“ L’anno 2015 finalmente sta andando via.
E’ stato un anno terribile di guerra e di morte, di rovina. E speriamo che il
2016 sia almeno un poco diverso anche se coscienti che nulla cambierà. Per
fortuna c’è la possibilità di fuggire dalle bruttezze riparando nelle cose che
più ci piacciono, come ad esempio scrivere o leggere, ascoltare della buona musica,
nell’ arte! Perché senza arte non si può vivere.”
Una ragione di più
Di Vincenzo Calafiore
31 dicembre 2015- Udine
Siamo giunti io e te, dopo un lungo e
estenuante viaggio in questa stazione dimenticata nella solitudine; abbiamo
viaggiato a lungo con il nostro bagaglio pesante di amarezze e di solitudini
ormai macerati e leggeri, facili da portare.
Nel nostro viaggiare ci siamo nutriti molto
di ricordi, e affacciati da quel finestrino di quel treno abbiamo guardato il
nostro passato allontanarsi e riavvicinarsi come un tempo armonico di strane
melodie.
Tu sapevi, conoscevi già le trame di binari
su cui saremmo corsi come un treno impazzito, avevamo allora più o meno venti
anni ed eravamo aria, luce, poesia, amore.
Quanta strada assieme, a piedi abbiamo
attraversato in largo e lungo la nostra vita come fosse una prateria sfinita
dal frinire di cicale; ci siamo amati allora come adesso che viaggiamo su un
treno che corre piano e arranca nelle salite, scivola piano e sferragliando
nelle lunghe discese e pianure avvolte nel silenzio.
Io mi sono innamorato di te non perché sei
bella, ma di quella primavera che custodisci dentro, del tuo sapermi guardare,
del tuo sapermi spogliare di tutte le mie miserie umane; ti ho amata e ti amo
ancora per questo, tu sei la mia compagna ideale di questo lungo viaggio
assieme.
Ricordo ancora quando ti guardavo e mi
perdevo in quegli occhi, ci ho visto sempre il mare di spiagge assolate e
gabbiani, certe volte ho visto un dolore che solo tu conoscevi, ho visto le tue
lacrime scendere e disegnare il tuo volto.
Credo che fu allora che mi innamorai di te!
Di te che venivi da un lontano tanto uguale, tanto di mare, tanto di mio.
C’erano in quel tempo gli attimi lunghi
un’eternità e le eterne attese in un attimo risolte con un lungo bacio, era
l’attimo conclusivo di un viaggio dentro te che a sua volta era anche l’inizio,
la partenza verso un’altra vita alternativa.
Ora tutto sembra scorrere pigro e uguale,
tutto è importante ancora fondamentale, come il mio ti amo dagli occhi al cuore
in questa stazione sperduta ove si sono perse le coincidenze e i posti a
sedere; e c’era un tozzo di pane e un bicchiere di vino scambiati con la
medesima simultaneità familiare delle parole non dette.
Sapessi tu quanto ti amo ancora!
E siamo ancora in viaggio, anche se seduti
in diversi scompartimenti entrambi con lo sguardo a guardare comparse affollate
dietro lo schermo del finestrino, rapide nel loro incidere come fotogrammi di
un film che altro non è dalla rappresentazione realistica della loro vita senza
la possibilità di scegliere se stare dentro
stare fuori a sentirla come propria la vita, regalata all’inerzia
dell’attesa.
Io ti amo! , ed è una ragione di più per
continuarlo il nostro viaggio e non importa che i giorni, i mesi e gli anni
scorrono lenti e veloci dentro e fuori le rotaie su cui scorre il nostro treno.
Non importa il tempo, non c’è più tempo dentro quel ti amo che scriviamo sui
vetri appannati o che diciamo nel breve respiro. E’ un ti amo lungo un viaggio
di una vita che ho e che vorrei ancora, ma oltre potrei scambiarla per una - vicevita -
che esiste solo nella mia mente mentre tu ci sei, e sei dentro me,
nell’anima, nel cuore, che mi allontani dalla rischiosa ipotesi di rassegnata
accettazione del nulla!
Ti amo! Ed è una ragione di più per vivere,
per dirtelo ancora sbagliando anche le parole!
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