SE IL COLORE DOVESSE PRENDERE FORMA
Di Vincenzo Calafiore
Momentaneamente lo spettacolo venne
sospeso, calò giù il sipario e noi, io compreso, marionette sospese a fili
invisibili venimmo messi a terra in un angolo del palcoscenico, afflosciate
come vele senza vento.
Con gli occhi fissi
al centro dello stesso orizzonte, smarrite in quel silenzio, avemmo tutto il
tempo di pensare e udire il frastuono degli applausi, del frusciare del sipario
aprendosi e chiudendosi;
di sentire l’alito e
il respirar lento di mangiafuoco chinato a render onore alle nostre esibizioni;
quale misura triste, quale solitudine in quelle mani che stringevano a pugno
chiuso i fili della nostra vita, della mia vita. Ricordai la notte prima
navigavo a pieno vento in un mare tanto diverso sulle ali della libertà; per la
prima volta mi ero sentito quasi umano e piansi. Avevo cominciato a pensare, ad
immaginare, a parlare a squarcia gola, a sognare; piansi a veder le mie mani
immergersi nell’acqua senza paura, piansi per il mare in faccia.
Quanto è stato bello
sentirmi e pensare, essere “umano”…. E
cominciai a scrivere poesie, per raccontare il mondo che avevo visto
dalla profondità degli occhi miei tondi e statici; raccontai i miei sogni a
quel silenzio pari al respiro del mondo.
Ma ora in questo
angolo buio di tristezze, di grigiore, non c’è vita, non ci sono sogni né
ricordi. Fisso un lampo lontano che richiamò l’attenzione di noi marionette,
attratte come falene rivolgemmo lo sguardo; non era un faro, ma una lama lucida
e affilata, grondante di sangue, di altre marionette sgozzate.
Era la realtà del
buio.
Mentre s’udivano proclami e inni, la fredda realtà di un mondo appena
dietro il sipario, noi pensammo che forse la nostra unica salvezza da quel
grigiore era di partire, mettersi in viaggio alla ricerca di un’anima che
potesse darci quella vita che Mangiafuoco ci aveva tolto, di riprenderci i
nostri sogni, i nostri ricordi e volare sulle ali della libertà.
Sogni e poesia, ricordi e vita, tutto d’un fiato recitammo come un
padre nostro, una coniugazione mentale, che ci fece alzare la testa, e mani,
mani che tagliarono i fili invisibili dell’ipocrisia, dell’ignoranza, delle
guerre, della stupidità! Umani in una notte, col calore del sangue nelle vene,
con occhi che avevano ricevuto altre visioni di altri orizzonti. Andammo via da
quel terrore, dalla quotidianità sanguinaria che come il Minotauro ogni giorno
si nutriva esigendo e mietendo nuove vite.
Nessun commento:
Posta un commento