La tregua
Di Vincenzo Calafiore
03 Febbraio 2020 Udine
“ …. A quest’ora di notte là
fuori
dai vetri c’è un mare nero, si
sente
il suo respiro lento, e il
lascito affievolito
e spento di una umanità
stordita nei sui
stessi argini. E’ la tregua.
A momenti si rialzerà il
sipario su scene
già vissute, si riaprono a
nuovo le tregue
violate…. “ Vincenzo Calafiore
A quest’ora di notte, in questa mia sospensione negli argini
della smania di vederti, nel desiderio di sentire il profumo, la pelle vellutata,
ascoltare i tuoi occhi raccontarsi; penso alle mie parole che lasciandomi si
sono inoltrate in un cammino impervio tra guerre e decadenze, scenari che
indossano paure e timori per lo “ sconosciuto, l’ignoto “ che s’appresta al
nuovo giorno.
Per fortuna lì da qualche parte ci sei tu, la mia tregua.
L’amarti o il poterti amare è come un racconto che mi ha
preso subito il cuore e allora leggendoti ho cominciato a comprendere tutto
oltre le parole e le frasi, ogni difficoltà di significato, o di una parola o
di un’espressione del tuo viso, non è mai divenuta per me difficoltà in quanto
tutto di te era davanti ai miei occhi nitide e chiare, da dietro i vetri, da
cui nella notte ti guardavo, ti pensavo, ti immaginavo.
Ciò mi succede ogni notte, come ogni notte spero in una
tregua, è così affascinante, così forte quel sentimento mio che non mi lascia
speranza di tregua.
Penso che l’amore oltre ad essere una bellissima fiaba sia
un dono e non si può vivere e scrivere, raccontare, inventare parole nuove per
continuarla a scrivere senza la grande capacità di amare e di dare amore, mi
piacerebbe che tu almeno una volta leggessi una fiaba, una mia fiaba.
Mi piacerebbe spiegarti che io non sono uno scrittore, che a
volte neanche io riesco a trovare le giuste parole per poterti dire che t’amo o
di amarti.
Come spiegarti che io sono sempre vissuto su un pezzo di
legno in balia delle mie tempeste, ma anche d’essermi perso nelle tregue delle
strade e delle piazze; le tregue nelle galere antiche, dove ho incontrato
migliaia e migliaia di naufraghi o naufragati come me, como yo! E ho appreso
storie meravigliose che mi porto ancora adesso dentro, storie che ho cominciato
a raccontarti nei miei lunghi periodi di isolamento totale nel corso di questa
mia detenzione, durante mi detenciòn!
Ho voluto scriverle perché era un modo mio per essere ancora
insieme a te, per rimanere con te, da conosciuto o da sconosciuto.
Lo scriverle per me era e lo è ancora adesso, un modo di
lottare a mantenere la tregua e sconfiggere l’isolamento a cui questo tempo
porta, è un modo per raggiungerti e ricongiungermi con te che sei in me.
Amore mio, io sono uno di quei prigionieri che vagano di
notte nelle galere, le mie galere dove posso tornare a nascondermi; come fossi
un prigioniero che non accetta nessuna prigione, e per questo sta in prigione
in questo mondo rovesciato.
Pensa quanto sia bello per me Amarti o poterti ancora amare
dentro le distanze che mi uccidono lentamente, in cui sembra che la mia
bramosia e desiderio richiamino punto per punto il mio volerti, il mio tenerti,
il mio cercarti.
E mi pare anche più profonda la mia cognizione del dolore di
una fiaba scritta a metà. Fiaba che ho raccontato per anni prima di poterle
scrivere, modificandole e rimodificandole a secondo il mare in cui a volte
annego … le fiabe che più o meno tutte insieme hanno la gioia e la felicità
comune ad esse ha prevalso sempre quel mio volerti amare così come sei, con
quel tuo entrare e uscire dalle mie notti.
Che al sorgere del sole sembrano disciogliersi fino a diventare:
tregua fino alla prossima notte.
Da qualche tempo non riesco più a scrivere, il mio cuore si
è fermato su l’ultima – nuvola –
Non puoi immaginare come e quanto tu possa mancarmi, a un
certo punto mi sono mancate le parole, mi sono mancati i tuoi colori, i tuoi
profumi, sfumate le tue immagini… che vita è se non riesco a trovare tutto ciò
appena la luce si allunga per dipanare la notte?
Per questo mi è così difficile … por eso es tan dificil para
mi a volte rimanere qui!
Lì fuori,in quel buio pesto, da qualche parte c’è lo
iurivodivo, il folle dio, quel folle e misterioso desiderio di amarti che
misteriosamente è più vicino a Dio di tutti gli altri, di tutti gli altri
desideri, all’estremo opposto ci sono quelli che si stanno perdendo o si sono già
perduti o che potrebbero perdersi assieme a me, a quel mio amarti ! A mi
amarte! Por esto te amo … per questo ti amo.
Nessun commento:
Posta un commento