E….. ancora ci chiamano “ terroni”
Di Vincenzo Calafiore
28 dicembre 2015 –Udine
“ Questo è l’editoriale che chiude l’anno 2015. A questo ho pensato da
molto tempo. Sto anche pensando di smettere, mi sono stancato, sono stanchi gli
occhi. Ora mi prendo un po’ di riposo in attesa di nuove! “
E’ una storia vecchia, ma sempre verde, a volte con cattiveria e altre
volte per scherno, ma la verità è un’altra e cioè che il Sud, in pieno
sviluppo, fu svuotato dai suoi beni per far crescere il Nord.
E’ una cosa amara e sconvolgente allo stesso tempo, parlarne ancora
oggi, ma è un viaggio alle radici “ vere” di un paese che è riuscito a fare
diventare degli italiani del sud
“ meridionali “. E’ una cosa negativa che questo termine ce lo portiamo
addosso dalla breccia di Porta Pia a oggi; scoprire perché siamo diventati
“meridionali” e un peso morto è un viaggio scomodo perché bisognerebbe
abbattere i muri del conformismo, della beffa di inveterati luoghi comuni e
perché si rivendica l’orgoglio di chi potrebbe ammettere di non essersi mai
posto la questione di essere del Sud o del Nord e poi scopre di appartenere al
quel popolo di “ terroni” e di briganti che ha scritto anche pagine eroiche e
gloriose di storia.
Forse non si sa o non si conosce perché non è stato mai voluto fare
conoscere la storia di quello che i Piemontesi fecero al Sud come quello che i
nazisti fecero a Marzabotto. La violenza perpetrata per anni camuffata in
operazioni di antiterrorismo cancellò per sempre molti paesi, non si dice o non
si vuole raccontare o far conoscere nelle scuole che nelle rappresaglie si
concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, come accadde nei Balcani.
Che in nome dell’Unità nazionale i Piemontesi ebbero diritto di
saccheggio delle città meridionali come i Lanzichenecchi a Roma e praticarono
la tortura. Meridionali incarcerati senza accusa e senza condanna in campi di
concentramento.
Non viene detto, non viene spiegato, non viene studiato nelle scuole
che l’occupazione del Regno delle Due Sicilie fu decisa e progettata, protetta
dall’Inghilterra ( ecco da dove nasce forse il mio rifiuto della lingua inglese
e dell’Inghilterra stessa), Francia e dalla massoneria.
Ne si dice o si insegna nelle scuole che Il regno delle Due Sicilie
fosse fino al momento dell’aggressione, uno dei paesi più industrializzati del
mondo prima di essere invaso.
Noi “ meridionali” o “ terroni “ non immaginavamo certo di stare così
male nell’inferno dei Borbone, che per obbligarci a entrare nel paradiso
portatoci dai piemontesi ci vollero orribili rappresaglie, stragi, anni di
combattimenti, leggi speciali, stati di assedio, lager, paesi incendiati,
fucilazioni di massa, fosse comuni.
L’essere obbligati a studiare l’inglese o il francese per essere
italiano!
“ Le Royaume d’Italie est aujourd’hui un fait “ annunciò Cavour al
Senato.
E’ un viaggio nelle fosse dimenticate (col silenzio della storiografia
ufficiale,) dei morti trucidati durante l’assedio di Gaeta, furono trovati duemila cadaveri di borbonici orribilmente
mutilati. Dimenticati, nel lungo elenco degli eroi maledetti finiti nel lungo
elenco dei briganti, come quello del Sergente Romano di Gioia del Colle, un
Garibaldi alla rovescia, accolto da liberatore nelle cittadine che conquistava.
Un viaggio in luoghi che nessuno ha studiato sui libri, simbolo e
sintesi di quel che accadde allora al Sud! Come i due paesi della Campania
Pontelandolfo e Casalduini in cui alla sollevazione contro i soldati
Piemontesi, corrispose la più feroce rappresaglia mai compiuta in Italia, il
mandato fu chiaro: distruggere un paese in un giorno solo! In pratica
cinquecento bersaglieri contro cinquemila abitanti. Ogni bersagliere doveva
ammazzarne dieci… e fu la mattanza.
Quando l’Italia divenne unita il Piemonte era pieno di debiti, il Regno
delle due Sicilie pieno di soldi. L’impoverimento del Meridione per arricchire
il Nord non fu la conseguenza, ma la ragione dell’Unità d’Italia.
Pier Carlo Boggio deputato cavouriano ( 1859) scrisse con chiarezza: “
O la guerra o la bancarotta” . Ecco perché dopo la guerra si fece cassa comune
e con i soldi del Sud si pagarono i debiti del Nord.
La costruzione della “ minorità” dei meridionali o dei terroni è un
processo che va avanti dopo l’Unità d’Italia, ma la verità sconcertante è che
il – divario – tra Nord e Sud è stato scientificamente costruito e si ha tutto
l’interesse a mantenerlo. E sono stati commessi e si continuano a commettere
gli stessi errori cercando di eliminarlo, ma sono stati e continuano ad essere
decisioni e interventi, strumenti del male affare, per fingere di fare facendo
esattamente il contrario, cioè dando poco, pochissimo di straordinario e
togliendo molto, moltissimo dell’ordinario. Senza nulla fare per impedire che
le risorse del cosiddetto Meridione continui a migrare al Nord e che il Sud
continui a subire decisioni altrui con il doppio danno di venir privato delle
risorse e disabituato a essere responsabile di se stesso. Questo ricorda
un’altra storia, cioè quella dei visi pallidi e gli indiani d’America, alla
fine confinati nelle riserve e li costretti a subire le decisioni altrui!
Forse chi ancora osa appellarmi “ terrone” dimenticando che ho un nome
e un cognome, che sono un Italiano, dovrebbe pensare prima a questo retaggio, a
questa lurida storia fatta di sangue e di sfruttamento, ma più di tutto
dovrebbe ricordare quanta cultura c’è in questa profonda, lontana, “ riserva
italiana” e poi vedere chi tra noi due è più “ terrone”.
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