Nobis
Di Vincenzo Calafiore
“
Premessa: questo editoriale non vuole essere assolutamente un omaggio, ma un qualcosa che sappia di ricerca, di
conoscenza di una parte del nostro retaggio storico di cui credo valga sempre
la pena di parlarne senza alcuna divisa politica.”
Il saluto era Dux Nobis, ed era
appunto il saluto che “ allora” si porgeva al Duce.
“ Era “ .
Non è, e non vuole essere un nostalgico tuffo del passato d’Italia,
di cui credo non bisognerebbe averne paura o provare vergogna, poiché comunque
è la nostra storia, il nostro passato. Se ne parla poco, lo si studia per
fortuna sui banchi di scuola; è vero anche che quel che sappiamo lo conosciamo
per sommi capi, ricordando come un’onta la data dell’otto settembre, la
spedizione in Russia, da cui non sarebbe dovuto tornare nessuno e qualcuno è
rientrato, la guerra d’Abissinia, la Grecia, la Jiugoslavia, l’Albania. Sono
argomenti più grandi me, e quindi incapace di trattare, sono poco informato e
facendolo rischierei solo di fare la figura dell’ignorante.
Per mia conoscenza, per cultura, ho letto molti libri e
giornali dell’epoca.
Dunque l’Italia, uscita vincitrice della guerra, subito dopo i
primi momenti d’euforia, rimase in realtà delusa dai risultati del conflitto.
Infatti il 1919 fu un anno difficile che vide in atto diversi manifestazioni e
scioperi da parte degli italiani che si rendevano conto della lenta ripresa
dell’Italia dopo il conflitto mondiale. Vi fu un fermento anche politico:
nacque il partito popolare italiano voluto da Luigi Sturzo, di ispirazione
cattolica,e il 23 marzo del 19 nacquero per volere di Mussolini i Fasci di
combattimento. Alle elezioni del 19 vinse il partito socialista e fu a capo del
governo Francesco Nitti, il quale non appoggiato dalla sua maggioranza e
avversato dalla sinistra, fu costretto a dimettersi. Fu richiamato al governo
Giolitti il quale era considerato l’unico a poter ristabilire l’equilibrio
italiano. Nei confronti degli scioperi, egli non ebbe reazioni repressive ma
lasciò che queste manifestazioni si spegnessero pian piano. Sottoscrisse il
trattato di Rapallo con la Jugoslavia, che assegnava all’Italia alcune città ma
non Fiume dichiarata città libera (D’Annunzio nel settembre 1919 aveva occupato
la cittadina).
Si affermava nel frattempo sempre più l’ideologia fascista e
quindi alle elezioni del 21 Giolitti inserì nella sua lista alcuni esponenti
fascisti (liste del blocco nazionale). Infine si dimise e al suo posto entrò
Bonomi. Nel novembre 21 si creò il partito fascista che si presentava come
l’antidoto alla difficile situazione dell’Italia. Il 24 maggio un raduno di
fascisti radunato a Napoli promosse una marcia su Roma che il re Vittorio
Emanuele III non fermò. Anzi chiamò Mussolini per incaricarlo di reggere le
sorti del governo. Una tra le prime leggi promosse dal governo fascista fu la
legge Acerbo che prevedeva che la maggioranza potesse avere nelle Camere i due
terzi dei seggi rispetto all’un terzo della minoranza. Nell’aprile del 24 si
svolsero le elezioni che videro vincente il partito fascista non senza però
l’utilizzo di brogli elettorali come accusò in una seduta Matteotti, Segretario
del Psu. Quest’ultimo fu sequestrato e poi ucciso il 10 giugno del ’24. Del
delitto si fece carico proprio il partito fascista come Mussolini stesso
dichiarò in una seduta al Parlamento che segna la svolta autoritaria del
fascismo (3 gennaio 1925). Seguì la legge Rocco che prevedeva la fine dello
stato liberale e le leggi fasciste rafforzarono i poteri del capo del governo che
di fatto diede inizio alla fascistizzazione del paese.
L’Italia divenne uno stato totalitario.
Il fascismo diede vita al corporativismo, progetto che
voleva riunire lavoratori di una stessa classe in una corporazione, con ruoli e
salari stabiliti dalla nazione. Con la Carta del Lavoro del 1934 divenne
giuridico il corporativismo che già comunque era in atto. Vi fu anche una
riforma della legge elettorale che ora prevedeva la lista unica (1928).
Importante per il successo che il fascismo ebbe anche nelle masse, fu l’accordo
tra Mussolini e la Chiesa sancito con i Patti Lateranensi nell’11 febbraio 29 con
il quale la religione cattolica diviene religione di stato. Dal punto di vista
economico fu importante la rivalutazione portata in luce per volere di
Mussolini stesso della lira che si voleva riportare al valore precedente che
essa aveva alla prima guerra mondiale. Tale progetto, chiamato “quota novanta”,
permise uno sviluppo dell’importazione ma mise in crisi l’esportazione
italiana. Inoltre con la crisi del 29, la disoccupazione aumentò e vi fu una
concentrazione delle piccole industrie nelle multinazionali. Per frenare tutto
questo, vi furono diverse occasioni e programmi di lavori pubblici come la
bonifica dell’Agro Pontino. Nel 1934 l’Italia decise di adottare il metodo
dell’autarchia chiudendo definitivamente l’economia entro i propri confini statali.
Dal punto di vista della politica estera, Mussolini volle proporre la
colonizzazione come metodo per risollevare l’economia, produrre nuovo lavoro e
incrementare il prestigio dello stato italiano. In tal modo assoggettò
l’Albania e in seguito dichiarò guerra all’Etiopia nonostante avesse
sottoscritto al trattato di Briand-Kellog che condannava il ricorso alla
guerra. In breve tempo l’Italia si impossessò dell’Etiopia così ché nel maggio
36 Mussolini poté proclamare il re Vittorio Emanuele III imperatore d’Etiopia.
Nello stesso anno, Mussolini firmò con Hitler l’asse Roma-Berlino che prevedeva
una alleanza fedele tra le due nazioni. Il 9 novembre ‘38 vennero introdotte
anche in Italia i provvedimenti razziali contro le razze considerate inferiori.
Questo a grosse linee.
Ma a me interessa l’aspetto umano, mi piaceva conoscere cosa
ne pensasse il popolo dell’Era Fascista Così, negli anni ho raccolto del
materiale ascoltando gli anziani che quel periodo storico d’Italia lo
hanno vissuto e per onestà la maggior parte di queste persone me ne parlò,
anche male, in certi c’era una forte nostalgia; da piccolo anche mia madre ne
parlava con noi figli e ci raccontava molti episodi, ma fra questi uno in particolare.
In quel tempo nella città di Reggio Calabria, vennero
costruiti dei rioni suddivisi per la categoria dei ferrovieri e dei pescatori;
costruzioni ancora esistenti, sono delle villette con giardino e orto.
Bene, capitò che un giorno all’improvviso, il “ Duce” fece
visita ai cantieri, girando per le case già pronte per la consegna assieme al
capocantiere, raccolse da terra una pesante mazza e con la stessa colpì una
parete esterna. Si aprì una voragine!
Si racconta che licenziò e arrestò il responsabile, e fece
buttare a terra tutte le costruzioni già pronte, facendole ricostruire
nuovamente secondo i criteri e i progetti esistenti.
Ma c’è ancora la città di Torviscosa conservata
perfettamente come i fascisti l’hanno costruita.
Non tutti chiaramente ne parlano bene, ma rimango sempre del
parere che la vera storia di quel nostro passato l’avrebbe dovuta scrivere il
popolo e non gli storici. Mi hanno detto anche che fu proprio in quel periodo
che nacquero le famose – marchette- e le pensioni; ma c’erano anche le
cosiddette – case chiuse- o casini, che la Merlin ha fatto poi chiudere
definitivamente, alimentando così la tratta delle schiave del sesso, ancora
oggi praticata su tutte le strade d’Italia e certo non è una cosa di cui andare
orgogliosi.
Ancora oggi dopo tanti anni passati a leggere di tutto
quanto riguardi quel periodo, dopo aver visitato in diverse occasioni la città
di Predappio ho potuto constatare la mole di gente che da ogni parte d’Europa,
dall’Argentina, dal Brasile, si reca in ogni periodo dell’anno a fare visita
alla tomba di Benito Mussolini. Mi rimane dentro un tremendo dubbio: ma
quest’uomo avrà sbagliato proprio tutto? La verità non la saprò mai e non mi
rimane altro che parlarne nel bene e nel male, perché comunque qualcosa di suo
sarà rimasto ed è giunta a noi ed è giusto o sarebbe giusto non farne un tabù o
peggio ancora provare vergogna, poiché è della storia del nostro bellissimo
paese che si tratta.
Viva l’Italia!
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