venerdì 5 maggio 2017





                   Io, del mare ….

Di Vincenzo Calafiore
06Maggio 2107 Udine
Non sai di quanto amore c’è in quel ti amo? Io amo come il mare ama la riva, lo scoglio: dolcemente, intensamente! “   (Vincenzo Calafiore )
  Già sapevo o immaginavo che il mio sogno si fosse realizzato o che si potesse in qualche maniera a me oscura realizzare e comunque quel giorno intrapresi il mio viaggio per raggiungerti. E’ stato più di spiagge solitarie e assolate che di strade. Le spiagge conoscevano e avevano il mare dentro, come fosse coscienza, anima; le strade sono degli uomini e facilmente avrei potuto perdermi sbagliando magari qualche incrocio o via che mi avrebbe portato da un’altra parte, lontano da te. In quelle spiagge era tutto già segnato, mi sarebbe bastato seguire le orme del mare per capire che sarei andato esattamente nella giusta direzione. Mi sarebbe bastato anche ascoltare la voce del vento o osservare come fanno i gabbiani a ritrovare la strada di casa; annusare l’aria, scoprire nuovi odori intensi di profumi provenienti da terre a me sconosciute ove la vita è sole e maree o andare e tornare come  il mare, che erano già in me. Io del mare! E’  amore che nasce e non finisce, mentre gli uomini si consumano rincorrendo desideri e passioni che non raggiungono mai l’amore dei grandi morsi. Il mare è sempre lì davanti, come un cielo steso in terra, sempre in movimento, sempre odoroso, mai uguale perfino negli sfumati azzurri o perduto nei verdi. A guardarlo sembrano gli occhi di una donna, una donna innamorata che solo a guardare  senti il cuore stringersi come il mare sa stringere uno scoglio. Il mare se lo sai guardare te ne innamori e non lo lasci più e pensi che non ci sia abbastanza mare per appagare anima e corpo, due contrapposti come mare e spiaggia. Io del mare! E penso a una donna da poter amare, amarla perdendomi dentro uno specchio d’illusioni annegando dentro una conchiglia, con lungo sospiro, con desiderio, con voglia di restare e di vivere; e tutto svanisce perfino la paura d’essere abbandonato ai bordi di un marciapiede o a un incrocio  solo con la voglia di nulla, e tanta vaghezza. A guardare bene la sabbia trovo segni e impronte di civiltà lontane e so che  è lì che vorrei andare, restare. Se lo guardo mi innamoro e mi solleverà come chiglia di barca, mi porterà lontano da ogni memoria, da ogni giorno vuoto, inutile. Mi condurrà all’inizio e magari ritroverò l’altro me stesso che era in me e che con me ha sofferto e gioito, caduto e rialzato. Sono io, io del mare, all’inizio quando  ero mare, quando ero spiaggia, occhio di gabbiano. Quanto tempo … e già vedo la prima alba che salendo illumina gli scogli e poi le cime degli alberi maestri rivolti al cielo striato dai blu e dai bianchi, accende le vele che si gonfiano di vento! E’ un vento che spinge al largo oltre l’anima, oltre il finito dinanzi a Dio svaporato dentro una goccia di mare incastonata nel mezzo degli occhi, nel mezzo del cuore come fosse un diamante, come fosse amore qui tra le sue braccia come un’onda che va e viene, lieve e leggera, appena accennata, come parola sussurrata ed è quasi vita è quasi amore, è quasi Dio. Se  dico mare dico di Dio, se immagino di avere un sogno penso al mare. E dunque penso  che  sia così che io posso amarti, solo così potrò donare i miei occhi ai tuoi, come un sempre, amarti come fosse l’ultima volta! Accadrà o è già accaduto di fare lo stesso viaggio più di spiaggia in spiaggia e di mare in mare fino a quel sì, fino a quel sogno, fino a quel desiderio che si chiamo Amore. Io del mare ancora non so dove finisce e dove inizia, quale sia l’avanti o il dietro così come la vita disuguale e uguale, grande o piccola come una conchiglia, breve come un soffio…. Io  del mare!

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