Di Vincenzo Calafiore
31 Marzo 2022 Udine
“ ….. l’unica cosa che riesce
a fare rimanere in questa parvenza
è lei: quella che custodisci gelosamente
nel cuore…. Si chiama – Vita
- “
Vincenzo Calafiore
Certo che non sapevo che in
questo mio finale travolgente, di riscoprire e risentire tutte le emozioni
dettate lentamente nella lentezza del giorno, dal cuore.
Il cuore che non ubbidisce e
ascolta i ritmi della vita, li scandisce in un moto perpetuo e per me si fa
garante, interpreta, dinapa quelle solitudini in cui immancabilmente la mente
corre lontana nelle langhe abbandonate.
Io gliel’avevo detto al cuore
che non potevo seguirlo, gliel’avevo suggerito tante volte che il suo
linguaggio a volte fa male, ferisce e rimbombando in testa costringe a
rintanarsi in mondi paralleli sconosciuti.
L’altro mondo, quello dove ci
si arriva senza quelle maledette maschere, quello a cui questo non potrebbe
neanche avvicinarsi; questo mondo pieno di tanto nulla, il mondo delle
lontananze e distanze, dove non può attecchire un sogno, un solo sogno, che
vita c’è ?
Che vita abbiamo?
Questa vita giocata in
E tutto, proprio tutto in un
istante può cambiare, compreso la nostra vita, non vita, il miracolo della
follia, l’emancipata follia!
Che follia è mai questa, la
festa di Mangiafuoco, la festa della nostra fine, marionette che appese a una parete di un
dietro le quinte attendiamo di andare in scena o di morire con la nostra
maschera indossata.
E il volto?
Dov’è il nostro vero volto?
Se per un solo istante ci
levassimo le maschere chi saprebbe riconoscere il proprio volto?
Il volto non esiste è una vaga
illusione di un “ io “ che non a caso
cammina assieme alla morte! E a lei ci presenteremo con la maschera che leverà,
ci chiamerà per nome.
E da marionette che siamo
resusciteremo ogni qual volta che si aprirà il sipario, prendendo possesso
della scena.
Così ogni giorno con un vestito
nuovo con la maschera pulita, viviamo da marionette senza alcun pudore, spogli
d’anima viviamo un tempo senza vita.
Senza memoria vivi ignoranti con
le maschere, ombre di noi stesse!
Noi col nostro eterno del
niente sempre in scena come ombre ci aggiriamo in un avanspettacolo con la
speranza di rinascere a nuova vita.
Ma i sogni, la vita ? Come
parole, pronunciate e dimenticate, in una ortodossia fantastica.
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