Ora è così
Di Vincenzo Calafiore
11gennaio 2016-Udine
( da 100 pag. in una)
C’era nell’aria una
leggerezza serena nonostante mi stessi avvicinando ai giorni miei passati.
E non era quella
frenata né prolungata d’echi di altre già svanite; non v’era in questa, assenza
di sguardo, era una leggera felicità incondivisibile.
Le idee, i pensieri
miei erano stati e sono sempre per lei, sono chiari e si susseguono nella mia
testa privi di assillo, di ambiguità, di inquietudine vaga.
Io, la conosco bene,
anche all’interno dei suoi segreti più tentacolari. Ma nella mia testa
continuavano quei desideri di accentuata morbosità di possederla sessualmente,
di stringerla, nonostante la certezza mia di controllare quegli istinti
sessuali che incontrollabili giravano nella mia testa, oltrepassando le
allusioni certi di entrare in quel mio intimo labirintico gioco degli inganni
per di più con una certa naturalezza.
In questo mio
continuo desiderio di possederla, che mi sfiniscono alla fine di ogni notte, le
immaginazioni si mostrano così reali così a portata di mano che mi vedono
protagonista eccellente incontrollabile in una pienezza screziata,
naturalmente.
Ma ci sono le
quotidiane complicazioni che iniettano le loro insidie, aprono strade infinite
di incognite nel mio piccolo cosmo secondario che sembra un avamposto di
allegra follia.
Sempre bizzarro e terribilmente
reale il gioco del venire!
Così, infettato di
una malinconia di fondo che mi brucia ormai da diversi anni, cercando vita
trovo lei con frammenti di ingenue confessioni di desideri nascosti in una
ragnatela ove restano a volte.
Da protagonista animo
la scena come in un film ove le azioni nascono e si svolgono nel tormento
sessuale notturno!
Ma c’è lo scoglio
dell’età su cui va a infrangersi è come una barca che va a infrangersi contro
gli scogli; cambia così repentinamente la scena, così come il desiderio arreso
dei sogni e delle immaginazioni che si muovono negli spazi di un’immaginazione
sovrastante immersa nella calura di estati e primavere nelle prospettive
fantasiose e epicentri spettacolari nei quali si sono addensate le attese di un
corpo da baciare e da accarezzare con il sorriso e la mia drammatica realtà di
arresa vecchiezza.
Quindi il mio
visibile impantanato nell’inquietudine con il sapore dell’acqua ferma si perde
nel sordo rumore del caldo silenzio; muoiono tutte le mie velleità sessuali ed
emerge lo spettro di quello che un tempo ero, remo di duro legno capace di
fendere la superficie dell’acqua!
Cose ormai cedute al
tempo che mi ha relegato in un silenzio assoluto di una chiesa ove si
trasmutano i miei desideri di prendere a piene mani quel suo corpo liscio e
vellutato, in voci e figure che mi vedono protagonista di quel che ero e che
non sono più.
E’ un visibile che
diviene parabola, deputata a sciogliere l’inverno addosso che è la mia età
nelle soffocanti atmosfere sessuali perdute, nell’avvio alla fine.
E’ un canto
malinconico!
A volte di picchi dei
guizzi sorprendenti di certi momenti cruciali… lo stesso calore del suo corpo
scioglie e diluisce le pressanti delusioni, lo stesso calore che palpita in
sintonia di acerbo desiderio !
In questo mio finale
svelto e sconvolgente, ogni desiderio diventa simbolo leggibile, vuoi in
direzione fantastica, pazzesco desiderio, come propulsore di nuovi accadimenti;
vuoi come ricerca delle ragioni più vere e sotterranee dell’esistenza: che mi
fanno ancora desiderare e amare, tentare di morire su quello scoglio ormai
insormontabile del lento morire, del lento finire!
Nessun commento:
Posta un commento