Amapola
Di Vincenzo Calafiore
5 gennaio 2016 - Udine
C’è una cosa che non ti ho mai
detto, e che ogni sera prima di addormentarmi ho affidato a Dio, si tratta dei
miei pensieri e quel che io ho nel cuore per te da sempre
Così in un certo qual senso lo
ringrazio di averti fatto prendere la stessa strada che io da tempo già
percorro; in quel maggio odoroso ci siamo incontrati su quella spiaggia forse
entrambi in cerca di un tramonto fiabesco o di un’altra vita.
Abbiamo affidato al mare ciò
che più giaceva in noi da parecchio tempo, tu venivi da un passato fatto di
violenze e di sopravvivenza quotidiana, umiliata e saccheggiata; io fuggivo
dalle macerie, in cui era difficile anche respirare.
Allora in testa avevo più sogni
che cervello, vivevo dove meglio mi piaceva, tra profumi di carta e inchiostri;
nelle mie tasche a infilarci le mani si trovavano che matite e gomme, fogli di
carta ripiegati, di frammenti di memoria.
Ecco quello che più sapevo fare
era scrivere, riempivo fogli di parole che parlavano e parlano ancora di te,
dei miei sogni.
Io ti guardavo e nei miei occhi
scorrevano immagini di praterie assolate e spiagge deserte, c’era così tanta
poesia che non potevo fare a meno di scriverla; è stato così che mi sono
lasciato prendere dalle tue mani.
E’ stato così che cominciai a
pronunciare il mio ti amo di tanti sogni, e tutti buoni a essere realizzati.
Amandoti ho cominciato a
conoscere la vita, a rivedere quei colori da cui mi ero allontanato, a non
essere fango nel fango, naufrago di un mare bastardo che in una notte spense le
stelle di quel cielo che custodiva i miei sogni.
Quel “senso” chiamato amore,
così presente così dirompente è un mare che guardo sempre, per cui ancora
riesco a scrivere; forse è per mia salvezza è proprio da quelle parti che la
mia anima da sempre mi ci voleva depositare come fa il mare con i legni che li
porta con se fino a depositarli in qualche spiaggia abbandonata. E’ un
viaggiare seduto dietro una finestra, in cui si animano e prendono forma
desideri e sogni ma è anche un rimanere abbandonato chissà in quale stazione
lontano dal tuo mondo.
A volte mi pare di volare, a
volte è un precipitare fra le braccia di certe tenebre che credevo ormai
dissolte e che invece riaffiorano se poco mi allontano dai tuoi occhi.
Dicono che questo sia amore.
Dicono scritti antichi che
l’amore sia il dolce frusciare dell’anima nelle parole consegnate a un foglio
di cielo troppo grande troppo vasto ancora da riempire, ancora da scrivere.
Lontano da te mi pare d’essere
un papavero in mezzo ai rovi!
Se c’è una certezza, se c’è
ancora un sogno, se ho ancora parole da scrivere è perché io sono naufrago di
un mare che mi trattiene che non si stanca mai di portarmi via che mi lascia
dentro un tempo non tempo in cui ancora
“ TU “ sei certezza, ancora sogno, ancora amore!
Quel grande amore che mi fa
ripetere come una canzone a memoria: ti amo!
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