LA FORMA DELL’ARIA
By Vincenzo Calafiore
Più o meno alla mezzanotte, la luna era già alta, luminosa
come gli occhi del sole, incipriata vanitosamente se ne stava a guardare
qualcosa che in basso si muoveva su una spiaggia deserta.
Prima riuscivo a dormire un po’ di più, quando i piedi erano
leggeri come ali di gabbiano, ora che in questa mia età maestosa sono una forma
dell’aria con qualsiasi tempo e in tutte le stagioni mi sveglio sempre alla
stessa ora come ubbidendo ad un forte richiamo interiore mi reco sulla spiaggia
che mi appartiene fino all’alba.
Passi pesanti e affanno lasciano impronte sul filo alto del
bagnasciuga, confine che il mare ridisegna giorno e notte, per non perdermi nei
chiari scuri d’una conchiglia conficcata nell’infinito.
Così io torno.
Così muoio ogni notte all’ombra di un ricordo che si rinnova
al mio pensiero di bianco sale.
Lei era un sorriso.
Lei era tutto quel che giace in fondo all’anima.
Quando la mia vita prese forma io cominciai a respirare
l’aria triste dell’amore, incontrandola incontrai quei passi smarriti de un
mancato rientro nel cerchio magico tra occhi e mento.
Che come il mare fa con la riva io con le dita le
ridisegnavo sorrisi e carezze a fior di pelle.
Mai per lei negai
poiché di me s’era preso tutto anche ciò che in serbo tenevo da tempo.
Al suo sorriso ho donato la mia vita.
Però.
Che strano gioco sarà mai questo trattenuto da legacci di tela
bianca che lei usò sul suo corpo teso come la corda di un imzad?
Perché ancora oggi in questa mia età imbiancata dagli anni
sento dentro di me la sua voce o il suo frusciare come vento tra i rami, sotto
le lenzuola di lino abbracciati uno di fronte all’alto labbra con labbra e
occhi con occhi?
Dov’è ora lei?
In quelle strane vibrazioni notturne in fondo al cuore, avverto
l’eco dei suoi passi e del suo ansimare quando piano le levavo le sue vesti
bianche.
Cadevano i cieli ogni notte entro il quadrato di un’alcova
di veli leggeri e luci soffuse negli aromi d’incensi.
Talvolta stupiva l’alba con la sua luce degli occhi.
M’imprigionava fra le sue braccia fino all’alba quando
spariva lasciando la sua forma d’aria negli occhi.
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