Vorrei tornare a scrivere di “ politica” e facendolo
diventerei oltre che insopportabile anche volgare perc
hè
volgare lo è. Oltretutto sarebbe anche inconcludente, otterrei solo che a farmi
del male, mentre loro con le facce di suola restano sempre lì arroccati e più
forti. Quindi per me e per voi rimango nella “ 100 pagine in una” inventandomi
per ripiego storie che forse non incontreranno il Vostro favore, col rischio
anche di divenire lo stesso inopportuno; ma penso che almeno a qualcuno questi
brevissimi racconti facciano compagnia o che lo facciano sognare, distrarre,
allontanarlo per una brevità dall’usualità propria del quotidiano, non siamo
delle macchine o cibernetici, neanche degli umanoidi, siamo degli esseri umani
che hanno ancora sentimenti e piaceri che allontanano la morte certa. Penso al
mio amico Piero Fundarò il quale stando a quello che mi disse un giorno, stampa
questi fogli e li conserva, come me, che ne farò alla fine un libro da tenere,
allora questo mi da piacere, mi fa continuare. Non vogliatemene a male, e se
qualche pagina non vi piace stoppate l’istinto di cestinarla al momento, ma
tenetela per rileggerla in seguito la potreste trovare poi interessante. Non
dico sempre, ma ogni tanto anche se con brevissime note ditemi qualcosa, pure
una cattiva parola, ma fatelo anche per non rimanere anonimi amici.

IL SEGNO SULLA PELLE
By Vincenzo Calafiore ( manuzza)
<< Tu, lo sapevi che avrei finito per ricaderci nuovamente e non
hai fatto nulla per evitarlo, aiutarmi invece a non farlo, a rimanermi
accanto…. >>
Sono state le ultime parole che ti dissi prima che tu sbattendo
violentemente la porta uscissi definitivamente dalla mia vita.
Era una condizione davvero insopportabile, per certi versi
contraddittoria, noi due schierati su posizioni diverse ci siamo dati battaglia
per una vita intera quasi.
Assieme siamo andati per confini oltrepassati, abbiamo raccolto rose
nei deserti, e dissetati nelle pozze. Ci siamo amati e forse ancora ci amiamo
lo stesso nonostante la nostra separazione. Per me tu sei molto importante e
senza te io certamente non esisterei neppure o peggio ancora non sarei quello
che sono oggi anche se ho la testa con pochi capelli bianchi.
Sono venuto a te maggiormente di notte e rimasto fra le tue braccia
fino all’alba, assieme abbiamo sognato e fatto sognare altri che come noi si
amano e non lo sanno.
Ti ricordi quando ti dissi che tu sei il segno più bello che ho sulla
pelle? Be… allora riuscimmo pure a litigare perché non avevi capito che quel
segno altro non era che le nostre anime disegnate profondamente proprio come un
tatuaggio del quale io ne andavo orgoglioso, fiero di appartenerti e del tuo
essere in me.
Con te e solo per te, ci sono state notti bianche, specialmente quando
andavo oltre le 100, o quando segnavo sulla tua pelle certi miei pensieri per
non dimenticarli. Ma anche per dirti quanto io ti ami ancora, e dipenda da te
come drogato dalla tua essenza, dalla tua verginità iniziale, dai tuoi
riferimenti che come rotte sicure mi fanno navigare su mari più o meno burrascosi.
Ecco perché ti amo.
Ecco perché ami essere tracciata, segnata continuamente dalle mie
parole, che ti raccontano intimi segreti che tu custodisci.
Ti amo troppo.
Ti amo mia dolce compagna, o culla di madreperla! Come vuoi sempre
vero, sempre umano, sempre incerto.
Quando ti lascio ti porto via lo stesso per ricordare, per poter ancora
amare e pensare che con te accanto potrò sempre lasciare questo vivere indegno
e volare.
Si!
Tu mi fai volare, follemente, indegnamente, fortemente coi sensi, con l’amore,
con il sesso, con gli occhi, con la musica che è in te, quando sfogliandoti
rileggo ciò che ti è stato da me donato e ti ringrazio perché senza di io non
avrei ragione di esistere
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