Di Vincenzo Calafiore
20 Maggio 2019 Udine
“ …. E sai che c’è sempre un
incontro
perché non potrà mai essere
diversamente,
tu mare, io spiaggia.
Tu vita, io attesa.
Tu sogno, io speranza.
Ma c’è quel mio sentire “
Amore “
quello che mi fa sentire
piccolo e inerme,
un solitario che va lasciando
impronte di se.
Ma l’impronta più preziosa,
quella che ancora
custodisco nel cuore sei Tu:
un prezioso
omaggio alla vita. Questo
siamo! “
Vincenzo
Calafiore
Non vivere a buttare
via i giorni, come fossero giorni perduti.
Nessun giorno
andrebbe perso, nessun giorno non dovrebbe essere abbandonato a se stesso; così
facendo, quei giorni non vissuti si ripresenteranno e vorranno avere
spiegazioni, vorranno conoscere la verità del perché tu li hai traditi, sul
perché hai raccontato loro bugie e sempre alla stessa maniera: con il sorriso e
la cortesia.
Non è vivere
lasciare sul filo di bocca quel maledetto – si – è quello a renderti schiavo,
servo, e amante del tuo aguzzino che non ha risparmiato nulla del tuo corpo,
del tuo essere.
La voce di dentro,
il suggeritore o il narratore è onnisciente, narra la vita con freddezza e
distacco, ed io non ho fatto in tempo a raggiungerlo prima che fosse andato via
per sempre come un’ombra, come uno sconosciuto.
Quante verità un
tempo ci siamo detti e quanti buoni propositi per i giorni a venire, che sul
momento sembravano essere altre primavere, altri sogni da salvare dalle mani di
quello sconosciuto …. Eppure lo hai visto portare fuori dalla tua anima delle casse
di legno, lo hai lasciato fare, senza far nulla per fermarlo, non gli hai
chiesto neppure cosa contenessero quelle casse.
Che vita è? Senza
orgoglio, senza onore, senza dignità, senza giorni da vivere fino in fondo come
fossero – il primo e l’ultimo – !
Oh, Anima ! In
quelle casse sai, ci sono i tuoi giorni perduti, non li aspettavi e sono
tornati!
Guardali sono come
tu li hai lasciati andare dentro strade d’autunno.
Il narratore se ne
stava lì, diritto sul ciglio di un tramonto, immobile come un giustiziere
calato dal cielo, questo sì me lo ricordo, eppure da allora, da quel baratto
sono venuti i giorni che credevamo della felicità, dell’amore, della nuova vita
che lì ci attendeva.
“ Ti supplico, ascoltami, lasciami almeno due
casse, questi due giorni da rivivere, per risentire il profumo di primavera
dentro le narici fino al cuore… “ , la mia supplica vana al Narratore che fece
un leggero movimento con gli occhi, come per farmi capire che ormai era troppo
tardi, svanì nell’ombra del tramonto mentre scendeva l’ombra della morte.
La mia vita è caduta
su un tappeto di petali di rose, leggera e mortale; è un delitto di maggio con
un finale che pare più una smorfia di dolore che di sorriso che sminuisce quel
grande bisogno d’amore!
Ma qui adesso, da
queste alture intravedo i miei sogni vacillare dinanzi alle orde di mostruose
mostruosità che avanzano a folte schiere lungo sentieri ove un tempo non tanto
lontano si raccoglievano stelle cadute da cieli lontani.
Il vero o la verità
è quella grande capacità di resistere all’inganno, la verità è uno di quei
giorni in cui ci si è amati o siamo stati amati senza comprendere che la vita
stava proprio lì
In quel sì di un
immenso, il sì di un desiderio di rimanere abbracciati, il sì di un ti amo, che
non sarebbe mai da barattare, mai da gettare o vivere come fosse un giorno
perduto.