giovedì 4 gennaio 2018


Chiusa in pugno
Di Vincenzo Calafiore
04 Gennaio 2018 Udine


E poi, vieni con i tuoi occhi lucenti di felicità che donerai a chi quegli occhi saprà guardare o leggere; i tuoi occhi che sanno raccontarsi e raccontare l’amore che in te e terra quasi inaridita.
Terra che attende ormai da tempo quella pioggia che inondandola la farà rinascere come una fenice dalle sue stesse ceneri.
Tu da troppo tempo perduta in un’assenza, stanca delle tante battaglie delle mura a difesa di quel tanto che il tuo cuore custodisce, vieni ora in un ritorno e speri che oltre e in quell’oltre trovare ciò per cui da tempo hai cercato.
Ci sono io da qualche parte come te dentro un ritorno, come te stanco, come te con la speranza di trovare quello che il cuor mio ha da sempre cercato.
Forse ci incontreremo,
forse sapremo riconoscerci nella foresta del nulla o chissà guidati dalle nostre anime che vorrebbero finalmente trovarsi in un abbraccio o dentro un bacio, una carezza.
E chissà quante volte ci siamo sfiorati da estranei sulle strade e quante altre volte fermi ad un incrocio indecisi quale direzione prendere, siamo stati accanto senza riconoscerci.
Ma io lo so, l’ho sempre saputo che prima o poi ti avrei incontrata, per questo non mi sono mai fermato in un posto quando non sentivo il tuo profumo primaverile nell’aria, e come un cane annusando l’aria ho continuato a cercarti e ancora adesso fino a quando Tu non sarai davanti ai miei occhi, sulle mie labbra, tra le mie braccia.
C’è stato un tempo in cui avevo occhi e braccia forti capace di stringerti e sollevarti in aria
un tempo in cui passando per certi luoghi ho creduto di averti trovata e fu un inganno del mio amarti, del mio grande desiderio di poterti amare ….  vi sono rimasto sicuro che lì tu c’eri… e sono passati così gli anni.
Ma ora in questo tempo di niente, in cui tutto è uguale, con lo stesso prezzo, con lo stesso valore, io ancora misuro le distanze, sento il peso di tanta strada e c’è quel desiderio di fermarsi.
Qui ho sentito nell’aria quel profumo primaverile, ho percepito il calore di un abbraccio possibile, e mi par di sentire nelle mie mani la vellutezza della tua pelle. Come faccio a dire queste cose?
Come posso affermare di amarti se amar non so?
Nei miei sogni, nelle mie immaginazioni noi già abbiamo fatto l’amore, conosciamo la nostra pelle come terra coi suoi profumi, coi suoi venti, con le sue stagioni.
Le stagioni dell’amore!


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