sabato 10 febbraio 2018


Ovunque tu sia


Di Vincenzo Calafiore
6 Febbraio 2018 Udine

Il mare sentito sulla pelle e nell’anima, il mare e la scrittura, quante volte ho scritto di lui… in un certo modo complementari; quasi che il mare diventi o sia diventato la metafora dell’incertezza e del mistero della vita, i due temi assieme al paradosso che costituiscono terreno incerto, d’indagine continua.
I miei pensieri di impianto filosofico-esistenziale il cui filo conduttore è la ricerca spasmodica di ciò che non si trova e si vorrebbe trovare, una quèt inquieta, che per me significa navigare nell’oceano del sapere mettendomi totalmente in gioco, pur di inseguire il mio sogno.
Lo studio così diventa barca a vela, o la “ Pegasus” con la quale andare in quell’Oltre e superarlo; ove affrontare i temi più attuali, l’amore, l’etica, libero arbitrio, dibattito tra verità e fede.
Con la consapevolezza: che non c’è altra certezza che il dubbio!
Dico sempre che quel che è importante non la meta, ma il viaggio e come questo è fatto, per non essere sopraffatti dalla delusione che subentra una volta raggiunta la meta.
E’ un po’ come l’amore: bisogna rinnovarlo, vivacizzarlo ogni giorno, altrimenti si sclerotizza e muore.
Ma è anche vero, verissimo, che l’Amore è un mistero! Il vero mistero è l’amare una donna e la donna un uomo.
Io Amo e amo con il cuore e con gli occhi e voglio che questo “ mistero” non debba essere mai spiegato. Mi piace che alcune cose rimangano nel mistero, credo che sia giusto e necessario che non vengano spiegate.
L’Amore non spiega nulla, chiede solo di essere solamente e semplicemente amore e l’uomo deve o dovrà imparare a capire quanto “ nulla “ è o potrebbe essere se incapace di sentire o avvertire l’Amore come una quotidiana “ sorpresa” o di fedeltà a se stessi e ai propri valori umani e culturali, a un’idea di letteratura che coincide o potrebbe coincidere o non coincidere con la vita, ma le è sempre accanto a interrogarsi, a rendere ragione di se e della propria visione dell’Amore, della donna.
Ma in realtà questi sono pensieri da “ Pegasus “ la realtà è drammaticamente diversa ove la donna viene tagliata a pezzi e in una valigia gettata in un fossato, o uccisa e bruciata come fosse uno straccio, oppure essere solo che un oggetto da usare e gettare via.
E non solo, essere donna significa anche l’essere umiliata, sfruttata, violentata, oggetto di una sessualità volgare o addirittura animalesca.
Allora chiedersi perché vale la pena di rimanere qui in queste realtà che nulla hanno a che fare con l’Amore, con la donna, con la vita?
Perché comunque bisogna credere che qualcosa cambi quando si sa e lo sappiamo bene queste nefandezze continueranno ad esistere e accadere nel panorama dell’assoluto essere: uomini.
Se è  o sarà così la prospettiva io non voglio considerarmi un uomo, offenderei me stesso e la mia intelligenza, la mia cultura, la mia maniera di voler essere semplicemente un uomo che ama e che adora la sua “ Lei “.
Mi piace il mio sentirla in me, svegliarmi col primo pensiero a lei, sapere come sta, consegnandole continuamente quel mio “ ti amo “. Che è un remo, un remo che porta lontano oltre i confini dell’usualità, che rinverdisce semmai quell’amore sentito come un soffio vitale.
A lei poterle dire che ovunque tu sia io ci sarò sempre!
E tra non molto, il 14 febbraio ci sarà San Valentino, un’altra giornata in apparenza commerciale, ma per chi come me crede e sente San Valentino sarà un giorno in cui inchinarsi dinanzi al proprio Amore e rinnovare per tanto tempo ancora quel vincolo chiamato “Amore”.
Ovunque tu sia, amami!

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