L’Equilibrista
Di Vincenzo Calafiore
22 Dicembre 2020 Udine
Lo so di correre grave
pericolo arrampicandomi a mezzo cielo, potrei precipitare in quel baratro che
con fauci spalancate attende pazientemente chi non c’è la fa più;
ma io appartengo alla forte
razza dei sogni, e assieme ad altri come me, acrobati e funamboli, ogni giorno
proviamo a camminare a piedi nudi su quel filo sospeso tra terra e cielo.
E lassù, guardando
l’infinito, respirando il vento, ci pare d’essere in paradiso, essere lì è come
essere sospesi dentro una parola, sconosciuta e lebbrosa, dimenticata, che noi
ricordiamo, è linguaggio, oceano sempre in movimento da una sponda all’altra
delle terre che sempre più a fatica riconosciamo nei nostri voli pindarici.
Poeti, scrittori, saltimbanchi,
giocolieri, buffoni, tutti assieme nello stesso crogiolo, nella stessa
poltiglia che i più forse per tramandato racconto, chiamano vita!
Non sanno di vivere una vice
vita! Vicaria e serva curva, di un potere senza limiti, preoccupato solo di
ingrossar le fila di nuovi schiavi….
Noi, picari e artisti di strada
viviamo alle porte del cielo, sempre in cerca di una corrente capace di farci
raggiungere la terra che non c’è dove noi solitamente viviamo… ci riconosciamo
da quel profumo di libertà, dal linguaggio … lo stesso che usiamo per
raccontare le favole, per dire che la vita non è altro che la continua
meraviglia di esistere!
Ogni ritorno è un ritorno a
Itaca, un approdo felice negli occhi di chi ama, e lo sentiamo, ci appartiene
come l’onda appartiene alla riva e la riva al mare!
Guardami! Guardami e amami
ora con quanta fatica cerco di raggiungere il mio tempo!
Amami ora con quel bianco
salino negli occhi,
amami con le mie rughe, tutte
vie di fughe da una realtà mai amata, alla quale un giorno assieme cercammo di
sfuggire!
Amami ora quando io stesso
guardandomi allo specchio a fatica mi riconosco, lo sai, come un lebbroso mi
aggiro su quelle strade che non si vedono, indesiderate, vivo tra i rifiuti
umani, scarti di Mangiafuoco.
Tu lo sai che agonizzo per un
male sconosciuto, che non si sa come curare ….
Vedi hanno rimesso assieme i
pezzi per farmi sopravvivere … ma loro gli altri scartati, gli altri
prigionieri a vita? Quelli che hai intravisto nei tuoi sogni come nelle favelas
di Rio e di Buenos Aires, nei vicoli malfamati di Napoli, nelle bindovilles
delle megalopoli.
Quelli che protestano contro
le disuguaglianze, la fame e la disperazione, quelli che amano la libertà e
vengono imprigionati nel silenzio e in silenzio spariscono per sempre!
Amami ora adesso prima che si
aprano i nuovi Dachau! Amami ora prima che finisca la mia fiaba.
Mio Dio, che orrore la
prigione dorata!
Io sono sempre vissuto nelle
strade, nelle piazze, nelle galere e qui ho incontrato migliaia e migliaia di
persone dalle quali ho appreso storie meragliose… storie meravigliose che mi
sono portato dentro e che ho raccontato e racconto a quelli con cui mi trovo bene.
Storie meravigliose che ho
cominciato a scrivere durante i miei lunghi anni di prigionia nelle galere di
Mangiafuoco.
Ho voluto scriverle perché
era un modo mio per rimanere ancora insieme alla moltitudine di picari e
giocolieri, saltimbanchi e equilibristi, giocolieri e fantasisti.
Amami ora, qui su questa
spiaggia, prima di spiccare il volo con Pegaso, l’unicorno dalle ali dorate.
Vorrei dirti che io sono
proprio uno di quei prigionieri che avrai intravisto e amato nelle strade
,nelle piazze, nelle galere, nei manicomi, negli ospedali di questo pianeta.
Io sono Prigioniero che non
accetta nessuna prigione, e per questo sta in prigione, com’è naturale in
questo mondo rovesciato.
Amami!
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