La Tregua
Di Vincenzo Calafiore
27 Giugno 2020 Udine
“ … braccia troppo stanche per
prendere una stella, troppo
stanche
per raggiungerti … amarti come
si può amare l’alba che ora
accende
il giorno che da te mi porterà
via.. “
Vincenzo Calafiore
La mia lunga notte “ turca “ finisce in questa alba indecisa
nelle luci, nei colori, le ancelle mettono i timbri d’uscita sui sogni miei,
l’ombra del giorno è lì a poco, col forte odore di sangue sull’arena d’una
corrida svoltasi a porte chiuse, senza ovazioni di ricordi, senza rancori, più
una silente rappresentazione d’una vita ormai del tutto frantumata, divorata
dai mille ma, dai mille se.
E già sembra domani, è già passato, è futuro nell’attesa di
una specie di nuova vita che torni a scorrere nella lentezza d’una senilità
approssimativa, nelle distanze, nei distacchi.
Sulla mia “ Pegasus” navigo verso l’isola che non c’è, color
sambuco, il cielo come il mare si riempie di nuovo, la processione interrotta
ricomincia, centinaia di pensieri e immaginazioni arrivano a bordo dopo aver
saltato la terra incognita dei sogni, la vita scorre di nuovo, bandiere e
profumi, essenze, provenienti da Reggio.
A bordo della “ Pegasus “, lato terra, gli ultimi avamposti
d’una umanità mendica di se stessa, la boscaglia selvaggia delle insoddisfatte
realtà, le rovine della nuova Troia, il posto che Eleno figlio di Priamo
ribattezzò con gli stessi nomi della patria perduta. Porta Scea, rocca di Ilio,
fiume Xanto e Simoenta..
Sarande, la città dei sogni, è lì, presidia l’alba, mi
preparo a sbarcare mella nuova vita!
Ora è alba, ora è il giorno, il mio giorno e l’incognita di
dove come mare mi lascerà fino alla prossima marea.
E’ successo di notte, tutte le notti bianche, in mare
aperto, il sentire la vita abbandonare, in mare aperto a Sud di Serande, la
città perduta.
La mia vita ha avuto un brivido, è arrivato uno strattone al
boma e alla barra, le vele piene di
maestrale si svuotano, si sono gonfiate al contrario.
Non è solo un cambio di vento è molto di più, è di perdita,
di fine, che si tratta.
Una trasfigurazione di vita.
La mente arde, la temperatura aumenta, il “ mare “ diventa –
bastardo- la mia vita come una barca, sbanda come ubriaca, l’aria diventa
irrespirabile, rovente, secca come il Foehn. Cambiano anche gli odori, c’è il
salso e la puzza di alghe morte. Comincia l’aria desertica della solitudine di
questa mia età senile povera e meschina.
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