Vivere aspettando d’essere
rapito da un sogno
Di Vincenzo Calafiore
25 Ottobre 2018 Udine
“ … lo sai che in Amore tutto
appartiene
io ti appartengo come il sole
e la luna al mare.
E’ un amarti che conduce alla
felicità come quella
di starti vicino a volte per
inebriarmi di te e rimanere
sconfitto in un ritorno tra le
tue braccia che mi sanno
accogliere come fossero culla….
“
Vincenzo Calafiore
Alla fine di un settembre svenato dal cicaleccio di voci all’imbrunire,
s’avverte forte l’aspro profumo di un ottobre fanciullesco … sulla sabbia umida
chiare impronte di gabbiano e conchiglie vuote nei leggeri sbalzi della
risacca.
Sapevo chiaramente a cosa andavo in contro se mi fossi
lasciato andare nell’incanto del tramonto, sapevo chiaramente che sarei finito
nel girotondo della memoria, sullo sfondo di Trieste negli ultimi fuochi d’una
lunghissima estate.
Io e la mia speranza d’essere rapito da un grande sogno
assieme alle mie inquietudini, ma avanzando nella mia età crepuscolare mi pare
d’essere un superstite o un sopravvissuto di una lunga guerra, intima e
silenziosa.
L’amore, vicina di casa fin dalla fanciullezza, sposa dalle
mille sembianze e sfumature, pare che a un certo punto si sia allontanata
lasciando vuoto e solitudine di se; dinanzi a me il paesaggio frizzantino di
una città che si risveglia sulle note del Danubio Blu fino al cadere di un sole
maturo sulle Rive.
E’ uno stato d’animo di chi conosce i giorni vestiti sempre
uguali o di chi si getta – ubriaco- dietro i giorni che si sommano più o meno
nello stesso scenario, è come la condizione di uno scrittore con la sua
scrittura che si assottiglia fino a rappresentare anche l’insignificanza.
E’ un vivere aspettando d’essere rapito da un sogno! Da un
grande sogno.
E’ un cambio di scena repentino la vita, è come una pagina
di un racconto mai finito che prende vigore là dove si spezzano gli aneddoti,
le medesime derive umane o di un personaggio fin troppo umano.
Incontrandola nascono altre nuove accelerazioni, imprevisti
impulsi d’una bramosia mai assopita, si rinvigorisce la trama di un quotidiano
che a volte sembra di arrestarsi.
Svegliarsi col desiderio di viverla … la vita che come una
donna affascina e travolge con rinnovata emozione che mette in moto una catena
che sgrana il cuore; passano nella memoria o in quel poderoso affresco dell’innamoramento
continuo della fantasia … questo è il mio amarti!
Ma in fondo al palcoscenico di questa vita ci sono io con le
mie schermaglie, con le mie fughe dietro le quinte come a inseguire un sogno
recitando nel buio….
Ma queste pare non siano altro che trasfigurazioni studiate
appositamente nelle più flessibili sfumature, disinvolte a volte, appassionate
e maliziose altre volte, che forse esistono solo nella scena che la vita a
volte propone, seguite da protagonista o che lo stesso protagonista ha creato
per “ l’ Amore “ nello spettacolo di una
quotidianità lusingata.
In questo circo a volte amaro e festoso si coglie il senso
nella più grande misura di un ti amo a volte, o di un amore che potrebbe ancora
giungere in questa età crepuscolare sempre assediato dalla solitudine, dall’ansia
celata nell’allegria, dalle chimere della perdizione.
Intorno, il passare delle stagioni modula spiragli di vita
invasa dal perenne variare dei colori:
nella vecchia storia del nascere e morire tra le braccia di
una donna.
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