lunedì 28 gennaio 2019


Da qualche parte
( ci incontreremo)

Di Vincenzo Calafiore
28 Gennaio 2019 Udine


“ …. C’è stato un tempo
in cui tutto era possibile o poteva esserlo.
Era il tempo delle finestre aperte, spalancate al sole
e c’era nell’aria la sempre primavera.
Allora le giornate erano rallegrate
Dalla Radio “ Minerva” che diffondevano
“ Che sarà, sarà “ la cantavamo un po’ tutti….!
Già …. ero felice, felice di affacciarmi
a una vita che avevo visto meravigliosa
e c’eri Tu, con quegli occhi ….. “
                    Vincenzo Calafiore


Già, ero felice, felice di affacciarmi alla vita!
E c’eri Tu con quegli occhi grandi di mare e smarginati, belli da guardare; era quegli occhi che una volta guardati rimangono dentro nell’anima impresse nella memoria come orme lasciate sulla battigia  di un’età che sapeva di eterna primavera.
Quel tempo di un pezzo di pane condito con olio e di ginocchia sbucciate….
Tu, scampavi alla guerra e attraversasti un tratto di mare in barca fino alla riva di una terra che conoscevi poco, mi desti alla luce e inconsapevolmente al mare, mi bagnasti di mare.
In fretta imparai a camminare, senza fretta a crescere …. Le volte della scuola marinata per andare a camminare sulla riva o a sedermi su uno scoglio a guardare il mare.
Tu, lo sai, oggi in questa mia età, un tempo di velocità mia asincrona, più di sottrazioni e di limiti ho ancora quell’incoscienza addosso che mi rimproveravi.
Io e lui che mi raccontava e mi faceva sognare, pensare, quel mare che mai ho lasciato solo; lo amavo  e l’amo, mi mette ancora paura, mi faceva scappare come a volermi mandare via, e restavo lì, poco più in su sulla riva a guardarlo, come fosse una sfida tra me e lui.
Via via nel tempo mi sono reso conto d’essere stato e lo sono, qualcosa che gli appartiene:
…. Una volta che hai visto il mare, non ne potrai più farne a meno, e camminerai per strade da cui potrai guardarlo sempre “ lo scrissi allora e sarà così sempre.
Sono andato per mare, sempre, come uno spiaggiatore a raccogliere ciò che lui la notte mi lasciava sulla riva, e sono andato poi sempre per strade da cui vederlo sempre…
Dopo la scuola, una volta superata la marina, levate le scarpe, tornavo a casa coi libri in mano e facevo finta di avere una ragazza affianco a cui raccontavo del mare, della sua poesia, del suo essere infinito.
Facevo finta di avere una ragazza … la immaginavo e la sognavo, disegnavo il suo volto sulle pagine di un quaderno, già conoscevo i suoi occhi, eppure non sono mai riuscito a trovare.
Tu, l’avevi trovato quel quaderno e leggesti i miei brevi pensieri che poi più tardi cominciai a chiamare poesie!
Oh… sapessi Tu, “ Mamma” come mi mancano quei giri che facevamo assieme alla Upim, quando ci fermavamo davanti a quel grande banco di saponette profumate, ti ricordi? Io le annusavo tutte mi piacevano quei profumi e oggi  ho un cassetto pieno di saponette profumate, tutte le mattine, una diversa…
Quanto dolce mi era rimanere con te quando passavamo il tempo tu a cucire, io a parlare… seduti su un balcone assolato e fiori; e ti raccontavo dei miei sogni, della già solitudine, del mio modo per sentita scelta di vivere.
E Tu, sei da qualche parte dalla mia lontananza, chissà dove sei e cosa starai facendo o chissà in quale entità sei tornata o stai per tornare. Qui dove io sono s’ode pregnante il lamento del vuoto e c’è un freddo non ritorno.
Se mi vedessi ora! Non ho più quei capelli ricci che ti piacevano tanto, bianchi e pochi; sono cresciuto modellato dal mare, un po’ funambolo, sognatore che sogna e spera di tornare sulla stessa riva da cui tutto ha avuto inizio.
Ti confesso che a volte mi sono svegliato stanco di vita, uguale a una barca stanca di troppo mare e ti ho cercata tra le mie cose in una scatola di legno, ti cerco a volte nei luoghi sbagliati e invece tua trovo la mia vita di sabbia di granelli più o meno uguale, come fossero tutti fatti dalle stesse mani: le tue Mamma!

venerdì 25 gennaio 2019


Sai, perché ?

Di Vincenzo Calafiore
26 Gennaio 2019 Udine

“ …. Una volta che hai guardato
gli occhi di una donna non li scorderai
mai più e ci ritornerai.
Tornerai si, in quegli occhi e in quello
sguardo e ci troverai ciò che è andato perduto
ma anche tutte le cose che non hai saputo
cogliere: come l’occasione di amarla ! “

-                     Sai, perché ? – nasce  da una risposta che è stata scritta a un mio editoriale come sempre rivolto alla donna.
Perché alla donna e non a un uomo, a un bambino? Semplice.. perché non ci fosse una donna o la donna non ci sarebbe un uomo, né un bambino.
Ma anche perché la donna è nel suo insieme – quel viaggio- dell’umanità intera da quel dì a oggi.
Oltretutto è quel sinonimo di vita, è la passione, l’eternarsi della specie umana almeno fino a quando esisterà così questa palla sospesa in mezzo al blu.
Come fare a meno di amare una donna?
Come fare a meno di scrivere di lei?
Adesso sono le 2,30 è c’è un silenzio che pare un lungo fremito che come onda bastarda attraversa e fa tremare tutta la carena della “ Pegasus” con la quale cerco di raggiungerla; lei che chissà in quale sogno sarà rimasta impigliata, io come una falena verso la luce, verso lei.
 “ Penso alla felicità, a quanto basta poco per essere felice, chiudere gli occhi provare a chiudere gli occhi e anche così chissà dove sarei.
Chissà se anche tu per raggiungermi avrai preso un treno, chissà su quale treno della notte viaggerai, come una canzone, come un ritornello in testa.
Chissà se passerai in fretta e come sempre non ti fermerai …. Se passerai in fretta come la notte!
Amore ti amo! E sai perché ti amo?
Ti amo perché sei quella beltà che il tempo non sfiora, quella che rimane addosso come una seconda pelle; io e te assieme ci allontaniamo come due vecchi pazzi da un mondo che non ci appartiene, ci avviciniamo al ciglio di un prato di lucciole e falene che con un’orchestra suonano tra fili d’erba di albe svaporate negli occhi.
Ti amo per quella maniera di appartenerci l’una negli occhi dell’altro.
Amami e volami addosso, guardami perché gli occhi sono anima!
Fruga dentro la mia anima e poi perdonami, ridi, sorridi alla vita, guarda questo tempo che viene con te! Guarda quanto tempo ancora che abbiamo per stare assieme!
Ti amo! “
Ecco perché scrivo sempre a una donna, perché ne vale la pena, perché senza una donna non c’è mondo, non ci sarebbe mondo.
Ne vale la pena perché la donna è vita e amore allo stesso tempo; mentre noi uomini consci di non poterla mai eguagliare, arroccati ai nostri limiti rimaniamo nel fango del sopruso, della violenza, dell’arroganza, perché di questo ne siamo capaci. Ma sappiamo anche amare chi tanto e chi poco, chi per nulla.
E allora è a loro che mi rivolgo affinchè comincino a capire che una donna non la si violenta, non la si stupra, non la si uccide, non la si usa e poi si abbandona come fosse un cartoccio!



Ci salveremo

Di Vincenzo Calafiore
25 Gennaio 2019 Udine

  ….. la vita sarà, è, o potrà essere bella
solo se ami!
Se – ami – hai tutto non ti serve null’altro,
se ami non ti riconoscerai più in nessuno
che incontrerai lungo il tuo – viaggio -.
Un viaggio che ha come meta nulla di più
della vita stessa: tutte impronte che mai
alcuna marea riuscirà a cancellare! “
L’amore è un miracolo che accade ogni giorno, ogni mattino al risveglio e già risvegliarti è dono, amore, un atto d’amore.
L’amore ti fa amare anche nella lontananza, fa in modo che non ti si avvicinino gli idioti, gli arroganti che vorrebbero insegnarti a vivere, l’amore fa puttana colei che si vende per un pugno di niente, l’amore è bellezza interiore, è onore, dignità, coraggio, umiltà.
Lei, è bella dentro.
Se l’ami non ti importa di chi ti sta attorno per convenienza, ti salverà o meglio ci salveremo, così la penso io ci salveremo con un bacio che potrebbe giungere da qualsiasi parte in qualsiasi momento.
Quello che non bisognerebbe mai fare è quello di sentire tutto già vissuto, tutto scontato, interpretato dagli altri piuttosto che te.
Lei è tempo che deve ancora venire,
è futuro,
è improvvisazione,
è ascolto più che parlare, perché lei ha bisogno di essere ascoltata, piuttosto che farla tacere o peggio ancora cacciarla in un angolo.
Per questo fatti volare addosso
fatti stancare,
fatti abbracciare, baciare, stringere.
Per lei, cadi!, piuttosto che alzarle le mani e chiedele ….  piuttosto che tacere, piuttosto che scappare.
La parola –amare – è grande, importante non puoi dirle – ti amo – se non l’ami, non la si deve dire tanto per dire qualcosa, o per ottenere qualcosa.
Amore te lo dico io, ci salveremo! Saremo salvati dall’amore anche quando non saremo carne, lo stesso da qualche parte ci incontreremo perché così vuole l’amore, così l’amore ci salva in un eterno che non importerà come sarà.
Amare una donna è non doverle dire di no, non tagliarle le ali, ma viverla! Viverla come fosse una forte emozione, come quel dolore piacevole al cuore, così com’è, vederla come una luce e come falena andarci, viverla  non come fosse un peso, dirle ti amo perché l’ami davvero.
Amore io ti amo!
Abbracciami, stringimi a te, parlami, raccontami, spiegami cos’è che mi a fa felice!
Guarda dietro le mie spalle l’infinito a cui vorrei condurti per mano, l’amore che ho per te
è l’amore d’ogni giorno, l’amore che fa piangere, che fa immenso e saggezza, è un bacio ancora da dare o ricevuto e da ricordare.
L’amore che fa ridere, che mi fa uomo, che mi fa rimanere in silenzio ad ascoltare il rumore dei tuoi pensieri, l’amore che ti fa donna da – amare - !






mercoledì 23 gennaio 2019


La tregua

Di Vincenzo Calafiore
24 Gennaio 2019 Udine

…………. Vorrei avere un elastico
capace di catapultarmi in quell’altrove
dove il mio cuore è certo che ci sia felicità! “
                     Vincenzo Calafiore

Come si fa a dimenticarsi di un abbraccio, di un bacio, d’una carezza o di due occhi incantati, pieni di te? Penso a questo mentre precipita la notte addosso come un macigno assieme a una polvere bianca scaricata dal cielo, ma il cielo senza i suoi occhi non brilla più.
Questo io lo so, l’ho sempre pensato e immaginato, potrebbe accadere in qualsiasi momento, in qualsiasi giorno di questa mia vita presa in prestito.
Da saltimbanco che sono mi arrabatto qua e là per le vie di una città che non conosco, estranea ai miei sogni; da funambolo di notte salto da un confine all’altro in una folle caduta e risalita al cielo degli occhi suoi che dagli occhi miei assiste a misteriose iperbole in un sogno che si vorrebbe senza fine.
Quel doloroso rumore che s’ode è un canto antico indiano da una vetta alla luna che da lassù miracola il mio desiderio di averla accanto e sentirne il calore, gli odori fosse come terra appena arata.
Ah! Quanto amore, quanta vita sprecata attorno a una fune aggrovigliata alle caviglie…
E mi manca l’elastico per spiccare il volo nei suoi occhi, come un aeroplanino di legno; intanto silenziosamente passano le ore senza nessuna ragione.
Mi ci vorrebbe un elastico per compiere un salto e uno sbalzo verso lei!
Ci vorrebbe un vento che gonfi le vele di questa barca che silenziosamente va alla battaglia tra il buio del cielo e la luce degli occhi suoi.
Ma ci vorrebbe una tregua!
La tregua di una deriva nelle mie parole che si muovono stanche con tutta la voglia che di parlare, di stare ad ascoltarla, continuare a fare il funambolo pur di incantarla e trattenerla ancora in questo mio sogno… ma tu non ti fermi mai, non ti fai raggiungere!
Potresti guardarmi con occhi diversi, e in quello sguardo si potrebbe nuotare, bracciata dopo bracciata lentamente farsi portare dentro due occhi così dolci con tutte le corde ai piedi e per dovermi liberare attraversarlo tutto quel mare dentro una pagina nelle tempeste di un rigo, nelle tregue delle parole.
Forse per questo che i sogni sono batuffoli di fumo e rimbalzano stanchi tra un risveglio e un sonno, tra la notte e il giorno!
E’ bellissimo quel ritorno a casa con ancora la luna alta nel cielo, tornare sconfitto al mondo di visioni e immaginazioni dove per essere felici basta un niente, magari un sogno o chi lo sa… un tuo bacio, un tuo abbraccio, un tuo ciao!
Forse sarebbe il caso, in questa tregua, chiudere gli occhi e poi anche se ho chiuso gli occhi… chissà come verrai?
Ah vita mia come arriverai, con quale treno viaggerai per venirmi a trovare?
Ci vorrebbe adesso un sogno lungo come una tregua!
Un sogno che mi porti senza fretta, alla vita!  
  

















































































































































































lunedì 21 gennaio 2019


Pensieri … in sottofondo

Di Vincenzo Calafiore
22 Gennaio 2019 Udine

…. Non so come sarà domani
e ogni notte spero nel risveglio uguale
al giorno prima,all’altro ieri.
Tasselli che fino a qui mi hanno portato
Come fossero un lungo treno merci
che si è fermato in tutte le stazioni a treni
più veloci che passandoci accanto hanno
sollevato polvere e fatto tremare tutto.
Una polvere densa come foschia che una volta
depositatosi rallentava sempre più la partenza.
Così ogni giorno a ogni risveglio mi pare d’essere
fermo in una stazione distante e solitaria:
una coscienza che reclama sempre un palcoscenico
da cui esibirsi sempre come un occaso… che
potrebbe essere l’ultima scena. “
                                       Vincenzo Calafiore

Non potrei mai dimenticare le appendici dell’ultimo sogno, farlo sarebbe come dimenticare un giorno, una notte.
I giorni come i sogni non sono mai uguali, così le stazioni che ho superato, i palcoscenici dai quali recitai filastrocche e poetiche immaginazioni a una corte annoiata e ebra di tutto.
Lasciare un sogno o il sogno più bello alle braccia dell’aurora è un dolore, e quella mattina capii che una volta entrati nel dolore non si può più tornare indietro. Capii che accogliere a braccia aperte il disorientamento altro non è che cedere al richiamo del vuoto che ho in me; ma ormai avevo attraversato il confine e certe strade non portavano da nessuna parte.
Avevo compreso che ormai era andato perduto l’ordine che mi aveva fatto andare avanti, ottenebrato, giorno dopo giorno, quell’ordine feroce in bianco e nero, che ben presto forse mi avrebbe fatto precipitare in altro “ vuoto” peggiore di quello già vissuto.
Avevo ormai superato quella linea di separazione da oriente a sud, qualsiasi sud, mi fermai a un incrocio a riflettere e andai dalla parte ove veniva forte il richiamo della vita… della dolce Signora di tutte le notti, di tutti i sogni miei.
Sono a pezzi e nemmeno la sua bellezza è rimasta intatta questa notte di lunga battaglia.
Ho gli occhi circondati da rughe che non ho voluto mai vedere, le occhiaie sembrano delle notti spente, mi guardo allo specchio e mi chiedo se sono stato sempre così o che l’amore che ho per la vita non mi ha mai fatto vedere.
In quel sogno, l’ultimo sogno ancora nei meandri della memoria sono rimasto accanto a lei. L’abbracciai sommessamente, non voleva altre parole, cercava solamente le mie mani, le mie braccia.
I suoi occhi cominciarono a inumidirsi, come se fosse cambiato il vento.. un vento dolce come fosse respiro.
La strinsi a me forte…. “ mi soffochi” !
La strinsi a me fino a che piano,  piano, lentamente, le mie mani percepirono il suo abbandono e nel groviglio dei nostri corpi dissetati, lei mi accolse tra le sue braccia come la terra accoglie l’acqua dopo lunga siccità!
Il giorno ci trovò abbandonati in un letto come legni lasciati dalla marea notturna su una spiaggia! Felici, immensamente felici l’uno dell’altra!
Continuo a pensare a “ quel raggio di sole “….. Non si tratta solo di questo, c’era nell’aria l’amore quello vero, quello che fa schizzare in cielo. La felicità è tanta che mi impedisce di tenere in testa una frase per più di un minuto… non potendola scrivere, si dissolve.
La memoria non trattiene altro che lei, la sua dolcezza, il suo sapere farmi perdere in una specie di paradiso, le sue mani lasciano impronte sulla mia pelle come fosse una sua firma.
Noi facciamo con le mani quello che abbiamo visto fare dalle mani prima di noi.
Le nostre mani hanno lasciato impronte come nella pasta del pane, le mie mani hanno preso una penna e hanno scritto lettere, diari, libri, per raccontare di questo amore che piano piano come marea mi sommerge, mi fa scoglio che aspetta sempre il suo mare, la carezza del suo mare! Le mie mani scrivono, le mie mani discendono da queste…. Lettere d’amore.

 

domenica 20 gennaio 2019


Semmai

Di Vincenzo Calafiore
20 Gennaio 2019 Udine
…. una volta giunto al mare,
sono rimasto a guardarlo e ricordo
quel senso di pace che provai dentro.
Mi sono girato è ho guardato da dove sono
venuto … un gran senso di vuoto…
mi sono nascosto fra le rocce e sono
rimasto a guardare il mare, come a non
voler più tornare…!
                                Vincenzo Calafiore


Rimanemmo così a guardare il mare seduti accanto ad un falò, con le ginocchia al petto, come se il mare potesse darci il luogo ove rimanere distanti da ogni cosa; come se in quelle lingue arancione del fuoco, potessimo trovare una risposta a quel dolore che c’è in quel momento del distacco, quando dopo un bacio e un ciao si ritorna alle nostre giostre, alle battaglie per la sopravvivenza fino alla prossima luna.
Amore, tesoro mio, dimmi quanto tempo ancora dovrò aspettarti, dimmelo prima che il mio cuore vada in pezzi, ci sarà un modo per rimanerci dentro, uno nell’altra?
“ Principessa” voglio che tu lo sappia: ti amo!
Ci baciammo e in quel bacio se ne andarono le nostre vite!
Il nostro letto di sabbia bianca, fine… il nostro letto, per cui mi ci distesi con lei. La spogliai come fosse la prima volta e la toccai con insolita smania. Ci accarezzammo a lungo, come solo un uomo e una donna che condividono tutto sanno fare.
Percorsi il suo corpo baciandolo dappertutto, centimetro dopo centimetro, perché non volevo lasciare neanche la più piccola superficie senza l’impronta della mia bocca.
La sentii fremere, più del solito, e allora l’adorai, la baciai con tutto l’amore della terra.
Lei salì su di me, era il nostro un abbraccio dolcissimo, pieno di poesia, io aprii le braccia stringendola forte. Dissi parole che non avevo mai detto prima, che non sapevo neanche di conoscere, che non ricordavo di aver mai sentito né scritto.
Colsi nei suoi occhi uno sguardo nuovo mentre ci abbracciavamo e così, quasi inavvertitamente, come se tutti e due fossimo altri.
Lentamente, molto lentamente, morivamo uno dentro l’altra!
Sono un ladro di baci. E’ successo tra la gente, quando la costrinsi ad abbassarsi dietro un lampione per rubarle un bacio, ed è successo nuovamente dietro una siepe…. In fondo in fondo, ho sempre aspettato l’occasione, questo contatto, questo miracolo che venisse a confermare che eravamo una sola carne, un bacio che veniva a salvarci dal nulla….
Amore, quei baci li sento sempre costantemente dentro di me nella mia anima dischiusa e lacerata.
Semmai fosse per sempre, questo nostro tempo…. E ancora e ancora, fino a quando ci fondemmo e sentimmo di essere un solo essere, incapaci di distinguere l’uno dall’altra, uguali.
Ci staccammo piano piano per guardarci e ci toccammo come due ciechi, a cui bastano le mani per vedere, catturando ogni più piccolo particolare dei nostri visi, per custodirlo come il gioiello più bello. Mi chiuse gli occhi e baciandomeli cominciò a parlare.
“ Lo sai? Io che credo che siamo dei predestinati…. È una comunione, e la comunione dev’essere qualcosa di molto simile a questa notte.
Rimanemmo immobili, con gli occhi chiusi nel silenzio del mare.
Con gli occhi chiusi sognai di andare via con lei in capo al mondo. Lei mi baciò le palpebre chiuse e sussurrò: Adesso dormi! E’ ora di sognare, di andare via….

mercoledì 16 gennaio 2019


Il profumo di te addosso…..

Di Vincenzo Calafiore
17 Gennaio 2019 Udine

“… dalla finestra un raggio di sole
entrò prepotentemente nella camera
e si gettò sul letto… illuminò i corpi
persi in un tenero abbraccio che rimasero così … persi, lontani da tutto, su quel letto profumi antichi chiamavano a se: la vita, l’amore… “
                             Vincenzo Calafiore
Adesso Tu chissà dove sarai.
Qui, in questo mio silenzio tu sei ovunque, dentro ogni mia cosa, dentro l’anima mia.
Però, com’è la vita! Quando meno te l’aspetti arriva d’un botto la felicità ed è come prendere una colossale sbornia, della quale non si dimentica nulla, è tutto scritto codificato nei pori, impresso come un marchio indelebile.
Sapessi amore come le mani cercavano le tue, come i corpi si sono cercati e desiderosi l’uno dell’altro si sono stretti in un infinita emozione.
Sei ancora qui!
Le mani nei capelli cercavano un respiro che avevano già sentito, cercavano quel proteso che era andato perduto nel tempo dell’attesa.
Occhi negli occhi e labbra con labbra serrati dall’enfasi d’una felicità sommessa che da tempo come fuoco sotto le ceneri ardeva e voleva risalire il cielo da cui un giorno era scesa in cerca di due anime che da un sempre si sono cercate e ritrovate.
Annusare la pelle come un’ape su un fiore.
E sentire forte il richiamo della vita invadere ed espandersi fino all’ultimo cerchio per carpire il loro linguaggio.
Stringerla forte a me con la paura di farle del male,
cingerla alla vita con le braccia per sentirla mia!
Ma è così forte, così dirompente quel – ti amo – sussurrato – come fosse un’antica preghiera…
Ho ancora il tuo profumo addosso, me lo sento sulla pelle, tra i capelli, sulle mani come se si potesse prendere e trattenerlo per sempre.
Il tuo profumo lo sento nell’aria, ancora adesso.
Sento le tue labbra addosso, le mie sul tuo collo, sulle tue guance tra le mie mani, sulla tua bocca…
Ho ancora le tue mani che mi accarezzano, le tue braccia stringermi forte, quando sfiniti ci siamo addormentati viso con viso, mani nelle mani.
Ti tengo stretta a me come a non volere farti andare via, stringo il tuo viso accostato al mio!
Ti stringo forte a me e non ti ho detto ancora che sei tutta la mia vita, che senza di te non saprei più vivere.
Ho tante cose da dirti che nemmeno puoi immaginare e una di queste è : non andare via dalla mia vita!
Resta, rimanici e insegnami a starti vicino, starti accanto, insegnami a respirarti, ad amarti, ad essere per te quello che io da sempre voglio essere: appartenerti! , perché tu sei e dovresti saperlo di essere quel mondo intorno al quale rotea il mio.
Lo sai, lo devi sapere che sei sempre con me, perché ti tengo nell’anima, sei anima.






lunedì 14 gennaio 2019


  E…. poi


Di Vincenzo Calafiore
15 Gennaio 2019 Udine

  ….. si tratterebbe di amare
farsi portare dentro a due occhi
piccoli e neri come schegge di notte
e per dovermi ritrovare attraversare
un mare antico lottare contro il tempo
ma il tempo con lei non c’è più
ci sono solo sogni sogni così veri
contro cui rimbalzano stanchi gli anni.
Ah mia felicità con quale sogno arriverai?
Lo so … che passerai …
Come sapevo di raggiungerti … passerai
come sempre in fretta senza fermati mai! “

                                Vincenzo Calafiore


La lunga notte affamata di sogni finirà all’alba con un timbro d’uscita sui miei documenti di viaggio, l’ombra lunga dei sogni  sarà ancora lì, e già sembrerà di tornare a casa da lei!
Navigo verso lei in una bolla di felicità, la notte si riempie di nuovo, la processione interrotta dei sogni ricomincia, centinaia di vele arrivano all’orizzonte … i miei sogni di lei.
Ma arriva la tregua come la bonaccia, un gran silenzio scende, fra tutte le cose che esso si porta appresso è l’assenza di un sogno, quel sogno che mi racconta di lei e mi fa vedere il suo corpo e vale la pena di restare fermo a vele flosce, per qualche minuto, per un’ora, per una notte intera e immaginarla, pensare cosa significa nella mia vita, restare prigioniero davanti a un sogno e non poterci entrare.
Durante la bonaccia cerco di tracciare una rotta per poterla raggiungere, e intanto accendo una sigaretta, l’anemometro è fermo non indica nulla nemmeno una bava di sogno e resto a bordo dell’ultimo fatto a cucire vecchie vele rosse di tannino …. Ogni rammendo è una battaglia alle spalle!
Dopo una notte così non sono più lo stesso, le mie idee sul tempo e la distanza cambiano, il moto dei sogni è un’andatura esasperante per un uomo come me che ama.
Ma lentamente questa lentezza mi possiede, mi invade un immenso, taciturno e di corpi che si legano sempre più come radici con la terra.
Innamorato così, non sono più nessuno.
Sono solo un uomo che ama senza limiti, senza confini una donna che si fa sogno e rimane.
Penso agli anni perduti in cerca di un ritorno a casa da lei, capisco l’amore, le ombre e la luce la vita, che ritornano.
La guardo e penso che le distanze non contano, ma i giorni di cammino … dunque il viaggio per raggiungerla, per rimanere, per amare.
Capisco che “ lei “ la mia donna è il nesso naturale fra il tempo e lo spazio…
Succede di notte in mare aperto a distanza di bacio.
I corpi hanno un fremito, l’aria si scalda e le vele si riempiono di vento, non è solo un cambio di vento, è molto di più.
L’amore è tutto in questa trasfigurazione di dolcezza e desiderio.
E’ una lentezza che fa tremare, scuote ogni ordine, è una battaglia che alla fine mi sfinirà, una specie di calma che nasconde un uragano di sensi e di desideri infiniti.
Succede al largo dei suoi occhi in una notte di stelle ardenti, l’amore porta odori di essenze lontane …. Cominciano le visioni, nel buio le mie mani sembrano le sue che si agitano e si va alla battaglia fino a quando l’alba vedrà caderci sfiniti tra le braccia di un sogno….
Certe volte accade, guardo il cielo spolverato di polvere bianca è il cielo senza i suoi occhi, non brilla più; mi manca sempre più come un sogno, un sogno importante, ma non mi importa più del tempo ora c’è lei tra il buio e il cielo e le mie parole stanche!















sabato 12 gennaio 2019


model-2387593_960_720.jpgChe …. Vita la mia vita


Di Vincenzo Calafiore
12 Gennaio 2019 Udine

“ …. Lo sapevo e in qualche modo l’aspettavo
anche forse inconsciamente l’onda che venendo
di fianco mi avrebbe travolto e trascinato giù
in un paradiso pieno di emozioni. Così vedo la
mia vita, un susseguirsi continuo come onda su onda
di emozioni. Ma non sapevo quanta cara fosse la mia voce
fino a quando dall’altro capo del mondo qualcuno mi
ha detto: “ la tua voce non è mai cambiata e risentirla
oggi dopo tanto tempo …. mi pare di fare un salto in
dietro nel tempo quando nei miei momenti di sgomento
ho sempre trovato le tue mani pronte a prendermi al volo
prima del precipizio.”
A volte la vita torna!
                                                 Vincenzo Calafiore



Tratto da Blu Oltremare

Sapevo che prima o poi saresti arrivata, e di tempo ne è passato moltissimo, quasi una vita! E quasi una vita senza mai rinunciarci o stancarmi del farlo non ho mai smesso di attenderti. Non so quante volte davanti allo specchio della mia solitudine cercai di immaginare come sarebbe accaduto ma più di ogni cosa ho sempre cercato di immaginare guardando in quello specchio il mio viso, di più gli occhi come si sarebbero comportati, che espressioni avrebbero assunto.
Già ai primi albori di un giorno inatteso tanto ero perso in una sorte di somma di un passato che da clandestino com’è a volte torna e lo fa con la stessa forza di un’onda bastarda che sorprendendo un fianco mi travolge per portarmi giù,e trattenermi in un paradiso di emozioni … una maniera di darmi una dolce morte!
Io ti ho attesa testardamente perché io lo sapevo, il mio cuore lo sentiva che tu anche se in un’altra dimensione, o in un altro mondo prigioniera di una vita che non ti apparteneva, priva di emozioni cercavi anche tu una via di fuga e metterti in viaggio come me alla ricerca della parte di anima mancante.
E’ di vita che si tratta della tua, della mia.
Tu da un’altra parte come me vivi ai bordi di quei giorni che avresti voluto avere, magari anche tu guarderai fuori dalla finestra come quando si aspetta qualcuno che non arriva.
E c’è silenzio il silenzio di quei campi assolati in primavera svenati dal canto di cicale, ove s’ode solo la voce del vento che passando piega l’erba come fosse una carezza.
E ci sono io che delle primavere conosco ogni profumo, ogni voce, tanto le ho imparate a memoria, come fosse una canzone che ancora adesso nei miei momenti di squallore canto per capire d’essere ancora vivo.
Tu mi dici tante cose, mi racconti tante cose!
Ed invece mi appare tutta la tua tristezza, quella che hanno addosso le donne che sanno di non essere amate, ma semplicemente usate.
Come si fa, come si può piegare il gambo di un fiore per poterlo posare dove si vuole?
Come si fa a non amarti?
Una donna è un vento che non si può imprigionare, è un vento che sa essere brezza, piacevole brezza come tempesta, uragano di emozioni, d’amore.
La palla rossa infuocata sta tagliando il cielo e macchia i vetri di sangue, dopo qualche secondo di vita si nasconde dietro un tetto. Sento un nodo alla gola, sento sete, riesco a trattenere il pianto … parlo di altro allo specchio come mi accadeva tanto tempo fa quando ero in difficoltà. Tra qualche momento lo vedrai addormentarsi anche tu e chissà se mi penserai, o se immaginerai di vedermi da qualche parte.
Mi giro appena in tempo per vederti sorridere o piangere silenziosamente di un dolore che il tempo forse avrebbe addolcito, magari reso piacevole, come piacevole sarebbe stata la vita con me, io che ti porterò dentro per sempre.

venerdì 4 gennaio 2019


Naufraghi
                                                                         Di Vincenzo Calafiore
04 Gennaio 2019 Udine
“ … come fai a stare ancora in quella vita?
Quella vita più di silenzio e di ascolto dei sui
bisbigli notturni, dei suoi respiri lenti e dei
suoi cieli poco illuminati, distanti da te e da tutto.
Che te ne fai di una vita piena di rumori e di parole
senza senso, quella vita che ami altro non è che
un’illusione perché credimi la vita è come una parola
breve e veloce, e le parole bisogna saperle ascoltarle
come il silenzio ove sentire il suono di una goccia                                                                                                                                               
 che cade!    E’ questa la vita … una goccia! “ 
                                                                                                                                                                                    Vincenzo Calafiore


Sapevo comunque di rendermi indisponente, ma era l’unico modo di far sentire tutto il disagio del vivere e per mettere in difficoltà lei e i quanti come lei la pensano, con un affondo imprevedibile, e i quanti avevano bisogno di conferme alle proprie scelte, ai propri fallimenti; e questo è un fallimento!
Ma ci vuole coraggio anche di morire in un fallimento, o di salvarsi magari andandosene via.
Si, è vero! Vivo più di notte che di giorno, sono esattamente il tuo contrario e come una voce popolare dice che i contrari si attraggano …. in questo caso si respingono.
E ora non restare lì a guardarmi, raccogli le tue cose e vattene da qualche parte o chi con chi vuoi, ma non permetterti più di sfiorare l’unica cosa buona che mi è rimasta.
La verità è che sono –stanco- mi sento come una barca stanca di tanto mare, ed è per questo che mi sono rifugiato nelle mie notti a vivere una vita … capisci? Una vita! E non importa come essa sia per te, non importa neanche il significato che tu hai loro dato.
E alla fine sembra che sia io ad essermene andato via!
Lei si alzò dalla poltrona dove era seduta, si accese una sigaretta e guardando fuori dalla finestra disse: << No, - rispose con aria un po’ distante e un po’ affettuosa – non è in quel senso che volevo dire … Non credo che oggi sia in grado di farmi capire, scusami. Io non sono riuscita ad esistere nella tua vita, siamo diversi molto … tu così silenzioso, così smarrito, così ingenuamente presente come se non esistessi, come non esistiamo noi.>>
Sentiva tuttavia che parlando così tirava fuori antichi malesseri, forse vecchi risentimenti, tracce di vecchie battaglie di una lunga guerra persa ormai da entrambi.
Sorridendo si avvicinò ancora, allungò la mano sui capelli … una carezza … un modo antico per stanarmi dal mio presente.
Ero silenzioso e guardavo fuori dalla finestra, verso il sole che sfiorava le onde del mare e tra un po’ si sarebbe buttato a capofitto nel mare.
Capii che ormai avevo superato il punto di non ritorno, lei comprese che stavo per inquietarmi, stavo per chiudere con una banalità il discorso.
<< Avvicinati  >> mi disse sedendosi sul letto e poggiando i piedi per terra << ti faccio posto>>
avrebbe voluto sentire il mio corpo vicino, quel corpo che tanto aveva amato.
<< No! Non è il caso… ! >> Continuai a guardare lo spettacolo fuori, poi rivolgendomi a lei << il sole si sta tuffando nel mare, tagliando i diversi orizzonti, attraversando le nuvole e confondendosi con esse per ingannare il mare. Guardo le nuvole bianche e dense che lo avvolgono, lo nascondono e lo scoprono, mi pare di essere in alto, sopra le nuvole, parto e ritorno in un altro luogo, in un’altra casa tra le braccia di un’altra donna. Una donna capace di ingannare il tempo, che ama o che sa amare prima il mio disordine, i fogli sparsi, le matite, le sigarette; una donna che rimane e non va via, che fa i miei stessi passi, che guarda il mondo come lo guardo io. Ma queste cose Tu non le puoi capire, non le capirai mai! Lo so è difficile leggere e interpretare l’infinita innocenza e la corsa all’impazzata senza meta nelle mie notti ove sono navigante e naufrago con l’acqua alla gola, sono stato lontano, siamo stati lontani, sono stato bene lontano da te. Ma sono anche contadino senza mai conoscere la terra, i miei sogni mi hanno mandato lontano senza spiegarmi il perché e siamo stati male senza stare assieme. In quelle notti io ho sempre incontrato lei, la mia donna! Quella donna capace di farmi scivolare nell’entroterra dei sogni e delle speranze in una vita diversa, migliore. Con lei mi sento un corridore di corse in salita che di tanto in tanto alza la testa per vedere se è finita, mi fa cadere per imparare a cadere… noi due innamorati della sera, innamorati della luna, navigatori della notte, innamorati di un fiore, lei che mi dice non è tutto finito, la vita inizia adesso! E so che bisogna partire per un nuovo amore, una nuova vita.>>
La vita altro non è che notti belle e silenziose, di respiri profondi, di baci lenti per assaporare la tua donna, notti lunghe negli abbracci dei corpi, pelle con pelle e occhi negli occhi.
Ma con te le mie notti si sono trasformate in dolenti serenate, di malinconie e nostalgie con la voglia di fuggire …. Il mio silenzio diventava la colonna sonora di visioni sfrangiate e senza centro, di letto vuoto , di rughe chiuse e desolate di un bisogno di vita che non c’è, così come i canti di partenza e di distacco dei miei sogni emigrati e naufragati, naufraghi come me in queste notti sbandate.
Ma ora è il momento di andare da lei, che da qualche parte sta guardando la notte da una finestra in attesa di vedermi spuntare da qualche nuvola o da un altro orizzonte….
Ma ora è il momento di chiudere gli occhi e cercare di dormire per raggiungerla, chiudere gli occhi come chiudere un libro che aiuta a capire che basta un filo di vento che sappia d’amore che basta a farmi volare, perché sono un navigante senza navigare mai, naufrago in una vita che mi tiene lontano da un’altra con in mano la felicità!


















giovedì 3 gennaio 2019


Naufraghi

Di Vincenzo Calafiore
03 Gennaio 2019 Udine

in quel tempo ancor più avvertivo
la necessità di averti; di notte poi il pensiero
di come raggiungerti ovunque tu fossi
e lì cercarti, mi ha tolto il sonno.
Così decisi di mettermi in viaggio e credimi
Amore ho vissuto come un naufrago.
Noi due altro non siamo che “ naufraghi “
che hanno sperato e sempre di trovare un’isola
su cui piaggiare per riprendere la vita, per tornare a sognare, per vivere.
Oggi mi chiedo come abbia potuto mai vivere
senza te tutto quel tempo… naufrago nella mia
stessa vita. “
                                       Vincenzo Calafiore
Notte lunga e bugiarda, per lo più di sogni prezzolati per trarre in inganno, chi come me naufrago ai bordi di un immenso oceano con l’unica ragione: quella di salvarsi, spiaggiando su un’isola sconosciuta spinto da onde amiche e correnti favorevoli.
Dopo una notte così, nulla è più uguale e niente è come prima; troppe le sigarette fumate nell’attesa di vederla arrivare l’alba, liberatoria e benedetta dai pensieri odiata dai sogni.
La guardo attentamente, riflessa dentro uno specchio, come se ci fosse nata, mentre istintivamente annuso le dita che odorano fortemente di nicotina; dall’altro lato della scrivania il brogliaccio su cui ho annotato frasi più o meno con un senso che poi quando il mare di dentro si sarà placato forse diverranno pagine di un romanzo da troppo tempo in cantiere o sarà un’altra notte da scartare assieme alle sue parole.
La guardo senza alcuna sorpresa.
Prima o poi, quella domanda, rituale come un temporale d’estate, come il hai dormito bene? come stai? Quando parti ? Sarebbe certamente arrivata.
Ero ancora seduto lì … davanti a quella scrivania … a volte mi pare di non essermi mai alzato da quella sedia e di non aver guardato mai oltre le pagine di quel mio – portolano- , quelle poche volte che è successo mi sono sentito come un estraneo, peggio ancora come un naufrago.
I raggi del sole entrarono con grande intensità in quell’angolo di stanza puzzolente e raggrumata come sangue su una ferita.
La mia vita, pensai, non faccio che domandarmi … che si dice, che ci fai, ma come vivi questa vita, ma perché hai fatto questo e non quello … e chi è morto durante il nubifragio notturno … e la mia vita che si svuota sempre di più …. Avevo voglia di porre io le domande, come… quante volte mi hai detto – ti amo – guardandomi negli occhi? Sai chi sono? Quante volte hai fatto l’amore con me perché Tu mi desideravi? Quante volte mi hai detto .. ti desidero e quante volte mi hai lasciato lì dinanzi al nulla aspettando una tua risposta?
Lei mi  guarda, mi attraversa tutto, con i suoi occhi piccoli e sfuggenti. E’ sempre bella, la donna con cui ho una lunga storia d’amore, lunga e intensa; una storia che non ricordo mai come è iniziata ma ricordo bene come è finita.
< Hai ragione>, mi dice dopo un lungo silenzio, che le è servito per trovare le parole giuste.
< L’amore non è come prima. Tutto è cambiato, tutto è diverso, non so come dire, forse è perché siamo cambiati noi, ce ne siamo andati da noi stessi, niente è più come prima, come una volta … eppure non riesco a non tornare … Tu non hai mai spento la lampada sulla scrivania, ne hai mai lasciato il posacenere vuoto, passi le tue notti a scrivere e a fumare, bevendo cognac e vieni a letto all’alba assieme alla tua notte … và da lei che ami più di me…>
Lasciamo stare, ti prego le ho detto come tornando da un mondo misterioso… non ha molto senso ormai!
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