La pioggia di maggio
Di Vincenzo Calafiore
09 Maggio 2021 Udine
“ ….. Scelsi il legno più bello
e feci costruire – la mia casa
–
piantai con le mie mani il
Nespolo.
Che significa identità,
appartenenza!
La mia impronta.
E’ l’unico posto, tra tutti,
in cui ho vissuto,
che ho potuto chiamare casa mia !
“
Vincenzo Calafiore
Guardo la pioggia cadere
lentamente,come le ore lentamente scorrere, davanti la finestra, dalla mia
finestra.
E penso che arriverà l’estate
mettendo fine al lungo inverno di un lunghissimo periodo da dimenticare.
Mi sono chiesto più volte
come abbia fatto a vivere senza pensarmi, delle rughe che prima non c’erano, e
penso che non posso essere invecchiato così in poco tempo.
Mi ricorderò sempre di quel
giorno!
Il mondo si svegliò
prigioniero di un killer invisibile, precipitò in un pieno inverno; c’era un
sole ingannevole dell’inverno, tutto è cambiato forse in modo irreversibile.
Per me è cambiato tutto.
Non ho potuto fare niente,
assolutamente niente, ore e ore con la nostalgia dei miei ieri passati, la mia
vita con un libro in mano.
Darei tutto, lo giuro, per
quelle compagnie che ho goduto tanto a lungo. Solo dopo che mi sono state
portate via mi sono reso conto quanto bello è stata quel vivere.
Mi è stata portata via parte
della mia vita e ora c’è un vuoto di inesistenza.
Mi piace rimanere nel mio
studio, sentire il profumo degli inchiostri, tenere in mano una stilografica, è
liscia è familiare è in questa cerco conforto. Forse è un modo diverso per non
morire, un modo silenzioso di vivere!
Quando “ ero vivo “ ho vissuto
una meravigliosa vita con tutte le sue maree, belle e brutte che siano state,
ma era vita. Oggi non posso fare a meno di meditare sulla vita e sulla morte;
ho la sensazione costante di essere appeso a un filo anche se faccio di tutto
per soffocarla.
Mi sorprendo ad aggrapparmi
alla vita e non so nemmeno perché, nonostante il grande desiderio di vivere c’è
la lunga ombra dell’incertezza, del domani che potrebbe non esserci; ma la cosa
più tremenda è stata la mia libertà personale violata e lo sarà anche domani
perché senza passaporto non potrò andare da nessuna parte!
Cerco di sopravvivere al
vuoto, cerco tra i libri un libro di Mallarmè … i vuoti di Mallarmè, gli spazi lasciati
in bianco nella sua poesia come fossero pieni, il vuoto come spazio da
riempire, il vuoto come linguaggio in sé, forse il bianco nasconde il
significato del vuoto.
Non c’è solo Mallarmè, c’è
Pablo Neruda l’ho ripreso quel libro,sfogliandolo vi ho trovato un foglietto
scritto con la matita rossa, riconosco la calligrafia…. Che viaggio fantastico
la mia vita sospesa tra due righi di parole da infilare come perle.
Torna tutto ai miei occhi.
Tutto, ricettacoli del divenire, i miei occhi sono lo spazio in cui vivo e
parlo.
Tu amore mio infinito, dammi
un segno della tua presenza, anche effimero, qualsiasi cosa!
E trovo il silenzio, niente.
Niente per i miei occhi che ti cercano, mendicanti, assetati di vita attraverso
le loro cavità!
Nessun commento:
Posta un commento