Di Vincenzo Calafiore
10 Giugno 2021 Udine
“ ….. dimmi amore, che cosa è la vita? “
Oh Dio,è così difficile doverti
ancora immaginare, come un detenuto immagina la libertà, dentro un fazzoletto
di cielo schiuso e ogni sogno prende la sua via di ritorno; è un ritorno in
tutte le sere, e poi la notte nella marea più bassa ove i sogni si raggrumano
come sangue attorno a una ferita.
Lo vedi cosa scrivo?
Sarà poi vero che i sogni abbondano nella testa di chi sa in che
maniera allungare le mani?
Così mi pare d’essere un passero che cerca rifugio in una chiesa
sconsacrata, ma che ancora conserva in se tutta la serenità di un “mare” capace
di tanto amore.
Io lo so di amarti, amarti così come tu vuoi, amarti con un’altra vita,
per portarti via dal sogno con me, per me, con me per sempre.
Mio Dio, che grande peccato questa lontananza, è come un angelo senza
ali!
Lo vedi? Questo è il colore del mio tempo, il grigiore! Tu non ci sei ed è come se tutto accadesse
per non incontrarci, la cosa peggiore che possa accedere a una riva che aspetta
sempre la sua onda….. non incontrarla.
Ricordo le tue parole, di più quelle che pensi di dire e non dici, ma
c’è una parola che non dici più: amami!
Soffro di una malattia che mi dicono sia incurabile: la speranza!
E’ la speranza di vivere, e io vorrei vivere …..come scrissi tanti anni
fa sui banchi di scuola al Liceo: “ Lo
so crescerò e diventerò uomo, ma io voglio essere sempre quell’ala che taglia
il vento, accarezza sfiorando le creste dell’onde! “ E’ questa la mia vita,
così è sempre stato, mai prigioniero di nulla, libero come il sospiro della
notte.
E in questo ci sei tu!
Così piccola e leggera, così leggiadra nelle ore perse con gli occhi
sbarrati in una vana attesa.
E allora Tu, raccontami, dimmi di te che vivi dall’altra parte del
mare, raccontami i quali colori riesci a vedere di quel mare che ci separa?
In questa terra noi abbiamo i nostri morti!
Quei morti desideri, quei pensieri che ormai non hanno più senso, forse
ci conosceremo appena, incontrandoci. Forse ci annuseremo per riconoscere il
profumo della pelle … chissà se la memoria riuscirà a ritrovare in quel cimitero
vuoto di preghiere.
Io penso spesso, o quasi sempre a quel treno che lentamente
sferragliando si allontana dagli occhi in vaste praterie; è la mia vita che se
ne va senza sapere dove.
E ogni giorno, tutti i santi giorni cerco un significato da dare alla
mia esistenza, un significato che sappia di memoria, forse senza riuscirci. Che
importanza ha? La vita è questa cosa arida e secca come una noce, a volte o di
poche volte blu aurorale o lunare.
Ma è sempre vita, la mia vita che piano piano se ne va senza mai darmi
una ragione, o forse si, in quella prigione di sogni fatti di cuore e di amore,
che all’alba non riescono a spiccare il volo, verso l’ignoto che li attende.
A mancare in tutto questo è la magia, quella magia dell’incontro, di
parole appena sussurrate mentre mani e braccia si stringono attorno al fuoco
della vita!
Io non saprei di che colore dipingere quelle tristezze che sempre più
si assiepano agli orizzonti, non saprei di che colore dipingere la mia vita di
uomo a metà; eppure nonostante ciò io vivo e nutro la mia anima di speranza a
ridosso di quelle malinconiche attese di un miraggio che possa materializzarsi
all’improvviso e dissetare l’anima.
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