LA MORTADELLA
Di Vincenzo Calafiore
Sono momenti questi
di “ transizione “ verso cosa non si sa, rimane il fatto che ormai dobbiamo
affidare e governare la nostra vita alla provvisorietà; simbolicamente, è come
se noi guardassimo da una spiaggia qualsiasi l’orizzonte in attesa di vedere un
qualcosa che potrebbe salvarci e invece niente.
All’orizzonte non c’è
proprio nulla se non le solite pacchianate all’italiana; ma non è così per
tutti se pensiamo alla nostra illuminata classe politica potremmo sbizzarrirci
risparmiando denaro pure.
In realtà dovremmo
non menzionarla né pensarla, e pensare invece a come sbarcare il lunario, tanto
siamo almeno consapevoli che questa massa di parolieri le cose per meglio
giostrarci, illuderci, prenderci per i fondelli, le sanno fare bene e sanno
pure dove andare a trovare il denaro per levarsi qualche sfizio. Mentre noi
poveri siamo e poveri rimaniamo ci barcameniamo obbligati a trovare una
soluzione quotidiana alla nostra sopravvivenza stessa.
Paradossalmente siamo
come un cane che cammina dentro una nuvola di moscerini e con le zecche anche
nelle parte più intime, che si scrolla e si gratta agli angoli dei muri senza
nulla risolvere.
C’era stata la
possibilità di fare una colletta per fare ritornare quello che andò in scena
con le sue comparse chiedendoci lacrime e sangue, noi ancora siamo lì mentre
loro si sono ben sistemati! , ma questo signore non dobbiamo dimenticarlo è
colui che rispedendo i due marò in India si è guadagnato la pensione a vita con
tutti gli annessi, questa è o sarebbe una delle tante porcate.
A volte siamo
attaccati da una forte bile, bevendo un caffè al bar discutiamo animosamente
sui se e sui ma, a volte ci illudiamo di essere in grado o di poter cambiare lo
stato di fatto senza renderci conto che pur avendo un bel pezzo di carne non
possiamo mangiarlo se non a morsi privi del necessario per tagliarlo….
Sappiamo pure
coscientemente che due generazioni di italiani sono andate perdute.
Possiamo permetterci
il lusso di fare gli scioperi quando non potremmo permettercelo.
Subiamo l’egemonia
politica di una classe di imbecilli e incapaci.
Siamo coscienti di
vivere dentro un grosso Centro Commerciale, ove vengono a fare acquisti, l’ultima
vendita ben fatta è stata quella del colosso italiano del cemento che d’ora in
poi parlerà tedesco.
Dovremmo esserne
felici e contenti, fieri, ma siamo un popolo di ingrati e ci lamentiamo
noiosamente sempre, non siamo mai contenti; perché poi ? Abbiamo un governo che
ci difende, possediamo una delle più efficienti macchine della giustizia che
tutela tutti noi, siamo i possessori di una cosa importante: la libertà !
Si, quella di andare
affanculo!
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