Di Vincenzo Calafiore
13 Maggio 2021 Udine
(17/08/19 L.633/41 Prop.Intel. Riservata)
“ …. ecco, lo vedi?
Sono di nuovo qui mendicante di me stesso
a chiederti di abbracciarmi. Se lo fai,
abbracciami forte, tanto da farmi male
così potrò sentire e ricevere vita
almeno fino a domani, alla prossima marea,
alla prossima luna, quando ancora mi troverai
qui più che mai….. “ ho bisogno di te “ !
Ecco perché t’amo….. “
Vincenzo Calafiore
Ecco, lo vedi ? Sono di nuovo qui a chiederti di abbracciarmi.
E se lo fai, abbracciami forte, tanto da farmi male, così potrò sentire
e ricevere – vita-, almeno fino a domani, alla prossima marea, alla prossima
luna, quando ancora mi troverai qui più che mai … “ ho bisogno di te “, ecco
perché ti amo!
Sai cosa c’è?
E che mi sono stancato di rincorrerti nella mia lenta morte quotidiana,
ci siamo allontanati piano piano come dei legni portati via dalla corrente in
mezzo a un grande mare; ma c’è la memoria che non tace, non si ferma di
propormi ricordi di un tempo felice.
Gabbiani sulla riva, altri volano lenti e bassi rientrando, il mare è
in tempesta, e tuoni che scuotono la terra come se volessero cancellarla, la
linea dell’orizzonte svanisce piano non si distingue dove finisce il mare e
dove inizia il cielo.
“ A questo me stesso,” pensai di fronte alla mia immagine riflessa, a
me stesso che guardavo per l’ultima volta prima che compissi settantacinque
anni. Non so se con piacere o dispiacere, probabilmente con dispiacere, mi
dissi affettuosamente addio! Chissà dov’eri tu, in questo mio naufragio.
Le nostre vite sono state rivoluzionate, nel bene nel male, da una
guerra che pur finita è ancora in noi con le sue sconfitte, con i suoi assalti,
con le perdite … sai, nessuna guerra sarà bella, la vita si amore. E’ stato
come passare un esame di un’orribile realtà che mai abbiamo conosciuto.
La guardai quell’immagine di me stesso, non so con che occhi! Ma la
verità amore è che tutti si guardano così, con i miei occhi, occhi che tacciono
e si abbassano ma che dentro hanno la tempesta dell’uragano.
I miei pensieri, scanditi mentalmente uno per uno, come sillaba per
sillaba, volteggiano nell’odore dell’alba quando l’ultimo sogno con te lascia
le lenzuola … che bella la vita stasera!
Noi ci fiutiamo, consapevoli di essere fatti della stessa pasta. E’
sufficiente un profumo, un sapore, il codice che ci aiuta a riconoscerci.
Sai amore ? Gli uomini come me … hanno sempre paura di rimanere soli,
per questo abbracciami ti prego, abbracciami sempre, amami !
Cerco nell’aria il tuo profumo. Non lo trovo. Il mio penso sia sempre
uguale, sarà cambiato il corpo, sai uso sempre lo stesso Van Cleef and Arples,
quello che a te un tempo piaceva molto; tu non hai più cercato il mio odore e
ora non lo potrai più trovare.
Siamo stati io e te, un tempo, uguali.
Stessa sostanza, stesse abitudini, la stessa maniera di gesticolare …
ecco tutte queste cose uguali ci hanno reso simili e potremo ovunque
riconoscerci, tutto è uguale non è cambiato nulla, l’unica cosa che è cambiata
sono i sentimenti … è una cosa che gli
occhi non vedono, non possono loro andare tanto in profondità.
Il mio mondo si è sgretolato tra le mani, se n’è andato assieme ai miei
anni. Lo guarda andar via quell’immagine riflessa allo specchio, i suoi occhi si
addolciscono, si velano di tristezza. Io so perfettamente ciò che prova e non
posso fare niente né per me né per lei. Rimango sprofondato in nostalgie
grandi.
Siamo stati fatti noi due per realizzare sogni, ma non abbiamo più
mani.
Noi non sopravvissuti con le nostre illusioni e sogni ancora vivi!
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