mercoledì 30 settembre 2015




Noi del mare…


Di Vincenzo Calafiore




“ Una volta che hai guardato il mare
camminerai per strade da cui potrai
sempre vederlo.
Perché lì sei stato ed è lì che vuoi sempre
tornare! “


Non c’era un giorno sia d’estate che d’inverno che io mancassi dalla riva. Per raggiungerti rubavo la prima bicicletta che trovavo e pedalavo come il vento per essere lì su quel pizzo di spiaggia di poca sabbia e di tanti sassi e scogli.
E tu eri lì, sereno e placido, lambivi come fossero carezze gli scogli piccoli di color viola e verdi, ma di un verde scuro, vivo, intenso, come il profumo che tu emanavi e lasciavi nell’aria.
Che io respiravo a pieni polmoni.
Se io ancora sono qui su questa terra misera e affamata, se respiro, se amo ancora, se vivo! Lo devo a te, il mio unico amico.
Ti ricordi quando di notte, incavolato e con grandi boati saltavi gli scogli grandi e raggiungevi il cortile del sanatorio?
Io dormivo in quella camerata che si affacciava sulla scogliera, ricordo la paura dei miei compagni nel vederti sbattere contro i vetri, ma io ero così affascinato da quel tuo spettacolo che rimanevo col viso appiccicato ai vetri e  mi pareva di sentirti, mi piaceva vedere i tuoi lunghi petali spumeggiare e svanire velocemente per dare il posto ai successivi, così tutta la notte.
Poi al mattino, quando il sole si affacciava eravamo tutti sulla spiaggia, a respirare il tuo profumo; io salivo sullo scoglio più alto e mi inebriavo di quella luce forte e intensa, di quei mille colori che si diluivano fino a sembrare tutto oro fuso su di te. Rimanevo in silenzio per ore, non m’importava di giocare, mi piaceva rimanere lì ad ascoltarti, mentre pensavo, mentre immaginavo di potermi calare e respirare come un pesce, scendere fino al fondale  e risalire gli scogli a guardare ricci rossi e murene negli anfratti, granchi e fiori colorati.
Tu conosci la mia vita, sai ogni cosa, sai quanto io ti ami e quanto impossibile sia per me rimanerti lontano; così con te negli occhi e nella testa sono cresciuto, tu non mi hai mai abbandonato.
Lo sai io ho avuto sempre paura di te, ancora adesso mi fai paura, ma sai quanto rispetto e amore ho per te: quella volta rischiai di annegare proprio in te che amo tanto!
Ho avuto tanto terrore della morte che ancora oggi quando vengo a trovarti non mi allontano molto dalla riva.
Ma questo tu lo sai e mi piace perché è una specie di patto fra noi, tu ti lasci guardare io mi lascio lambire come quei ciottoli che fai rotolare con gran rumore sulla riva.
Come sapevi che a un certo punto le nostre strade si sarebbero separate. Quel giorno lo ricordo bene è stato il peggiore della mia vita! Pensa che io sono andato sempre in città da cui avrei potuto sempre vederti, così fino a oggi che vivo in una città molto lontana da te. Non sento più da moto tempo la voce della risacca, né ho il profumo della salsedine nelle narici, non sento più la carezza del piede che sprofonda piano nella rena; per poterti vedere faccio molta strada per trovarmi alla fine in mezzo a gente che tutto fa tranne quello di guardarti e di ascoltarti.
Ma tu sei sempre lì nel cuore e negli occhi e chissà se un giorno potrò tornare su quel pizzo di spiaggia ove tutto è cominciato, chissà…… ci penso sempre!

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