Ma cosa siamo diventati ?
Di Vincenzo Calafiore
03 Agosto 2020 Udine
-
Editoriale –
La nostra civiltà, avida,
possiede ormai il controllo delle potenze della tecnologia e ha abbondantemente
soddisfatto quasi tutte le necessità e bisogni elementari, ma anche quelli
artificiali.
Quindi meno autentici, il
patrimonio intellettuale non ha più risposte concrete da offrire.
E’ una civiltà che in qualche modo
si sta facendo rubare il futuro da un malessere che ai molti filosofi e
sociologi piace definire – dell’anima - .
La decadenza morale e
sociale, si vede, si tocca, si manifesta continuamente e si trasforma, non in
bene, ma in paure e indecisioni permanenti.
Cosa fare?
Cosa è rimasto a questa
società come riferimento?
Se per un solo attimo ci
voltassimo a guardare al nostro
passato culturale, osserveremmo che il Rinascimento è finito.
L’illuminismo anche, e il
Romanticismo è diventato cosa di pochi, surclassato dalla pornografia, dalla
depravazione e in fine l’Umanesimo che
fine ha fatto? E’ diventato poco più che
un lontano, lontanissimo ricordo.
Di fronte al lento e
inesorabile appassire delle coscienze, ormai svendute per una semplice ricarica
telefonica, dalle proposte sessuali online, dalla pedopornografia, dalla
prostituzione online e professionale.
Non occorrono nuove filosofie
o grandi riforme, perché abbiamo tutto a portata di mano: è necessario solo
riavvicinarsi a Dio.
Blaise Pascal ( pensatore francese ) chiedeva all’uomo di
credere in Dio! Se lo avesse trovato il suo premio sarebbe stato il paradiso,
se non ci fosse stato, avrebbe comunque vissuto bene, senza perdere nulla…
Si potrebbe pensare a un “
sogno “ degno di chiamarsi tale, e magari cercarlo di realizzarlo, non a danno
di altri, ma con le proprie forze, con anima, per riuscire a cogliere il senso,
della vita stessa, insomma cogliere la sua invisibilità a dispetto della
apparente concretezza del mondo degli esseri umani, piuttosto anche al
decadimento; il sogno è quell’invisibile che fa muovere il mondo.
Barba e capelli bianchi
arruffati dal vento, la carnagione olivastra, gli occhi mobilissimi, sempre
pronti a cogliere l’attimo o a seguire le strane traiettorie disegnate in cielo
dai gabbiani; conosco la vita! So raccontare le mie storie con i toni e le
pause con cui i vecchi sapevano incantare gli spettatori con la mia voce
profonda, leggermente rauca e con le immaginarie geometrie di pensiero
disegnate nell’aria con le dita; racconto la vita come la mia che da sola segue
il ritmo delle maree, delle onde e l’intensità della luce e del sole,piegati ai
voleri della luna.
Una scrittura che mette in
evidenza particolari che si consegnano a una fotografia di ricordi lontani,
fatta di lente affabulazioni, sommessa, sogni che sono la forza del vivere
anche se lontano molto lontano da questa Società ormai in una grande deriva.
Una Società preda sempre più
dai diversi fenomeni di violenza, e di una strana malattia morale che da anni l’ha
assoggettata.
Il cinismo e la
spregiudicatezza sempre crescenti, il pragmatismo senza principi, il non avere
ideali, valori etici, il non credere in nulla, il cercare un illusorio rifugio
nell’alcool, nelle droghe, fan si che aumenti il disprezzo dei valori umani
personali e altrui, alla svendita totale di qualsiasi principio morale, nella
carenza di rispetto verso ciò che è estraneo, nella stessa violenza verbale, la
violenta anarchia quotidiana delle strade dove sempre più manca il rispetto per
le regole, per gli altri.
L’amoralità, il degrado di
valori sono cresciuti tantissimo.
Senza alti ideali, senza la
dignità, senza i valori morali cresce la malattia morale che causa
superficialità, cinismo e violenza, che a fatica sono contrastate dalle
autorità.
Per sconfiggere questo stato
di cose, occorre essere consapevoli della terribile spirale di cui questa società è prigioniera.
E’ indispensabile tornare all’Umanesimo,
alla cultura.
Tornare ad amare la propria
dignità piuttosto che morire da pezzente!
“ fatti non
foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. “ Dante Alighieri
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