esigui spazi ove vivo, marmorizzati nella malinconia.
Estingue la gioia, opacizza i sentimenti, fa avanzare i giorni inutili che non sanno attendere e si diffondono in un’insinuante proiezione d’ombre che fanno parte di una storia personale ormai quasi ai limiti del precipizio che l’attende, e delle cose stesse che dilagono in sordina in ogni luogo dell’anima, incrinano i pensieri stendendo un insidioso velo di grigiore, quei giorni inutili che non sanno attendere il loro giusto momento.
E’ ora uno di quei giorni inutili che s’appresta a prendere possesso della mia anima così lontana  e così vicina alle amate e fugaci immagini, così appresso a tanto desiderio di così tanto amore che si sperde lento nelle grumose ore di questo giorno.
L’amore o amare a volte e specie in questi giorni inutili, crea una dimensione discorsiva un po’ ovattata, ricca di sollecitazioni, ma che si rallenta in pause e segmenti di magie in attesa, di un si che a volte non arriva.
La mia confusa disperazione è un buio davanti agli occhi, tanta attesa che svena e toglie pian piano le vane speranze di poter risentir profumo e essenza di un viso da stringere tra le mani, di occhi in felicemente annegare di felicità, si avviano così una sorta di sfida tra me e loro che, cedendo a poco a poco le reciproche passioni finiscono per sentirsi ancor più attratti … noi che non finiamo di dirci .. ti amo che già c’è il desiderio di ripeterlo come fosse una conferma, o una promessa, o un richiamo di vita.
E in questo mio silenzio si infittiscono monologhi e dialoghi sottovoce, interrotti e ripresi senza tregua, gli incisi che preparano altri ideali incontri in quel buio davanti agli occhi…
E sempre agisce una frenesia che travolge il cuore di passione e sensualità evaporata ai bordi di un’esistenza fatta più di attese che di realtà.
Verrebbe voglia di andare a prendersela quella felicità distante, così come l’amore vuole che sia; l’amore è per i coraggiosi, disposti ad affrontarne le sofferenze, pur di assaporare i pochi momenti di passione.
Ma la passione a volte fa anche paura, poiché in ogni caso implica la resa di fronte alle distanze, alle lontananze e queste lasciano chi ama sospeso in una sorta di limbo in cui non vale la pena di sapere che giorno sia.
Questa è una condizione in cui si è liberi di amare, di desiderare, e di amare desiderando ogni cosa di lei, o tutto di lei!
Però, in tutto questo c’è la mia solitudine che con la stessa sollecitudine propone e leva allo stesso tempo come a volermi trattenere in quello suo stallo opaco e senza orizzonti a suo compiacimento.
Non capisco a volte se l’amore o amare è sofferenza o se lo è se non c’è l’amore… è una domanda a cui non riesco a dare una risposta, ma forse questa sta tutta in quel gran significato che è l’amore nella vita di ognuno; ma è tuttavia vero che la solitudine è l’altra faccia dell’amore come lo è la passione e altrettanto anche l’attrazione dei corpi, sfaccettature di un diamante che a guardarlo inonda gli occhi di luce come quando sogno lei anche ad occhi aperti!



… Ti dovrei inventare

Di Vincenzo Calafiore
21 Novembre2018Udine


“ tratto dal mio terzo o quarto manoscritto:
- La ragazza dallo strano nome -  credo sia del
2009 tre anni di notti bianche. Una pagina questa scelta, perché credo sia la più bella, dove il personaggio esprime ciò che per lei sente e lo fa alla stessa maniera di come lo potrebbe fare un adolescente … E la dedico a coloro che si amano e si cercano come l’erba vuole il vento, come il mare che cerca la spiaggia, come gli occhi cercano una stella in cielo…”

“ La ragazza dallo strano nome” Una dichiarazione d’amore lunga 112 pagine. Di
Vincenzo Calafiore, mai pubblicato!

Ciao Ragazza dallo strano nome,
il tuo nome è bello anche nel pronunciarlo ….. anche se la mia pronuncia lascia molto a desiderare; sono tante le cose che vorrei dirti, ma tante davvero! ,  che mi fanno entrare in confusione, non sono nelle perfette condizioni di scriverti, farò anche confusione, sbaglierò pure qualcosa, e sai perché? Perché ti amo, perché mi piace tutto di te, specialmente quella tua maniera di sorridere, e di come mi guardi con quegli occhi da gabbiano che tieni.
Ma non ho alcun dubbio a riguardo del mio sentire.
Se non avrei potuto averti, avrei dovuto inventarti, ti dovrei inventare!
So che esiste la felicità, la sento in me, l’avverto continuamente nel lento scorrere delle ore, ma come quantificarla, o descriverla?
Sin da giovane, quando sui banchi di scuola invece di seguire le lezioni, disegnavo con la biro sulle pagine del quaderno di latino, un viso di ragazza che stranamente poi nel tempo non è mai andato via dalla mia mente.
Io era con te con una donna come te che volevo vivere, dividere la mia vita, ma più che altro condividere con te i miei momenti; pur sapendo che per te sarebbe stato difficile stare accanto a un uomo sempre con la testa altrove.
Nel tempo la mia vita è cambiata, a un certo punto tutto si è fermato, una parte di vita è andata perduta, i ricordi si sono sdruciti, ma tu, la mia ragazza dallo strano nome invece no, sei rimasta lì nel posto tuo: nel cuore!
Sono andato via dalla mia vita per rifarne un’altra, in un altrove diverso e molto distante dal mio che confinava col mare e col mare io cominciai a parlare d’amore, a lui consegnai i miei affanni, i miei pensieri, i miei desideri ….
Nell’altrove dove sono stato precipitato come accade mi sono fatto la mia famiglia.
E tu?
Di te non ho mai saputo nulla, tu eri la mia donna perfetta, quella che sognavo e immaginavo, e speravo di incontrare in tutte le strade che ho attraversato, a un incrocio, a un semaforo.
Non ho mai smesso di cercarti, mai smesso di amarti, mai smesso di desiderarti nonostante non ti avessi mai conosciuta eppure io lo sapevo, lo sentivo, che tu c’eri, che da qualche parte tu c’eri, in carne e ossa, così come io ti disegnavo su quel quaderno di latino che ancora conservo.
Io lo sentivo che Tu eri lì … da qualche parte, perché il mio cuore me lo diceva sempre ed era da te che voleva venire, per sentir frinire gli anni dentro il lampo negli occhi che li costringeva a chiudersi.
Avevo immaginato il tuo profumo di pelle, una pelle bruna come il mare all’imbrunire, tanto che lo avvertivo nell’aria e di notte in quei sogni che ci vedevano assieme.
Com’è possibile che questo, che tutto questo accadesse regolarmente ogni notte, così per tutto il mio tempo; era come se anche tu dal tuo altrove inconsapevolmente mi stessi cercando, ci cercavamo, i nostri occhi si cercavano, così pure le mani, le braccia che volevano ad ogni costo stringersi.
Ero, tornato dopo tempo al mio mare e sono stati giorni di lunghi silenzi e di spazi vuoti, ma la memoria no, lei tornava a riproporre la stessa immagine di allora.
La sera passeggiando tra la gente ho sentito un brivido che attraversò il mio corpo quando una donna mi passò vicino, sentii nell’aria quel profumo di donna di sempre.
Il mio cuore ebbe un forte strattone non era dolore era felicità.
Dopo tempo ti avevo trovata, noi che siamo stati predestinati finalmente ci siamo incontrati.
Io e te, non più sogno ma finalmente realtà!
E il mio cuore lo sa, la mia anima lo sa.
Ora te lo posso dire che ti amo, che ti ho sempre amata.
Ora te lo posso dire che voglio finire i miei giorni con te.
Per sempre ti amerò!


lunedì 19 novembre 2018


E’ la vita

Di Vincenzo Calafiore
20 Novembre2018 Udine


Sono le tre del mattino, c’è chi si alza a impastare del pane per poterlo sfornare caldo e croccante e l’aria sa di cosa buona, sa di vita; ma ci sono altri che magari negli ospedali non dormono perché magari lottano per la vita, o la vita la stanno lasciando, o perché la vita arriva e fiorisce.
Questa è l’ora giusta del “ pensiero “ … la poesia delle – ricordanze – penso a quanto sia bella e serena la mia vita; penso pure in verità anche con un pizzico di nostalgia ai miei giorni che si sono vaporizzati magari troppo in fretta senza averli potuto godere, così come pure non ho potuto godermi mamma e papà … allora pensai al mio futuro e li ho visti in tempi e da luoghi sempre diversi e sempre più lontani da loro, invecchiare.
E oggi tocca a me! Sto invecchiando assieme al mio tempo, ai miei ricordi che finiranno con me, come finiranno di vivere con me mamma e papà, in un certo qual senso finirà la nostra personale eternità.
Ma questa non è tristezza semmai è contrariamente felicità, perché se oggi sono qui è perché non mi sono mai lasciato vincere dal mare grosso della vita, quando con le sue bordate di onde anomale cercò di farmi annegare.
Amo questa vita e l’amo più di ogni cosa al mondo, non vita come anno..età, ma vita come amare, sì potere amare una donna come la qualsiasi pagina scritta o da scrivere.
Amare perché è l’unica cosa al mondo che fa stare bene.
Sognare perché è il sale della vita.
E allora chiedersi, piuttosto che piangersi addosso, piuttosto che essere tristi, quale sia il segreto o meglio la ricetta per fare felicità quotidiana e felicità intima, preziosa, e comunque sia, comunque la mettiamo che sia sempre felicità.
Basterebbe un pizzico di follia; la follia è la base di questo pane chiamato: felicità!
E vi aggiungiamo un bel viso di donna, della donna che si ama, quella che sta nel cuore, o che si frequenta da poco, o da una vita, o quella a cui da poco o da sempre hai giurato amore.
E di questo viso ricordare o immaginare i suoi occhi, il suo sorriso che la illumina, ricordiamo le sue mani, la sua voce, la sua risata.
Aggiungiamo anche un pizzico di fantasia,
un pizzico di allegria.. la musica, la colonna sonora della nostra vita!
Un pizzico di desiderio, e perché no, un pizzico di coraggio.
Impastare il tutto e dargli la forma che si vuole senza dimenticare che questa ricetta è da farsi ogni giorno aggiungendo quelle arie che lascia la musica, una bella canzone come: La vie en rose, C’est la vie, Amapola, My Vay, Il nostro anniversario, Resta cu mè, Un grande amore e niente più e via via… facciamone colonne sonore del nostro giorno!
Bandiamo la tristezza della quotidianità, del malinteso, dello sparlare a vanvera, dell’impiccio o dell’impicciarsi dei fatti altrui, non giudichiamo se poi non vogliamo essere a nostra volta giudicati, facciamo del bene  o opera buona senza aspettarsi un grazie.
E invece di arrabbiarsi condiamo con un ottimo e d’annata: Vaffa!
Ma il sale di tutto questo impasto sarà e dovrà essere: lei, la donna meravigliosa che si ama.
Mettiamola al primo posto, che sia il primo pensiero, che sia quel ti amo per sempre!
Facciamo di lei il nostro nutrimento quotidiano senza violarla, offenderla, oltraggiarla, manipolarla, sfruttarla! Amiamo questa donna nella stessa misura con cui si ama la vita, perché lei è la nostra vita, è il nostro orgoglio, il nostro quotidiano, il nostro vivere un’eternità che sta nella stessa misura, nell’uguaglianza, nell’identità, in quella piccola parola: ti amo.
Ecco, se noi riuscissimo ogni giorno a fare questo, saremmo dei bravi fornai che a queste ore di notte si alzano a impastare un pane!
Un pane che sa di felicità piccola o grande che sia, quella felicità che ci fa camminare un pizzico più alto dalla nuda realtà.
Amiamo per essere amati e soprattutto ricordiamo per essere ricordati.
Pensiamo ad un amico o a un’amica, chiamiamoli o chiama mole anche per chiederle o chiedere solamente come stai o per dare un buongiorno e mai dimenticarsi di loro, e peggio ancora chiamare solamente perché sia ha bisogno di aiuto quando invece tu, noi, non lo abbiamo mai dato loro… potremmo non ricevere alcuna risposta.

sabato 17 novembre 2018


La ragazza dallo strano nome: “ M “



Di Vincenzo Calafiore
17 Novembre 2018 Udine

In certe albe è facile perdersi nei paesaggi di terra e d’aria, forme geometriche che si disperdono a volte, e vicine si presentano ammuffite, giocano d’azzardo e troppo velocemente ingannano gli occhi.
Sono cattedrali dell’anima in cui ogni cosa reale è già secolo di ieri, e una ragazza che passa veloce nello spazio ristretto di uno sguardo è una cometa, passa veloce, e un’altra ancora, forse quella amata, come un soffio di sogno, rimane impigliata nell’anima e nella memoria.
La ragazza dallo strano nome, rimane ai bordi della notte tra le immagini più care mai uguali e insieme ad altre, a comporre la mia storia degli affetti veri della vita, tra le cose tangibili e grumose e il volare alto nell’aria del cuore, sulle ali della felicità, e assieme attendere la fine di ogni incontro con un bacio.
Ha gli occhi di gabbiano che svelano parole impigliate nella rete di distanze e lontananze e quando passa lascia di se, essenze che rammentano una vita.
Impronunciabile il suo nome, la chiamo così d’istinto – M – Emme!
Un nome veloce che la raggiunge sempre,ovunque si trovi… amarla o poterla amare è un disegno geometrico in cui l’ordine, tragitti, tempi e voci si compone attraverso i miei deragliamenti, le crepe, gli interstizi, il salto degli intrecci dei desideri, le sbandate del mio sentirla profondamente in me come un formicolio di parole e desideri che via via pensandola e immaginandola sempre più s’intrecciano fino a divenire radici in fondo al cuore; tanto che la mia vita si affaccia ogni dì alla nuova vita felice e si rintana nuovamente nell’attesa, di un sì o di un passaggio veloce dinanzi agli occhi miei sempre in attesa di coglierla e trattenerla fino alla vicina ormai nottata di sbandate e annegamenti in un mare di solitudine con le braccia che stringono il nulla.
La confusa disperazione dei pensieri sempre di lei, davanti al buio dinanzi agli occhi, il cercarla e desiderarla che non finiscono mai colpiscono e feriscono, cedono a poco a poco passi alla notte che incombe minacciosa e severa, finisco per sentirmi sempre più attratto, sempre più innamorato, sempre più solo.
Nel buio si infittiscono i lunghi monologhi e i dialoghi di un cuore che man mano impazzisce come onda anomala salta gli insoluti e dilaga, stravolge l’anima; dialoghi interrotti e ripresi senza tregua, gli incisi che preparano altre tensioni che il cuore si porta dentro, l’intreccio serrato e aperto alle sue voci che da una distanza sopraggiungono, e sempre agisce una frenesia d’amore che rendono volutamente un assetto asimmetrico l’assetto con i vertiginosi incontri dei si, delle braccia che si intrecciano delle mani che si cercano, dei corpi che si vogliono, si cercano.
La mia battaglia perduta di separare la presenza dall’assenza, il desiderio dalla paura di perderla. E intanto passa la vita che trasforma il desiderio in parole e versi e riscoprono quella fantasia inutile come le preghiere della sera.
Cado a volte vittima di un realismo lucido e increspato, mostra la dura ricerca della felicità e dell’amore, sorpassa la prevista mimesi del visibile costringe a salire alla ribalta con visioni stravolte dal desiderio delle sue labbra, delle sue mani, del suo corpo, del suo “ SI “,  la ragazza dallo strano nome: “ M ” !




sabato 10 novembre 2018


Il giuoco dei sensi
Di Vincenzo Calafiore
11 Novembre 2018 Udine

“ L’Amore non ha mai fine, potrà finire la sessualità fisica ma
no quella – mentale – che porta ancora desideri e immaginazioni
di un possibile quasi impossibile. Resta però l’Amore
questo grande paradiso in cui risiedendo si rinasce a nuova vita
ogni momento del giorno, ed è questo, proprio questo il miracolo
della vita che si eterna ogni volta che gli occhi si incrociano e si
raccontano. E’ questo l’Amore, quando a una lei si riesce ancora
a darle un’emozione, un sorriso e tanto altro ancora!”
                                                         Vincenzo Calafiore

Ci diciamo che tutto va bene, consci che è una menzogna, perché non va bene, non è vero, nascondiamo a noi stessi tutta la solitudine, le insoddisfazioni, i desideri, l’agognata libertà.
E’ capita che certe notti tutto questo torna e si fa quasi l’alba in un letto quasi prigione; è come se il mare di dentro all’improvviso vomitasse tutto e venisse rotta una tregua.
Ma le cose cambiano quando di mezzo c’è l’amore, i sentimenti, i desideri; capisci che non c’è nulla, ma proprio nulla che li possa fermare.
Non si tratta del semplice atto sessuale, è un qualcosa di più, ma molto di più grande, è di corpi che si cercano, di mani che si stringono, di labbra che cercano altre labbra e occhi dentro altri occhi con tutta la passionalità dell’amore sentimentale e dell’amore fisico che si fondono in un unico, in un grande desiderio dell’altra e dell’uno.
L’ Amore è un grande sentimento che fa scaturire tantissime altre emozioni ad esso collegate
come la passione, l’appagamento, la gioia, la malinconia, la tristezza.
L’Amore, da cui trarre l’energia per la vita, è un tutto che manifesta una riverenza incantata verso la bellezza, intesa come scintilla di vita, perfezione della natura, e come ispirazione alla vita. Con l’Amore si  raggiungono, così, livelli altissimi di un profondo senso di appartenenza a qualcosa di superiore che tutto nutre e tutto contiene, inclusa quell’umanità oggi troppo spesso dimenticata e dimentica il ruolo fondamentale ricevuto in dono in quel “Tutto”. Ma nel lento scorrere del tempo più mi rendo conto che il fuoco di dentro obbliga ancora a riempirlo di più ogni giorno, ogni momento del giorno. Quanto più invecchio, tanto più inutili mi sembrano le grandi soddisfazioni che cercate nella vita, tanto più comprendo dove andare a cercare la gioia e la felicità. In questa età dopo tanti naufragi e salvezze si impara che l’essere amati è uguale e nella stessa misura all’Amare, e sempre più si comprende che a da valenza all’esistenza è la capacità di – sentire -. Ovunque guardando s’incontrano occhi che chiedono e raccontano qualcosa che si può o si possa chiamare –felicità- e ci si rende conto che nulla ma proprio nulla, denaro, potere, lusso, ricchezza, miseria e povertà non sono niente di fronte a un briciolo di felicità, a un amore sentito che passando dagli occhi alle mani raggiunge il cuore. La verità è che nulla è più grande dell’Amore, la bellezza non è niente, la salute non ha un gran peso, ognuno ha la sua salute, ci sono malati pieni di voglia di vivere e fioriscono fino a poco prima della fine e ci sono sani che avvezzano angosciati dalla paura della sofferenza. Ma la felicità è ovunque un uomo ha forti sentimenti e vive per essi, non li lascia, non li violenta, ma li coltiva e ne trae godimento… come la bellezza che non appaga chi la possiede, ma chi sa amarla e adorarla. Io penso che più forte è il desiderio più forte si ama la vita, perché di questo si tratta, felicità del vivere la vita e l’Amore. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. L’Amore è desiderio fattosi saggezza, l’Amore non vuole avere, vuole soltanto dare, amare!



venerdì 9 novembre 2018


Ah, questa felicità…
Di Vincenzo Calafiore
10 Novembre 2018 Udine
… non è un’abitudine, al mio risveglio
il primo pensiero a te, è una richiesta
dell’anima … poi lo scrivo quel mio:
ti amo! Nel scriverlo mi commuovo
ed è un messaggio che rimane lì come
una fotografia tutto il giorno. Chissà
perché sto bene e mi fa capire che in fondo
la – felicità- è la migliore medicina, il
più dolce veleno per morire dentro
un pensiero, un ti amo! “
           Vincenzo Calafiore

Ah la mia felicità dentro e attorno, la mia felicità senza luogo né tempo, a volte pensiero spezzato, frangente come le onde del mare su una spiaggia vinta dal sole.
I pensieri si posano leggeri sulla ragione, in riva di un - ti amo -, come piccole pietre  che si urtano trascinati via dalla risacca.
Vorrei tu fossi qui, dinanzi ai miei occhi ad ascoltar la mia voce spezzarsi dalla commozione  e farsi pigra, indolente  in un tempo presente, il presente sospeso dell’arresa e dell’attesa, del desiderio e della malinconia.
Tu, il “ mio” rifugio che mi accoglie e mi lascia andare seguendo forse il movimento del mio mare di dentro, come impeto di una passione che non si placa e si rinverdisce nella sua continuità di immagini scorrere lente ai margini di un desiderio senza fine.
Tu lo sai che nulla è permanente, né una casa, nemmeno le cose, nemmeno la vita, ecco perché ti chiedo di amarmi ora in questo mio tempo, in questo momento a cui mi aggrappo per non lasciarlo andare via.
Ecco allora la mia notte tempestosa, proprio come il mare, che si lascia scrivere ai ritmi di una vita che vale, di un flusso e riflusso che non si quietano mai, non si consumano, non consumano.
E di notte il tempo della contemplazione, mi trova solitario in cima a un mondo, il tuo. E’ Il tempo del riposo, del pensiero, il tempo del mare, infinito fluttuante, sciabordante, nell’eterno conflitto e nell’assoluta complicità tra l’andare e il venire, tra l’amare e sentirti mia e l’amarti con desiderio.
Il tempo della distanza, dal tuo amore, dal tuo sapermi amare, dal mio amarti così, così come sei.
Il tempo del piacere del contenimento misto indistintamente al dispiacere della prigionia di un occaso che negli occhi si orla della mia felicità.
Lo so che non bisogna imbrigliare il tempo, cadenzarlo, so che devo lasciarlo andare, non prima di essermi consegnato interamente all’amore.
Ecco allora che la mia vita asseconda il mio tempo forse con lo stesso ritmo di una nave  che si stacca dalla terra per muoversi silenziosamente maestosa e lenta verso l’orizzonte.
E, pian piano si mostra, prima sfocata e poi sempre più meravigliosa, più meravigliosamente visibile, la piccola, immisurabile e vicina vita, quasi ferma nel tempo, amabilmente disordinata; la mia vita come una montagna capovolta affondata in quel mare di sogni ove tu vivi.
Un mare capace di introdursi mansueto in ogni sua insenatura, di spaccarsi violento contro ogni difesa.
La mia vita, come un diario d’amore, quasi una metafora e immagine di me stesso o di noi, dell’esistenza umana circondata da un mare    azzurro, blu, grigio, celeste,viola, buio, bianco, cobalto, il mare che lambisce i suoi contorni e li modifica ininterrottamente, così come accarezza i contorni dell’anima, li travolge e li ridisegna spostando il significato dalla vita di ciascuno, di qualcuno, alla vita di sé, in tutte le sue forme.
Ecco perché il più delle volte mi ritrovo a dirti – t’amo – e non mi aspetto una conferma, né una notte d’amore, ma un sorriso sì, che è una conferma della tua esistenza entro la mia esistenza, come una mano dentro l’altra mano.
E’ questa la vita, così dovrebbe essere, senza pensare a nulla di più dello stare bene assieme, del condividere non solo la felicità o la gioia da essa, ma anche la tristezza, il momento della solitudine, le incertezze.
Fossimo almeno capaci di fare questo! E invece l’intorno è sempre più di cattiveria, di miserie umane, di ipocrisia, di assenze e lasciti vuoti d’ogni sentimento.
Fare dell’amore la protagonista assoluta del nostro personale diario, con la semplicità complessa dei suoi stessi vitali elementi: fuoco,acqua,aria, terra.
Fare dell’amore la madre dei pensieri e del tempo non quello che batte la pendola, o quello segmentato del ticchettio di un orologio, ma bensì quello del cuore definito dai: luce-ombra; sole, buio; alba,tramonto; estate-inverno; autunno-primavera.
Vivere nella prospettiva di sosta, di sollievo e di sorpresa, di consegna, nello sciabordio del nostro esistere che si poggia sul bagnasciuga di ciottoli, di storie uniche e personali.
L’amore ci ricorda, con la sua vastità e immensità, che non siamo niente. Niente di rilevante, niente di durevole… ma non importa, possiamo superarlo solo con l’unica arma che possediamo sin dalla nascita: l’Amore.
Amarti è come lasciare le mie impronte sulla tua anima. Ecco perché ti amo!