Stringimi forte che
nessuna notte è infinita
( Renato Zero )
Di Vincenzo Calafiore
22 Maggio 2020 Udine
“ .. certo io posso mentire a
me stesso.
Vi sono le alternative della
regalità:
il nulla o l’inganno.
Può la menzogna farmi diverso
di me stesso,
così che una parte di me
abdichi e dimetta
la sua regalità, e si faccia
serva di quell’altra…
Una ribellione interna…o delegare a me la regalità
E farmi suddito,
ribelle, schiavo, servo… di me stesso. “
Vincenzo Calafiore
Mi affaccio nella notte che m’inganna con i suoi propositi,
e mi par di udire la voce in lontananza del mio mare, dominato dal benevolo
sguardo di Atena, ma le voci dei compagni, quando tornando da scuola,
passandole davanti ci si inchinava alla sua beltà.
Io che di Nausicaa innamorato, recitavo dichiarandole il mio
amore, versi che al cuore mio concedevano beltà e felicità del vivere, coi
libri in mano facevo finta di avere una ragazza, di averla accanto la infinita
bellezza e grazia delle forme dei seni suoi appena pronunciati.
Scruto le rovine del tempo mio, ascolto tutti i possibili
fruscii dei pensieri miei che lontano mi portano e adducono a una felicità
fatta di niente.
Ma stanotte non odo il canto dell’anima.
O la voce sua che mi sussurra quel – ti amo – che tanto
vorrei udire, ma anche un suono futile basterebbe, che ne so un suono irrisorio
e minuto, tanto esile, e tuttavia non potrei non tentare di coglierlo.
E’ come se io e la notte non ci appartenessimo, e per
giustificare forse la mia consolazione ripeto le parole che vorrei dirle, ma
giacché, quelle parole sono state pronunciate in un tempo che non mi appartiene,
sono andate perdute assieme ai pensieri, ai desideri di poterla mare … la mia
dolce Nausicca che da qualche parte sogna come potersi librare in aria e
raggiungermi o andarsene chissà in quale deserto lido .
Io e la mia vita due cose che si appartengono e si cercano
con la stessa costanza di un tempo che mina e trasforma la mia fisicità.
Sono così vecchio e canuto, che mi pare d’essere come una
barca stanca di troppo mare, sono stanco del poco amore.
E tuttavia in questo tempo di mediocrità mia, ho cessato di
esercitare la mia regalità tra i pensieri e i desideri mentali .. ma anche
fisici, sono troppo stanco delle similitudini e in questa maniera di vivere mi
accade di inventarmi il dolce remeggio del mare, la viscida distanza da lei.
Non erano altro da me,ma in essi trovo la maniera di
riconoscermi, di ripetermi; così provo la gioia della forma, l’attrazione di
una siluette amata e conosciuta tra lenzuola di raso e morbidi cuscini odorosi
di rosa di un sogno.
Mento nuovamente a me stesso!
Ha un nome?
Lo ascolto questo nome,con piacere, ma perché non negare il
mio interesse, la mia attrazione … e
giacché l’ho pensato, sosto immobile come un rudere tra i ruderi, mi faccio
paziente e vecchio come una inflorescenza, avvicino la luna e cerco di cogliere
le sue fattezze in questa luce abbagliante della notte, così che nessun gesto,
nessun pensiero infranga le amate atmosfere nelle fragranze di un amore.. ecco
perché io mento, sebbene non veda perché e come io menta a me stesso negandomi
che l’amo.
Quando cominciai a pensare l’amore, lo feci tra le rovine
della mia esistenza, sperando che quella immaginazione fosse capace di trarre a
se esseri capaci di amarsi, che la singolarità delle forme, l’agevolezza degli
anfratti potesse richiamare a se, la consapevolezza delle parole, dei pensieri.
Spalancai le porte del cuore, le finestre degli occhi,
perché lei potesse capire che in ogni ora poteva avere accesso presso di me!
Stingimi forte che nessuna notte è infinita amore!
Amore sai, abito una allucinazione meravigliosa!
E questa è la mia vita.
Adesso ti prego stringimi che la mia notte è quasi finita.
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