La felicità, l’insoddisfazione
Di Vincenzo Calafiore
2 Aprile 2022 Udine
Perché oggi si è più o meno un po’ tutti, insoddisfatti? Eppure non ci manca nulla
( anche se quello che si possiede ha origine da sostenuti sacrifici),
abbiamo tutto e di più! E nonostante ciò siamo o ci sentiamo essere
insoddisfatti e infelici.
Le cause dell’insoddisfazione sono molte e derivano dall’educazione,
dal carattere e da componenti sociali; è ad ogni modo un conflitto emotivo tra
ciò che potremmo avere e ciò che vorremmo avere.
L’insoddisfazione è un segnale che sta a indicarci che qualcosa in noi
non va, a causa forse di aver intrapreso una strada sbagliata, o per una
relazione sentimentale non come la si è desiderata. Questo segnale ci avverte
che dovremmo correre ai ripari, allo scopo di raggiungere un certo benessere
interiore; e non bisogna viverla o guardarla negativamente, anzi positivamente
perché l’insoddisfazione ci costringe a migliorare o addirittura a cambiare.
L’insoddisfazione comporta la scissione tra “ l’Io “ ideale e la
persona, porta ad essere demotivati, annoiati, e di cattivo umore; si tratta in
definitiva di una sorta di - mal vivere
– fortemente radicato, difficile anche da definirsi e da superare.
Questo stato di insoddisfazione solitamente ha origini lontane,
alle primarie esperienze relazionali dove nascono le prime immagini di sé, del
mondo attorno e delle persone, quindi cercare di capire le convinzioni su se
stessi e sugli altri, persone che hanno creato e influenzano ancora, facendoci
sentire costantemente insoddisfatti.
Questa condizione è anche sintomo di una personalità del tipo
narcisistico, ansiosa o depressiva. I segnali che
possono farci collegare a certi sintomi e a determinati aspetti
psico-patologici sono: delusione e
frustrazione, il perfezionismo, il fallimento. L’insoddisfatto non perde mai
occasione per lamentarsi, da solo e con gli altri. Non è mai soddisfatto,
neanche quando ottiene ciò che vuole, e non perde occasione per farlo notare in
maniera lamentosa. Per questo genere di persone, non sarà mai un buon momento
per fare qualcosa e non otterranno mai la giusta risposta. Questo perché chi
soffre di insoddisfazione tende
a pensare continuamente che vorrebbe che le cose fossero differenti, migliori,
più funzionali, fatte meglio.
La – felicità –
è una delle mete molto ambite dall’uomo, è uno stato di essere cercato e
rincorso, difficile da definire, difficile da raggiungere.
La felicità
come condizione esistenziale!
Certamente
ognuno di noi desidera una vita felice, come è altrettanto è scontato che
ognuno di noi ponga la felicità al primo posto dei desideri !
Ma
cosa è la felicità? Felicità, serenità, gioia, estasi, contentezza, spensieratezza,
allegria, soddisfazione ! Sono dei sinonimi atti a descrivere il ‘sentirsi
felici. ognuno dei termini elencati sopra pone l’accento su aspetti diversi che
ne procurano lo stato d’animo.
Umberto
Galimberti descrive così la felicità: “condizione di benessere di
rilevante intensità caratterizzata dall’assenza di insoddisfazione e dal
piacere connesso alla realizzazione di un desiderio…..”
Quindi
la felicità è fatta di attimi o è possibile pensare ad una esistenza felice?
Come
avvertiva e viveva una volta l’uomo, la felicità? Per poterlo conoscere occorre fare ricorso
all’immaginazione su come poteva essere allora la vita…. Millenni fa. I momenti
sereni e prosperi erano pochi e brevi poiché potevano essere interrotti all’improvviso
da una guerra, da un’epidemia, essere uccisi … eppure mi pare che oggi mille
anni dopo non sia cambiato proprio nulla.
Penso
che la felicità e quanto quotidianamente ci capita non dipenda da noi, e
affidarsi a Dio sia la cosa più saggia a fronte dell’instabilità o casualità
quotidiana del vivere.
Secondo
Socrate, possiamo essere felici educando il desiderio, elevarci alla bellezza,
un percorso questo che mette da parte il piacere della vita, per incontrare
tramite la virtù, il bene più grande, cioè: ciò che è bello in sé! La felicità
secondo Socrate quindi dipende da noi e sta nelle nostre possibilità
raggiungerla; essa stessa diventa una dimensione esistenziale che si può
raggiungere attraverso un percorso umano e personale e la filosofia è la via
maestra da percorrere per raggiungerla.
Epicuro disse: “Quando
dunque diciamo che il fine ultimo è il piacere non ci riferiamo ai piaceri dei
dissoluti a ai godimenti volgari, come credono alcuni che non conoscono, non
apprezzano o interpretano male il nostro pensiero, ma intendiamo il non patire
dolore nel corpo e il non essere turbati nell’anima”
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