Finale di partita
Di Vincenzo Calafiore
Corriamo e passeggiamo tra cardi in fiore, nei parchi cittadini, sui
marciapiedi di città sempre più affollati, incuranti o distratti, con la poesia
o senza; amiamo e lasciamo, perdendo sempre qualcosa senza rendercene conto
come certi affetti che se ne vanno; e altri per cui combattiamo per farli rimanere, altri che
parcheggiamo in case di riposo, ospizi lasciandoli soli e abbandonati nelle
loro solitudini con l’unica speranza di andarsene per porre fine a una vita da
schifo e col desiderio di ricongiungersi con le persone da loro amate.
Siamo davvero diventati così aridi?
Ci siamo davvero persi?
Non lo sappiamo di giocarci la nostra partita, o
consci di farlo, ugualmente continuiamo a giocarcela nella maniera più sporca
calpestando e oltraggiando senza tenere conto che quel che è davanti ai nostri
occhi domani noi potremmo essere.
Allora perché non cambiare gli atteggiamenti, stili di
vita, perché non amare di più?
Perché non pensare o guardare ciò che ci sta davanti
con occhi diversi aggiungendoci un pizzico di umanità, di fratellanza affinchè
non siano e non rimangano solo che stupidi e freddi pensieri?
Se si dovesse scegliere tra l’amore per la vita, e la
monnezza del quotidiano? Io sceglierei
l’ amore, perché è, e sarà la mia vita!
Ma c’è una signora che ci attende tutti,
indistintamente ricchi e poveri, belli e brutti, buoni e cattivi, è la morte.
La teniamo nascosta come fosse una cosa da vergogna e
sporca.
In lei vediamo forse nella maniera distorta solamente
il terrore, la sua stessa assurdità, le sofferenze inutili, e invece è il coronamento,
ciò che da il senso, il valore.
Resta comunque un immenso mistero, un grande punto
interrogativo che ci portiamo dentro nell'intimità più profonda, per dare una
risposta al grande mistero che è la vita, ma soprattutto pensare un po’qualche
volta coloro che sono prossimi a morire,
bambini compresi, e le loro famiglie, persone a loro care che provano tutti i
giorni a riconciliarsi con un evento ineluttabile più grande di loro.
Ne consegue qualcosa di sconvolgente, verità e
spessore umano, una lezione di vita che provoca riflessioni, dubbi, prese di
coscienza. Ma il messaggio più prezioso sarà che coloro che stanno per morire
hanno molto da insegnare a chi vive. Che pur avendo frequentato la morte ogni
giorno, da anni, si rifiutano di banalizzarla. Al suo cospetto, hanno vissuto
momenti più intensi della loro vita.
Uomini, donne, bambini sanno che dovranno morire?
Non ancora, non sempre. Accanto a loro, una presenza:
qualcuno che ascolta, parla, aiuta a prendere atto dell'ineluttabile; qualcuno
che li fa sentire più vivi che mai, coscienti che il tempo che resta loro può
essere vissuto pienamente, serenamente. E' questo è Dio: un luogo dove la morte
non è occultata, non è negata, dove compassione, tenerezza e rispetto rendono a
chi affronta il proprio destino la dignità di un essere umano, così spesso
tragicamente dimenticata, aprendo il tal modo vie inaspettate a una forza e a
una consapevolezza, nate dalla solidarietà e dall'amore, che offrono a tutti
lezioni di vita indimenticabili. Come morire? Perché devo morire? Non c’è una
risposta e se c'è una risposta, non sarà mai quella giusta, tanto è grande il
desiderio di vivere!
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