Ci perderemo, un giorno
Di Vincenzo Calafiore
07 Aprile 2025 Udine
( 17-08-19L.633/41 PROPRIETA’
INTELLETTIVA RISERVATA )
“ …. Ma alla fine tornerai,
salirai le scale, aprirai la
porta
e senza dirmi nulla mi
getterai
le braccia al collo, mi
bacerai …
lo so è un sogno, ma mi
piacerebbe
accadesse davvero perdersi
uno
nelle braccia dell’altra … “
Vincenzo Calafiore
“ habere rationem est habere significationem”:
Mi piace il mio “ personaggio “ Anthimos, l’uomo con cui mi intrattengo molto a parlare. Vive su una spiaggia di fronte a Messina. La sua casa è una baracca poggiata su un cumulo di sabbia; e basta che il mare una notte di tempesta avanzi di qualche metro che se la porta via, come è già successo con le altre, prima di questa.
Anthimos con la sua semplice filosofia mi spiega e cerca di farmi capire che non siamo personaggi, ma siamo storie. Ci comportiamo e ci impegniamo ad essere dei personaggi, quando invece dovremmo capire che siamo semplicemente una storia. Siamo la pineta dove si cammina, il buono e il cattivo, il ladruncolo che ruba, il caos attorno, la folla di passanti che passa, il colore, le cose, i rumori, gli odori.. capisci cosa voglio dire?
Ecco la salvezza sta in quel luogo di mezzo. In mezzo ad altri luoghi, e si chiama “ Oceano-Mare “ dove si vive sospesi tra le nuvole e si incontrano solo persone che sanno volare.
Nei racconti di Anthimos c’è sempre la presenza della spiaggia, degli scogli e del mare! Quel mare che incanta e che porta via l’anima, stregandoci con le sue magie, ma anche uccide, spaventa, diventa terrore.
Il Mare commuove, è coraggioso quando in onda supera il limite della spiaggia conscio di non tornare più, sparisce; si traveste, cambia scenario, diventa dolce e sereno, regala felicità e poesia, diventa tempesta, divora navi, regala sogni e ricchezza.
Racconta, si racconta ma non da mai una risposta, è saggio più del saggio è paradiso,imprevedibile,amabile … ma soprattutto il mare chiama!
Anthimos è suo, gli appartiene anche se viene dai più lontani estremi della vita è meraviglioso pensare che mai loro si sarebbero sfiorati se non attraversando l’universo, non si sono neppure cercati, la cosa più facile è stata quella di riconoscersi questo è davvero meraviglioso: riconoscersi.
Questo continua a raccontare Anthimos, per sempre, perché nessuno possa dimenticare che non si è mai lontani abbastanza per trovarsi, loro erano lontano più di chiunque altro.
“ Se avessi un’altra vita, la passerei a raccontare
questa storia, io e il mare, lo farei mille volte ancora, per capire che la –
realtà – vostra, quella che tanto amate
e tanto è viva in voi vi concede solo l’orrore
di una falsa felicità, e che per raggiungerla avete dovuto passare da questo
inutile inferno. Per averla, questa felicità vi siete distrutti a vicenda, per
possederla questa vostra felicità siete diventati peggio delle bestie. Avete
scoperto alla fine che altro non siete che personaggi di un racconto scritto da
un altro, avete scoperto che l’unica cosa che vi rende veri è la morte! “
Ecco, morire o svanire, sparire.
Muori quando non hai più occhi per guardare un orizzonte, la tua faccia come le tue mani ti sembreranno estranee, come appartenessero ad un altro e solo allora penserai: sono vivo o è solo una scena che sto interpretando?
E il tuo cuore? Continua a battere, ti parla, ti racconta senza darti pace, ti ricorda quello che sei stato e quello che sei diventato; ti ricorda quello che di te è andato perduto, di come ti sei perduto.
E allora devi pensare immaginare qualcosa per cui valga la pena lottare per vivere, per amare.
Devi pensare a resistere alle ondate che ti travolgono e ti portano giù nelle viscere dell’inferno, ma ti fanno anche tornare e guarderai nuovamente il cielo con altri occhi, un cielo al tramonto disegnato dai gabbiani, scoprirai che in fondo vale la pena di lottare per vivere nelle braccia e nelle mani di un amore.
Scoprirai di avere lo stesso coraggio delle onde, che corrono, corrono per superare il limite sapendo di morire, di non tornare più al mare!
Sono rimasto in silenzio e non ho risposto niente e questo perché avrei dovuto spiegare come tutto quello che facciamo, pensiamo, diciamo, che scriviamo c’entra con quello che siamo. siamo stati, saremo!