Il ricordo di lei
Di Vincenzo Calafiore
Il ricordo di lei è una
fotografia ovunque nella mia stanza, che mi porto dentro e spesso guardo;
coriandoli sospesi i suoi capelli arricciati sul mare, e soffici dune i suoi
seni che linfa mi diedero. S’approccia ad ogni aurora col suo fascinoso sguardo
fino a lasciarmi dietro un lungo
sipario di nuvole svaporate nell’arancio di fuoco.
Tutto s’infiamma,
tutto ritorna a nuova vita in quel suo desiderio di donarsi senza nulla
chiedere.
Questo è amore.
E’ l’eternità. Quante
volte l’ho giurata e quante altre volte l’ho tradita ai lembi di sabbia bianca
di sale, tutte le volte senza alcun ricordo.
A guardarla negli
occhi a volte la sua forza piega la mia che un tempo ad ogni colpo di remo
faceva alzare la chiglia, e mi pareva di cavalcar le onde, ma queste della vita
no!
Amore che di te
ricordo ogni cosa, non sei mai andata via, nel cuore ho conservato quella tua
capacità di farmi tornare e ogni volta torno!
Io già ai tuoi occhi
nascevo con le tue parole impresse, ed ero già capace di sorriderti e seguire
le tue linee di chiari e scuri da un mare all’altro sempre più grandi, così per
gli anni venire senza tregua, io che già
nuotavo instancabile nei tuoi retroscena, nelle tue reti ai fondali di un amore
più grande di me.
Non sono mai stato
capace di dimenticarti, tanto eri bella tanto desideravo le tue braccia di
trasparenze infinite, tanto ti amavo tanto mi portavi via, lontano dalla vita,
lontano dai ricordi di un’assenza che pian piano non mi fece tornare.
Così, con queste mie
fragranze, con questo mio amore ho vagato per altre spiagge e altri mari, ma
sempre con quel che nel mio cuore si custodiva: la forza di remare per
raggiungerti ovunque tu fossi.
Età e mare, amore e
ricordi.
Tu sempre uguale,
sempre più desiderio, sempre più vita.
A guardarti è come se
io non fossi mai andato via, così provai nuovamente a nuotare, annaspando con
gran fatica a rimanere a galla mentre piano tu ti allontanavi, non c’era più
nelle mie braccia e nelle mani quella forza che un tempo sapeva stringerti a me
per trattenerti. Segni strani, solchi in cui scivola l’età mia, disegnati quasi
a deturpare, impronte di un qualcosa d’invisibile che passando lascia, non mi
riconosco più!
Ma c’è in me ancora
quel mio grande desiderio di tornare fra le tue braccia, a rubar baci alla tua
bocca salina, a prendere carezze che un tempo ci davamo su quelle spiagge di
rena bianca. E mi pare di tornare a vivere, di risentire quelle tue fragranze
che inducono al risveglio: Amor che d’amor sai vivere!
Sai, non ho mai
smesso di amarti, ancora adesso con quella rena bianca sui capelli che un tempo
lontano si piegavano e si muovevano come tu volevi fosse.
Non ho mai smesso di
desiderarti, nonostante certe assenze e vuoti contro cui è lotta impari.
Tu vinci sempre, io
sempre più sconfitto non ho più nelle braccia quella forza capace di sferzare
un mare che sempre più tende a trattenermi in quella lontananza in cui a volte
mi capita cercarti!
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