Di giorno in
giorno
Di Vincenzo Calafiore
26 Luglio 2017 Udine
Non si fa in tempo a stringere in un abbraccio ciò che ami
che già non c’è più, le cose cambiano repentinamente senza accorgersene, a
volte senza dolore, senza parole; cose che non tornano più.
A guardare il mare è sempre lì come un amico sincero, è lì
ad aspettare e se va via torna come onde alla riva; allora chiedersi perché
invece negli uomini o con gli uomini come umanità non accade alla stessa
maniera?
Forse la risposta sta nel non saper amare o nel sapere
accudire ciò che più conta e anteporlo ad ogni aspetto a cui la quotidianità
purtroppo impone o propone.
Ma tu nella verità mia non sei mai andata via, e se qualcuno
è andato via sono proprio io, l’uomo che curvo se ne va col peso di quanto è
stato lasciato macerare.
Era ciò che avevo in testa, tornare, ma verso chi o che cosa
ancora in questa età tardiva non lo so neppure io e nonostante ciò desidero dare ascolto a quel desiderio che mi
spinge a tornare; in questo sono più brave le tartarughe che tornano sempre
sulla stessa spiaggia a depositare le uova che poi saranno altre tartarughe che
faranno ritorno assieme al mare a quella spiaggia.
La mia solitudine è un castello che imprigionandomi
costringe a passare per gli stessi corridoi o ad attraversare le stesse stanze
alle cui pareti sguardi minacciosi di cose sonnolenti seguono come ombre i miei
passi; così nasce la mia vita?
A questo orizzonte che se solo appena sfioro, si animano e
tornano in vita i vecchi e stanchi di memoria ricordi che invece vorrebbero
essere da questo ingoiati, per finire, ed essere dimenticati in quell’oblio che
è la quotidianità.
E’ amore sciupato, è vita sciupata in un continuo
rincorrersi in una scala immaginaria mai verticale; è una specie di canzone che
risuona in testa, cantata con parole sbagliate, senza tonalità, senza colore:
l’ addio.
Ma è poi così necessario rimanere come spiaggia ad aspettare
il mare?
E’ così necessario amare o amare è necessario per vivere?
Se tu sapessi quanto io ti abbia amato, non avresti
abbandonata la spiaggia ove tutto ha avuto origine; se tu sapessi veramente
amare saresti tornata come rondine al nido!
All’alba aprendo gli occhi spero ogni volta di trovare ciò
che ieri c’era, la paura di leggere un
“ no “ è una presenza fisica che schiaccia sotto il suo
peso, poi mi rendo conto che io in realtà vivo da sempre dentro un no e così
svanisce la paura per lasciare posto alla certezza della spietata quotidianità
che toglie il respiro, annulla ogni sogno ancora sul nascere.
Sogni che non svaniscono e sono lì impigliati nelle sue
maglie, dormienti, in attesa delle tenebre per riprendere a vivere lo stesso
scenario, lo stesso patos.
Dimmi che questo è amore!
Dimmelo affinchè io possa dare una ragione al mio esistere.
Dimmi che m’ami anche quando andando via lascio di me segni
che come tracce a me ti porteranno ovunque io sia, perfino in te, nei tuoi
labirinti opachi o nella penombra di un si in attesa, come una spiaggia il
mare!
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