NOI
di Vincenzo Calafioree
17
Agosto 2025 Udine
“ ..
è uno strano dolore
quello
che la sera ci prende
con
la testa abbandonata su un cuscino
e
gli occhi socchiusi. Non dormi, stai
guardando
un film...è la tua vita, il tuo vissuto
a
scorrere nelle sequenze casuali
che
la memoria da onesta regista
propone.
E' un morire di nostalgia
per
delle cose che abbiamo vissuto nella fantasia
e
che mai vivremo … “
Vincenzo
Calafiore
Appena
nati riceviamo un sacchetto in pizzo finemente lavorato da mani di
fate, contenente un minuscolo rotolino di filagrana morbida e
trasparente e rimarrà legato al giro vita fino a quando non
raggiungeremo il “ tempo della ragionevolezza “ ovvero fino a
quando non siamo in grado di decidere e di pensare.
In
quel sacchetto c'è tutto il tempo della nostra vita, quello che
abbiamo a disposizione fino alla fine.
Già
sentivo in me quel fragore dentro, pensavo fosse il mare che una
notte di dicembre mi ha generato, figlio di chissà che cielo!
Non
smetteva mai quel fragore, senza alcuna clemenza, senza sosta.
Ma
se guardi il mare ti rendi conto di che fragore faccia,ti rimane in
testa come una melodia, è fantasia scritta in musica, è un'opera
celestiale che non ci si stanca mai di ascoltare. Poi la notte, tutto
quel fragore diventa “ infinito” trasparenza, una culla di bianca
madreperla in cui spegnere e bruciare il mondo che non ti interessa.
Io
quello che ho al mare non è la felicità! Di questa felicità facile
e fittizia, a volte opportuna e la maggior parte del tempo
inopportuna. No, non ho chiesto la felicità, di essere felice, ho
chiesto solo di salvarmi, volevo e ho sempre voluto salvarmi, si:
salvarmi!
Così
sono cresciuto passando da una tempesta all'altra e mari sempre più
grandi, sempre più fragorosi, e avevo una strana bellezza in me ed è
quella bellezza di cui sono capaci solo i vinti. E' la trasparenza di
tutte le piccole cose che hanno fatto le cose.
E'
la solitudine di tutto quello che è andato perduto, è quel dolore
che marchia e non ti lascia più.
A
lei, alla mia vita ho chiesto più volte di lasciarmi
andare a vedere il mio sogno, la mia esistenza, il miracolo che si
compie ogni giorno. Di non tenermi in uno sguardo triste, ma di
notte, ogni magica notte di lasciarmi andar via, vivere laggiù
sull’orlo della vita che avrei voluto, quella vita vera e no questa
parodia noiosa e tutto mondo! Solo la notte, per tutta la notte e
poi farò ritorno al mattino prima che il sole sorga.
A
volte mi pare di avere la stessa vita che hanno i quadri. Se li
guardi con attenzione, stanno lì appesi a una parete a un chiodo per
anni,prendono la polvere, l'aria che passa, raccolgono gli sguardi,
più o meno interessati a loro. Poi una notte o una mattina, in un
momento del giorno si sente un botto, una fracassina e qualcuno cade
giù, nel silenzio, non c'è una ragione, ma loro cadono.
Allora
chiedersi perché accade.
Accade
perché il chiodo non ne può più ?
Allora
anche le cose hanno un'anima e pensano... e i quadri si sono chiesti
perchè cadiamo a terra senza un valido motivo?
Non
si capisce, non c'è niente da capire. è una di quelle cose che è
meglio non pensarci. Quando cade un quadro, a un perché, a un
come... Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più questa
parodia della vita vera. Vorresti andartene ,quando apri il giornale
e leggi che è scoppiata un'altra guerra, quando leggi che ancora una
donna è scomparsa, triturata dal malessere di questa squallida
rappresentazione della vita. Quando col naso all'insù vedi un aereo
volare in alto, quando vedi un treno sfrecciare in una stazione, e
pensi: io devo andarmene da qui, da questo luogo. Quando ti guardi
allo specchio e ti accorgi che sei vecchio … come un quadro appeso
a un chiodo su una squallida parete bianca di uno ospedale, di un
obitorio, di un corridoio.
Ora
in questo “ angolo " di mare ove vivo ormai da parecchio tempo
mi considero un salvato dal disastro umanitario che incombe ed è una
sorta di pece nera che impedisce alla vita di sbocciare. E mi sento
costantemente in pericolo. Potrebbe anche arrivare una nave, adesso,
all'orizzonte, e correre fin qui sulle onde, e arrivare in un istante
sulla mia riva, prima della morte e portarmi via, e farmi tornare a
vivere in un'altra spiaggia, in un altro mare, in un altro orizzonte.
ma non sarebbe questo che, davvero, mi potrebbe salvare. Quel che ho
visto rimarrà nei miei occhi, nella mia testa. Quello che ho fatto
rimarrà nelle mie mani, tutto rimarrà nella mia anima. E per
sempre, “ noi “ che sappiamo volare e abbiamo conosciuto l'amore,
per sempre, noi figli di questo orrore, noi reduci di tutte le
guerre, noi saggi e sapienti, per sempre saremo: un sogno incompiuto!