IL MARE IN TASCA
By Calafiore Vincenzo ( manuzza )
Nel mio paese di
montagna dove, se nevica, non si distingue la neve dal cielo. I bambini
ascoltano le storie raccontate dai vecchi seduti su vecchie seggiole
impagliate, davanti ad un fuoco; nelle lunghe giornate senza sole e di vento
gelido. In una estate fresca e odorosa giunse Manuela, giovane e bella,
attraente; prese in affitto una casa in fondo alla strada che porta fuori dal
paese e muore davanti al bosco. Durante
il giorno andava a passeggiare dentro quella natura aspra e silenziosa, per
certi aspetti opprimente, ritagliata in ristretti spazi di malinconia che a
volte lascia attoniti. La incontrai al limitare del bosco, ci guardammo negli
occhi senza aggiungere una parola di più al ciao scambiato.
Quell’incontro cambiò
la mia vita sin dalla stessa sera e si diffuse nella notte in un’insinuante
proiezione di pensieri come se facessero parte delle singole storie degli
uomini e delle cose stesse,dilagano in sordina in ogni luogo ed età stendendo
un silenzioso velo di protezione.
Sin dall’avvio ebbi
solamente guardandola, “ il mare in tasca”, si frantumò la continuità
quotidiana inserendosì, tutto, io compreso divenimmo situazioni in movimento.
Il gusto del sale in
bocca lasciato dai giorni invisibili, raccogliendo qua e là le incertezze
dell’immediato, surreali per certi versi, ricamandoci sopra composi luminosi
affreschi di stupidità cosciente, davanti la sua immagina che la mia mente non
ancora stanca ripropone.
Così io, narratore di
me stesso, scrivo per me bugie tralasciando che l’amore è negli occhi di chi lo
guarda e che il viaggio che desidero compiere è più importante del traguardo.
Un viaggio dal tempo
infinito, iniziato da una bugia!
I paesaggi, le
persone, l’amore, incontrati via via, maschere vagabonde ricoperte da
pesantissime illusioni finiscono per trasformarsi in crudeli lacerazioni
interiori; poi, come scheggia di un’immaginazione precoce, s’impiantano in
testa.
Cammino su questa
spiaggia sconosciuta incontrando scogli uguali a soldati annegati che
risuscitano per maledire la notte che come una gigantesca mascella l’ingoia,
mentre il mare si dibatte su di essi come a volersi divincolare dalle colpe.
Si avverte tuttavia
nel mio risveglio il disaggio dei giorni invisibili, gli affanni e i dubbiosi
approdi.
Cuore che non mi
vuoi!
Amore accidentale e
sogni spezzati.
Fra le cose che
chiedono di tornare là dove tutto ebbe inizio.
Ma la vita continua
con le sue quotidiane mappe marginate dal mistero.
Ti vorrei chiedere se
mai mi hai amato!
Una figurazione
inevitabilmente frantumata, che lascia tracce di se a chi vorrà trarre dalla
sue pagine più precise cognizioni: la vita!
Se ne và come la neve
senza rumore.
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