martedì 11 novembre 2025


 

E' la mia vita


La mia vita?

Qualcosa nella tua lontananza

eppure Tu la guardavi

come un tramonto di fine estate.

La mia paura di non essere abbastanza,

di non trovarmi nel posto giusto.

Ma è la mia vita!

Il mio primo e unico sogno …

e tu la guardavi

come un tramonto di fine estate.

I miei anni?

Sogni profondi in cui mi perdo

dove solo Tu sai come trovarmi!

Vincenzo Calafiore

lunedì 10 novembre 2025


 

Credo nell'Amore


Vincenzo Calafiore

11 Novembre 2025


Annotare su pagine smarginate, con punta di tenera matita, tratti suggeriti dalle emozioni del ricordo di te.

Guardarli con tenerezza, esplorarli con gli occhi del bambino che è in me; sono i frammenti di un giovane mondo che non c'è più. E di un'età lontana, e di un'infanzia odorosa di primavera, di ingenui sorrisi, dell'incanto del primo amore.

La ricordo ancora quella mia vita elementare e primitiva, fissata negli oggetti che ancora conservo, nelle immagini, intatta e sempre pronta ad ispirare con inesauribile fecondità la mia poesia, la tenerezza che c'è in me.

Oggi provo grande tristezza voltandomi a guardare l'età mia, remota e dolce, in quei versi annotati a matita su un quaderno di allora, e ritrovo i familiari tratti d'una felicità povera e schietta!

Accade ogni giorno questa magia, è come una pesca miracolosa in un'altra dimensione.

Sono qui, da un'altra parte, una specie di mondo che non conosco che si oppone e all'esame mio impietoso, nel mentre si rivela la misera e lontana felicità mia.

Sarà che sono un sopravvissuto di un altro pianeta ormai troppo lontano.... così le marine sonanti e le limpide acque di fonte, gli alberi e i prati in fiore, l'odore del fieno e le rondini coi loro voli radenti, la luna sul mare e la tremula stella della sera che invita al canto il rosignolo, dove sono?

Depongo la stilografica, con l'intenzione bensì la speranza di continuare quando la città si addormenta e cessa ogni rumore, ma dietro la mia intenzione e alla speranza, al mio incontenibile desiderio di la storia d'amore si nasconde un perché.

Il tempo è così, mi appare nella forma di un affanno, è un'inquietudine che uccide lentamente.

E' di anima che si tratta, l'anima che non sopporta al suo interno l'intellegibile, finisce per sfumare lentamente nel nulla; era un tempo gaia l'atmosfera della vita.

Il tempo, in un istante impercettibile, richiama la sua natura, farsi discorso di se stesso e dell'identità portatrice di un passato quasi sempre trasfigurato. Ecco perché è così complicato scrivere di ciò che è stato. Il ricordo ha la forma di una narrazione di cui spesso non sappiamo nulla, sentiamo solo un impulso a trattenerla, ma l'unica azione che possiamo davvero fare e di ricominciare, magari.... a sognare.

Una forza misteriosa ci spinge a recidere i confini di qualcosa che forse non esiste. In realtà il ricordo vaga nell'infinito dell'anima, soprattutto prende una sua forma e come una poesia fa ritorno al cuore.

Sembra quasi che il nostro ruolo su questo azzurro sia quello di trascrivere amore e poesie superando i limiti.... ma delimitare tutto verso l'esterno rende tutto infinito verso l'interno, un infinito che ha bisogno di sorrisi e di amore!

Ecco perché credo nell'Amore!

Che ogni volta, da ogni presente si fa portale di altre dimensioni.


domenica 9 novembre 2025


 

La Contrapposizione è un vuoto


Vincenzo Calafiore

9 Novembre 2025


Quello che accade ogni giorno sotto i nostri occhi, nelle nostre città, violenze di ogni genere, criminalità, degrado, viene digerito dalla società in quell'ottica sbagliata della – normalità – visto i tempi che si stanno vivendo. Tutto questo serve solamente ai media che ne parlano in tutti i

talk show, è uno spettacolo che rappresenta soltanto la decadenza morale e sociale di una società che vive di soprusi, violenza, criminalità.

Ma la domanda è: Perché accade tutto ciò?

La contrapposizione, questa deriva di contrapposizione è un vuoto morale e sociale, senza andare a cercare cose campate in aria per giustificare un evidente fallimento sociale e crollo di valori, principi.

Oggi è tutto - noia – scontato!

La noia è una vita rallentata, è caduta di tensione della volontà quando vengono meno bisogni e desideri. Ma allora viene meno la volontà di qualsiasi cosa; la noia è insoddisfazione della propria situazione, quindi è sempre uno stato di bisogno. L’annoiato deve per forza inventarsi dei bisogni nuovi: lusso, sballi, divertimenti, droghe. Cosa può ottenere?

Egli rimpiange l’intensità del volere, rimpiange l’intensità di quella vita di perenne bisogno. La volontà rivuole se stessa: la soddisfazione è sentita come un impaccio, quindi ci si trova subito dei diversivi. Siamo in una volontà viziata, priva di voglia, che vuole avere sempre di più per la noia che ci attanaglia.

Nessuna soddisfazione di bisogni è veramente tale; la noia va a costituire uno dei due poli della vita umana (l’altro è il bisogno).

Una tipica figura di annoiato èTrimalcione nel Satiricon che mangia, mangia, e poi vomita per poi poter di nuovo mangiare.

L’uomo annoiato non vuole più nulla perché ha già tutto; ma per “nulla” si intende questa o quella cosa. Egli vuole tutto, ma il Tutto che ha sempre voluto e di fronte al quale quello che ora possiede gli sembra insignificante.

La volontà annoiata si spinge sempre in avanti; la sua è una fuga da se stessa, non dalla noia. La noia non è tedium vitae, è semmai desiderio di un’altra vita, di tante altre vite, di tutte le vite.

La noia è strettamente legata alla Sehensucht, cioè lo struggimento, un desiderare il desiderare stesso. La volontà di vivere è già sempre annoiata radicalmente perché desidera tutto, è desiderio indeterminato impossibilitato a soddisfarlo; la noia fa palesare l’insoddisfazione di ogni soddisfazione di un bisogno.


lunedì 3 novembre 2025

 ¡Me encantaría hablar con alguien!

Aquí está mi correo electrónico: vincalafiore@gmail.com


I'd love to talk to someone!

Here's my email: vincalafiore@gmail.com


Я бы с удовольствием пообщался!

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הנה כתובת האימייל שלי: vincalafiore@gmail.com

venerdì 31 ottobre 2025


 Ese dolor interior


Vincenzo Calafiore


1 de noviembre de 2025


"Es algo que no te da paz,


puedes inventar cualquier cosa

para distraerte, y sucede durante el día.


Pero el drama llega al anochecer, cuando


la soledad te lleva a un claro


y te deja allí a merced de un viento cruel:


es el dolor de una ausencia, de un saludo que no está,


de una caricia, de una mirada... este es el dolor

interior, un gusano que deja tras de sí cavernas


donde resuenan tus pasos y tu respiración,


nada más."


Vincenzo Calafiore


El humo del cigarrillo se eleva en el aire, dibujando una estela; si miras con atención, es una línea que une un pensamiento con el cielo.


Hay un silencio denso y la ciudad duerme, todo está en silencio, la ciudad es un pulmón que respira despacio. A estas horas de la noche, puedes ver las estrellas y la Osa Mayor en el cielo, pero no son las estrellas que buscas; es solo una estrella la que mis ojos buscan, y esa, en la extensión del cielo que alcanza mi vista, no está ahí.


Entonces veremos si las decisiones que tomaste fueron las correctas.


Deseabas que las cosas siguieran como estaban, y esta es una esperanza que crece contigo; pero la vida, como sabemos, siempre encuentra la manera de sorprenderte o de lanzarte a realidades que nunca quisiste conocer, y a estas se les llama experiencias.


Experiencias que te enseñan a no repetir los mismos errores, pero también dejan huellas de dolor y momentos de duda, donde te preguntas dónde te equivocaste o qué no hiciste.


A veces, como en el caso de un padre o una madre que debe llevar a cabo la difícil tarea de educar, enseñar e inculcar principios sólidos y un sentido del deber y el respeto en su hijo o hija, creyendo que está haciendo lo correcto, asume la responsabilidad. Luego, el tiempo y la experiencia posterior confirmarán si las decisiones tomadas fueron correctas.


En la mayoría de los casos, son decisiones equivocadas.


En la mayoría de los casos, las decisiones tomadas en el pasado resultan ser erróneas.


Los niños reaccionan con silencio, distanciándose, con resentimiento, con ingratitud. Rara vez comprenden a sus padres y rara vez perdonan, pero aún peor, se distancian, perdiéndose en la distancia creada deliberadamente, como para borrar todo vínculo emocional, quizás incluso intentando borrar los recuerdos de la infancia.


Entonces solo queda el silencio, el profundo desapego, el vacío.


Al final, se convierten en extraños, ya no son padres, ya no son hijos, solo existen en un papel... en documentos de identidad.


La experiencia que queda a partir de ese momento es solo el tiempo. Un tiempo para recordar,


un tiempo para vivir con recuerdos y amargura, soledad, vanas expectativas, porque ni un hola, papá o mamá, ni un "¿cómo estás?", ni un "te extraño", ni un "te quiero", ni un "estaré aquí ese día"... nada de eso, no hay nada, ¡y te quedas con la sensación de no haber tenido nunca una hija o un hijo! Porque han decidido mantenerse lo más lejos posible, siempre están ahí, borrando cualquier recuerdo que pudiera recordarles que tienen padres.


Para recordarles


que a los padres nunca se les debe humillar, ofender, abandonar, distanciar ni olvidar.


Y esto, por desgracia, sucede y siempre sucederá.


Pero cuando ellos, a su vez, se conviertan en padres y cometan los mismos errores creyendo tener razón, como hicieron sus padres, y reciban la misma "compensación", entonces, y solo entonces, comprenderán a sus padres y vivirán con el remordimiento del trato que les reservaron a sus padres, que ya no estarán.


Quel dolore dentro


Vincenzo Calafiore

1 Novembre 2025



è un qualcosa che non da pace,

puoi inventarti la qualsiasi cosa

per distrarti, e durante il giorno accade.

Ma il dramma è la sera, quando

la solitudine ti porta su una spianata

e li ti lascia in balia di un vento bastardo:

è il dolore di un'assenza, di un ciao che non c'è,

di una carezza, di uno sguardo... è questo il dolore

dentro, un tarlo che dopo di se lascia delle caverne

ove risuonano i tuoi passi e il tuo respiro,

nulla di più “

Vincenzo Calafiore


Il fumo della sigaretta sale dritto in aria, disegnando una scia, a guardarla bene è una linea che congiunge un pensiero con il cielo.

C'è un silenzio denso e la città dorme, tutto tace, la città è un polmone che respira piano. A quest'ora di notte si possono vedere in cielo le stelle e il Grande Carro, ma non sono queste le stelle cercate è una sola stella che i miei occhi cercano e quella, nel tratto di cielo che gli occhi possono contenere non c'è.



Poi si vedrà se le scelte fatte sono state giuste.


Avresti voluto che le cose rimanessero così come sono nate e questo in te è una speranza che cresce con te; ma la vita si sa, trova sempre la maniera di meravigliarti o di scaraventarti in realtà che mai avresti voluto conoscere e queste si chiamano, esperienze.

Esperienze che insegnano educano a non ripetere gli stessi errori, ma anche lasciano scie di dolore e momenti di interrogazione, ove chiedersi dove si è sbagliato o cosa non è stata fatta.

A volte, come nel caso di un genitore che deve svolgere il difficile compito di educare e insegnare o imprimere dei sani principi e il senso del dovere, del rispetto, al figlio o alla figlia, pensando di fare la cosa più giusta per il/la figlio/a assume le responsabilità.

Poi sarà il tempo e ciò che torna dal figlio a conferma se le scelte fatte sono state giuste.


Il più delle volte sono scelte sbagliate.


Il più delle volte le scelte di un tempo risultano essere sbagliate.

I figli reagiscono con il silenzio, con l'allontanarsi, con rancore, con ingratitudine. Difficilmente essi comprendono i genitori e difficilmente perdonano, ma ancora peggio si allontanano, si perdono nelle distanze create appositamente come per cancellare ogni legame affettivo, forse anche cercando di eliminare i ricordi infantili.


Poi c'è solo il silenzio,il pesante distacco, il vuoto.


Va a finire che si diventa estranei, non si è più genitori, non si è più figli, lo si è solo sulla carta.... sui documenti di riconoscimento.

Il vissuto che rimane da quel momento in poi è solo che tempo.

Un tempo per ricordare,

un tempo di vivere di ricordi e di amarezza, di solitudine, di attese vane, perché non arrivano un ciao papà o mamma, non arriva un come state o un mi mancate, o un vi voglio bene, o un arrivo quel giorno... niente di tutto questo, non c'è nulla e si è nella condizione di non aver mai avuto una figlia o un figlio! Perché loro hanno deciso e scelto di stare il più lontano possibile, sono sempre lì a cancellare ogni forma di ricordo che in qualche modo possa far ricordare loro che hanno dei genitori.


Far ricordare a loro


che i genitori non vanno ( andrebbero ) mai umiliati, offesi, abbandonati, allontanati, dimenticati.

E questo purtroppo accade e sempre accadrà!

Ma quando loro, a loro volta diventeranno genitori e commetteranno gli stessi errori credendo di essere nel giusto, come è stato per i suoi genitori, e riceveranno gli stessi identici “ compensi” allora e solo allora capiranno i loro genitori e vivranno di rimpianti per il trattamento che loro hanno riservato ai loro genitori che non ci saranno più!


That pain inside


Vincenzo Calafiore

November 1, 2025


"It's something that doesn't give you peace,

you can invent anything

to distract yourself, and it happens during the day.

But the drama comes in the evening, when

solitude takes you to a clearing

and leaves you there at the mercy of a cruel wind:

it's the pain of an absence, of a hello that's not there,

of a caress, of a look... this is the pain

inside, a worm that leaves behind caverns

where your footsteps and your breathing echo,

nothing more."

Vincenzo Calafiore


The cigarette smoke rises straight into the air, drawing a trail; if you look closely, it's a line connecting a thought to the sky.

There's a dense silence and the city sleeps, everything is silent, the city is a lung that breathes slowly. At this time of night, you can see the stars and the Big Dipper in the sky, but these aren't the stars you're looking for; it's just one star my eyes are searching for, and that, in the stretch of sky my eyes can encompass, isn't there.


Then we'll see if the choices you made were the right ones.


You wished things would stay the way they were, and this is a hope that grows with you; but life, as we know, always finds a way to amaze you or throw you into realities you never wanted to know, and these are called experiences.

Experiences that teach you not to repeat the same mistakes, but they also leave trails of pain and moments of questioning, where you wonder where you went wrong or what wasn't done.

Sometimes, as in the case of a parent who must carry out the difficult task of educating and teaching or instilling sound principles and a sense of duty and respect in their son or daughter, thinking they're doing the right thing for their child, they assume responsibility.

Then, time and what comes back to the child will confirm whether the choices made were right.


Most of the time, they are wrong choices.


Most of the time, the choices made in the past turn out to be wrong.

Children react with silence, by distancing themselves, with resentment, with ingratitude. They rarely understand their parents and rarely forgive, but even worse, they distance themselves, getting lost in the distances created purposely as if to erase every emotional bond, perhaps even trying to erase childhood memories.


Then there is only silence, the heavy detachment, the emptiness.


In the end, they become strangers, they are no longer parents, they are no longer children, they are only on paper... on identification documents.

The experience that remains from that moment on is only time.

A time to remember,

a time to live with memories and bitterness, loneliness, vain expectations, because no hello, Dad or Mom, no "how are you" or "I miss you," or "I love you," or an "I'll be here that day"... none of this, there's nothing, and you're left feeling like you've never had a daughter or son! Because they've decided and chosen to stay as far away as possible, they're always there, erasing every memory that might remind them they have parents.


To remind them


that parents should never be humiliated, offended, abandoned, distanced, or forgotten.

And this, unfortunately, happens and always will!

But when they, in turn, become parents and make the same mistakes believing they were right, as their parents did, and receive the exact same "compensation," then and only then will they understand their parents and live with regret for the treatment they reserved for their parents who will no longer be there!


 

La Fabbrica delle illusioni


Vincenzo Calafiore

31 Ottobre 2025


Quanto è forte questa volontà di esistere, di vivere, che sentiamo in noi?

E questa vita che è Miseria, Dolore, Sofferenza, che cosa è?

Lo sentiamo addosso il dolore che attanaglia il mondo, e che scaturisce dalla miseria essenziale della vita, lei ci tradisce, ci inganna, si è nei suoi confronti semplici spettatori di fronte a un sipario abbassato che aspetta di assistere e vedere un bellissimo spettacolo... ma lo spettacolo della vita tradisce tutte le aspettative, le attese, la sua è pura violenza.

Per sopravvivere a questa violenza la cosa migliore da fare è considerare questo mondo come una penitenza, come una prigione, un carcere. Usiamo spesso dire: << la mia vita è una prigione>> ma è un'affermazione che riguarda una certa situazione circoscritta, con la sua durata... ma appena questa situazione finisce.. ecco che la vita ci sembra nuovamente degna di essere vissuta.

La “ nostra priorità” in assoluto sono sempre il < bisogno >,

< volere> . Volere qualcosa significa volerlo perché ci manca.

-Soffrire – è soffrire per la mancanza di qualcosa e sono la stessa cosa.

La vera felicità, in fondo, non è altro se non l’assenza di ogni bisogno!

I bisogni rimandano a sempre nuovi bisogni in una catena infinita la cui chiave è la perenne insoddisfazione. «Nel nostro volere in generale sta la nostra disgrazia». Cosa vogliamo, poco importa: il nostro volere non ha mai soddisfazione, altrimenti porrebbe fine a se stesso.

Non cessiamo mai di volere, e la vita è eterno soffrire.

La storia ci racconta solo guerre fra individui, e le paci sono solo delle tregue. L’individuo non fa solo una lotta metafisica con bisogno e noia, ma anche reale contro gli altri.

La lotta metafisica inerisce costitutivamente al nostro essere ed è quella che l’Io combatte con la volontà, o meglio, la volontà con se stessa. La volontà non è mai in quiete, in pace con se stessa: è in perenne insoddisfazione. E’ in perenne rifiuto,  in guerra permanente col proprio bisogno che è però ineliminabile. Ogni singola volizione è una battaglia con il bisogno che la attanaglia. La volontà è quindi sempre sul piede di guerra con se stessa prima ancora che con gli altri.

La vita si pone da subito come un compito, perché bisogna guadagnarsela; ma, in seguito, soddisfatto il bisogno, subentra il peso della noia. Lo sfarzo e il lusso, la rincorsa delle donne belle ( ma vuote), i costumi, i gioielli, ecc. sono solo rimedi escogitati contro la noia. La vita stessa del gran mondo è continua lotta contro la noia. I poveri, al contrario, combattono contro il bisogno.

Insomma, la vita, sotto tutti gli aspetti, è miseria, vuotezza, solitudine.

La noia è vita al rallentatore, è priva di volontà, stimoli, quando vengono meno bisogni e desideri.

Forse è su questo che bisognerebbe soffermarsi e riflettere, per vivere una vita veramente serena, lontana dalle incubatrici di noia e miseria!

giovedì 30 ottobre 2025

 

La cognizione del dolore


Vincenzo Calafiore

30 Ottobre 2025


La Cognizione del dolore.


C'è stato il tempo del “ Liceo Classico “ e si studiava, si studiava davvero, era un educare allo studio, agli approfondimenti, era un indirizzare alla conoscenza della – Grande Bellezza - , ho studiato e quindi avere un approccio con Orazio per esempio, ODI,I,11 o dell'imprevedibile germe della disobbedienza!

Ora in questa mia età c'è l'acquisizione della Cognizione del dolore, vale a dire del prendere atto del grande fallimento sociale, questo che sto attraversando è il tempo della decadenza, non è progresso, è invece un grande regresso, un tornare a un medioevo oscuro, più semplicemente a un'era del cinghiale, la devastazione della cultura e della grande bellezza dell'umanità, della vita, dell'esistenza stessa se si vuole.

Carpe Diem!

Ci sono poeti che sanno parlare la lingua arcana dell’anima, versi che si incontrano inconsapevolmente, in un uggioso giorno di liceo, si traducono malamente e, altrettanto inconsapevolmente, si finisce per mandare a memoria. Ci sono parole che si masticano a lungo, che si incardinano tra la struttura complessa di significanti che è la nostra biografia, aperta sempre ad un potenzialmente infinito numero di significati. È ciò che accadde a me, quando lessi per la prima volta i versi di Quinto Orazio Flacco, quando ancora non sapevo che avrei battuto i sentieri della filosofia, che avrei voluto prendermi cura della Verità.

Spem longam reseces: quale speranza debbo recidere? Quella di essere diverso da come sono? Di non essere stato pensato, infondo, per ricercare, domandare, disobbedire, addentare? Ho in me il desiderio del vero e, ad un tempo, la vigliacca speranza di non aver occhi per guadagnarne il senso? Sono una nervosa, selvaggia contraddizione?

Dum loquimur fugerit invida aetas. ! Perché fugge il tempo, dinanzi alle nostre parole? Perché i suoi legacci non tengono fermo il Logos ?

Carpe diem.

È la morte del tempo che non vede. Avrei potuto ciecamente patire e invece volli squartare le trame di ciò che accadeva dinanzi ai miei occhi. E ancora ricerco ciò che riluce, custodito dietro stringhe di fenomeni e accidenti. Ciò che riluce!

E' la perdita di qualsiasi pensiero filosofico è la perdita di quello sguardo curioso e innocente nei confronti del mondo, un vizio forse altrettanto grave è il sommario giudizio semplicistico che si trae di fronte a situazioni complesse.

Chi avrà studiato filosofia, o letto qualche libro magari non proprio ben pensato, sarà parsa l’idea che in fondo anche per i filosofi il mondo è troppo difficile da interpretare, soluzioni definitive non ce ne sono, la cosiddetta ricerca è sempre aperta, la verità non la conosce nessuno, ecc. Ordinaria amministrazione di scenari post-moderni.

E anche se andando un po’ in profondità e ripercorrendo le strade che poi vengono malamente riassunte in quelle massime spicciole, un certo senso quelle frasi possono anche averlo, è vero che le apparenti conclusioni scomode per i filosofi, cioè quelle aperte e sconclusionate, si rivelano in realtà a vantaggio loro e del loro ego. Ma come? Si pensa sempre che i cosiddetti filosofi vogliano far pensare le persone per poterle portare a conclusioni o a prospettive nuove rispetto al modo di ragionare e di vivere comune. L’intero non-sapere post-moderno funziona in modo simile: non potendoci essere un sapere stabile, un riferimento certo, sembra di aver raggiunto il punto vero di tutto il percorso culturale dall’antichità a oggi. E quindi di aver fatto un passo verso la verità, verso la sincerità della conoscenza, contro a dogmi, campanilismi, saperi obsoleti. Al contrario però, chi si muove in quella direzione troppo facilmente non sta facendo altro che riporre tutto ciò che vorrebbe oltrepassare verità, sapere, riferimenti dentro se stesso anziché nel mondo. Dunque,io valgo perché a valere è la mia opinione. Non sapendo interpretare ciò che ho fuori, riempio me stesso: così pensa l’accentratore di pensiero di oggi, che però dimostra di avere alle spalle un deserto conoscitivo notevole.

Lo sforzo del pensiero deve sempre essere quello di giungere alla massima conclusione possibile, alla spiegazione profonda di ogni parte che sentiamo! E così, giungere a un punto fermo del pensiero, non cedere alle seduzioni facili che ci lasciano sempre galleggiare in opinioni comode per la nostra sopravvivenza, deve poter far riflettere anche alla possibilità di non pensare più, di uscire temporaneamente dal proprio essere. Bisogna imparare a «parlar grande o tacere» diceva Nietzsche. Bisogna imparare a star dritti sulla schiena del rigore, anziché cedere alle seduzioni facili.