Non è proprio…vita
Vincenzo Calafiore
“ ….. pensieri
rimasti
come certe foto, in un rullino … “
vincenzo calafiore
Immagino strade
piene di parole e tutte convergenti nella stessa direzione, nonostante il
peggio, in cui sembra dover convivere con il peggio del peggio, ci sono
tuttavia, non so se per fortuna, situazioni di attesa, nel quotidiano divenire.
Durante le quali è
come se le singole esistenze rimanessero sospese, in vista di qualcuno, di
qualcosa; solitamente di un evento, di un approdo, di una conclusione di una
nuova tappa nella corsa terrena a un traguardo incerto.
Non è proprio vita!
Ma una sorta di cosa
in cui si è in un certo qual senso obbligati, da chiamare con qualsiasi nome,
ma non con quello di: vita !
Una forma di
avventura umana intrisa di autobiografie e vicende riflesse.
Sono innegabili e
letterariamente inevitabili simbolismi, quelli dei vagoni, delle rotaie, delle
stazioni dimenticate e dei polverosi scompartimenti …. Micro mondi, in cui di
continuo si compongono e si scompongono nuclei d’improvvisata familiarità,
rapportati alle stagioni, ai fatti, agli eventi e alle occasioni perdute del
vivere.
E’ inevitabile una
profonda riflessione sullo scorrere del tempo, e non importa se accelerato o
ritardato come le immagini che scorrono fuori dal finestrino, mischiandosi e
confondendosi alla velocità della vettura.
Tutto è concentrato,
anche l’amore, in un – attimo - . Gli
attimi lunghi un’eternità. O le eterne attese in un attimo risolte, nel momento
conclusivo di ogni personale “ viaggio “ che a sua volta è partenza verso un’altra
lontana, incerta, meta.
In questo odierno
non c’è spirito di avventura, non c’è ansia di scoperta, non c’è voglia di
conoscere, non c’è desiderio di cultura, di narrativa, in quel nostro
pendolarismo dell’anima e del corpo che si identifica in quegli spostamenti
abituali, giornalieri ….. eppure anche
lì, in quella situazione è viaggio, se lo stesso può suscitare ricordi o
riproporre sensazioni: evocate da quelle piccole-grandi avventure o se vogliamo
più spesso disavventure che ne compendiano la funzione e ne connotano il
significato.
In tutto questo
vivere, però manca una cosa fondamentale: il vero significato.
E’ invece un -vicevissuto
– la propria singola esistenza sospesa durante i mille passaggi in treno dell’infanzia
e dell’adolescenza talvolta dell’ancora lunga stagione della cosiddetta
maturità.
Che come sempre
trasforma la memoria in bilancio o inventario, cui attingere nei momenti nodali
dei rendiconti alla propria esistenza.
Riemergono dalla
memoria, da quelle stazioni sperdute e dimenticate, le grandi occasioni
perdute, gli amori mancati, le amicizie scordate o abbandonate in un vecchio
deposito bagagli, gli incontri mancati a volte per una minima davvero minima
frazione di tempo; perché negli spazi di questa vita non vita tutto sembra
scorrere pigro e uguale a se stesso, e tutto può divenire nel contempo
importante e fondamentale.
Basta la coincidenza
giusta, un posto a sedere, una cuccetta, di un tozzo di pane e un bicchiere di
vino scambiati con la medesima simultanea familiarità delle parole, che fanno
parte della statica umanità in movimento sui lunghi treni dell’esistenza con il
resto del mondo, con quelle comparse affollate dietro lo schermo di un finestrino, rapide
nel loro incidere come fotogrammi di un film che altro non è dalla
rappresentazione realistica della loro vita.
Meglio allora stare
dentro o stare fuori sentirlo come proprio il pacato meditare da
scompartimento, o escluderlo come inutile frazione d’esistenza regalata all’inerzia
della morte?
Esposti come siamo
in prima linea alle contraddizioni, alle inefficienze, alla diffusa insensibilità
sociale, pensiamo di vivere, mentre in realtà stiamo soltanto che morendo piano
piano senza rumore, senza accorgersene.
Al punto che i
giorni, i mesi e gli anni che scorrono lenti e veloci dentro e fuori le rotaie
finiscono per corrodere la vita o ancora peggio per scambiarla con una
permanente – vicevita - che è supposizione,
supplenza, di ragione e sentimento, e dunque rischiosa ipotesi di rassegnata
accettazione del nulla!
“ .. succede così alla
fine di ogni notte avere addosso il desiderio di incontrarti magari nell’ultima
marea colma di emozioni, accade senza vergogna di desiderarti e viverti come un’ultima
emozione.
Quasi sempre solo davanti
a un’alba amara come un caffè bevuto da solo. Succede così ogni notte di
sognarti, anche questa notte senza riuscire ad abbracciarti, a chiederti come
stai? “ Forse è questa la vita.
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