mercoledì 8 maggio 2024

 

 

 

Da qualche parte

l’orizzonte ha le mie

parole ammucchiate

in un’ala di mare.

Parole senza vento

come nuvole ferme,

confuse, dimenticate

in un’attesa, in una promessa.

Si muovono e sollevano

polvere di sabbia, fumo

che salendo al cielo

raccontano a uno sguardo.

 

                     Vincenzo Calafiore

 

venerdì 3 maggio 2024


 

Sono qui a scriverti,da fauno a metà

                                                                      

Di Vincenzo Calafiore

03 Maggio 2024 Udine

  … purché tu rimanga

nel mio domani  o in un’altra

alba! “  Vincenzo Calafiore

 

In questa mia età, per certi aspetti misera, diluita nel tempo e senza alcuna fretta e necessità di “ correre”, insomma un tempo non tempo.

Tutto è diverso, in me  c’è  una pace interiore, uguale a quella di uno che ha  pareggiato i propri conti; non c’è neanche come accadeva un tempo la necessità di avere un rapporto sessuale, l’amore torna ad essere amore in tutti i suoi sensi e significati.

Perfino la scrittura cambia, è più serena, più leggibile, anche se a volte  le parole sembrano dei piccoli geroglifici egizi, più da interpretare che capire.

C’è però in tutto questo una forma intima e preziosa di dialogo, ciò accade perché più conciliante a sera rimanendo rapiti da un tramonto, o  in un comodo e accogliente letto dietro gli occhi socchiusi.

C’è la poesia della vita che si manifesta nell’anima nel lento scorrere delle ore, dei giorni e mesi, anni, senza mai dimenticare l’amore che si respira in quel cielo tutto mio.

Penso e sono convinto che la –sensibilità – che poco adesso si trova nelle persone, non sia al femminile per la sua desinenza è umana e quando la si trova,  tutto diventa poesia; peccato per il

“ quando “ che vuole dire quasi mai.

Tu, conosci il mio vero volto che a nessuno rivelo; il mio essere che a nessuno più, potrò mai dedicare, io che questo groviglio di incertezze, in cui simultaneamente, si è amati o ignorati.

La mia solitudine non mi permetteva di credere e avere fiducia nell’umano, per questi ero e sono stato sempre sostituibile e questo mi ha sempre condizionato.

Ricordo che mentre ero su un autobus guardavo le persone e mi chiedevo quante di loro fossero felici, in realtà cercavo ovunque la felicità.

Ma io non sono un essere umano, più un fauno anche se per metà. Pensieri, bellezza,passione, sentimenti, emozioni, tutto questo lo posso davvero in qualsiasi notte di luna piena realizzare.

Mi vengono in mente i giorni interi che ho passato a leggere un libro o solamente a contemplare il mare, era come consegnargli la mia anima ed essere ripagato di tanta serenità nella mia esistenza giorno dopo giorno.

Ho letto tanto, ho letto libri meravigliosi.

Ho parlato molto con Dio, da un po’ non mi risponde, forse ha capito o forse si è arreso alla mia vita da fauno, o semplicemente non sa più cosa dirmi. Penso a questo e mi viene da ridere, rido di questa mia stupida convinzione, Dio è sempre là in quel mare che a solo pensarlo mi commuovo.

Vivendo da mezzo umano ho potuto vestire d’emozioni la mia esistenza, mi sono reso conto di quante cose mi sono perso, di come la mia vita sia stata saccheggiata …. Mi piaceva e mi piace ancora il volto di Gesù e ho pensato alle sue parole: che chi voleva entrare nel Regno dei Cieli doveva rimanere bambino, lui è l’unico che sia riuscito a rovesciare la storia dell’umanità: non sono i bambini che devono imparare dagli adulti, ma bensì sono gli adulti che devono imparare dai bambini se vogliono guadagnare il paradiso.

Non ho mai avuto paura di Dio, pur sapendo che era sempre lì a leggere i pensieri nella mia mente. Credo che non sia una questione di credere o non credere in Dio, ma piuttosto di sentirlo dentro, nell’anima, allo stesso pari di sentirsi il mare dentro!

 

mercoledì 1 maggio 2024

 

Vai dove ti porta l’amore

 

Di Vincenzo Calafiore

2 Maggio 2024 Udine

“ …. Io non ho voluto

mai, e mai vivrò da assoggettato.

Piuttosto meglio vivere da

Appartato! Così è stato e sarà

fino alla fine …… “

 

      Vincenzo Calafiore

 

 

All’alba da queste parti il cielo è pieno di nuvole, nere e gonfie di pioggia, sono talmente tante da non vedere l’orizzonte, ove si incrociano i destini di tanti in apparenza estranei: quarantenne disilluso dalla vita in fuga, si consola bevendo pina colada giorno e notte; la vedova assillata dai ricordi che gioca a poker, il vecchio e sciancato che passa il suo tempo a leggere e fare i cruciverba, con la memoria che srotola pellicole su cui è rimasto impressa la sua vita, il disoccupato che ha scelto una fontana per sedersi a pensare …. Tutti questi potrebbero essere dei personaggi per un buon libro ma sono gli appartati, i cosiddetti narratori del nulla e lo fanno con uno stile serrato che alterna lampi di ironia a momenti pensosi, circumnavigando l’eterno conflitto tra le aspirazioni umane e la realtà, l’amore.

Come in fondo siamo “ appartati “  tutti noi, resilienza nemmeno una maniera, un’astronave che ci porti fuori dal mondo.

Ed ecco che l’universo s’aggruma allo sguardo, non ci sono mani, labbra, parole! E’ come se mi mancasse il mondo; io che il più delle volte la notte rubo coriandoli, stando attento a come mi muovo agli gnomi. Io che a volte raccolgo pezzi di me nei ghiacci di notte, sparsi ovunque da cane rabbioso, mentre scivola nella mente silenzioso il pensiero di te, tu che non hai mai capito quanto amore ci mettevo anche solamente guardandoti.

La mia deludente illusione è stata, che la conoscenza e la cultura fossero riuscite a dare senso e compiutezza alla mia vita, anche le parole come me, non hanno più vita lunga, poco di tutto si salva. Forse nella dimensione della scrittura le cose prendono vita, realtà e significato come una sorta di figure adempiute, ma è ugualmente inconcludente, resta il cammino.

Il cammino che continua ancora nonostante il tempo l’abbia apparentemente, forse, consumato, perché nonostante tutto continua, e la ricerca è il senso della vita, dell’amore …  e paradossalmente i conti non tornano mai.

Noi, sommersi nel gorgo delle estraneità, braccati da fantasmi cani rabbiosi in questa selva d’esistenza, inquinata e devastata dal nulla.

Con consapevolezza condividere il senso di estraneità, il senso delle passioni cercando la vita, addolcendo di pari passo il decesso della memoria, si smentiscono la cultura e la conoscenza che non possono restituire significato a tutto.

Ci rendiamo conto io e te che ci restano rarefatti lembi di memoria e di vita, le coscienze sono destinate a trascinarsi in un mondo di solitudine.

Forse non pensiamo di essere “ tutti “ di passaggio su questa terra, nella nostra vita e in quella degli altri.

A volte diventiamo memoria, a volte storia da raccontare o da ricordare, da dimenticare, tutto dipende da noi.

Invecchiare è come diventare poveri, si ha meno di tutto, meno gente che ti cerca, meno occasioni di vita; in questo c’è un’alleata ed è la dimenticanza, è l’ultima carezza della vita, una specie di sconto di pena per chi vive troppo e ha più ricordi dello stretto necessario. Ma tu cerca di rimanere nel mio domani, in un’altra alba ancora

 

 

 

martedì 30 aprile 2024


 

La Libertà

 

Di Vincenzo Calafiore

1 Maggio 2024 Udine

  dove non c’è legge,

non c’è libertà “

                       Vincenzo Calafiore

 

 

La libertà è il punto cruciale intorno al quale ora si raccoglie lo spirito della modernità.

Gli antichi greci avevano già un concetto di libertà e si limitava alla condizione di non essere schiavi

<< Eleutheria >> è per Omero il concetto della liberta era: liberi dalla schiavitù e indipendenza dagli stranieri.

Libero è il contrario di schiavo!

A Roma la libertà era una condizione giuridica, che le leggi hanno reso molto precisa. Le leggi hanno determinato che cosa è, Libertas in confronto con Licentia.

Licentia era ed è tutt’ora il grande pericolo.

Da sempre i moderni questionano sul problema della libertà umana, ma anche gli autori greci e latini, che sono tutt’ora la base della cultura non solo filosofica ma anche umanistica.

Come non accennare le importanti dispute filosofiche e teologiche sulla libertà umana che concernono il peccato originale. E come può un neonato essere colpevole di un peccato che non ha ancora commesso?

Il monaco Pelagio, affermava la libertà dell’uomo di compiere il bene o il male … il pelagianesimo divenne poi la dottrina condannata dalla chiesa.

Kant ad esempio è sembrato più vicino alle posizioni pelagiane che agostiniane, eppure la libertà, per quanto pesi tantissimo sull’essere umano, frutto del fatto che ciascuno di noi possa scegliere in che maniera responsabile agire in modo giusto oppure malvagio. La libertà kantiana, non è sinonimo di responsabilità onnipotente, ma viceversa con la finitezza umana coi limiti dettati dalla natura. Diversamente tutto sarebbe astrattezza che renderebbe la libertà o l’esercizio della libertà, un mito moralista fondato sulla presunta perfezione umana e sull’attribuzione di un potere onnipotente all’essere umano.

Il libero arbitrio per Lutero e San Paolo e Sant’Agostino, non spetta che a Dio, certo ( prosegue Lutero) Dio non opera in noi senza di noi, ma le cose sono compiute solo dallo Spirito che senza di noi ci rigenera.

Qual è il ruolo assegnato al libero arbitrio umano? Nessuno!

E’ inaudita la pretesa da parte degli uomini di simulare l’onnipotenza divina. Per Agostino l’uomo è un servo, capace solo di odiare la legge che lo tiene prigioniero e quindi non può rendersi da sé solo autenticamente libero. Soltanto Dio, può donare una vera liberazione da tutti gli ostacoli e condizionamenti che separano l’uomo da Dio e quindi dalla sua grazia.

Vale comunque la pena ricordare che a tutti i contesti storici e filosofici precedenti, che lo scenario moderno è infatti segnato da fattori molto ingombranti: l’arbitrio soggettivo individuale e il determinismo naturalistico.

Una volta nato il senso individualistico di – io – la questione della libertà diventa il problema se ammettere o arginare una libertà intesa come esercizio arbitrario e senza legge, pericoloso per gli altri, per noi stessi.

Essere liberi equivale a essere capaci di autogovernarsi e dunque di obbedire a una regola di comportamento che da un lato ci si dà da se, soggettivamente. E dall’altro, è regola che il ragionamento giudica essere compatibile con una legislazione valida per tutti, che liberi dall’essere schiavi. << la volontà non è semplicemente sottoposta alla legge, ma lo è in modo da dover essere considerata auto legislatrice, e solo a questo patto sottosta alla legge >>.

In realtà si potrebbe affermare che la libertà sia un’illusione irraggiungibile, dato che tutti siamo dipendenti e quindi schiavi di qualcosa, di qualcuno!

 

lunedì 29 aprile 2024

 

“……. una sera, ti guarderai intorno e ti troverai solo, ti chiederai quale tra tutte le cose che hai, quali sono importanti e quali sono da buttare via, ma anche chi hai amato veramente e chi hai fatto finta di amare. Come farai a difenderti dalla colpa che pesa su di te? Come farai a perdonarti per tutte quelle cose che sono andate perdute, quando un giorno ti verrà mostrato a cosa hai rinunciato, cosa ti sei perso?

Resterai senza parole, perché i vili non ne hanno, come non hanno mai avuto il coraggio! Il coraggio di amare, amare una donna segretamente nella testa e nel cuore senza mai potuta sfiorare con un solo dito.

Resterai lì dove più semplicemente sempre sei stato, permettendo di farti scegliere, invece di scegliere! Resterai senza amore, invece di amare! “

                                                                       Vincenzo Calafiore


«……. ένα βράδυ, θα κοιτάξεις γύρω σου και θα βρεθείς μόνος, θα αναρωτηθείς ποια από όλα αυτά που έχεις, ποια είναι σημαντικά και ποια πρέπει να πεταχτούν, αλλά και ποιον αγάπησες πραγματικά και ποιον προσποιήθηκες ότι αγαπάς. Πώς θα υπερασπιστείτε τον εαυτό σας από τις ενοχές που σας βαραίνουν; Πώς θα συγχωρήσεις τον εαυτό σου για όλα εκείνα τα πράγματα που έχουν χαθεί, όταν μια μέρα θα σου δείξουν τι εγκατέλειψες, τι έχασες; Θα μείνετε άφωνοι, γιατί οι δειλοί δεν έχουν τίποτα, όπως δεν είχαν ποτέ το θάρρος! Το κουράγιο να αγαπάς, να αγαπάς μια γυναίκα κρυφά στο κεφάλι και την καρδιά σου χωρίς ποτέ να μπορείς να την αγγίξεις ούτε με ένα δάχτυλο. Θα παραμείνεις εκεί που ήσουν πάντα, επιτρέποντάς σου να διαλέξεις, αντί να διαλέγεις! Θα μείνεις χωρίς αγάπη, αντί να αγαπάς! "


                                                                        Vincenzo Calafiore


“……. one evening, you will look around and find yourself alone, you will ask yourself which of all the things you have, which are important and which are to be thrown away, but also who you really loved and who you pretended to love. How will you defend yourself from the guilt that weighs on you? How will you forgive yourself for all those things that have been lost, when one day you will be shown what you gave up, what you missed?

You will be speechless, because cowards have none, just as they never had the courage! The courage to love, love a woman secretly in your head and heart without ever being able to touch it with a single finger.

You will remain where you have always been, allowing you to choose, instead of choosing! You will remain without love, instead of loving! “


                                                                        Vincenzo Calafiore


«……. un soir, vous regarderez autour de vous et vous vous retrouverez seul, vous vous demanderez lesquelles de toutes les choses vous avez, lesquelles sont importantes et lesquelles doivent être jetées, mais aussi qui vous avez vraiment aimé et qui vous avez fait semblant d'aimer. Comment allez-vous vous défendre de la culpabilité qui pèse sur vous ? Comment allez-vous vous pardonner toutes ces choses qui ont été perdues, quand un jour on vous montrera ce que vous avez abandonné, ce que vous avez manqué ?Vous resterez bouche bée, car les lâches n'en ont pas, tout comme ils n'ont jamais eu le courage ! Le courage d’aimer, d’aimer une femme en secret dans sa tête et dans son cœur sans jamais pouvoir la toucher d’un seul doigt.Vous resterez là où vous avez toujours été, vous permettant de choisir, au lieu de choisir ! Vous resterez sans amour, au lieu d'aimer ! "


                                                                        Vincenzo Calafiore



domenica 28 aprile 2024


 

                              La solitudine

 

Di Vincenzo Calafiore

29 Aprile 2024 Udine

 



“ La solitudine non urla, si siede e aspetta “ !

 Il segreto di una buona e serena “ vecchiaia “ sta in un sincero e onesto, continuo, dialogo con la solitudine.

Non è una condizione di privazioni o di assenze. La solitudine è un grande sentimento al pari passo dell’amore, a volte può o potrebbe fare paura, conoscendola invece la si comincia ad apprezzare e amare. Nell’amore accade esattamente l’opposto, amando ci si sente felici, completi e si viaggia sulla brezza dell’euforia ….  Poi accade che l’amore può o potrebbe finire e si precipita nel vuoto, nel baratro della solitudine.

Rimanendo da soli si impara a stare bene da soli, è come se la vita a un certo punto ci imponesse di rimanere soli per poter trascorrere del tempo con noi stessi, per fare conoscenza, capire quanto siamo stati estranei.

Nello rimanere soli si scopre una forma nuova di indipendenza, forse perché la solitudine è indipendenza; il più delle volte è detestata e invece oltre che desiderarla bisogna sapere conquistarsela, al primo approccio potrebbe essere “ fredda” ma è allo stesso tempo un lasso di tempo di silenzio per apprezzare il silenzio lontani dal bailamme del quotidiano, dalla stupidità del quotidiano, ma anche dalla vaghezza, dall’ignoranza.

Nel silenzio veniamo a scoprire quanto sia meravigliosamente silenziosa e grande la vita, rassomigliando sempre più allo spazio comisco ove girano in silenzio e nella solitudine gli astri, le stelle.

La stragrande maggioranza degli uomini “ gregge” non sanno nemmeno cosa sia la solitudine, e non conoscendola non l’hanno mai potuta gustare.

Si moltiplicano e strisciano ai piedi di una donna, sempre in cerca di nuovi legami …

Ma mai che corrano il rischio di rimanere soli, che parlino con loro stessi!

Molto spesso,o il più delle volte, la solitudine è motivo di tristezza o angoscia. La si avverte in alcune occasioni, o in certi momenti o casi a cui la vita il più delle volte pone: le malattie, la vecchiaia, l’adolescenza, i lutti, le separazioni,gli abbandoni.

La solitudine la si prova a ogni età. Ci sono però alcuni momenti della vita in cui è più presente: l’adolescenza e la vecchiaia!

Durante l’adolescenza capita di provare solitudine, di imparare a conoscerla e a volte di cercarla.

E poi nell’età mia o della mia vita in cui ci si può sentire molto soli è la vecchiaia!

In questo tempo sempre più avaro ho potuto camminare  tra le macerie della mia gioventù, dei miei sogni mancati, dei miei pensieri, ora diventati polvere.

Ora tutto è sfuggevole, tutto fugge da me, correndo quotidianamente il rischio di cadere  nel vortice del grande vuoto.

Certe volte è come svegliarsi da un lungo sonno  e non trovare nessuno accanto e sentire un forte senso di malore assalirmi, come se ogni cosa mia personale fosse stata profanata.

Ho imparato a conoscere, sopportare e addirittura cercare la solitudine, ora fondamentale nella mia vita. 

Non ricordo più quanta strada abbia fatto e quanta ancora mi sarà concesso di fare, ma so che senza amore è come trovare il vuoto ad ogni passo in questo viaggio. Non so quanto potrà durare e quindi non mi occorrono più le prenotazioni, le coincidenze. Quel che mi occorre è l’amore e un braccio che mi sorregga quando i miei occhi vedranno solo che ombre.

“ La solitudine non urla, si siede e aspetta “ !

 

 

 

venerdì 26 aprile 2024


 

25 Aprile

 

Di Vincenzo Calafiore

25 Aprile 2024 Udine


 

Quando un popolo è divorato dalla sete di verità, si trova degli – Osti – che gliene versano a volontà, quanto ne vuole, fino ad ubriacarlo. Accade allora che la si prende. In questo caso non vi è più riguardo, per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una brutta pianta: la tirannia! Ed è quello che è successo in questa giornata, esclusivo appannaggio di una parte sociale che esclude la stragrande maggioranza di altri cittadini.

 

<< Non c’è mortale che sia libero >> :così Ecuba riflette amaramente, nell’omonima tragedia di Euripide, sul destino che accomuna tutti.

Per Ecuba, sventurata regina, la libertà è un bene prezioso e fragile, sempre ricercato ma irraggiungibile, poiché siamo schiavi del denaro, del potere, delle leggi ingiuste. In realtà, il mondo antico è particolarmente sensibile ai valori della libertà e alle sue molteplici sfumature.

La lingua greca si serve, principalmente di due distinte parole per indicare questa condizione:

“ Eleutheria “ (ελευθερία ) è la libertà nella sua accezione politica: libero è colui che nasce da genitori non schiavi, né è soggetto al potere di un tiranno ( o di una corrente politica ).

Esiste poi la  “ Parresìa “ (παρρησία ), cioè la libertà di parola, esercitata sia in ambito politico, sia nel dialogo franco e senza timore di giudizio altrui.

 

Essere liberi non significa semplicemente non essere schiavi, ma condividere con altri. In questo senso sono decisamente illuminanti le riflessioni di Michel Foucault sulla parresìa: la libertà di parola, nel suo legame con la verità, presuppone sempre un vincolo di responsabilità nei confronti dell’uditorio. Non esiste libertà di parola se non all’interno di un contesto, che è rispetto di se e dell’altro nella ricerca incessante della verità.

Ieri ciò è stato calpestato, vietato, violento, aggressivo.

Socrate riconosce che il dialogo è un’occasione di cambiamento, comporta in esso, la presenza di tre elementi irrinunciabili: la conoscenza ( episteme ), la benevolenza ( eunoia) verso l’interlocutore e la franchezza o semplicemente la libertà di parola ( parresìa).

 

Il dialogo vero, ci permette di conoscere meglio noi stessi e l’altro, ha dunque bisogno non solo di sapere in parte, ma anche e soprattutto di una predisposizione alla cura e alla responsabilità, come indicano la franchezza e la benevolenza.

 

La parresìa è una pratica di libertà che presuppone profonde qualità morali e sociali.

Svincolata dalla politica. Perché non va mai censurato il discorso di un uomo giusto e onesto

( dikaios ). Come ci ricorda la Fedra di Euripide, la parresìa è la condizione di felice libertà garantita dalla buona reputazione, cioè dalla consapevolezza della propria limpidezza.

 

Nonostante il valore attribuito alla libertà interiore nei dialoghi platonici egli viene associato alla condizione di parresìa. Si riconosce in Socrate il vero maestro capace di vagliare l’animo dell’interlocutore. In definitiva la “ parresìa” è una pratica  fondamentale del basanizein, cioè del mettere alla prova l’anima.

Nell’Apologia di Socrate, testamento spirituale per l’umanità, Socrate rivela ai cittadini la via verso la salvezza e la virtù << infatti io me ne vado in giro facendo nient’altro che cercare di persuadere voi, giovani e vecchi, che non dei corpi dovete prendervi cura, né delle ricchezze né di alcun’altra cosa, ma dell’anima, in modo che diventi virtuosa, sostenendo che la virtù non nasce dalla ricchezza, ma dalla virtù stessa. >> Socrate ricorda che il vero bene è prendersi cura non delle ricchezze e della fortuna, ma di quel tesoro dell’anima che è la saggezza che è venuta meno in questa giornata che sarebbe dovuta essere sotto un’unica bandiera e così ancora una volta non è stato e mai lo sarà se non cambia il pensiero o la condizione della parresìa!