Questa mia vita
Di Vincenzo Calafiore
29 Aprile 2021 Udine
“ ….. che bella sera questa!
Con la luna in mezzo, piena di luce
sembra un qualcosa di divino a guardarmi
mentre lento scorre il sipario e torna
la memoria a tradirmi allo stesso
modo di come fa la luce dell’aurora
che s’adorna e si prepara alla scena… !
Vincenzo Calafiore
Basterebbe poco per trovarsi fra le braccia la felicità, quel poco che
c’è nello spazio tra occhi e cuore;
eppure non la si trova, è così difficile?
Forse a depistarmi saranno quei
mille rivoli in cui mi perdo ogni qual volta che il pensiero prende la tua via.
E ora, adesso, poco distante dal confine, poco distante dalle amate
dune di sabbia di bianco salino, tra le cose abbandonate trovo la mia età, il
mio bagaglio di 75 volte, di 75 oltre, nelle mani di un uomo che non conosco.
Sono io, mutato e stravolto! Vedermi è stato come guardare un quadro
dipinto da un pittore della new-age, a tinte opache … cerco con lui un
approccio senza alcun risultato; il mio interlocutore non ha parole, troppo
vecchio, troppo stanco come un legno stanco di troppe correnti.
Rimane il silenzio mentre il mare comincia a salire e ricopre piano l’ultima
gobba di uno scoglio sprofondato nel mare.
La sommità da cui poter spiccare il volo verso un altro “ ancora “ o un
nuovo “ altrove “; il confine è cancellato, non ci sono più frontiere, attorno
l’ombra di un occaso e un mucchio di parole, una scrittura non riuscita, un po’
come la mia vita!
Una fitta sequenza di voci che portano in superficie, attraverso
confessioni e testimoniate emozioni, lasciano il fascino della rivelazione e
contemplazione allo stesso tempo, frammenti di emozioni e illusioni sommersi
nella frenetica fantasia notturna, dove
tutto è fluido e le immagini evolvono l’una nell’altra e quello che era
illusione diventa realtà.
Facendo deragliare i tragitti più conosciuti creando costellazioni di
immagini imprevedibili per farle vivere in contesti armoniosi e sinceri.
E’ un universo il mio, scompaginato, rovesciato, per certi versi
pungente da radenti lame lessicali, smussato da penombre e volute didascalie ….
Una deriva dolce e serena che lascia scoperte le vene più nascoste della vita
mia, fa crollare i muri delle apparenze e penetra nello spettacolo che riduce
tutti coloro che non hanno sogni, a fantocci con la stessa identica maschera.
Ma soprattutto entra nella
fucina dell’opera ove si formano le architetture poetiche d’una attesa
disillusa.
La scrittura cercherà poi la sua equivalente immagine tra sensazioni e
emozioni lontana da un mondo coatto senza u prima e un poi.
Viene in soccorso della notte l’estremo paesaggio della memoria che
finisce con l’apparire distante, alternativo alle visioni e alle sensazioni di
un amore custodito in fondo all’anima.
Ed è nell’abitare questa distanza che forse sarà possibile cogliere la
fragranza dell’amore che si accompagna al diverso percorso della vita.
Mi perdo in questo paesaggio-memoria che scandisce il tempo con tutta
la sua irrevocabilità, che mi fissa in uno scenario distante da ogni cosa.
Ho saputo sempre chiaramente a cosa andavo in contro ogni volta che
sognavo l’amore, come un uomo che spera di essere rapito dal suo sogno, per
fuggire a un sole maturo che piove dal cielo; la vita così è un racconto che inanella
episodi su episodi, scarnificandoli, trasformandoli in frantumi esemplari di un
universo di pulsioni e di mete inavvicinabili, di miraggi azzerati, passioni
incenerite.
La vita paradossalmente prende vigore là dove si spezza in aneddoti, rinasce sugli
incompiuti e raffinate emozioni di un bacio rubato, o di una carezza attesa
invano, di un amore troppo giovane nella testa di una vita da scogliera.
Allora tu! Nitida freschezza, dominata da un oltre che non è mio, vieni
coi tuoi passi in continua variazione! Amami ora, adesso!
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