martedì 18 novembre 2014


 

PUNTO DI NON RITORNO

 

Di Vincenzo Calafiore

 

C’era la necessità e il desiderio di andare oltre, comprendere perché in me ho quella misteriosa attrazione vedendo il mare di soffermarmi o di arrotolare i pantaloni fino alle ginocchia e le scarpe attorno al collo, camminare sulla riva sempre con lo sguardo rivolto a questo immenso sempre in moto, sempre cangiante.

Avevamo una sera io e don Nicola, sacerdote ormai molto avanti negli anni, di questo mare, così misteriosamente attraente e fascinoso; io forse anche sbagliando lo definii arbitrariamente: l’Anima di Dio.

Ora, in questa mia età nuova, sobria e felice, conscio dell’aver ormai già da molto superato “ il punto del non ritorno” ho un tempo mio col moto del respirar lento in grado di farmi andare come biglia impazzita in tutte le direzioni, ma che comunque riconducono al grande vecchio: il mare!

Rimanere seduto davanti al mare e rimanere incantato è  ritrovarsi davanti agli occhi di Dio.

L’amore è, o dovrebbe essere il moto perpetuo di questo immenso ed invece non è proprio così è come se tutto debba cadere per forza nel rancore e nell’odio, a cui nella nostra misera quotidianità siamo costretti ad assistere forse nonostante il nostro dissenso. E’ ora il momento del dolore di fronte a quelle morti per sgozzamento, in nome di un qualcosa che tanto rassomiglia al satanismo.

Mentre sopra la luce dell’orizzonte si apre un cielo indefinito, cerco la mia anima ove risiedono quei sentimenti che fin qui mi hanno portato, si tratta di sapienza e conoscenza, di amore verso tutto quanto si muove e respira, ad esempio l’uomo in se che non finisce mai di sorprendere con le sue immense capacità spirituali e animalesche pure. Uomini con le mani lorde di sangue di altri uomini e di donne trattate e intese come bestie, quindi buone ad essere violentate o peggio ancora usate come merce di scambio o mezzo di profitto… sono queste le cose che mi chiedo e alle quali non v’è risposta. Se io dovessi guardare l’uomo a questa maniera io stesso dovrei eliminarmi.

Per fortuna non è tutto uguale, non è grigiore, non è tristezza tutto, c’è ancora del buono e dovrebbe essere questo a sopraffare il male oscuro di questo immenso formicaio impazzito.

C’è ancora l’amore, c’è la vita, entrambi due soli, che scaldano e fanno stare bene. Allora si, se penso a questo sento il mio cuore impazzire, e tanta voglia di vivere ed è di queste cose che ogni mattino mi vesto….. e pensare che un tempo, quando ero perso nei vicoli bui di un’esistenza opaca  frequentai  bordelli, e cantine buie, bestemmiavo e mi accoppiavo come un animale con tutte le donne della stessa mia specie.

Camminando lungo una strada bianca in mezzo ai campi deserti trovai una piccola chiesa con le porte aperte vi entrai ed era piena di passeri che stranamente non tutti volarono via; non c’era nulla all’interno, nessuna immagine sacra, ma solo un piccolo altare di marmo tanto rassomigliante ad un tavolo e una piccola croce in legno appesa alla parete. Vi sono rimasto dentro non so quanto tempo, ma quel che so e che quando ripresi la via del ritorno non ero più lo stesso sentii per la prima volta in cuor mio il dolore della felicità, una dolce musica, che ascoltandola mi fece fare il segno della croce. Lo faccio ancora in tutte le ore o nei peggiori momenti di navigazione oltre il punto di non ritorno ormai superato da tempo, che sia questa la vita, l’amore?

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