In uno schiocco di
dita
Di Vincenzo Calafiore
10 Agosto 2018 Udine
“ … sai, appartenere a
qualcuno è
o sarebbe la cosa più bella
che potrebbe accaderci.
E’ come appartenere a un
paese, a un universo, ma
se non ami o non si è amati
“tutto” è un paese che si svuota,
in cui non vale più
rimanerci….”
Era già da tempo che
volevo andare via, cancellando le impronte sulla sabbia che puntano al mare.
Ormai nulla è più come prima, voglio dire qualcosa di diverso: non esiste più “
qui “ per me, ed io non esisto più qui.
Capisco benissimo
chi si inganna di felicità e che la veda ovunque, in qualsiasi cosa faccia,
comunque sempre.
E’ l’inconveniente
di chi se n’è andato.
Chi è rimasto in
questa “cosa” chiamata vita, ha perso la felicità, chi è riuscito ad andar via non
se ne libera.
Sentivo che parlando
così tiravo fuori antichi malesseri, forse vecchi risentimenti, tracce di
antiche battaglie di una lunga guerra ormai persa. Coglievo una certa
aggressività nelle parole e nello sguardo di Anna, forse la distanza che non
aveva mai accettato.
Con fare distaccato
e melanconico, conclusi: la felicità è un paese di mezzo, non esiste o forse
non è mai esistito.
Lei, sorrise, poi
pensò – Non esiste nemmeno Anna - <
ti diverti - fece lei – Fai il
misterioso o ironizzi >. No, dissi
compiacente, quasi con la dolcezza dei bei tempi, non voglio prenderti in giro.
Guarda lo spettacolo fuori, vedi il sole che si sta abbassando?
Tra poco sarà
all’orizzonte, taglierà ogni cosa che svetti in alto, attraverserà quelle
nuvole, si confonderà con esse poi andrà a cadere nel mare.
Anna ascoltava,
silenziosa, contratta, io continuo: Vedi le nuvole bianche e dense che lo
circondano, lo nascondono e lo scoprono; sono in alto, sopra le nuvole, vado e
torno… come meglio mi piace, quando sono stufo di stare e aver a che fare con
gente vuota come canne al vento.
Quando sono qui mi
nascondo, non esiste più nulla perché io non ci sono più, so come diventare
invisibile e apparire quando lo desidero.
Anna mi interrompe e
chiede se può mettere un disco.
< Il nostro primo
disco>….. disse quasi scandendo le parole …. Mi guardo attorno, affacciato
dal balcone … pensai alle nuvole d’inverno.
Certi pomeriggi,
quando mi alzavo dalla scrivania, le fissavo con intensità e ansia come accade
quando si aspetta l’arrivo di una persona cara.
Avevo voglia di
accarezzarle con la mano, prenderle e metterle stese sul mio letto, tanto erano
basse e vicine. A volte avrei voluto fissarle da qualche parte o tenerle ancorate
a terra come fossero una nave; e se costruissi una nave a remi capace di
galleggiare nell’aria e magari poterle raggiungere e andare oltre le nuvole….?
A volte ho avuto la tentazione di riempire di nuvole, le case abbandonate, le
piazze, le vie strette e vuote, i vicoli bui; a volte costruire dei grattacieli
alti come quelli di Manhattan, mentre le note di New York City Serenade di
Springsteen cominciarono a parlare dei tempi che furono.
Bruce lo avevo
ascoltato a Roma, quando studiavo all’Accademia e quando ancora il futuro the
boss era conosciuto da pochi amanti della musica d’oltre oceano.
L’estate, quella
famosa estate tornai a casa con il 33 giri, lo feci ascoltare a chiunque
venisse a trovarmi e soprattutto ad Anna, proprio nel periodo in cui la nostra
storia stava per finire.
Quella musica … una
dolce mescolanza di vicende e di inquietudini, mi ricordavano Robert De Niro e
Martin Scozzese, musica per accompagnare le notti belle e silenziose, lunghe e
solitarie, a cui piano piano andai e ancora ci sono dentro.
Le mie notti
bianche, come quella Serenade, sono diventate la colonna sonora di paesaggi
sfrangiati e senza centro, di case vuote e in abbandono, di rughe chiuse e
desolate, di un bisogno di vita così come i canti di partenza e di distacco lo
erano stati per generazioni di emigranti, che partivano col sogno di tornare e
finivano col non tornare più.
Certe volte con
quella voglia di fuggire su una nave a remi lontano da questo mondo ormai tutto
uguale e tanto somigliante.
Quella canzone
accompagnava e accompagna ancora adesso che ho i capelli e la barba bianchi, la
solitudine e le fughe nella notte rimanendo seduto ore davanti a una scrivania.
Anna, non mi ha mai
chiesto dove trovi le storie che racconto, ma non le ha mai neanche lette,
forse non sa, che ora come ieri è possibile essere invisibili o andar via su
una nave a remi lassù nel blu oltre il blu!
Soltanto con uno
schiocco delle dita!
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