Πάθος passione
Di Vincenzo Calafiore
15 Giugno 2020 Udine
“ ..... noi siamo quello
che
non vorremmo essere; sappiamo
con certezza ciò
che ci manca,
anche se facciamo
finta di non saperlo ! “
Vincenzo Calafiore ( Cit. )
L’intendimento di questo
scritto breve, è la visione caleidoscopica di quelle che sono le dinamiche interne ad un
rapporto tra un uomo e una donna, o più in generale, tra un Soggetto e un
altro. Cercherò di entrare nel tema da più parti, per cercare di capire ciò che
avviene nella pratica tra due persone che sono in rapporto tra di loro, e nello
specifico tra due persone che vivono un amore reciproco. La parola magica che
fa funzionare questo rapporto è la : Passione! Tuttavia affinché noi si faccia
conoscenza e esperienza di questa parola è necessario assolutamente che noi lo si senta dentro, quel qualcosa da
condividere e che sia anche condivisibile. La passione nasce in effetti come
una condizione dell’anima in modo monocentrico, intimo, privato. Di passione si parla nei classici della
filosofia greca, passando per Cartesio, Pascal e Spinoza. La passione in realtà
è una specie di cortocircuito di attività e passività e di attività, un luogo
in cui potersi lasciare andare, come consegnarci in termini se si vuole di
fedeltà e di fiducia, a qualche cosa che ci sovrasta e che è per noi
irresistibile, ma che tuttavia non ci vede spettatori muti e attoniti di un
evento interno del quale non ci si sente in parte protagonisti. Fino a renderci
conto poi che la passione non è una astrazione, nel senso dei linguaggi difficili o degli eletti, e che la nostra vita
non è popolata di passioni ma di un Io e un Tu che ne costituiscono una
pratica. In effetti, solo quando le passioni si determinano, si individuano in
un soggetto, nel vissuto intimo di un soggetto, esse acquistano il loro
carattere determinante. Ossia diventano passione per qualcuno. La passione
individua la soggettività differenziale e nello stesso tempo le qualità
personali di chi vive tale esperienza. La passione, per vivere, ha bisogno di
un «chi» che la viva, ma soprattutto di un altro «chi» che gliela fa vivere: la
relazione. Se l’oracolo di Apollo delfico
conclama: -Nulla di troppo-, d’altra parte Hegel scrive: -Nulla di
grande è stato compiuto nel mondo senza passione-. Passione e Amore. Ovviamente
non si può fare a meno di partire da Platone e dalla sua concezione dell’amore
che emerge dai suoi dialoghi. Inizia con l’esposizione della sua teoria della divisione dell’anima in
tre parti, razionale, irascibile e concupiscibile, espressa dal Fedro, nel Simposio poi approfondisce il
concetto di amore come eros e passione, definisce l’amore
come “un parto della bellezza, sia
secondo il corpo sia secondo l’anima”. Ma oltre la bellezza dei corpi
c’è la bellezza dell’anima e ancora oltre c’è quello della conoscenza, in una
scala di contemplazione che arriva fino al bello in sé, come idea appunto. Accanto a questo amore sublime c’è
quello che Platone chiama mania,
come una follia amorosa di origine divina. Si giunge in questo modo all’ideale platonico, amando le
persone buone e belle, senza abdicare alle capacità razionali ma nella metamorfosi
delle volontà di aspirare alla bellezza delle anime, come nuovo valore, che
viene cercata dagli amanti più
perfetti. Su questo impianto idealistico la riflessione è quella di amare ed essere amati; dove non si
pone il prerequisito della corrispondenza tra gli amanti e in cui si esplica
l’esempio del dono: l’amato
è felice di donare non di ricevere doni, è dimenticarsi anche per un solo
momento del proprio io e ricordare quei profumi di piacere
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