Il
confine della solitudine
Vincenzo
Calafiore
08
Dicembre 2025
Vieni
da me, nella mia casa in riva al mare, tu porta la tua allegria, io i
ricordi.
E
questa notte vedremo come fa il mare ad ammaliare gli occhi, l'anima.
La
mia anima, una battaglia abbandonata, una specie di resa alla
memoria, è come trovare una medaglia di latta e tu fingerai che sia
qualcosa di prezioso.
Ma
non è importante. L'importante è che tu arrivi con la tua
solitudine fragile e ingenua, ho le tasche piene di sogni e fantasmi,
ricordi. Alcuni ancora bruciano, altri hanno chiesto scusa, altri
ancora mordono e fanno male, sempre pronti svegli, sempre pronti a
mordere quando meno te l'aspetti.
Io
e te seduti in riva al mare, consegniamo le nostre cose più belle,
le altre le tratteniamo sono cose troppe umane e ci vorrebbe un
angelo a cui affidarle.
Tu
sei tanto bella, sei bellissima e io sono ormai un vecchio che
aspetta di intravedere il suo ultimo traguardo.
Verso
qualche lacrima, come un buon vino scorre veloce, è un livido
dell'anima che ha deciso di raccontarsi.
E'
anima! Anima da sfogliare come un libro, un libro senza pagine e
senza date, in alcune sono rimasti gli odori di te bambina profumata
di borotalco, sul tuo corpo sono rimaste le mie mani che ti hanno
tenuta stretta quando ti ho presentata alla vita … e poi altre con
l'odore delle notti insonni, le sigarette fumate in balcone e il
caffè del mattino, la tua pelle nelle mie narici.
Ti
saprei riconoscere tra mille!
E
per un istante sembra che tu sia qui con me, mi giro e c'è sola la
mia ombra proiettata dal falò che illumina la notte.
Io
e te siamo due naufraghi su zattere di cartone, potrei annegarci in
quelle lacrime.
Il
mare si avvicina è una delle sue carezze, lo fa con la sua melodia
che ipnotizza gli occhi e l'anima, è una voce che chiede e vuole
sapere cosa nasconde la parte oscura dell'anima.
Io
la vedo sempre più umana, sempre più sacrale come un altare a cui
inginocchiarsi e chiedere protezione.
Certe
notti, come questa, resto arreso uno di fronte all'altra, raccolgo i
pezzi per metterli insieme a rifare una vita!
Passa
il tempo e tutto cambia, cambia ogni cosa perfino noi, quasi due
estranei, cambiano i sogni, le realtà.
C'è
la notte lunga e silenziosa in mezzo a noi, vecchia semplice pronta a
riprendersi quello che il cuore non riesce a contenere.
Io
e il mio destino..... lui venne una notte di dicembre l'undici
dicembre... aveva il trucco sbavato e una valigia di cartone disse a
tutti di chiamarsi Vincenzo, ma da quando lo videro tutti lo
chiamarono
Quinto...
Quinto Malatesta, perché aveva in testa e negli occhi solo
che mare.
Era
come se fosse lì da sempre, lo vedeva e danzava nell'aria, sospeso
al trapezio della sua poesia, con il baratro sotto della vita, senza
paura
lieve
come un'onda.
Ogni
sera, la luna nascosta dietro una nuvola lo vedeva volare, la faccia
serena e la paura che nessuno avrebbe mai potuto amarlo come il mare,
con quella maschera addosso fino a qui.
Capelli
bianchi e occhi stanchi che a saperli guardare raccontano.. lui
racconterà dei posti dove è stato, delle cadute nelle battaglie
perdute, degli ubriachi di felicità che non ridevano mai, oppure
delle risate che non erano sue!