mercoledì 29 luglio 2015



                       LA MORTADELLA


Di Vincenzo Calafiore


Sono momenti questi di “ transizione “ verso cosa non si sa, rimane il fatto che ormai dobbiamo affidare e governare la nostra vita alla provvisorietà; simbolicamente, è come se noi guardassimo da una spiaggia qualsiasi l’orizzonte in attesa di vedere un qualcosa che potrebbe salvarci e invece niente.
All’orizzonte non c’è proprio nulla se non le solite pacchianate all’italiana; ma non è così per tutti se pensiamo alla nostra illuminata classe politica potremmo sbizzarrirci risparmiando denaro pure.
In realtà dovremmo non menzionarla né pensarla, e pensare invece a come sbarcare il lunario, tanto siamo almeno consapevoli che questa massa di parolieri le cose per meglio giostrarci, illuderci, prenderci per i fondelli, le sanno fare bene e sanno pure dove andare a trovare il denaro per levarsi qualche sfizio. Mentre noi poveri siamo e poveri rimaniamo ci barcameniamo obbligati a trovare una soluzione quotidiana alla nostra sopravvivenza stessa.
Paradossalmente siamo come un cane che cammina dentro una nuvola di moscerini e con le zecche anche nelle parte più intime, che si scrolla e si gratta agli angoli dei muri senza nulla risolvere.
C’era stata la possibilità di fare una colletta per fare ritornare quello che andò in scena con le sue comparse chiedendoci lacrime e sangue, noi ancora siamo lì mentre loro si sono ben sistemati! , ma questo signore non dobbiamo dimenticarlo è colui che rispedendo i due marò in India si è guadagnato la pensione a vita con tutti gli annessi, questa è o sarebbe una delle tante porcate.
A volte siamo attaccati da una forte bile, bevendo un caffè al bar discutiamo animosamente sui se e sui ma, a volte ci illudiamo di essere in grado o di poter cambiare lo stato di fatto senza renderci conto che pur avendo un bel pezzo di carne non possiamo mangiarlo se non a morsi privi del necessario per tagliarlo….
Sappiamo pure coscientemente che due generazioni di italiani sono andate perdute.
Possiamo permetterci il lusso di fare gli scioperi quando non potremmo permettercelo.
Subiamo l’egemonia politica di una classe di imbecilli e incapaci.
Siamo coscienti di vivere dentro un grosso Centro Commerciale, ove vengono a fare acquisti, l’ultima vendita ben fatta è stata quella del colosso italiano del cemento che d’ora in poi parlerà tedesco.
Dovremmo esserne felici e contenti, fieri, ma siamo un popolo di ingrati e ci lamentiamo noiosamente sempre, non siamo mai contenti; perché poi ? Abbiamo un governo che ci difende, possediamo una delle più efficienti macchine della giustizia che tutela tutti noi, siamo i possessori di una cosa importante: la libertà !
Si, quella di andare affanculo!

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