Giulia
( in una fotografia )
Di Vincenzo Calafiore
19 gennaio 2016-Udine
( da 100 pag. in una )
Era già da tempo che passando davanti la tua casa, io avvertivo in me
il desiderio di alzare gli occhi a quella finestra ove tu certe mattine ti affacciavi
ancora spettinata e in vestaglia a guardare il mare, mentre in piedi,
sorseggiavi il tuo solito caffè e vi rimanevi fino a quando non avevi finito di
fumare la sigaretta.
Io ti guardavo dal balcone di casa, era uno sguardo indiscreto tanto
che tu non ti eri mai accorta della mia presenza; di te dopo conoscevo le tue
abitudini.
Di te in verità mi sono innamorato già prima forse saranno stati i tuoi
capelli smossi e accostati al viso che gli davano un non so che di speciale, mi
piaceva come con le mani cercavi di sistemarli allargandoli con le dita, ma
alzando le tue braccia mi facevi intravedere in trasparenza il tuo corpo
sinuoso come un’onda.
Restavo seduto sulla sedia lì sul mio balcone col mento appoggiato alla
ringhiera del balcone fino a quando tu non sparivi dietro la tenda; era come se
tu venissi ingoiata dal nulla… allora andavo di corsa a lavarmi e vestirmi per
scendere in strada ad aspettarti.
Uscivi da quel portone indossando quel tuo vestito a fiori che mi piaceva tanto!
Tu su un marciapiede io sull’altro, cosi ti seguivo, io sempre più
ombra e tu sempre più forte dentro di me e ancora non ero riuscito dopo tanto
tempo a sentire la tua voce, il profumo della tua pelle, mi ero perdutamente
innamorato senza avere avuto l’occasione di parlarti, di conoscerci.
Dentro quella distanza che ci separava, io avevo già concluso tutto,
sapevo come baciavi e come sapevi stringermi; eravamo già andati per spiaggia…
e di notte c’eravamo pure amati.
In quel settembre avanzato, tu sei scesa da casa con l’asciugamano in
spalla ed eri appena dietro di me che avvertendo i tuoi passi avevo rallentato
il passo permettendoti di raggiungermi; l’occasione che da tempo aspettavo e
sognai, si era presentata e io la colsi al volo facendo cadere a terra un libro
che avevo iniziato a leggere.
Lo raccogliesti e affiancandoti a me lo hai aperto al segna pagina,
dopo averlo guardato in copertina, notasti i miei segni di matita rossa e le
sottolineature alle pagine e dicesti:
<< è un bel romanzo, e come te anch’io sottolineo le parti che
più mi sono piaciute… >> andammo avanti a parlare senza presentarci, io
non ci pensai perso com’ero nei tuoi occhi e nelle mie immaginazioni e giunti
sulla spiaggia mi desti il mio libro e accelerando il passo raggiungesti il
posto sulla riva dove solitamente usavi stenderti.
L’asciugamano su quei sassi lisci e tendi, gli occhiali da sole e un
libro fra le mani, seduta stavi a guardare il mare, io appena poco distante da
te steso a pancia in giù facevo finta di leggere ma in realtà controllavo ogni
tuo movimento studiando la prossima mossa.
Così per tante altre occasioni fino a quando facemmo conoscenza.
Ci siamo come allora si usava dire “fidanzati” e credimi non ci sono
stati giorni più belli nella mia vita come quelli con te!
Mi avevi regalato una stellina di mare raccolta tra i sassi….. che io
conservavo in una scatolina metallica di liquirizia che tenevo sempre in una
tasca o della giacca o dei pantaloni, era per me.
Non ricordavo più quel mio concorso a cui avevo fatto domanda di partecipazione
… e come un colpo d’ascia un giorno arrivò quella cartolina che mi invitava a
presentarmi all’Accademia Militare a Livorno.
Ci siamo salutati con la promessa di tenere nel cuore, vive, tutte le
promesse che ci siamo fatti.
Dopo tanti anni, ho ancora con me quella scatolina, non me ne sono mai
separato.
Non sono più tornato.
Così dopo tanti anni, mio figlio aprendo quella scatolina mi chiese di
quella stellina, con una lacrima appena pronunciata, gli risposi: Giulia in una
eterna fotografia!
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