Di Vincenzo Calafiore
01 Gennaio 2019 Udine
“….. pensi che “tutto” ti
appartenga
perfino un sogno e invece non
è così
nulla ci appartiene! Ma una
ragione sì.
E allora che sia tua, falla
tua ad ogni costo
e poi dalle il nome che
vorrai, chiamala
pure sogno o semplicemente col
suo nome
vero: vita! “
Vincenzo Calafiore
“ Questo è il “ primo pezzo “
della lunga serie, spero, dell’intero anno che avrò davanti; è o sarà un lungo
percorso che più o meno si affaccerà nel panorama che più mi aggrada: scrivere
dell’amore. Mi sono chiesto perché io lo faccia, forse per me stesso, per
rammentarmi quanto dolceamaro sia amare o semplicemente per qualcuno o qualcuna
che leggendomi potrà conoscere i vari aspetti o le diverse sfaccettature che
sono dell’Amore e dell’Amare. Non importa in quanti/e li leggeranno, magari
fosse uno/a sarebbe la stessa cosa!
Sono purtroppo ancora troppi
gli uomini capaci di uccidere una donna il cosiddetto – femminicidio –
imperversa e sembra che nessuno possa arrestarlo, è un fiume di sangue e di
dolore che lucida le coscienze … ma la coscienza pare che sia morta o che non
esista più, al suo posto invece ci sono tanti articoli, tanta tv, tanto
bla,bla,bla, poca vera giustizia!
E fino a quando uno di quegli
uomini non prova o fa la stessa fine che ha fatto fare alla sua vittima, questo
fiume continuerà a scorrere sulle nostre coscienze …pietre di un fiume amaro”.
A guardarla bene, o a saperla
guardare la vita è come un cielo di notte, a volte è stellato e a volte a malapena
le vedi, ma c’è quel grande senso dell’immenso, l’impotenza e l’arresa a quella
cosa che ti tiene ancorato a terra e non ti fa volare, c’è il peso della
distanza, c’è il vuoto tra te e il cielo. Ma c’è anche la poesia e la
commozione quando una stella cadente l’attraversa e sparisce, e immagini anzi
in quella stella cadente ti ci vedi e allora sì diventi triste… ma alla stessa
maniera la poesia stessa ti dà una spinta verso l’alto e allora sì che il tuo
cielo lo raggiungi: sei finalmente felice tra le sue braccia!
Lei, svegliandosi nel suo
letto, vuole cancellare al più presto la nostalgia del sogno, ma non dissolve
un senso di perdita.
Io, abbassando la serranda
della finestra, per smorzare la luce, sono oppresso dall’angoscia di non
poterla amare anche solamente sfiorandola con gli occhi, mentre al di là dei
vetri lenta e inesorabile la pioggia continua a cadere senza tregua.
Nella mente i pensieri si
spostano da un punto all’altro, come fossero dei fatti che si spostano da un
punto all’altro di una pagina lineare e molteplice, conclusa nei punti
nevralgici anche quando sembra liberarsi dai suoi confini e spostarsi più
avanti, verso luoghi da esplorare, una riaffermazione dei singoli motivi,
sopravvissuti ai pensieri bui come la pece, lasciando tracce di malinconia in
un area che pare raccogliere tutti i sentimenti e le sfumature di un sentire
amore, un’onda di caldo umido che arriva addosso e non lascia più tregua.
E’ il forte senso generale di
impotenza di fronte al disastro del distacco e della lontananza, della distanza!
Serpeggia intanto la
malinconia di lei, così dolce e così distante, dimenticata, tra le cose di una
quotidianità spregiudicata e impertinente; un contrappunto amaro di dolcezza
sfiorita, dell’andare del tempo inarrestabile e pure di quel grande deserto di
passato che nessuno si sognerebbe mai di esplorare che invece pian piano mi
sotterra.
Così è l’amore, quello della
presenza-assenza come una conchiglia dorata ove risuona la voce del grande
dispensatore di immortalità: l’Amore- vita !
Nei miei libri nessuno muore.
E se un personaggio che amo muore, per resuscitarlo mi basta tornare
indietro di un po’ di pagine;
sono capace di addormentarmi leggendo me stesso, e alla stessa maniera vivo con
molta intensità l’amore per lei e la letteratura, medito sul vuoto, misuro la
velocità del pensiero rivolto a lei, nel corso della mia inquietudine
nell’attesa di vederla spuntare da qualche parte.
Lo studio è quindi solo
apparentemente un paradiso, in cui sono come estraneo alla vita e respiro
un’aria di strana, meravigliosa follia diffusa dentro e fuori di me; ma in
verità è un campo di battaglia ove si contrappongono desideri e sconfitte,
vittorie e arrese, ma ha una valenza molto più di umanità poco rapportabile a
un mondo che ovunque tende a diventare finto, che ha perso valori e sentimenti
su cui far giacere la vita.
C’è una luna preoccupata che
guarda da lassù un mondo alterato, partecipe, aggressivo, inafferrabile e
rigido, geometrico, i cui simboli di carta si protraggono a volte simili a
ossessioni.
Per fortuna c’è – lei – a
salvarmi! La sento in me e la contemplo, mi esilia dalle irrequietezze e dalle
perplessità dando spazio a uno sfondo arioso solcato da memorie di un amore
così grande, così fortemente in me. Così pure il desiderio di averla sempre
accanto, di sentirne il profumo, forte e intenso, come una primavera che solo a
pensarla mi fa rinascere dietro i vetri di una finestra spenta nel lievissimo
soprassalto di un pensiero: Lei, che rinasce ogni giorno su un foglio bianco da
disegno!
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