La voce delle onde
( 17-08-19 L.633/41 Proprietà Intellettiva Riservata )
Di Vincenzo Calafiore
25 Aprile 2025 Udine
“ …. La magia del svegliarsi
a Reggio Calabria è il
perdersi
nella magica poesia dello
“Stretto” più
bello del mondo! “
Vincenzo Calafiore
“ Trovarsi all’alba- là dove le onde hanno voce-, su
una spiaggia di fronte a Messina, in silenzio e ascoltare il mare raccontare,
è la – magia dei silenzi – è essere immersi in una
luce intensa e purissima!
Le onde sono un coro a doppia voce che affidano al
vento le voci dei grandi spiriti della storia, si sente dialogare in greco
Leonida e Archita (Archita in greco antico: Ἀρχύτας , Archýtas; è stato un filosofo, matematico e politico greco
antico. Appartenente alla "seconda generazione" della scuola pitagorica) ; è un sentirsi liberi, e gli occhi pieni di gioia,
l’anima di poesia.
Dove sono finite le tragedie greche della Locride,
la leggenda dei Bronzi di Riace?
A parlare della Calabria, non è questa poesia,
questa magia. Ma lo fanno le cronache piene di drammi sociali, viene inoltre
associata, nell’immaginario degli italiani, alla povertà, al degrado e
all’abbandono.
E’ un’idea atavica formatasi nel tempo a seguito di
una continua disinformazione, con l’intento di denigrare questa terra
meravigliosa, ma non è stato fatto niente dall’Italia per agevolare il turismo
data la sua posizione geografica.Quando si parla della Calabria, o della
Basilicata si parla male ed è un simbolo di un profondo Sud arretrato.
Tuttavia,basta
poco per rendersi conto di quanto siano fasulli questi pregiudizi. Basta
visitare queste terre con animo incline alla bellezza, all’amore per la
cultura, con l’animo buono, si tratta di un viaggio ricco di suggestioni, gli
sterminati litorali dello Jonio sono e rappresentano l’eccellenza della poesia
e del mito. Passeggiando lungo le spiagge di queste terre si è colpiti
dall’azzurro rasserenante del mare, del cielo.”
Basta poco per capire di trovarsi in un luogo magico, là dove aleggia la presenza di Ulisse dopo essersi salvato dai mostri – Scilla e Cariddi - ! Il punto è che nessuno ha mai pensato che alla fine
Messina e Reggio sono un’unica città divisa da un meraviglioso tratto di mare.
La “ gente di fuori “ i continentali, quei pochi che vengono, cercano in Calabria e in Sicilia prototipi e stereotipi di razze dimenticate, con quel selvatico che tanto affascina quei cercatori di forti sensazioni, profonde e sensuali come quando si addenta un tozzo di pane di grano o quando si abbraccia un corpo di donna acerbo, forte e nudo.
Il codice mentale dello Stretto è dirompente, sorprendente, fantastico, meraviglioso.
I messinesi e calabresi sono da sempre in viaggio sul ferry boat, sempre sullo Stretto della separatezza e della marginalità sia pure accanto a una bellissima donna con gli ladri, quegli occhi che rubano l’anima.
Lo Stretto è il mito arcaico dell’onore e del disonore, e della virilità, che era valore vero, come pure la cortesia, la dolcezza, la cultura, il pudore, la fragilità, insomma quella gentilezza dei costumi maschili che oggi purtroppo fuori da qui non esistono più.
Ma il ferry boat è il “ come se” nulla fosse cambiato, neppure l’amatissimo sesso letterario, neppure il raccontare lo Stretto come caos di lingue e di culture, di mostri, di omosessualità, onanismo, incesto e morte.
Oggi sul ferry boat gli arancini, le pignolate sono meravigliosi rimedi all’affanno del viaggiatore, una cucina raffinata che sul traghetto diventa appunto “ come se “.
E anche il mare bellissimo perché chiuso, visto dai traghetti è “ come se” fosse maestoso, un grande oceano sul quale secondo “ Plinio il Vecchio” nel 251 a.C. il console Lucio Cecilio Metello edificò un ponte di zattere galleggianti, rinforzate con botti, per trasportare ed esibire a Roma elefanti abbandonati dai nemici durante la prima guerra punica.
Lo Stretto di Messina, Scilla e Cariddi, è il punto che sta fuori dal tempo e dallo spazio, o forse è il punto in cui spazio e tempo si incontrano, un punto dove tutto si conserva e le modificazioni impercettibili, durano millenni!
Lo Stretto te lo porti dietro sempre, ovunque tu vada! Portarsi dietro lo Stretto Necessario, significa lambire per tutta al vita la costa della magia e della fantasia, della poesia, dei terremoti, e di tutte quelle cose che a noi meridionali ci hanno fatto marginali, maltrattati e perciò ci inventiamo l’isola che c’è, quella delle passeggiate bordeggiando il mare, dei profumi unici, delle visioni mozzafiato, delle spiagge più radiose della terra, delle donne più affascinanti, degli amici più fedeli, per non ammettere la sconfitta dello Stretto, del mare grande come un oceano e della sua umanità anfibia, la grande umanità dello Stretto, eccessiva e parca come un mare sconfinato.
Lo Stretto e Scilla e Cariddi e Ulisse la grazia della magia che senza la poesia dell’alba e del tramonto potrebbero non esistere o essere mai esistiti; ma se guardiamo con lo sguardo di un gabbiano potrebbe nuovamente esistere!
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