mercoledì 10 dicembre 2025


 









Una ragione di più


E ogni volta

vado via, mi lascio e mi appartengo.

Mi appartengono il ricordo, il mio niente.

C'è una ragione di più che il solo esistere

e la perdo sempre e la riconosco

in un'impronta lasciata nel mio disordine.

Vorrei che Tu vita non mi scordassi

che un po' di me ti restasse addosso

tra occhi e cuore.

E oggi ripensando ai sogni

quei miei sogni di carta, la stilografica in mano,

la testa altrove, la mia scrittura...

non è soltanto fuoco è passione

in ogni rigo, in ogni frase

è armonia, una nave

il filo rosso tra anima e cuore,

tra me e Dio

è una chiave....

Un sogno!

Vincenzo Calafiore


lunedì 8 dicembre 2025


 










I have dream


E ora, chissà dove sei,

chissà chi sei.

Forse un nome cancellato dalla memoria,

un viso perduto nelle paludi dei ricordi,

una voce strozzata in gola.

Ti penso anche se il cuore mente.

Eri un sogno e da sogno ferivi,

mani che non sapevano più tendersi

braccia che non stringevano.

Forse ridi per nascondere le cicatrici!

E io?

Io vivo qui, in questo mezzo tra

dolore e solitudine, a scrivere versi

nel mio deserto, a trattenere un tempo

che non ti ha visto tornare.

Mi chiedo se sei mai esistita,

chissà chi sei!

Se mi porti addosso come un profumo

se vivi senza colpe.

Io ti ritrovo sempre più in un volto estraneo

in un sorriso freddo

nel silenzio che morde l'anima

e tutto torna … i tuoi passi, i tuoi sorrisi,

la tua assenza … tutto torna!

In quella ferita che chiamano sorriso!


Vincenzo Calafiore


domenica 7 dicembre 2025


 

Il confine della solitudine



Vincenzo Calafiore

08 Dicembre 2025


Vieni da me, nella mia casa in riva al mare, tu porta la tua allegria, io i ricordi.

E questa notte vedremo come fa il mare ad ammaliare gli occhi, l'anima.

La mia anima, una battaglia abbandonata, una specie di resa alla memoria, è come trovare una medaglia di latta e tu fingerai che sia qualcosa di prezioso.

Ma non è importante. L'importante è che tu arrivi con la tua solitudine fragile e ingenua, ho le tasche piene di sogni e fantasmi, ricordi. Alcuni ancora bruciano, altri hanno chiesto scusa, altri ancora mordono e fanno male, sempre pronti svegli, sempre pronti a mordere quando meno te l'aspetti.

Io e te seduti in riva al mare, consegniamo le nostre cose più belle, le altre le tratteniamo sono cose troppe umane e ci vorrebbe un angelo a cui affidarle.

Tu sei tanto bella, sei bellissima e io sono ormai un vecchio che aspetta di intravedere il suo ultimo traguardo.

Verso qualche lacrima, come un buon vino scorre veloce, è un livido dell'anima che ha deciso di raccontarsi.

E' anima! Anima da sfogliare come un libro, un libro senza pagine e senza date, in alcune sono rimasti gli odori di te bambina profumata di borotalco, sul tuo corpo sono rimaste le mie mani che ti hanno tenuta stretta quando ti ho presentata alla vita … e poi altre con l'odore delle notti insonni, le sigarette fumate in balcone e il caffè del mattino, la tua pelle nelle mie narici.

Ti saprei riconoscere tra mille!

E per un istante sembra che tu sia qui con me, mi giro e c'è sola la mia ombra proiettata dal falò che illumina la notte.

Io e te siamo due naufraghi su zattere di cartone, potrei annegarci in quelle lacrime.

Il mare si avvicina è una delle sue carezze, lo fa con la sua melodia che ipnotizza gli occhi e l'anima, è una voce che chiede e vuole sapere cosa nasconde la parte oscura dell'anima.

Io la vedo sempre più umana, sempre più sacrale come un altare a cui inginocchiarsi e chiedere protezione.

Certe notti, come questa, resto arreso uno di fronte all'altra, raccolgo i pezzi per metterli insieme a rifare una vita!

Passa il tempo e tutto cambia, cambia ogni cosa perfino noi, quasi due estranei, cambiano i sogni, le realtà.

C'è la notte lunga e silenziosa in mezzo a noi, vecchia semplice pronta a riprendersi quello che il cuore non riesce a contenere.

Io e il mio destino..... lui venne una notte di dicembre l'undici dicembre... aveva il trucco sbavato e una valigia di cartone disse a tutti di chiamarsi Vincenzo, ma da quando lo videro tutti lo chiamarono

Quinto... Quinto Malatesta, perché aveva in testa e negli occhi solo che mare.

Era come se fosse lì da sempre, lo vedeva e danzava nell'aria, sospeso al trapezio della sua poesia, con il baratro sotto della vita, senza paura

lieve come un'onda.

Ogni sera, la luna nascosta dietro una nuvola lo vedeva volare, la faccia serena e la paura che nessuno avrebbe mai potuto amarlo come il mare, con quella maschera addosso fino a qui.

Capelli bianchi e occhi stanchi che a saperli guardare raccontano.. lui racconterà dei posti dove è stato, delle cadute nelle battaglie perdute, degli ubriachi di felicità che non ridevano mai, oppure delle risate che non erano sue!

sabato 6 dicembre 2025

 

2025 “


2025 “ sembra un'astronave negli spazi siderali.

2025 “ un' umanità in viaggio senza una meta! Ma è un anno terrestre col suo carico di morte e di dolore, di lunghi silenzi e solitudini, cattiveria, malvagità, di violenze di ogni genere, di soprusi,

di disuguaglianze, di miserie.

Ma è anche una Grande Bellezza. Di magie, di generosità, bontà, altruismo, solidarietà, di amore.

E' una meravigliosa Cornucopia!

E' un'Astronave che ci sta proiettando nel futuro.

E' quasi “ NATALE “ la pace che cala come neve su tutto il mondo; è la Nevicata del 2025, il momento della pace e della serenità. Gli uomini solo per questo momento si vestono di umanità, ritornano solo per questa occasione a vivere ed essere umani come sempre dovrebbero essere e invece no.

E' un uomo che fa ancora la guerra,

che uccide,

che ruba,

che si macchia le mani di sangue innocente,

che si comporta peggio delle bestie

un uomo che è tutto tranne che : umano.

E allora bisogna cercarlo il valore e il significato del Santo Natale se nelle scuole primarie è vietato cantare “ Tu scendi dalle Stelle “ o altri canti natalizi.

Bisogna cercarli quei valori in noi, per la nostra sopravvivenza, per le nostre millenarie tradizioni.

Bisogna avere un “ VERO NATALE “ che non sia soltanto di regali, e di tavole imbandite. Il vero Natale è un passaggio in chiesa, è la bontà quotidiana, è il calore della famiglia, quella che resiste ancora, in cui è bello rifugiarsi ove si avverte il fuoco umano, ove puoi dire: sono a casa!

Vincenzo Calafiore

martedì 2 dicembre 2025


 








Ti racconto del Mare


Vincenzo Calafiore

3 Dicembre 2025


Non so scrivere, ma ci provo ugualmente,

non so scrivere e non riesco a parlare.

Già da molto tempo, certamente sin dai tempi

del Liceo che riempio quaderni di cose che

nel vostro mondo chiamate poesie, racconti.

Ecco è lo “ scarabocchio “ l'unica autentica

forma del linguaggio, ed io li amo i miei scarabocchi,

sono lì custoditi in un cassetto e conservano

il profumo primordiale dell'ingenuità, dell'amore.

Allora tu che mi leggi, come io non so scrivere, tu

mi sai leggere? Conosci il significato di quei

scarabocchi messi su un rigo e poi su un altro ancora.

Conosci le distanze e cosa ci sia in quelle distanze tra i righi?

Te lo dico io, c'è un Oceano-Mare, c'è un mare che

ogni volta provo a raccontarti. “

Vincenzo Calafiore


Ho nascosto il mio corpo ferito, cercando in ogni dove un riflesso

d'Eterno, nei pensieri, nel verbo che fu da sempre innanzi a tutto la prima parola, il primo pensiero: “ Ego Sum “ e ho costruito un'immagine a mia immagine un povero uomo desolato e sconfitto.

E poi un giorno incontrai la Vita rimasi così affascinato che l'unica cosa che riuscii a balbettare fu: Tu sei bellissima, e io sono un vecchio

che vuole vivere, amare ancora.

Un bicchiere di vino rosso, è di un rosso carminio, intenso, vivido.

Immergo un dito e lascio cadere una goccia sulla pelle, è sangue, è amore pagato, è un inverno che cerca disperatamente una primavera.

E' un livido sulla pelle che vuole raccontarsi, ma come può un mare essere contenuto in una goccia, in una lacrima?

Apro uno dei tanti libri dei ricordi, senza pagine, senza date o riferimenti possibili. Scarabocchi in bianco nero di cui sono rimaste le essenze, i profumi: è un Oceano-Mare! Un mare d'inverno, il caffè bevuto da solo, e dune di sabbia nel vento.

E per un istante tutto sembra bello, idilliaco anche così, o almeno così mi pare sia.

In verità sono un naufrago su una zattera di parole, e bevo vino, rosso carminio, intenso, vivido, e brindo al relitto di scarabocchi che ancora mi tiene a galla senza aver paura del mare, e della morte che aspetta!

Non c'è più mare,

non c'è più oceano!

E noi restiamo arresi, io e la vita, uno difronte all'altra, raccogliendo i pezzi da mettere assieme …. nel mentre tutto cambia, le persone cambiano, e cambiano i cuori, le storie, i sogni mai raccontati.

E' notte! La notte nel mezzo di noi. Vecchia ruffiana complice pronta a ingoiare ogni cosa nelle sue fauci, quello che non riesco a dire.

Ho visto il mare tornare, una notte d'autunno, con il suo trucco sbavato e una vecchia valigia di cartone mi disse di chiamarsi Oceano... il circo Mangiafuoco lo accolse come si fa con un cane randagio con diffidenza e un tozzo di pane.

Lei, la vita era giovane e bella, danzava nell'aria, sospesa a un ramo di pesco, con il vuoto sotto, senza paura, lieve come una farfalla.

Ogni sera Oceano si nascondeva dietro una nuvola e la guardava volare, bella! E pensò che nessuno avrebbe mai potuto amarlo con quella maschera addosso... lei invece l'aveva notato e cominciò ad amarlo, gli sorrideva quando lo incontrava, con le spalle coperte da nuvola e i capelli con polvere di stelle.

<< Non hai paura di cadere nel vuoto ? >> Le chiese Oceano

<< Si, ma so che ci sarai tu a prendermi, a tenermi viva>> rispose lei.

Lei cominciò a raccontargli di quando da bambino voleva essere aria, libero, leggero.

Ogni sera al buio, prima del sonno, parla da sola. Sono scarabocchi suggeriti da Oceano, è un soffio il vento, il cielo respira!

Per un attimo gli sembra di essere ancora vivo racchiuso in uno scarabocchio...

Là nel buio c'è la vita che aspetta a braccia aperte, tra il sogno e il dolore, da qui a lì : Un Oceano-Mare



 

Senza Averti


Vieni e ancora lontana ti muovi

con balzi di goccia che già

sa dove andare, mentre io

nel mio confine fisso come un chiodo

come un poster, o un albero, mi viene

addosso il ricordo di te.

E' un fuoco che non brucia,

non chiede perché,

non chiede una ragione,

ma c'è, esiste, vive.

Come un sasso, stanco di essere sasso,

stanco di me, resto dentro un occaso.

Tu sei altrove, hai nuove albe da guardare,

mentre spegni il cielo con un soffio

e io che penso di esistere... come un soffio

nel tempo di un soffio.

Vincenzo Calafiore


domenica 30 novembre 2025

 

Da te venni raccolto

ai margini di un cielo grigio

mentre vivevo di rabbia

e bocca vuota di parole,

sempre più lontano da un mondo

che non mi voleva.

Soltanto tu, ascoltasti

i canti di terre lontane, dei suoi profumi

ne facesti un sogno, mentre sempre più

distante innalzavo difese da chi

mi tolse il respiro del pensiero,

mi è stato tolto tutto, il buon respiro,

il caldo sorriso, le parole.

Poi sei arrivata tu!

Insieme abbiamo combattuto le feroci battaglie

per la libertà, indossando argentee armature,

altri soli nel sole, e scaldavano l'anima ….

non ci importava l'odore acre della battaglia

abbiamo cercato un riflesso d'eterno nei nostri

cuori, negli occhi, nell'anima.

Restò in fine, un povero dio sconfitto

che succhiando veleno cercò vita.

Abbiamo vissuto inverni sognando l'estate

e autunni sognando liete primavere.

Ma la notte nel mezzo di luna, vecchia complice

con la sua complicità ci lasciò con la sete

dei sopravvissuti in un lungo bacio.

Vincenzo Calafiore


Fui recogido por ti

al borde de un cielo gris

mientras vivía con rabia

y la boca vacía de palabras,

cada vez más lejos de un mundo

que no me quería.

Solo tú, escuchabas

las canciones de tierras lejanas,

soñabas con sus aromas, mientras cada vez más

distante yo alzaba defensas contra quienes

robaban el aliento del pensamiento,

me lo arrebataban todo: el buen aliento,

la cálida sonrisa, las palabras.

¡Entonces llegaste!

Juntos libramos las feroces batallas

por la libertad, con armaduras de plata,

otros soles en el sol, y ellos calentaban el alma...

no nos importaba el acre olor de la batalla,

buscábamos un reflejo de eternidad en nuestros

corazones, en nuestros ojos, en nuestras almas.

Al final, quedó un pobre dios derrotado

que, chupando veneno, buscaba la vida.

Vivimos inviernos soñando con veranos

y otoños soñando con felices primaveras.

Pero esa noche, bajo la luz de la luna, una vieja cómplice

con su complicidad nos dejó con la sed

de los supervivientes en un largo beso.

Vincenzo Calafiore

I was gathered by you

at the edge of a gray sky

while I lived with rage

and a mouth empty of words,

ever further from a world

that didn't want me.

Only you, you listened

to the songs of distant lands,

you dreamed of their scents, while ever more

distant I raised defenses from those who

stole the breath of thought,

everything was taken from me, the good breath,

the warm smile, the words.

Then you arrived!

Together we fought the fierce battles

for freedom, wearing silver armor,

other suns in the sun, and they warmed the soul...

we didn't care about the acrid smell of battle,

we searched for a reflection of eternity in our

hearts, in our eyes, in our souls.

In the end, a poor defeated god remained

who, sucking poison, sought life.

We lived winters dreaming of summer

and autumns dreaming of happy springs.

But that night, in the moonlit night, an old accomplice

with her complicity left us with the thirst

of survivors in a long kiss.

Vincenzo Calafiore