lunedì 7 aprile 2025


 

Ci perderemo, un giorno

 

Di Vincenzo Calafiore

07 Aprile 2025 Udine

( 17-08-19L.633/41 PROPRIETA’

INTELLETTIVA RISERVATA )

 

…. Ma alla fine tornerai,

salirai le scale, aprirai la porta

e senza dirmi nulla mi getterai

le braccia al collo, mi bacerai …

lo so è un sogno, ma mi piacerebbe

accadesse davvero perdersi uno

nelle braccia dell’altra … “

                        Vincenzo Calafiore

 

 

“ habere rationem est habere significationem”:

 

Mi piace il mio “ personaggio “ Anthimos, l’uomo con cui mi intrattengo molto a parlare. Vive  su una spiaggia di fronte a Messina. La sua casa è una baracca poggiata su un cumulo di sabbia; e basta che il mare una notte di tempesta avanzi di qualche metro che se la porta via, come è già successo con le altre, prima di questa.

Anthimos con la sua semplice filosofia mi spiega e cerca di farmi capire che non siamo personaggi, ma siamo storie. Ci comportiamo e ci impegniamo ad essere dei personaggi, quando invece dovremmo capire  che siamo semplicemente una storia. Siamo la pineta dove si cammina, il buono e il cattivo, il ladruncolo che ruba, il caos attorno, la folla di passanti che passa, il colore, le cose, i rumori, gli odori.. capisci cosa voglio dire?

Ecco la salvezza sta in quel luogo di mezzo.  In mezzo ad altri luoghi, e si chiama “ Oceano-Mare “ dove si vive sospesi tra le nuvole e si incontrano solo persone che sanno volare.

Nei racconti di Anthimos c’è sempre la presenza della spiaggia, degli scogli e del mare! Quel mare che incanta e che porta via l’anima, stregandoci con le sue magie, ma anche uccide, spaventa, diventa terrore.

Il Mare commuove, è coraggioso quando in onda supera il limite della spiaggia conscio di non tornare più, sparisce; si traveste, cambia scenario, diventa dolce e sereno, regala felicità e poesia, diventa tempesta, divora navi, regala sogni e ricchezza.

Racconta, si racconta ma non da mai una risposta, è saggio più del saggio è paradiso,imprevedibile,amabile … ma soprattutto il mare chiama!

Anthimos è suo, gli appartiene anche se viene dai più lontani estremi della vita è meraviglioso pensare che mai loro si sarebbero sfiorati se non attraversando l’universo, non si sono neppure cercati, la cosa più facile è stata quella di riconoscersi questo è davvero meraviglioso: riconoscersi.

Questo continua a raccontare Anthimos, per sempre, perché nessuno possa dimenticare che non si è mai lontani abbastanza per trovarsi, loro erano lontano più di chiunque altro.

 

“ Se avessi un’altra vita, la passerei a raccontare questa storia, io e il mare, lo farei mille volte ancora, per capire che la – realtà –  vostra, quella che tanto amate e tanto è  viva in voi vi concede solo l’orrore di una falsa felicità, e che per raggiungerla avete dovuto passare da questo inutile inferno. Per averla, questa felicità vi siete distrutti a vicenda, per possederla questa vostra felicità siete diventati peggio delle bestie. Avete scoperto alla fine che altro non siete che personaggi di un racconto scritto da un altro, avete scoperto che l’unica cosa che vi rende veri è la morte! “

 

Ecco, morire o svanire, sparire.

Muori quando non hai più occhi per guardare un orizzonte, la tua faccia come le tue mani ti sembreranno estranee, come appartenessero ad un altro e solo allora penserai: sono vivo o è solo una scena che sto interpretando?

E il tuo cuore? Continua a battere, ti parla, ti racconta senza darti pace, ti ricorda quello che sei stato e quello che sei diventato; ti ricorda quello che di te è andato perduto, di come ti sei perduto.

E allora devi pensare immaginare qualcosa per cui valga la pena lottare per vivere, per amare.

Devi pensare a resistere alle ondate che ti travolgono e ti portano giù nelle viscere dell’inferno, ma ti fanno anche tornare e guarderai nuovamente il cielo con altri occhi, un cielo al tramonto disegnato dai gabbiani, scoprirai che in fondo vale la pena di lottare per vivere nelle braccia e nelle mani di un amore.

Scoprirai di avere lo stesso coraggio delle onde, che corrono, corrono per superare il limite sapendo di morire, di non tornare più al mare!

 

Sono rimasto in silenzio e non ho risposto niente e questo perché avrei dovuto spiegare come tutto quello che facciamo, pensiamo, diciamo, che scriviamo c’entra con quello che siamo. siamo stati, saremo!

 

 

 

 

 

 

domenica 6 aprile 2025


 

Amarsi è riconoscersi

(  17-08-19l.633/41 Proprietà Intellettiva Riservata )

 

Di Vincenzo Calafiore

05 Aprile 2025 Udine

 

“ …. loro non si sono cercati,

non è stato difficile, è bastato

solamente guardarsi negli occhi

e riconoscersi.

Meraviglioso scoprire assieme

che non si è mai abbastanza lontani

per ritrovarsi …. “

                       Vincenzo Calafiore

 

 

“ Scrivere è la maniera più bella di rimanere in silenzio!”

E’ una maniera per rimanere nell’incanto in cui certi giorni mi trovo.

Per trovarmi il più lontano possibile da una realtà che come la vita non è mai, e neanche la si immagina.

Ho sempre saputo che essere felici è una grande utopia, io ho voluto sempre salvarmi! Salvarmi da questo mondo di stupidi cinghiali votati alle guerre e alle violenze di ogni genere, e da certa da morte imbecille rimanendo nella realtà e vivere solo di questa.

Non puoi immaginare quanto bello sia rimanere in silenzio e trasferirsi in un mondo lontano e diverso, ma soprattutto perché lì in quel mondo amare ed essere felici è possibile accade questo a Oceano-Mare!

Lì senti cantare i gabbiani? Dicono che sono cattivi, ma non è vero.

Vorrei essere libero come loro, volare assieme a loro in alto e hanno un grande rispetto per il mare; hanno i loro scogli, hanno un mare dove si appoggiano e si lasciano portare via lontano, poi li vedi alzarsi in volo e tornare a riva. Con loro ci parlo, lo so che non mi capiscono, ma lo faccio per vincere la solitudine. Sono tante le persone che parlano da sole, ma lui il gabbiano con cui parlo, viene spesso a trovarmi, ci facciamo compagnia, a stare con lui ho imparato a parlare piano senza lasciare segni, traccia di me.

Su questa riva faccio pensieri, nascono le cose è così che ho cominciato a vedere un altro mondo, altre cose, altra gente, che non esistono non si vedono ma io le vedo e parlo con loro, vedo cose nascoste, tutto quello che gli altri non vedono perché non vivono qui a : Oceano –Mare!

Una volta che entri a Oceano-Mare non ne uscirai mai più, comincerai a credere a avere un’altra vita, quella che gli altri non hanno.

Mi perdo in una lontananza all’orizzonte, dove “ Amarsi è riconoscersi “ come si riconoscono le nuvole e le onde che fanno a gara a chi arriva per prima a superare la riva pur sapendo che non potranno più tornare al mare ….  Io lo dico sempre: il mare rassomiglia tanto agli occhi di una donna.

Oceano-Mare è un mondo di persone magiche! E’ la magia dell’amore, la magia della vita; come spiegare che qui è il mondo che si vorrebbe e che gli altri non sanno, ma che esiste, esiste davvero.

Qui in questo mondo di altre realtà, tutte diverse, tutte cattive, è come se ognuno avesse la sua parte è un destino, non si scappa.

Io penso e vivo un mondo diverso, lo vedo, entro ed esco, ma gli “altri “ non lo vedono, non mi vedono.

Gli altri ti ricordano chi sei in ogni momento.

Ti ricordano che non sei come loro.

Ho provato a farmi capire con le mie parole, ma le parole non servono.

L’ho incontrata la ragazza che potrebbe vivere con me a Oceano-Mare, bella come una principessa.

Lei è una di quelle donne che ho sempre sognato, ho molte cose da dirle, spiegarle come la sento dentro di me. Bella, bellissima, ancor di più quando le sfioro il viso con le dita, nella mia testa questo accade ogni momento del giorno.

La sua bellezza mi è rimasta dentro ed io non posso fare a meni di dirglielo.

 

Della mia vita sono rimaste impresse le tracce delle tante emozioni, non hanno una data precisa, ma sono in me, vivono custodite nell’anima.

Sono il giorno che dico: ti amo!

Il mio “ tempo “ che è una misura breve.

I miei cerchi nell’acqua si ripetono, ritornano, si sovrappongono gli uni sugli altri nella maniera più imperfetta e lo spazio tra uno e l’altro sono il mio oggi e il mio ieri, il mio domani, le parole non dette.

Il mio è un tempo breve, nasce da una vita che non mi appartiene, da uno scrivere profondo come il mare, incomprensibile a volte, ma è un’onda che travolge e mentre lo fa ti racconta … non sono mai ritornato negli stessi attimi di vita inventati “

                                                                         “ OCEANO-MARE “

 

 

 

 

 

mercoledì 2 aprile 2025


 

E poi, tu

Di Vincenzo Calafiore

2 Aprile 2025 Udine

 

“… vorrei un giorno o una sera

che non chiedano nulla, che dessero

un silenzio che non abbia bisogno

di spiegarsi.

Un giorno o una sera, senza parole,

queste  che siano del vento.

Un giorno o una sera senza domande

con una matita poter disegnar una

nuvola che abbia il tuo sorriso.

Il sorriso della vita. “

 

 

“ Ora guardami negli occhi.

Guardami con gli occhi di chi vuole rimanere!

Io lo so di non essere un tipo facile, sono da sempre con la testa tra le nuvole e piedi nell’abisso, guardami negli occhi e poi stringimi le mani, e dimmi che mi ami!

Tu devi sapere cosa provo per te, sapessi cosa provo solamente nel pronunciare il tuo nome.

Sei l’unica cosa a farmi sentire vivo, tu non ricordi nemmeno le volte che ti dicevo di amarti, tante volte … come si può amare una donna così?

Ora il mio, Ti amo è cambiato in “ mi manchi” mi manca tutto di te, “ Dove Sei” dove e con chi sei adesso … adesso è solitudine, le nostre anime si cercavano nei sogni sei il mio tutto,capisci? “

Se avessi una donna queste cose le direi per dirle quanto l’amo! “

 

Io sono qui nel mio universo che c’è e non si vede e osservo. Per poterci vivere nel mio universo c’è bisogno di avere un’anima e un cuore, solo così ci si può vivere.

Guardo nella lontananza per vedere se c’è qualcosa che assomigli alla mia vita.

Per esempio guarda là in quel tratto di mare, poco prima soffiava una brezza leggera di vento, adesso non c’è più è sparita; ecco questo non è facile da spiegare, lo può spiegare uno che ci vive in questo universo di trasparenze e di luci, io la chiamo quella brezza < bacio di sposa > proprio perché è delicata come una carezza e un bacio di una sposa.

A volte la sposa lo fa con gli occhi, non la si vede, ma la si sente come una mano leggera che sfiora il viso dolcemente.

Penso spesso a una donna molto dolce, la penso seduta qui a fianco a me, e se ne sta in silenzio come me a guardare il mare senza chiedermi di parlare; e immagino le sue carezze, così dolci che sono capaci di muovere il mare che ho dentro di me.

Fuori, al di là del confine, c’è un mondo che non mi piace molto andarci, ma ho visto una barca allontanarsi dalla riva, non so dove sia diretta,non è importante, ma so che appena più in là c’è una porta, un ingresso al mio universo ed è lì che guardo.

Vedi, la barca scivola sull’acqua, taglia la superficie in due parti, ma appena passa questa si richiude e tutto torna come prima. E’ una ferita che non si vede, ma c’è. E quante ferite ci sono e sono aperte e non si vedono?

Io nella mia vita non ho fatto male a nessuno,non ho accumulato ricchezze, non ho fatto niente di tutto questo, ogni giorno è stato bello come oggi.

Tutto immenso come il mare.

Quando la barca è passata ho guardato e ho visto il mare richiudersi e mi è sembrato di vedere l’effetto che fanno le parole della gente …. Mi passano sopra, sembra che mi feriscano che mi facciano male e invece dopo le ferite si richiudono e continua la mia vita ai bordi della mia stessa esistenza.

 

Adesso mi piacerebbe scrivere una lettera a una donna e metterla dentro una bottiglia, insomma mettere un messaggio in una bottiglia e affidarla al mare … E immagino il suo viaggio da un amre all’altro, da un mare a un oceano.

Hai mai pensato a quanto è grande un oceano? A quanta solitudine c’è, a quanta paura e terrore di notte, alla sua profondità? E la nostra anima quanto rassomiglia a un oceano?

La verità è che noi siamo un oceano-mare, non conosciamo noi stessi, non conosciamo l’altro, gli altri, non conosciamo quanto immensa sia la nostra anima.

Il vero mare non è quello che vediamo è quello che sta sotto la superficie!

 

I miei occhi hanno circa novant’anni, la mia stanchezza molti di più; vivo in questo infinito, uno spazio tra palpebra e ciglia, un luogo imprecisato, provvisorio come lo è la mia vita, vivo a modo mio, imperfetto.

Ho in me i dettagli degli spazi infiniti, ho visto i colori del cielo confondersi con quelli del mare e da allora vivo così, nei colori. Io so cosa mi dice il mare quando mi parla.

Il mare mi dice rimani con me.

Io ci credo, riesco a crederci in un’altra vita che non ho.

 

E poi, amarti!

Amarti senza limiti,

amandoti è come ritrovarsi

negli ovunque di ogni età.

Amarsi è aspettarsi

in ogni momento,

in ogni anfratto della vita,

e poi prendersi, abbracciarsi,

cercarsi dentro, viaggiare

nei meandri del cuore:

ecco perché è Amarti!

Amarti è rimanere nello stesso sogno

nella giovane follia,

è rimanere quasi sempre in quel: ti amo!

 

                                     Vincenzo Calafiore       

 

 

martedì 1 aprile 2025

E poi, amarti!

Amarti senza limiti,

amandoti è come ritrovarsi

negli ovunque di ogni età.

Amarsi è aspettarsi

in ogni momento,

in ogni anfratto della vita,

e poi prendersi, abbracciarsi,

cercarsi dentro, viaggiare

nei meandri del cuore:

ecco perché è Amarti!

Amarti è rimanere nello stesso sogno

nella giovane follia,

è rimanere quasi sempre in quel: ti amo!

 

                                     Vincenzo Calafiore        

 


lunedì 31 marzo 2025


 

Se dovessero chiedermi chi sono

 

 Di Vincenzo Calafiore

01 Aprile 2025 Udine


… nelle giornate opache scendevo al mare

e passavo ore a guardarlo, mi sembrava di

vedere la mia vita, uno spettacolo lieve

e silenzioso, la mia vita… “

                     Vincenzo Calafiore

 

Vorrei cominciare questo “ pezzo” proponendovi la seguente domanda.

Ha senso scrivere d’amore, di amicizia, oggi ?

Non mi sto riferendo all’immagine che noi diamo di noi stessi, in uno o in qualsiasi modo, perché noi non siamo altro che abitanti che viviamo in queste cose e di queste cose: amore e amicizia.

Ovviamente ognuno può avere una propria opinione a riguardo, e possono essere anche molto contrastanti tra loro. Io vi espongo la mia.

 

Come i tramonti.

Li ho guardati a lungo, da una vita; da tutte le rive in cui mi sono arenato. Lo so non è facile definire un tramonto, sono tutti diversi gli uni dagli altri, per i tempi, per i colori, per la sua intensità. Non c’è un tramonto che sia uguale a un altro, per distinguerli bisogna saper cogliere o discernere i particolari, mettere da parte la sua anima per poter dire questo è il mio tramonto, quello che più amo.

Li ho guardati seduto sul bagnasciuga o in piedi, di fronte al mare, trattenendo tra le dita una penna. Come un guardiano del faro ho guardato quella porzione di mondo bellissimo, colorato da infinite e indescrivibili emozioni,  per difenderla dall’invasione dei barbari cinghiali, per descriverla. Come fosse una bellissima scenografia dell’essere, dell’esistere, dell’accostamento mio a Dio!

Solo un tramonto riuscirà a spiegare che non siamo soli, perché in ciascuno vive Dio e coloro che ci hanno creati o generati, ed è una cosa bellissima sapere di essere acqua che viene da molto lontano e che immancabilmente corre verso il mare.

Il mare dunque è un qualcosa da cui non si può scappare. Perché ci chiama, ci parla, ci racconta, non smette mai di farlo e ti entra dentro, è parte di te, di me, di noi. Ce l’abbiamo dentro, ce lo portiamo addosso, possiamo fare tutte le strade per starne lontani, ma non servirà a niente, continuerà a chiamarci, senza spiegarci le ragioni, senza dirci dove lo incontreremo, perché lo incontreremo.

Ora tu pensa: un anno ha dodici mesi, e sono giorni, giorni messi assieme per formare un arco di tempo finito … ma noi siamo infinito e dentro di noi è infinito l’amore, è infinita l’amicizia,è infinita la musica che sentiamo in noi. Noi siamo infinito!

A un tramonto ho chiesto: vorrei che svanisse la rabbia, l’odio, il rancore, l’ingordigia, che uccidono il cuore.

Poi ho capito che solo il mare è capace di penetrare la nostra anima con la sua dolcezza, e montando inebria la mente .

Dove inizia e finisce il mare?

Cos’è il mare? E’ l’immenso, la forza che distrugge, quella carezza attorno ai piedi, l’onda che arriva al limite sapendo di non tornare più al mare, il mare nella mano, la profondità nostra che ci fa paura. Diciamo che è mare senza capire che anche noi lo siamo.

Non amare o non sapere amare è come morire, essere niente, è come essere spariti dagli occhi e dalle mani di un si ! Il sì della vita, il si dell’amore. E’ come essere pezzi di altre vite, senza esistenza. E allora io penso che bisogna aggrapparsi a un qualcosa, a un pensiero, per farsi uomo in un pensiero … bisogna solo resistere al tempo, è questo l’orrore, il fatto è che non ci sono più pensieri, ma solo volgare attesa di un qualcosa che rassomigli alla fine. Senza poter spiegare che tutto quello che facciamo, che scriviamo c’entra con quello che siamo o siamo stati.

 

Arriva la sera

Come ogni sera, arriva.

Non possiamo farci niente,

arriva senza chiedere permesso, arriva e basta.

Non importa che giorno sia stato

bello o brutto, chiassoso e festoso,

triste o silenzioso.

Lei arriva e spegne ogni cosa!

A un passo dal cielo.

 

 

venerdì 28 marzo 2025


 

Inventarsi una vita

 

Di Vincenzo Calafiore

28 Marzo 2025 Udine

 

…. Da quando ha iniziato

a  parlare di Laura, la sua donna ideale,

nessun lieve movimento lo ha percorso.

Parlando di lei, della sua donna ideale,

 si è spostato a lato come a fare posto

 a una presenza fisica.

E’ così che immagina l’incontro,

come uno sfiorarsi delicatamente.

                    Vincenzo Calafiore

 

 

Di cosa sono fatto io? Non lo so, ma di che cosa sono fatti, i miei sogni io lo so.

Questo me lo sono chiesto un sacco di volte, cioè di che cosa sono fatto. Il più delle volte la mia sostanza è sono di immagini, non saprei spiegarlo, sono cose che non hanno una collocazione precisa o dei riferimenti possibili, non saprei definirle; sono di tante altre vite che ormai sono cambiate, ma sono lì e sono vive ancora con le loro indefinite fragranze.

Sono cose che non hanno un ordine preciso, ma neanche una forma, e durano poco, giusto un attimo e quando vanno via lasciano un grande vuoto.

Una cosa che da sempre ho voluto realizzare è di volare, volare con le ali della fantasia.

I primi tempi sono stati difficili, dopo vari tentativi ci stavo per rinunciare, quando una notte mi venne  in sogno “ Pegaso “, poco dopo è nata la “ Pegasus “ la mia Astronave a Remi e finalmente ho potuto viaggiare, visitare altri mondi, conoscere altre culture, altre vite in altre dimensioni.

Ho navigato per tanti mari, ho guardato i colori del mare, sono tanti; a volte blu, blu scuro, ma anche verde e sembra che non ci sia più cielo o forse non c’è più mare.

A guardare dagli oblò della “ Pegasus “ mi è sembrato di trovarmi in un mondo continuo, diversi l’uno dall’altro, perché ci sono i gabbiani che lo disegnano con i loro voli incrociati.

Da una spiaggia poco frequentata, mi piace ascoltare il silenzio e il vento che fa agitare e cantare un canneto poco distante. Seduto su un secchio pieno di sabbia guardo l’orizzonte è una cosa che appare e scompare e mi rassomiglia molto alla vita che a volte c’è,  e a volte no.

Mi piace molto parlare al mare … parlo, senza staccare gli occhi dai suoi occhi. Non abbasso gli occhi, semplicemente fisso un luogo più in là, dove sono inutili le difese, tutto è mutabile da un momento all’altro, dove è inutile aspettarsi, tanto non arriverà nessuno .

Guardo il mondo intorno da dentro i miei occhi.

“ Guardare “ non significa cercare un qualcosa nell’infinito, o ammirare la bellezza. Potrebbe avere un altro significato “ cercarsi “!

Cercarsi per amore, per amicizia, cercarsi soltanto per sentirsi un po’ di più umano. Cercarsi è una delle meraviglie di questa nostra misera esistenza.

Ad esempio, qui, in questo mondo dove sono nato e dai cui fuggo continuamente, è come se ognuno avesse una sua parte in una grande scena; alla quale purtroppo non c’è scampo.

Io la penso in una maniera diversa, non sono obbligato a questo mondo, lo posso lasciare quando meglio credo, lo posso vedere dalla mia distanza, ma faccio una grande fatica a rimanerci e crederci.

Mi sposto un po’ più avanti sullo scoglio più grande, da lì vedo molte altre cose, vedo un orizzonte che raggiungo con le punte delle dita, e poi il mare, sempre più grande.

Rimanere sullo scoglio è come trovarsi in un posto che non sta né in cielo né in terra, sono come sospeso da una vita felice su una vita che non mi piace.

Io ho sempre pensato che il mare assomiglia agli occhi di una donna. Il mare, questi colori, questi riflessi.

Lontano da qui, da questo mondo, ma davvero lontano lontano, non ci sono mai arrivato; ma ogni notte guadagno ancora un metro di quell’oltre che voglio raggiungere, e ogni notte sempre più mi allontano, con questa mia distanza.

Amo il mio mondo, di spiagge, di mare, di scogli, e di riflessi, più belli della mia vita, quella vita che

mi ha insegnato a “ credere in chi non mi promette nulla e poi mantiene tutto “!

Come faccio a spiegare che io da lassù, dal punto più alto della mia vita, il punto migliore, vedo un isola, che gli altri non sanno che esiste, ma che esiste, che ci vado da sempre?

 

 

 

martedì 25 marzo 2025

 

Anthimos

 

Di Vincenzo Calafiore

26 Marzo 2025 Udine

 

“ … io e la mia vita!

Non so che cosa abbiamo in comune.

Forse la poesia o l’amore, o forse

tutto quello che non c’è stato

ed ho immaginato con una forza

da non averne più bisogno.

Il mio modo di pronunciare la parola

< l’altro>, come fosse un nome proprio,

anche se significa un qualcosa di mancato.

Io e la mia vita che camminiamo dentro

i nostri sguardi, in realtà, non ci siamo

mai incontrati. “

                            Vincenzo Calafiore

 

 

Ci sono dei giorni nei quali si vorrebbe andar via anche dagli stessi occhi, collocarsi con tutto quello che si ha, parole e pensieri, in una terra neutra, dove io e te, noi tutti siamo alla pari, senza un presente, senza un passato.

Senza malizia, anche confessando < all’altro, agli altri > la sua ingenua sincerità nell’ammettere i propri fallimenti, le sconfitte.

Una sincerità così vera da riuscire a rendere le parole fallimento e sconfitta in termini senza significato.

Una sincerità unica e vera capace di riscattarle solamente incontrandole.

C’è un mio amico poeta, Anthimos, che la sera si lascia trascinare dal vino e ride, canta e balla una danza strana, lui mi ha detto che in Grecia la sera la ballava sempre davanti alla sua casa in riva

al mare, balla e cade sfinito in mare. Poi di giorno scrive poesie d’amore.

Di notte cammina sulla spiaggia e si mette a parlare con il mare, gli domanda di parlare con la sua vita affinché gli conceda una tregua, che lui non ha colpa se è nato in un tempo sbagliato.

Ora Anthimos vive in una baracca poco distante dalla mia, più verso il paese, la mia è più vicina al mare.

Non so da quanto tempo che vivo così, che faccio questa vita.

Non mi sono mai pentito, la mia è stata più che una scelta, è un vivere una vita in maniera diversa.

Mi sono trovato ad una certa età senza più voglia di vivere, senza la cultura dell’appropriazione indebita, senza quella sotto cultura fatta di rappezzamenti, è stata una decisione bellissima quella di abbandonare tutto e venire ad abitare qui ad “ Oceano-Mare “ come io l’ho battezzato questo luogo non luogo.

Ricordo la mia prima baracca, era davvero bella aveva molte porte che aprivano a mondi diversi, venivano molte persone a visitarla; poi una notte il mare si è incavolato e l’ha raggiunta, se l’ha portata via al largo, non ho più trovato quei legni così belli.

 

In questa sua baracca, tra oggetti diversi con tante altre storie e chiodi che non reggono nulla, fanno pensare alla “ provvisorietà” personale e della vita che si è manifestata in un qualcosa di indefinito, snaturata, e rimanendo essa stessa senza alcuna definizione.

L’incertezza, la ricerca della felicità, sono gli elementi sui quali poggia la sua vita, la sua certezza di non abitare in questo mondo.

 

Non so quante spiagge ho cambiato, da quanti anni vivo qui a “ Oceano-Mare”, non mi affeziono a niente. Le donne mi hanno deluso sono come le barche senza remi, vanno dappertutto, tranne che nella direzione giusta.

Il mare mi racconta molte cose, e sono cose che poi trovo nella mia vita. Vorrei chiedere ad Anthimos di scrivere quello che mi porto dentro.

Se qualcuno potrebbe pensare che in altre latitudini si possa essere felici, si sbaglia … per esserlo bisogna saper volare, e a farti volare, a darti ali grandi così grandi da farti volare è solo l’amore, amare un’altra persona.

Ma nessuno mai potrà impedire ad un'altra persona di coltivare una sua propria immaginazione, che poi è la sua realtà, la sua memoria, concentrata nel i luoghi verso cui andare.

Stare qui a “ Oceano-Mare” è imparare a “guardare”. Guardare dentro,trovare quello che non sembra esserci ma che c’è, o quello che sembra essere niente e invece è amore!

Prendiamo ad esempio la mia vita, una striscia di sabbia dorata, so che sotto, nasconde qualcosa, non si vede, ma dal modo in cui la sabbia è appoggiata io so che c’è qualcosa, non si vede ma c’è.

Tra un po’ il mare comincerà a salire e a portarsela via, così tutto qui a “ Oceano –Mare”, è sfuggevole, incerto, provvisorio!

Ma la notte, quando il mare si calma dal cielo calano sul mare gli angeli, portano la serenità che è mancata, portano la polvere di stelle … quella che a volte mi fa volare sopra una vita tutta da scoprire, da amare fino all’ultimo colpo d’ala !