Ovunque tu sia
Di Vincenzo Calafiore
6 Febbraio 2018 Udine
Il mare sentito sulla
pelle e nell’anima, il mare e la scrittura, quante volte ho scritto di lui… in
un certo modo complementari; quasi che il mare diventi o sia diventato la
metafora dell’incertezza e del mistero della vita, i due temi assieme al
paradosso che costituiscono terreno incerto, d’indagine continua.
I miei pensieri di
impianto filosofico-esistenziale il cui filo conduttore è la ricerca spasmodica
di ciò che non si trova e si vorrebbe trovare, una quèt inquieta, che per me
significa navigare nell’oceano del sapere mettendomi totalmente in gioco, pur
di inseguire il mio sogno.
Lo studio così diventa
barca a vela, o la “ Pegasus” con la quale andare in quell’Oltre e superarlo;
ove affrontare i temi più attuali, l’amore, l’etica, libero arbitrio, dibattito
tra verità e fede.
Con la consapevolezza:
che non c’è altra certezza che il dubbio!
Dico sempre che quel che
è importante non la meta, ma il viaggio e come questo è fatto, per non essere
sopraffatti dalla delusione che subentra una volta raggiunta la meta.
E’ un po’ come l’amore:
bisogna rinnovarlo, vivacizzarlo ogni giorno, altrimenti si sclerotizza e
muore.
Ma è anche vero,
verissimo, che l’Amore è un mistero! Il vero mistero è l’amare una donna e la
donna un uomo.
Io Amo e amo con il cuore
e con gli occhi e voglio che questo “ mistero” non debba essere mai spiegato.
Mi piace che alcune cose rimangano nel mistero, credo che sia giusto e
necessario che non vengano spiegate.
L’Amore non spiega nulla,
chiede solo di essere solamente e semplicemente amore e l’uomo deve o dovrà
imparare a capire quanto “ nulla “ è o potrebbe essere se incapace di sentire o
avvertire l’Amore come una quotidiana “ sorpresa” o di fedeltà a se stessi e ai
propri valori umani e culturali, a un’idea di letteratura che coincide o
potrebbe coincidere o non coincidere con la vita, ma le è sempre accanto a
interrogarsi, a rendere ragione di se e della propria visione dell’Amore, della
donna.
Ma in realtà questi sono
pensieri da “ Pegasus “ la realtà è drammaticamente diversa ove la donna viene
tagliata a pezzi e in una valigia gettata in un fossato, o uccisa e bruciata
come fosse uno straccio, oppure essere solo che un oggetto da usare e gettare
via.
E non solo, essere donna
significa anche l’essere umiliata, sfruttata, violentata, oggetto di una
sessualità volgare o addirittura animalesca.
Allora chiedersi perché
vale la pena di rimanere qui in queste realtà che nulla hanno a che fare con
l’Amore, con la donna, con la vita?
Perché comunque bisogna
credere che qualcosa cambi quando si sa e lo sappiamo bene queste nefandezze
continueranno ad esistere e accadere nel panorama dell’assoluto essere: uomini.
Se è o sarà così la prospettiva io non voglio
considerarmi un uomo, offenderei me stesso e la mia intelligenza, la mia
cultura, la mia maniera di voler essere semplicemente un uomo che ama e che
adora la sua “ Lei “.
Mi piace il mio sentirla
in me, svegliarmi col primo pensiero a lei, sapere come sta, consegnandole
continuamente quel mio “ ti amo “. Che è un remo, un remo che porta lontano
oltre i confini dell’usualità, che rinverdisce semmai quell’amore sentito come
un soffio vitale.
A lei poterle dire che
ovunque tu sia io ci sarò sempre!
E tra non molto, il 14
febbraio ci sarà San Valentino, un’altra giornata in apparenza commerciale, ma
per chi come me crede e sente San Valentino sarà un giorno in cui inchinarsi
dinanzi al proprio Amore e rinnovare per tanto tempo ancora quel vincolo
chiamato “Amore”.
Ovunque tu sia, amami!
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