Di tante mani
Di Vincenzo Calafiore
26 Novembre2019 Udine
“ Nel silenzio brulicante di curiosa
attesa, due giorni da dimenticare. Come soldato
eseguo gli ordini in un immaginario, rigido e freddo, io e la mia
dignità di uomo!, entrambe salgono sul loro piedistallo e attendono immobili
che accada ciò che da tempo ormai era nell’aria.
Ma come fai tu Vita a nascondere l’amore in ogni tuo abbraccio? “
Vincenzo Calafiore
La
domanda è: è più facile rimanere o lasciare tutto e ritirarsi in esilio?
Scrivere
è rappresentare o manifestare ciò che risiede nel cuore, nell’anima, non è uno
specchio, il rispecchiamento delle convinzioni, delle consuetudinarie parole
come ti amo, ma è un pugnale di ghiaccio che scuoia l’anima, scandisce i suoi
ritmi, dilania il cuore assiso al centro di una barbarie comune che distrugge i
sentimenti.
Leggere
è ormai un qualcosa di estraneo, un atto leggero. E l’autore? Che fine fa
l’autore?
Lui
scrive ed è un incendiare il tempo e lo spazio ma è anche un rischio… ma cosa
vedono i lettori quando entrano o entreranno nella inquietante e assurda
intimità con l’autore, fin al punto di avvertire il suo respirare, la mano che
calcare il foglio…. Cominciano a sentire gli occhi riempirsi di spazio.
Ogni
giorno sono testimone della “ipocrita” rappresentazione di un se stessi ed è
nauseante; è un vivere senza coraggio, da vigliacchi, sopportare la visione di
come e con quanta facilità si dimentica o si scarta ( perché non si va più bene
). Ogni giorno assisto all’esodo dei pensieri, l’inabissarsi in un mare di
solitudine la coscienza.
Di
questo avrei dovuto parlare? Ma è di questo che io sono in grado di parlare:
dell’andarsene in esilio che piuttosto rimanere muto spettatore di una fine
annunciata.
E’
di una “coscienza prostituta, di tante mani “ che si tratta.
E’
dei tanti “ Olocausti invisibili “ che si tratta e del tacitar di una morale
indegna.
E’
della scrittura, la mia scrittura che è un dovere e una colpa allo stesso
tempo. L’esprimere le orribili e contraddittorie manifestazioni dell’anima non
è possibile accettare e rimanere inermi dinanzi a un mondo in decomposizione,
esprimere il caos in cui ci si batte senza nulla fare, facendo finta che tutto
va bene, che altrimenti rimarrebbero inspiegabili in silenzio e che invece
occorrerebbe parlarne.
Amore
e Vita sono strettamente connesse. E’ un concetto, ineccepibile, ha a che
vedere con il contraddittorio.
Oggi
c’è il “ teatrino dell’amore “ ! E’ così? Cosa resta dell’Amore e della Vita?
Credo
che chi scrive oltre alle responsabilità non abbia una vita facile se si scrive
di verità, ma la maggior parte punta sull’intrattenimento, vivono e si nutrono
di pubblicità, notorietà, successo…. Ma dell’oscurità di una poesia, di un
sentimento che muovono distanze e estraneità; la poesia che accomuna, che fa
bene al cuore e all’anima dov’è?
Quindi
l’atto della scrittura e di pensiero, cioè l’uomo che abita nelle parole,
silenzio-espatrio-spaesamento- estraneità…. Sembra che scrivendo in realtà si
faccia scempio di se stesso per dare un segnale, per lasciare traccia di se,
del suo passaggio, del suo essere. A me pare che lo scrittore attraversi territori in cui abitano silenzio,
perturbamento, espatrio, estraneità. Mi pare anche che lo scrittore si facciano
testimoni e narratori di questo viaggio. E per essere testimoni e narratori è
necessario resistere al disgregamento.
parla di migranti, di muri, di morti. Eppure,
l’atto letterario, pur pregno di verità esistenziale non Lei, la vita, passa da una dimensione, per
così dire, etica ed estetica a una dimensione politica quando sembra incidere sulla Storia dell’umanità.
Siamo ceduti, dunque, al fallimento? Con
un rimpianto senza fine. Esiliato dall'anima tua, esiliato da tutte le dolci
cose che conoscevo in te, che m'eri il fiore di questo tronco guasto. Tu, che
m'eri il fiore di questo tronco guasto. È questo il prezzo che io devo pagare
per questa mia natura dannata. Per questa indole autodistruttiva. Per questa
mia smania di punirmi. Per questa mia malattia. È questo il prezzo. Questa
immensa sofferenza. È questo il prezzo. Questo vuoto che mi divora, che mi
riduce in brandelli. È questo il prezzo? Ecco perché è meglio ritirarsi in
esilio!
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