Sai… a volte la
vita….
Di Vincenzo Calafiore
3 Dicembre 2019 Udine
“ … se dovessi chiedermi se
sono felice
mi risponderei: più o meno,
forse,
non lo sono, non comprendo il
senso della
tua domanda.. Risposte vaghe
come lo
è la mia vita che ogni giorno si
rappresenta
in uno scenario dallo stesso
fondale: più o meno! “
Vincenzo Calafiore
I tuoi occhi erano così profondi, così belli, non puoi
immaginare quanta bellezza c’era dentro i tuoi occhi.
Quella sera ti eri vestita e truccata così bella, come una
Juliette Greco degli anni novanta … ma te li ricordi gli anni novanta? Apparivi
così austera, alta, gli occhi evidenziati da un filo di matita, i tuoi capelli
raccolti dietro la nuca da un filo d’argento, così attorno al collo esile,
collo da cigno.
Entrasti in scena per riprenderti la vita che da tempo t’era
sfuggita di mano, all’alba nella tua innocenza, bella, perduta, pensai
guardandoti che ti saresti spezzata tanto eri gracile.
Rimanesti ferma in mezzo alla stanza, sola come non lo eri
mai stata nella tua vita, non sapevi in quale cuore andare, adagiarti , e
lasciarti prendere dalle emozioni.
Ma l’emozione ti assaliva sempre più, e il tuo viso si
illuminò.
Le tue radici non erano più in te, né nelle tue vene, né
nelle tue arterie, eri emozionata!
Arrivasti a me affamata e mutilata…. Io ti rivedo mentre ti
passi la punta della lingua sulle labbra, fissando incantata le mie.
Qui non c’è più posto per i sogni, c’è la certezza
dell’assenza dei sogni, in questa falsa pienezza, ma in questa tua terra ci
sono io, ricordi?
Vieni via con me?
Allungasti le mani, le presi tra le mie una alla volta, non
c’era solo la tua solitudine…
Se tu ti fossi vista, amore mio, almeno per una volta
avresti creduto all’amore, all’emozione.
Tutta in nero nella tua bellezza, eri apparsa dagli abissi
stessi della tua esistenza come una visione che scatenò in me quel desiderio di
fare l’amore, l’unico appiglio alla mia speranza che sempre più si assottiglia.
Quella notte di fuoco! La tua intensità mi fece morire, il
tuo desiderio mi fece uomo, quanto liquido fluì dal tuo corpo quella notte,
come rugiada lo imperlinò.
Diluita e sciolta tra le mie braccia, lentamente quella
delizia si impadronì delle mie labbra, rimase lì, scese in gola mi invase
avidamente, è così che ti amo!
Una voglia pazza di viverla la vita, di viverti, per un
sempre in fondo all’anima.
Una voglia irrefrenabile delle tue labbra…
Chissà perché viene voglia di amare, di amarti? Sarà perché
conosciamo le percezioni, tutte le percezioni dell’uno, dell’altra e vale la
pena di provare a vivere ogni volta sempre più tra le braccia perduti in un
lungo bacio.
Ma la verità è che è
tutto un sogno, che mai più forse si realizzerà; come so che mai è tutto
nero o tutto bianco.
Se tu solo avessi provato ad amarmi ancora, eri così
indifesa quella notte, avrei potuto fare di te quello che volevo, ma è un
grande amore, non una mattanza di sesso.
Quella notte ci siamo promessi l’amore per sempre, non
riuscivamo a staccarci … come la luna dal mare!
Seduto davanti alla grande finestra, io fisso il mare che
non c’è, rimuginando le cose che un sogno ha lasciato.
Penso alle mie stagioni che non ci sono più, all’amore che
non c’è più, perduto nelle noti che si librano nell’aria, riempiono d’atmosfera
la mia solitudine. E’ Giuseppe Verdi.
Mi prendo la testa tra le mani, mentre il desiderio di lei
mi strazia il cuore.
Guardo l’immagine riflessa , stravolto dal desiderio allungo
le braccia… c’è solo il vuoto!
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