venerdì 30 maggio 2025


 

Di niente, il mare

(17-08-19 L.633/41 PROTEZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE )



Di Vincenzo Calafiore

30 Maggio 2025 Udine


“… e ci sarà sempre il mare…

in fondo agli occhi miei, quel mare

visto sin da bambino, quando con una

forchetta legata a un legno credevo

di poter prendere un pesce.

E ci sarà sempre il mare in fondo

all’orizzonte della mia vita, dei miei sogni

dei miei attimi, dei miei pensieri.

All’orizzonte della mia solitudine. “

Vincenzo Calafiore



“ Undecumque, ad quemvis locum, venias sive abieris, semper mare ante te habebis, te per totam vitam comitabitur. Da qualsiasi ovunque, in qualsiasi ovunque, tu venga o andrai avrai sempre davanti a te il mare, ti accompagnerà per tutta la vita. “


Questo pensiero l’ho trovato scritto sul mio vocabolario di latino, quando la Scuola era davvero Scuola, io a quei tempi frequentavo il Liceo Classico “ Tommaso Campanella “ R.C.

Per fare ritorno a casa prendevo il lungo mare il più bel palcoscenico del mondo; avevo sempre il mio mare cangiante nei colori, dai blu accesi ai blu scuri, ai verdi, trasparente, era così bello che camminavo piano per rimanere il più possibile con lui.

Erano i tempi dei libri di scuola legati da un elastico e portati sottobraccio, sempre a piedi e con le scarpe che avevano le suole bucate; avere una cartella era un sogno e se la potevano permettere solo chi stava bene economicamente. La mia prima cartella me la regalò mio padre, nera, in cuoio, bellissima, ma ero già sposato e padre di una bimba … quella cartella è ancora in vita e mi segue ovunque!

Come spiegare il mare?

“ …. Vai a spiegare il mare! Vallo a spiegare che per noi gente di mare, il solo guardarlo è già tutto!” e non basterebbe comunque perché il mare è tutto il nostro “ Tutto” e ogni onda, ogni onda sua ha una luce differente ogni attimo, in ogni attimo, proprio come la bellezza della donna che si ama.

Chi come me è nato dove si vede il mare ha in se un altro luogo, un altro mondo dove il mare colma l’anima di tumultuose emozioni e dove le emozioni agitano come foglie l’anima. Il mare lo ami così tanto da non poterne fare a meno è tutto ciò che amiamo e quando sei in riva al mare infilato in un tramonto è sentirsi tutt’uno con l’orizzonte.

Hai mai visto quanto il mare sa amare una donna? Le cambia il colore della pelle, le cambia gli occhi con i suoi colori, le scompiglia i capelli, la dipinge dei blu, dei sui verdi, la trascina nelle sue profondità dove nasce l’amore ne fa una sirena che a solo guardarti poi t’incanta! Come il mare ama una donna nessuno ne è capace, la fa parlare con gli occhi luminosi, la spoglia di tutto e la riveste di niente. E quando la lascia andare ha la pelle dorata, diventa luce e penombra nel letto avvolta da un lenzuolo ove lascia la sua forma, il suo profumo di mare. Il mare la ama perché non le chiede niente, l’ama e basta.

Il mare non chiede, lo devi saper ascoltare il suo parlare è un monologo,

è imparare ad amare il silenzio

è il silenzio dell’anima

è lo specchio dell’anima

è la vita, una carezza, l’abbraccio, un bacio, l’amore.

E’ il passato, l’oggi e il domani, è un ricordo, una cartolina, un messaggio in bottiglia, è frontiera, è marea, soprattutto marea che ricoprendoti ti accarezza, ti ama!


Il mare conserva nella sua memoria tutti i sogni che non ricordo o che si sono persi fra le onde, sulle spiagge della mia età burlesca, nelle mie solitudini, nei pianti silenziosi dell’anima.

Il mare se li ricorda tutti! Amo il suo respiro salino, la sua voce, specialmente al calar della sera, quando la città comincia a spegnersi.

Ti affascina solo a guardarlo, ci rimarresti delle ore in silenzio a parlare con lui. e lo staresti a guardare per ore in silenzio per capire e imparare l’amore.

Lo vedi come se fossi in un altro mondo, un mondo dove basta il silenzio per capirsi. Un mondo tutto tuo!




lunedì 26 maggio 2025


 

Ascoltami

( 17-08-19 l. 633/41 Protezione Del Diritto D’autore )

 


Di Vincenzo Calafiore

27 Maggio 2025 Udine

“ … sono morto troppe volte

in una stanza a fissare il soffitto,

e ho immaginato di essere solo

in riva al mare. A volte mi è parso

di sentire perfino la risacca,

ma era la vita che bussava

all’uscio… “

                          Vincenzo Calafiore

 

 

 

 

Ho sognato il mare nei miei occhi tristi, ho ascoltato le mie canzoni, quelle che come un treno correvano indietro nel tempo, e mi sono visto in quei scompartimenti mentre ascoltavo Nat King Cole, Frank Sinatra, e tutte parlavano di me, di quanto era bello vivere. Ho visto il cielo, un gran silenzio che parla scrivendo messaggi con le sue stelle cadenti.

Ho amato senza rimpianti, mi amo con tanti rimpianti, oggi , in questa età lattiginosa e desolata, piena di solchi, strade che portano tutte nella stessa destinazione.

Ascoltami!

Se potessi scriverti, lo farei senza paure, ti direi che non ho mai baciato labbra come le tue, che non ho mai conosciuto occhi come i tuoi, con cui ho parlato nelle mie notti tempestose e che mai dimenticherò, occhi così belli!

Ti direi che ti ho incontrata in tutti i luoghi in cui sono stato e abitato per ultimo in un tramonto … vorrei dirti che sei tu il ritorno che vorrei avere.

Ho respirato le tue labbra, i tuoi silenzi, la tua solitudine, i tuoi sorrisi, come se non ci fossimo mai allontanati. Non sono bello, lo so. Non mi noti per strada, non vengo a parlarti per paura di disturbare. Non ho nulla di speciale, spesso rimango in silenzio, guardo tutti con occhi curiosi come se non conoscessi niente del mondo e, infatti, più o meno conosco poco o nulla. Sembro spesso assente. Se mi guardi sembro perso nei miei pensieri, e non sbagli, sono davvero perso. Se mi senti parlare sono un treno, parlo a ruota libera e se mi guardi negli occhi non capirai mai se sono felice o triste, sono un tipo molto strano. Ci sono momenti che voglio disperatamente un abbraccio ed altri che se mi tocchi esplodo. Sono cresciuto con la solitudine nel cuore, per questo mi aggrappo a chiunque mi dia un briciolo d'amore.

Sono  una montagna d'incompletezza e di illusioni, vivo nel mio mondo, ho tantissimi difetti che amo tanto, uno di questi è l’onestà. Ho sempre una specie d'estate nel sorriso e l'inverno negli occhi. Sono sempre anche adesso in questa mia età quel ragazzo che cerca abbracci, baci e mani intrecciate. Quello che appena ne ha l'occasione si rifugia nel suo mondo per starsene un po' da solo. Ho gli occhi verdi, verde come sono io ancora adesso. Questo sono io !

Preferisco stare a leggere un libro o a guardare il mare. Amo la musica, amo mangiare, dormire, viaggiare. Amo gli abbracci, anche se non li ricevo spesso. Non sono come gli altri. So amare. E forse ne do anche troppo di amore, soprattutto a persone sbagliate che non lo meriterebbero.
Sono quell’uomo che nessuno mai immaginerebbe al suo fianco, quello che si muove in punta di piedi per paura di disturbare. Ma tu, tu Amami anche quando meno me lo merito, perché sarà quello il momento che ne ho più bisogno.

Ti scriverò una notte dalla mia “ Pegasus “, per dirti che tu sei la persona con la quale ho riso di più al mondo,quella con la quale non ho mai dovuto fingere di essere qualcosa che non sono,l'unica persona che mi abbia mai capito in tutto il mondo. 

Ti racconterò di come  il mare mi parla. E giungono ricordi di ieri che mi fanno felice. Se il mio cuore potesse parlarti,se il mio cuore sapesse parlare,se sapesse gridare,ti direbbe che saprebbe riconoscerti tra tutta la gente,anche solo dall'odore della pelle. Ti direbbe che mi manchi tanto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 25 maggio 2025

 Lei, spalancando la porta si presentò ai miei occhi vestita di futuro! Tornò piena di tracce e cicatrici dal suo passato. Disillusa, amareggiata. ma con quel suo sorriso di sempre, di tante battaglie, ancora acceso, aveva quel sorriso che hanno coloro che non si arrendono. Ed io che non avevo nulla da offrirle se non le mie mani pieni di solchi profondi nei quali sono passati i miei anni, sono diventati strade di fiducia e orgoglio. Siamo volati in un abbraccio, ci siamo spogliati del passato e indossati altri vestisti che sapevano di vita nuova.

Sono andato via con quelle parole lasciate sospese nell’aria: Quel che verrà dopo di me non lo vorrai più conoscere!
Io sono mare, tempesta, ma anche serenità, culla in cui potrai sempre riposare, ma non chiedermi di rimanere, il mare non rimane mai, ovunque andrai lo troverai sempre, e tu mi ritroverai, anche se per sbaglio … per sbaglio ci ritroveremo!
Vincenzo Calafiore


Αυτή, ανοίγοντας διάπλατα την πόρτα, παρουσιάστηκε μπροστά στα μάτια μου ντυμένη με το μέλλον! Επέστρεψε γεμάτη ίχνη και σημάδια από το παρελθόν της. Απογοητευμένος, πικραμένος. αλλά με εκείνο το χαμόγελό του, πάντα ζωντανός, από τόσες μάχες, ακόμα ζωντανός, είχε εκείνο το χαμόγελο που έχουν όσοι δεν τα παρατάνε. Και εγώ, που δεν είχα τίποτα να της προσφέρω εκτός από τα χέρια μου γεμάτα βαθιές αυλακώσεις στις οποίες έχουν περάσει τα χρόνια μου, έχω γίνει δρόμοι εμπιστοσύνης και υπερηφάνειας. Πετάξαμε αγκαλιά, απογυμνωθήκαμε από το παρελθόν και φορέσαμε άλλα ρούχα που μύριζαν νέα ζωή.
Έφυγα με αυτά τα λόγια να αιωρούνται στον αέρα: Τι έρχεται μετά από μένα δεν θα θέλεις πια να μάθεις!
Είμαι η θάλασσα, η καταιγίδα, αλλά και η γαλήνη, μια κούνια όπου μπορείς πάντα να ξεκουράζεσαι, αλλά μην μου ζητάς να μείνω, η θάλασσα δεν μένει ποτέ, όπου κι αν πας θα τη βρεις πάντα, και θα με βρεις ξανά, έστω και κατά λάθος... κατά λάθος θα βρούμε ο ένας τον άλλον!
Βιντσέντζο Καλαφιόρε

She, throwing open the door, presented herself to my eyes dressed in the future! She returned full of traces and scars from her past. Disillusioned, embittered. but with that smile of always, of so many battles, still lit, she had that smile that those who do not give up have. And I who had nothing to offer her except my hands full of deep furrows in which my years have passed, have become roads of trust and pride. We flew in an embrace, we stripped ourselves of the past and put on other clothes that smelled of new life.
I went away with those words left suspended in the air: What comes after me you will no longer want to know!
I am the sea, the storm, but also serenity, a cradle in which you can always rest, but do not ask me to stay, the sea never remains, wherever you go you will always find it, and you will find me again, even if by mistake ... by mistake we will find each other!
Vincenzo Calafiore


Ella, abriendo de golpe la puerta, se presentó ante mis ojos ¡vestida del futuro! Regresó llena de huellas y cicatrices de su pasado. Desilusionado, amargado. pero con esa sonrisa suya, siempre viva, de tantas batallas, todavía viva, tenía esa sonrisa que tienen los que no se rinden. Y yo, que no tenía nada que ofrecerle excepto mis manos llenas de surcos profundos por donde han pasado mis años, se han convertido en caminos de confianza y orgullo. Volamos en un abrazo, nos despojamos del pasado y nos pusimos otras ropas que olían a nueva vida.
Me quedé con esas palabras flotando en el aire: ¡Lo que venga después de mí ya no lo querrás saber!
Yo soy el mar, la tormenta, pero también la serenidad, una cuna donde siempre podrás descansar, pero no me pidas que me quede, el mar nunca se queda, donde quiera que vayas siempre lo encontrarás, y me volverás a encontrar, aunque por error... ¡por error nos encontraremos!
Vincenzo Calafiore

mercoledì 21 maggio 2025


 

La Felicità

( 17-08-19 L. 633/41 Protezione Del Diritto D’Autore )

Di Vincenzo Calafiore

22 Maggio 2025 Udine

 

“ …. ci vorrebbe un tramonto, il mare,

 e qualcuno di cui fidarsi per tutta la vita! “

            Vincenzo Calafiore

 


Erano le sei di mattina, lo scorso inverno, nelle cuffie Nat King Cole che cantava fascination, fuori col plaid a scaldarmi dal freddo, le guance rosse, il mare stupendo. Il tempo era cosi bello stare li fermo solo nel vento,  mi stringeva la mano!, io tenevo in una mano l'universo, tutto in un tramonto!

Abbiamo dato voce alla nostra ipocrita incredulità quando alla violenta realtà consegnammo la nostra anima. Cademmo noi là in un’orma del Dio nostro, troppo grande per contenerci, troppo vasta in cui perderci.

Siamo andati così a passi lenti e sicuri al baratro, incoscienti e senza anima nelle mani di un dio minore nello squallore di un ovunque scendemmo a scambio.

E in quelle distese vuote di grazia come in labirinti ci siamo persi, noi seguaci di un dio minore che a sua grazia demmo in cambio il dono più prezioso: la Felicità!

Ci siamo persi tra le cose che abbiamo perso per sempre, invece di essere sereni, e per esserlo basterebbe immedesimarsi nell’altro, negli altri, e non fare del male, ma costa troppo a chi purtroppo vive solo per se stesso, dovremmo tornare a parlarci, ad ascoltarci, scambiarci sguardi, buttare via le diffidenze!

Penso che oggi  più che mai invece di cercare un’amicizia, si dovrebbe cercare  chi un’anima ancora la possiede, è questo il grande vuoto, la grande assenza: l’anima !

Ma che significa amare, voler bene, e da questi essere felici? Voler bene a qualcuno, significherebbe il volere il meglio per la persona amata. Non significa certamente, io e te soli, noi due ovunque si vada; significa che si lascia libera la persona amata di andare dove il suo cuore vuole che vada, e anche, quando sarà distante, lei o lui sarà sempre la cosa più vicina che ho, questo significa amare.

Quante coppie felici si vedono, per le strade, tante …. ma nessuno saprà mai la solitudine, l'amarezza, le rinunce che stanno dietro a questa parvenza di felicità. Quindi non è ciò che si cerca a renderci felici, ma ciò che accade senza un motivo. Questo per farci capire che la vita si vive così: improvvisando ogni giorno come su un palcoscenico.

Forse bisognerebbe ricordare che la felicità a volte è qualcuno!

La Felicità potrebbe essere il solo guardarsi negli occhi e capirsi senza bisogno di dire una sola parola o parlare per tanto tempo senza rendersene conto. E’ un numero di telefono ricordato a memoria, è un sorriso sul viso, la luce negli occhi, è quella persona che ci sarà sempre, è l’assenza che stringe il cuore … è così che impari a riconoscere la felicità. Ma sai che la felicità dura poco, è di pochi attimi.

E’ un bacio dato con gli sguardi, è un ciao al mattino, lo sguardo intenso, è udire la voce che si ama, è un’onda che bagna il viso, è una passeggiata in riva al mare.

E’ il profumo di vita, è la tua canzone preferita, la luna piena, un tramonto guardato da una spiaggia, un’emozione improvvisa come la pioggia d’aprile. Allora non pensare troppo al domani, vivi e godi  l’istante. Non domandarti cosa ci sarà domani. E’ questo che conta. Goditi ogni istante. Ogni emozione, ogni lieve respiro. Sono queste le piccole dosi di felicità, che danno la felicità.

Bisognerebbe avere la necessità di dire alla persona che si ama: “ Mi manchi, manchi al mio cuore, alle mie mani, manca la mia vita… “

Poi si sa come vanno le cose, nella vita,  scivola sempre, impercettibile, non c'è modo di fermarla, se ne va, semplicemente se ne va, la felicità: se ne va.

E si!

E’ proprio vero,si ricordano troppe cose, che a ricordarle tutte insieme fanno solo male al petto !

Vorrei dirti che : ti vengo a prendere dove ci siamo persi mia felicità !

 

 Dovrei smetterla di far notare la mia felicita' di quel poco che ho alle persone!

Vincenzo Calafiore

lunedì 19 maggio 2025

 

Alla vita

 

 

 

Se mi stai leggendo, capitando qui per caso, sappi che voglio solo farti sapere una cosa.

Sei giovane, più giovane di quanto credi e sei bella, bello, più di quanto credi. Quindi leggi con attenzione, non rovinare la tua esistenza, la tua gioia di vivere, la gioventù ascoltando i consigli e gli esempi di stupide persone, dei falsi amici che di te non sanno niente, non ti conoscono. I tuoi unici veri amici sono i tuoi genitori. Non importa come tu ti vedi, quel che importa invece è l’amore che ti circonda. Hai degli occhi bellissimi, che un giorno qualcuno si fermerà a guardare e si innamorerà. Hai un cuore e un’anima e mani che qualcuno un giorno stringerà a se.

Tu hai la vita in te e ti aspetta per fare assieme un lunghissimo viaggio. Quindi amati così come sei, con i tuoi errori, con le tue imperfezioni, con i tuoi difetti, amati perché sei unico, unica!

Non smettere mai di sognare

Non diventare mai un cielo spento

Sii sempre splendente come una stella

Sorridi alla vita che ti ama!

Pensa al tuo futuro, alla sposa che avrai, ai  figli che vorrai avere. Pensa a un futuro che c’è, è lì che ti aspetta!

Pensa a un mondo che non potrebbe fare a meno di te!

Quindi allontanati dalle droghe,

dalle compagnie sbagliate,

ti basta un solo amico, o un’amica a farti felice, e non un branco di stupidi violenti.

Amati!

Amati e la vita ti sorriderà!

Impara a essere cortese,  a sorridere, ad aiutare, ad amare, e sarai felice!

Perché  io ho bisogno di te. Ho bisogno di te così tanto.

                                                                                                  Vincenzo Calafiore

 

Mi chiedi se ti amo,

io non lo so se ti amo !

So soltanto che quando sei con me

vorrei che non andassi mai via,

so soltanto che guardandoti negli occhi

il mio cuore trema.

Sa solo Dio, quanto mi sento felice!

Io non lo so se ti amo,

ma so cos’è questo che sento in me!

               Vincenzo Calafiore

domenica 18 maggio 2025


 

La Sobrietà

( 17-08-19 L.633/41 Protezione Del Diritto d’Autore )

 

Di Vincenzo Calafiore

19 Maggio 2025 Udine

 

Chi è felice con poco, è il vero ricco.”

                    SENECA

“ Sobrietà “ questa parola era molto in voga negli anni cinquanta/ sessanta, poi pian piano sempre meno fino a sparire quasi. E’ un termine antico, le sue radici sono latine; deriva infatti dal latino “ sobrietas “, a sua volta derivazione da “ sobrius “ ovvero sobrio, e indica in senso generale la qualità di chi è moderato, misurato. In quel tempo lontano con il termine sobrietà si indicava ad esempio l’eleganza femminile, veniva usata per indicare la sobrietà di una vettura come l’Alfa Romeo, era associata anche alla qualità della vita.

Nel linguaggio comune, la sobrietà è associata a quei comportamenti privi di eccessi, all’eleganza discreta, all’autocontrollo.

In alcuni contesti questo termine assume anche il significato di astensione o moderazione ad esempio nell’uso di droghe, alcolici, stili di vita eccessivi e poco eleganti … volgari insomma.

Cercando di riportare alcune accezioni di “sobrietà”, possiamo identificare il significato del termine come “usare le parole con misura”, “agire con compostezza”, “Scegliere la qualità invece della quantità”, “Dare spazio all’essenziale invece che al superfluo”. La sobrietà, quindi, riguarda ogni ambito della vita: dai consumi, al modo di comunicare, dall’alimentazione, allo stile personale. Se ci pensiamo, la percezione della parola stride nel suo significato reale con la rappresentazione che il termine ha assunto nel dibattito mediatico e politico.

Seneca, filosofo stoico, vedeva nella sobrietà la chiave di una vita serena. Nelle Lettere morali a Lucilio, il latino esorta a liberarsi dal superfluo per scoprire la vera felicità nella semplicità.

 

PRENDERSI CURA DELLA PROPRIA ANIMA

 

La nostra interiorità soffre, e manifesta la sua sofferenza con differenti segnali: il crescente numero dei disturbi ansio-depressivi, dipendenze, che affliggono soggetti sempre più giovani, ma anche l’ultraconsumismo nei rapporti, violenze, iperattività. Come si è giunti a questo punto? Forse il problema nasce dalla errata concezione attuale dominante dell’essere umano, cioè nient’altro che una riduzione naturalista e materialista dell’uomo, che nega totalmente la sua dimensione spirituale. Ora, negare questa dimensione significa amputare l’uomo di una parte di sé stesso. Bisognerebbe chiedersi anche: «Quale alternativa si offre a noi, oltre al bivio fra la depressione e l’ultraconsumismo con cui colmiamo il vuoto?». Alla fine si constata che la salute psichica dell’uomo dipende dalla qualità della sua vita spirituale. Ad esempio chi ricorda più gli insegnamenti ereditati dai Padri del deserto. Fuggendo l’agitazione del mondo fin dai primi secoli del cristianesimo, quei saggi hanno vissuto da eremiti e così hanno fatto esperienza della sobrietà, esercizio che oggi risulterebbe benefico – diciamo pure vitale – per le nostre anime malconce. Occorre ammettere che la società attuale va male per le crisi – economiche, sociali, politiche( troppi conflitti aperti e mai chiusi da molti anni ), ecologiche – si moltiplicano. La sofferenza psicologica esplode, la vita spirituale è disdegnata se non abbandonata a vantaggio dell’ultraconsumismo. E se tutti questi fenomeni fossero collegati?

Se il fatto di aver messo in cantina Dio e la religione avesse conseguenze nefaste sul nostro stile di vita e sulla nostra salute mentale?

Se la definizione naturalista e materialista che abbiamo oggi dell’uomo avesse ripercussioni sulla nostra maniera di vivere?

È quanto ci dimostra la storia della filosofia attraverso i secoli, nonché l’evoluzione della visione dell’uomo. Nell’Antichità, Aristotele affermava che l’uomo è un animale razionale, che è fatto di animalità e razionalità, di un corpo e di un’anima uniti in un sinolo. In epoca moderna, il pensiero cartesiano, dualista, introduce una distinzione fra anima e corpo. L’uomo non è un animale poiché è dotato di un’anima, e il suo corpo è una macchina. Nei secoli XIX e XX, l’uomo è diventato un oggetto di scienza. Egli non ha più un’essenza propria: non esiste in quanto tale ma sempre per le relazioni che lo uniscono agli altri. Viene sezionato e osservato rispetto ai suoi comportamenti, alla sua cultura, alla sua psicologia, alle sue motivazioni eccetera, eccetera. In fine in questo XX secolo, con l’avvento della genetica e delle neuroscienze, l’uomo è considerato un vivente come gli altri, questa visione naturalista e materialista dell’uomo è la causa di un malessere crescente. Negare la dimensione spirituale dell’uomo significa amputare una sua parte. La società riduce l’essenza dell’uomo questa perdita di consistenza ferisce l’uomo, forse anche mortalmente. Sarebbe un grave errore sottovalutare il masochistico lavoro di distruzione dell’uomo e della sua interiorità, già in atto da molto tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 15 maggio 2025


 

Per esistere è necessaria la “ Fiducia “

 

( 17-08-19 L. 633/41 Protezione del Diritto D’Autore )

 

Di Vincenzo Calafiore

16 Maggio 2025 Udine

 

 

“Conosci te stesso” è uno dei più celebri e profondi

 insegnamenti di Socrate, il grande filosofo ateniese.

Questa massima, incisa sul tempio di Apollo a Delfi,

rappresenta l’essenza del pensiero socratico e il punto

di partenza per ogni riflessione filosofica.

Socrate credeva fermamente che l’autoconsapevolezza

fosse il fondamento per vivere una vita autentica e virtuosa.

Ma cosa significa davvero conoscere se stessi?

E come possiamo applicare questo insegnamento

nella nostra vita quotidiana?

                             Vincenzo Calafiore

 

 

Faccio una premessa: questo mi è stato suggerito, come mi capita spesso

dall’osservazione della società o contesto in cui vivo; si nota una fortissima riduzione della fiducia verso l’altro e un’esponenziale crescita dei disagi che questa comporta.

Si alzano sempre più frequentemente muri o barriere difensive, si guarda l’altro come qualcuno di cui sospettare, o da temere.

Questa condizione di chiusura è dovuta alla paura fobica di questa società che tende a degradarsi e scomporsi.

Dovrebbe far pensare e riflettere il fatto che non si riesce più a dare fiducia!

E’ vero anche che “ Fiducia “ e dare fiducia significa mettersi nelle mani degli altri e non è una cosa facile! Farlo dunque è una grande scommessa verso se stessi e verso l’altro.

Per poterlo fare occorrerà essere convinti se l’altro è affidabile, che non ci abbandonerà mai e sarà fedele sino alla fine.

Dunque Fiducia e Fedeltà, non sono dei semplici sinonimi, ma consequenziali.

La Fedeltà è quella dimensione molto intensiva della fiducia. Mentre nella fiducia è permanente il sospetto del possibile abbandono, nella fedeltà c’è l’inverso, vale a dire l’impegno a non abbandonare … l’esperienza dell’umano la incarna in un qualcosa di più : L’amicizia !

A sua volta l’Amicizia ha bisogno oltre all’amore anche della fiducia e della fedeltà!

L’amore passionale non ha in sé la dimensione del futuro. Nella passione si perde la dimensione temporale, la passione brucia, la si vive come eternità ed è destinata a spegnersi. L’amore che dura, invece, è fedele. È la trasformazione della passione in amicizia: mentre nella passione c’è furore e godimento, per far durare l’amore bisogna custodirlo, saperlo sostenere. La passione si vive, l’amore dura se si coltiva e ci si sente responsabili di questo suo durare. Viviamo in una dimensione sociale dove se si accendono molte passioni, ma è difficile impegnarsi per un futuro soprattutto in una società molto mobile dove i nuclei sociali tendono a restringersi. Poi ci sono persone che scoprono l’importanza della reciprocità, quanto si può essere importante l’uno per l’altro. In questo caso c’è un impegno a sostenersi, alla fedeltà che tranquillizza.

Oggi la società è attraversata da fenomeni in cui la mancanza di fiducia sta portando ad accadimenti precisi. Il digitale non ha prodotto nulla di nuovo, ha soltanto intensificato ciò che esisteva prima, ed era sommerso. Non ha generato il male, ma ha potenziato le dinamiche negative amplificandole con un mezzo di potere universale. La rete allarga l’ambito delle conoscenze, il darsi amicizia dei social non equivale all’intimità amicale, questo crea equivoci e potenzia l’odio costante che diventa pubblico manifesto. Semplificando, i social sono un altoparlante dei nostri vizi e delle nostre virtù.

E sono d’accordo con Eco che ha detto che i social danno voce a una legione di imbecilli!

Figaro nel Barbiere di Siviglia cantava “la calunnia è un venticello”. Con i social è diventata una tempesta perché i social permettono immediatamente di colpire il bersaglio. La rete è uno strumento per mettersi in relazione, battersi per le proprie idee e scambiare conoscenze, ma bisogna avere competenza. Non bisogna usarla per dire cosa a vanvera.

E’ d’obbligo avere fiducia nella propria anima, perché è psychè !

La psicologia influenza il modo di pensare spargendo concetti di uso comune. Se prima si parlava di inconscio, Super Io, pulsioni, libido, rimozione, nevrosi, lapsus, oggi si parla di autostima, narcisismo, forza di volontà, motivazione, resilienza, ecc. Il problema è che quando i concetti non si precisano, la confusione prevale e le esigenze non trovano risposte. Così quando parliamo di fiducia in se stessi, percepiamo il tema di un intimo rapporto con la propria soggettività, ma se dovessimo darne una definizione, ci troveremmo a parlare lingue diverse. Il senso comune è ambivalente: assimila ma confonde, apprende ma banalizza. “Fiducia” e “se stessi” sono due universi polisemici, che se non ancorati e dettagliati, evocano grandi emozioni ma pochissime idee.

La fiducia parte da un sentimento positivo, correlato al piacere, di sicurezza e affidabilità verso un oggetto (se stessi, gli altri, la vita). Il sentimento ispira e si ispira a una valutazione dell’oggetto come buono, degno e meritevole ovvero composto da beni. Sentimento e valutazione innestano un fattore di previsione: ci si aspetta che il potenziale di sviluppo dell’oggetto possa essere positivo e più che positivo.

Quindi come recita il proverbio “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”

Io dico: “Fidarsi è bene, fidarsi è meglio”!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 13 maggio 2025


 

Grani di leggerezza

( 17-08-19 L.633/41 Protezione Del Diritto D’Autore )

 

 

Di Vincenzo Calafiore

13  Maggio 2025 Udine

 

“ … non sai e non potrai mai capire

cosa significa lasciare la terra dove si

è nati per andare a vivere in un’altra

ove non ti sentirai mai a casa tua, bensì

un ospite. Chi parte oltre al vuoto di se

lascia il cuore, la sua anima; che comunque

sempre lo costringeranno a tornare, a ricordare, a pensare, a immaginare. Si renderà conto a un certo punto della sua vita che tutto quello che la memoria gli fa rivivere quotidianamente, non basta più e vorrebbe tornare, ma il suo “ tempo “ non c’è più.

Succede la stessa cosa di quando si vede

il mare per la prima volta e si rimane affascinati.

Poi non si potrà più farne a meno

e si camminerà per strade da cui lo si potrà vedere sempre! “

 

                                       Vincenzo Calafiore


 

Non sai e non potrai mai capire cosa significa lasciare la terra dove si è nati per andare a vivere in un’altra ove non ti sentirai mai a casa tua, bensì un ospite. Chi parte oltre al vuoto di se

lascia il cuore, la sua anima; che comunque sempre lo costringeranno a tornare, a ricordare,a pensare, a immaginare. Si renderà conto a  un certo punto della sua vita che tutto quello che la memoria gli fa rivivere quotidianamente, non basta più e vorrebbe tornare, ma il suo “ tempo “ non c’è più. Succede la stessa cosa di quando si vede il mare per la prima volta e si rimane affascinati.

Poi non si potrà più farne a meno e si camminerà per strade da cui lo si potrà vedere sempre!

Ah! Quel mare pieno di voci e quel cielo pieno di visioni davanti alla finestra di un terzo piano che

tutti i giorni da questa città lontana da tutto, immagino e vedo solo io, a volte si sentono gli stormi di gabbiani rientrare e  sopraggiunge la sera!

E’ una condanna a vita, il prezzo pagato per avere una vita diversa, da quella che in età giovanile lasciai sulle pietre lucide del Corso Garibaldi, tanti anni fa.

E’ il mare immaginato, sognato, realizzato con una stilografica su foglio bianco, di notte davanti allo schermo del computer; questo mare nel sangue, che lo consegna al cuore!

Ma come si fa a spiegare il Mare? Come si fa a spiegare che per noi gente di mare, il solo guardarlo è già tutta la nostra vita?

E sono tornato nella mia terra, come il gabbiano torna sempre sulla stessa spiaggia, per molti anni, quasi una vita, su e giù per l’Italia intera.

Ricordare è come sgranare un rosario ogni giorno, quei grani di leggerezza mi fanno rivivere attimi felici di un tempo fatto di magiche visioni è un film  che rivive solo la mente mia.

Un mare tra due sponde, grande come l’esistenza! E’ questo che è rimasto di una vita passata lontana da lui, quante volte mi sono detto: << Dio come si è potuto passare una vita senza capire?>> Eppure è passata e oggi mi ritrovo con una vita più di silenzi e di tristezze che di felicità, dov’è il senso di tutto questo?

E ora, in questa mia età svaporata sono come una pianura che si affaccia a strapiombo sul mare, lo sente nell’aria, e non può vederlo; una pianura dove da poco è stato mietuto il grano, regna sul vuoto il rumore della brezza che risalendo dal mare, piega le cime degli alberi che offrono riparo dalla calura ai passeri e attraversata dalle giumente che rientrano dal pascolo. E’ Sera e sono privo di peso mentre intento nella memoria, sopra cieli, lungo viali e vani, scale, montagne di nuvole e di raggi …. Mi pare di essere lì, di non essere mai partito, con tutto il tempo di lasciarmi andare al mio antico vizio di sognare, antico quanto la mia vita.

Sognare d’essere ancora notte con la luna in cielo seduto su un masso ad aspettare l’alba, il sole che fuga le ombre, i sogni, le illusioni, riscopre la verità del mondo, la terra, il mare, questo attraversato da traghetti e navi, d’ogni barca, sfiorato da ogni vento, d’ogni rombo. Inciso nell’azzurro nel luglio, nell’agosto dalle linee nere, dai tralicci, alti quanto quelle delle campate che oscillano sul mare da Scilla al Faro.

E sogno feluche erranti e rapide nel mare …. a caccia di sogni e di magiche visioni …. grani di leggerezza in questa mia vita che non ha più tempo.

 

 

 

sabato 10 maggio 2025


 

DANIELA

( 17-08-19 L.633/41 PROTEZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE)

 

 

DI VINCENZO CALAFIORE

10 Maggio 2025  Udine

 

…. L’amore non ha  patria

non ha confini  perchè l’amore

è quella linfa vitale che fa nascere la vita

ovunque ogni giorno del nostro tempo! “

                            Vincenzo Calafiore

 

 

Essere “ Donna “ ?

So bene, so perfettamente quale sia la risposta a questa domanda. Corre questo tempo, come un folle treno, e io non so dove, non conosco il suo percorso, né le stazioni in cui si fermerà. In questa corsa piena di emozioni quotidiane, la stessa del rimanere ad attendere l’alba, di vedere un fiore nascere in una piccola fessura nel cemento, è questa la risposta alla domanda, il significato di essere “ Donna “ oggi in questo tempo metallico e tagliente, è un trovarsi nel buio di altre anime, di altre mani.

E allora perché non mettere questo “ buio” nelle mani di Dio che lo tenga nelle sue mani solo per un’ora, quel tanto che basta per lavarlo dal nero, dal male che circonda la donna odierna.

Dietro quel buio c’è un uomo. C’è sempre un uomo; ma per la Donna la fortuna è quella di trovarsi vicino un uomo che nasce e vive dove inizia e finisce il mare, un uomo buono paziente, che sa rimanere ad ascoltare come se stesse ad ascoltare il mare, perché la Donna è mare e Oceano allo stesso tempo. Ci vuole un uomo che sia capace di scrivere a una donna, perché scrivere è l’unico modo di aspettarla, amarla.

Scrivere è attendere qualcuno, arrivare al cuore, o di lasciarlo; ma è anche la consegna di tutto quello che si ha dentro e quando una donna leggerà, capirà.

Stare accanto a una donna è come andare su una spiaggia e camminando sulla riva del mare pensare di trovarsi dentro la sua anima, nella leggerezza del vivere, nel significato dell’amore, dell’amare che non è da tutti.

Capire che dal momento che si è parte di una donna si è personaggi, si è storia, la storia di un amore per la vita, per tutta la vita, per il tempo che rimane.

Quel che dovremmo capire è che la Donna è quel mondo intorno al quale si ruota in un senza tempo, senza paure,

Amare è dunque una camminare sulla sabbia ( sulla sua anima) lasciando tante impronte, e loro resteranno lì fino a quando la marea non le avrà coperte. E quando si guarderà su quella spiaggia, non ci sarà più nulla, né impronte, né un segno qualsiasi, nulla; il mare della vita copre tutto, è come se non fosse mai passato nessuno, è come se non si fosse mai esistiti … questo accade quando non si è capaci di amare una Donna.

Sono adesso le 4 del mattino, l’alba è ancora lontana e penso a queste cose sorseggiando un buon caffè caldo, mi faccio delle domande e cerco delle risposte, come ad esempio che significa amare o essere amati! Essere amati e come quando si è nel cuore di una donna, si diventa completamente parte di essa, come quando sei sotto la pioggia e si diventa parte della pioggia …

Ma la verità è che chi ama è colui o colei che crede che qualcosa di bello possa sempre accadere.

Che dietro una curva ci sia una nuova emozione ad attenderci.

Ha la certezza che i desideri diventino realtà, e delimita un’area, un posto nel quale non esistono le paure, le solitudini, c’è solo l’esistenza l’amore, c’è la vita!

Da un quaderno, forse una raccolta di tante emozioni: Daniela! Quella donna che quando la stringi tra le braccia, sai di avere la felicità, proprio là tra le tue braccia ed è lì che vuoi rimanere.

E’ avere la felicità.

E’ un rimanere dentro …. Il resto è vita!

mercoledì 7 maggio 2025

 

…… e poi un giorno quando meno te l’aspetti

arriva qualcuno nella tua vita ….

e tutto cambia!

Diventa qualcosa che nessun altro è stato

diventa parte di te

dei tuoi sogni

diventa la tua felicità

diventa il tuo cuore!

E’ costantemente nei tuoi pensieri

nella tua vita,

quella persona sei tu!

                                              Vincenzo Calafiore


 

L’Onore

( 17-08-19 L.633/41 PROTEZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE)

 

 

Di Vincenzo Calafiore

8 Maggio 2025 Udine

 

La parola chiave è “ L’Onore “.

Ogni individuo tende e tenderà sempre difendere il proprio –onore – il significato etimologico della parola “ onore “ deriva dal latino – honor -, che significa “ stima”, “dignità” “ rispetto “.

Colpa dell’Illuminismo settecentesco, che ha visto nella Grecia antica una civiltà superiore, perfetta e insuperabile; questa visione, ci ha fornito una visione della Grecia antica errata, distorta. A parte il periodo o l’età di Pericle che raggiunse il massimo splendore, che durò circa 50 anni, era in realtà un mondo terribile e spietato, nel quale solo una cosa contava: l’Onore!

Ma è così uguale, così radicato in tutte le popolazioni del Sud Italia, tutt’ora. L’onore della parola data, l’onore dell’esistenza, l’onore dell’amicizia, del rispetto, l’onore proprio e della famiglia.

Per l’onore si è ucciso e rischiata la vita in tempi remoti e accade tutt’ora.

Per onore ci sono stati dieci lunghi anni di guerra si combatterono sotto le mura di Troia per vendicare l’onore violato di Menelao.

L’Onore e l’ira di Achille che torna al combattimento solo per vendicare la morte del suo amico

Patroclo; una volta ucciso Ettore che aveva ucciso Patroclo, legò il suo corpo al suo carro e lo trascinò nella polvere intorno alle mura di Troia, una crudeltà gratuita dettata dalla rabbia

( prima del duello Achille minacciò Ettore che una volta ucciso lui si sarebbe cibato del suo corpo, proprio come un cannibale ..)

Se si approfondisce la storia della Grecia si scoprono inaudite crudeltà come raccontato da Eschilo nell’ “ L’Orestea”. Oreste vendica l’assassinio del padre Agamennone uccidendo la madre Clitennestra con l’amante Egisto e a sua volta Oreste venne perseguitato dalle Erinni che era le spietate garanti dell’ordine e della giustizia.

Come fare a meno di ricordare Medea (Medea è uno dei personaggi più celebri e controversi della mitologia greca. Il suo nome in greco significa "astuzie, scaltrezze". Citata fin dalla Teogonia di Esiodo, è descritta come una figura dotata di poteri divini equiparabile alla concezione moderna di "maga" ),

che uccide i propri figli per vendicarsi del marito traditore, così Fedra che si vendica per un amore non corrisposto.

L’atrocità.

E’ rappresentata da Atreo che offre un banchetto al fratello Tieste con le carni dei suoi figli.

Non erano favole  tramandate da secoli, ma lo specchio di una realtà, quella della vendetta privata, ancora forte e viva nella società del VI-V secolo a. C.

Il teatro greco si ostinò a metterla in scena per mostrare ai cittadini della polis il difficile e conflittuale problema che stava vivendo; cercava nel contempo di prendere le distanze, evidenziando quanto fosse crudele, brutale e incivile risolvere certe tensioni con la violenza invece che con le parole e i dibattiti in tribunale.

Stava infatti nascendo l’era delle leggi pubbliche. Leggi che tendevano a regolarizzare la vendetta privata, ed erano spietate contro chi turbava gli equilibri sociali, e i nemici della Polis.

Un decreto ad esempio, prevedeva che tutti i condannati per reati politici fossero messi a morte per precipitazione, gettati da una rupe. Il ritrovamento di scheletri di “ precipitati “ furono ritrovati fra le gole del monte Taigeto, Sparta. Questo prova che questa pena capitale era molto diffusa anche fuori Atene.

Agli inizi del 900 durante dei lavori al Falero, antico porto di Atene, furono rinvenuti 17 cadaveri, che permisero ai ricercatori di descrivere la “ Crocifissione greca “, riservata ai traditori ma anche ai comuni delinquenti. Il condannato era abbandonato a una lunga agonia legato a un palo con cerchi di ferro al collo, ai polsi, alle caviglie.

 

 

 

 

 

sabato 3 maggio 2025


 

La magia del sud

( 17-08-19L.633/41 PROTEZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE )


 Di Vincenzo Calafiore

5 Maggio 2025 Udine

 

 

Io Vincenzo Calafiore che vivo a Udine dal ‘65, mi sono sempre sentito un esule, ho vissuto come ospite di questa città bellissima che è Udine, ora la mia

“ Città Silenziosa”, ove si parla sottovoce e si vive la pacatezza quotidiana delle sue piazze, delle sue vie che hanno conservato quell’aria aristocratica che riconduce all’Impero Austro-Ungarico.

Ho vissuto la mia vita come un ospite in casa di altri, con la costante paura di disturbare. Ho vissuto e vivo in disparte, senza mai partecipare al chiasso volgare di questa era di cinghiali. Con il timore di perdere quella letteratura narrativa divorata da quella sempre meno narrativa, che pur non amandola, la rispetto nella distanza che ci separa.

Forse è questo spettacolo della decadenza a non rispettare noi che nella cultura troviamo ali per volare in alto.

E’ sorprendente la mia rammemorazione che quotidianamente mi ripropone magiche visioni di spiagge e di barche, e lo Stretto, con la sua poesia, con la sua magia

Ho vissuto e continuo a convivere con “ La magia del Sud “ nel cuore, una malattia dalla quale non ho mai voluto guarire.

Tra i ricordi c’è  Salvatore di Bagnara figlio di Artemio Cotroneo rinomato padrone lanzatore; fu lui a insegnarmi a come fare la prima fiocina, con una forchetta rubata in casa legata in cima a una canna, per infilzare polipi, murene.

Era l’istinto di appartenenza a quel mare che ci portava a calarci lungo gli scogli in cerca di prede.

Ci portava dritti dritti nel destino del mare, dello Stretto, del pesce spada, appeso sopra le feluche.

Salvatore mori nelle acque dello Stretto impigliato come un pesce a una pesante rete abbandonata.

Io mi ricordo quando salii la prima volta su una “ Feluca “ o “ Passerella” ho ancora negli occhi la vista dello Stretto che si alzava e abbassava seguendo il moto delle onde, ma anche l’immagine della lenta morte del pesce spada, che s’inarca sopra il fior dell’acqua e s’inabissa, sferzando forte con la luna della coda, sparendo con la fiocina conficcata nella carne, lasciandosi dietro un filo di sangue che disegna la sua strada che lo porta alla morte.

Ho ancora negli occhi la sua immagine appeso in barca per la coda, bello, grande, possente, la bocca aperta, la spada in basso come un cavaliere arreso che ha perso la sua battaglia, l’occhio tondo come il mondo a guardare oltre, oltre noi, il mare, oltre la morte, oltre la vita.

Ricordo Anna, figlia di pescatori, era una ragazza bella e tranquilla, che come me saliva su un traghetto, per andare a Messina a comprare il sale.

La magia dello Stretto, la magia del Sud, circondato da un mare grande come l’esistenza!

La magia di sentire nelle narici le essenze delle erbe selvatiche, il profumo del fieno, il sapore di sale sulle labbra; ma anche del fermarsi per strada a parlare con un amico appoggiati al muro di una casa. Camminare e sentire nell’aria il profumo del pane appena sfornato, delle pasticcerie, del caffè.

Ma anche del sentirsi chiamare e salutare da una macchina in corsa, abbracciarsi e riconoscersi, salutarsi con una stretta di mano.

Ora comincio a sentirmi vecchio, e vivo di ricordi, delle magie dello Stretto.

Vivo quei ricordi di un tempo che non c’è più, ma che è vivo più che mai nella mia mente, e mi pare d’essere ridotto qui tra pace e paradiso come uno spada sulla feluca.

Ma vivo nei ricordi. E vivo finché ho gli occhi nella beata contemplazione dello Stretto. Di questo breve mare, di questo Oceano grande come la vita, come l’esisteza!

E’ questa la magia del Sud