Il lungo inverno addosso
Di Vincenzo Calafiore
6 Marzo 2021 Udine
“… io, prima avevo una vita
che ora pare non sia più mia
ma di un manipolo di uomini
che possono decidere cosa farne.
Questa che loro mi costringono
a vivere non è vita, è semplicemente
una “forma” un prototipo di vita
a cui non solo io siamo destinati
a vivere….. è semplicemente
una violazione di un “ fondamentale”!
E’ martellante ogni giorno
a tutte le ore, senza tregua, il messaggio
di questi saggi da strapazzo, come una goccia
che cadendo su un macigno alla fine
lo passerà da parte a parte …”
Non è finito l’inverno
addosso, l’impennata del vento gelido dello stillicidio giornaliero come un
bollettino di guerra, dei morti e dei contagi è un’aggressione. E’ l’inizio del 2020 pur essendo
il 2021, quando è iniziato tutto, era il preludio di un mutamento, è così è
stato, si vive
un clima di incertezza in cui
i sapientoni ti dicono ogni giorno che devi rimanere a casa, che non devi
lavorare, e che devi morire di fame!
E’ davvero facile chiudere
tutto! E poi?
Ma potrebbe anche non essere
così, e poi perché non vivere, o poter vivere la propria vita, e
chi può dire di cosa sono
fatto?
Ho visto abbastanza il mondo
da sapere che tutti siamo fatti di carne e di peccato, che tutti ci eguagliamo
E’ per questo che alla fine
uno si stufa e ha voglia di mettere radici, di farsi pane, amicizia,
fraternità, amore, pensare che vale la pena di vivere, che abbia più
significato di un giro di giostra.
E’ della verità, del
conoscere, dell’amore, del narrare, del fare poesia, che si ha necessità in
questa vita, non di quello stillicidio quotidiano che invece la vita la toglie.
Riuscire a concepire che
vivere non è quello che ci vogliono imporre, vivere vuole dire anche non essere
soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di nostro
che anche quando non ci sei resta ad aspettare.
Lo so, vorrei avere più vicina la vita che ho avuto e che mai più
sarà la stessa, e invece vivo nei suoi ricordi in cui è facile immergersi e difficile
poi salvarsi …. Lo so che era bella come la luce che hanno certe albe, certi
tramonti!
Ma ora sono solo immagini
crude, meno poetiche, talvolta visionarie di un dì che non è più; e per
immaginarlo è un viaggio nella dimensione interiore; un viaggio in cui ci si
immerge nel profondo di se stessi.
La vita finisce ogni giorno e
ogni giorno prolunga la sua esistenza in un marasma contraddittorio di
decessi-ricoveri,contagi, che occultano ciò che è in piena evidenza:vivere.
Di continuare la nostra
avventura su questo pianeta.
Ma la verità è anche che non
abbiamo nessuna religione che ci tiene assieme, nessun progetto di vita da
condividere; basterebbero a denunciare l’imbroglio di questa storia, del suo
aver portato l’umano dalla civiltà della parola alla civiltà dell’isolamento
totale.
Navighiamo in un mare di male
affare, di false notizie, di imposizioni, di costrizione a vivere da coatti e intorno a noi tutto un
panorama di morte e solitudini!
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