Di Vincenzo Calafiore
15 Maggio 2021 Udine
(17.08.19 L.633/41 Proprietà
Intellettuale Riservata )
( da: Dal suo sguardo come il mare
)
Sei quel pensiero che di notte non mi fai dormire.
Sei quei pensieri che si trasformano in nostalgia.
Saprei riconoscerti ovunque, tu con la tua voce e i tuoi occhi che
sanno di mare.
Certe notti nella solitudine vado alla scrivania, apro il quaderno
degli appunti, cerco la mia calligrafia, i miei quaderni sono tutti lì, sono
una sorta di diario epistolare, e parlano di te.
Sono solo due stanze, una per i libri, una per me, tutto a misura,
tutto a rasoterra il letto, i libri, la musica; casa mia la ricordi? Qui c’è
ancora il tuo profumo.
Ti ricordi ti ci sedetti sopra, sul quel lettone, e ti sfilasti le
scarpe bagnate, quella sera pioveva, arrivasti all’improvviso con
quell’impermeabile gocciolante che
levasti fuori dalla porta.
I tuoi piedi di ballerina … Principessa, per il freddo ti sei stesa
vicino al camino, mi sono perso nella limpidezza dei tuoi occhi Principessa, ti
accarezzai i capelli, parlavi..parlavi tanto!
Il mio dito sulle tue labbra, la mia mano sfiorò il tuo viso centimetro
per centimetro, il tuo viso tra le mie mani; desideravo quel tuo viso come non
ricordavo di averne mai desiderato un altro. Ci guardammo con intensità, non
resistemmo a lungo, le labbra si cercarono, cercarono di divorarsi! Ti sollevai
da terra e ti portai in camera da letto ….
Nelle mie fantasie ho sempre trovato il tuo corpo ansimante,
sopraffatto dal desiderio; in quei sogni l’ansimare del tuo corpo non aveva
niente di oscuro, non erano oscuri i tuoi occhi, né la tua bocca, né il tuo
odore.
Non potevo sapere che il tuo odore continuasse ad avvolgermi con quel
che restava dei ricordi,
nel letto ci sarà ancora la tua impronta; rimanemmo ancora nel letto
affinché i nostri corpi aderissero ancora … ecco vedi ? Questo è un ritorno, ma
tu non ci sei!
Si che lo sai!
Lo sai che ti amo, e questo amore, mi trasforma nelle forme che vuole,
non mi lascia tregua, non smetto di pensarti, pensare a un’altra anima in pena
che vaga senza possibilità di incontro. Penso alla tua bellezza, così in
armonia con il tuo desiderio,penso alla lontananza che mi fa cercare qualcosa
di tuo, una cosa qualsiasi; cerco tra i libri di poesia quella che scrissi con
la matita rossa.
Le ore morte.
Ogni mattina ho davanti a me dodici ore morte e mute!
Il tuo ricordo, la tua presenza sono così brucianti, ricorro alla
musica: Schubert, Toscanini, Mozart, Giuseppe Verdi; se riuscissi a tenere a
bada i ricordi, potrei alleviare le ore morte con le loro note, scorrerebbero
diversamente le ore, in realtà quelle
note mi instillano un po’ di vita, come la respirazione artificiale a un
annegato.
Penso e ripenso e capisco che la mia prospettiva è il nulla; cerco di
recuperare una parte di ciò che va perdendosi mentre quella distanza mi
trasforma in mostro, rimane il letto, il sonno… il ritiro del mondo.
Sento che non ho bisogno di essere o sentirmi dentro o fuori,
semplicemente non ho bisogno di essere.
Sono prigioniero dei ricordi. Sono molte le cose che ricordo, ma quando
affiorano mi pervadano, mi trapassano…. Resto ancora in vita!
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