Soledad
Di Vincenzo Calafiore
15 Novembre 2019 Udine
“… è che in questo mondo di
idioti
e pazzi, non c’è un luogo ove
trovare rifugio,
è impossibile! Ma se hai
qualcuno da amare
o che ami allora non sarai più
solo,ma devi
tenertelo stretto perché ricordarti
che
si nasce da soli e si muore da
soli, tutto il
resto è uno zero assoluto come
il vuoto
in cui il più delle volte
anneghi senza che
nessuno se ne accorga…. “
Vincenzo Calafiore
Dicono che l’Amore è….. io penso invece che l’amore sa di
me, mi conosce. L’amore fa vivere un – per sempre- sempre comunque vadano poi
le cose. L’amore è un donare senza nulla pretendere , spezza il sonno, le
parole, scalda il cuore, fa volare. Ma l’amore può finire in una brevità come
lo battere delle ciglia, l’amore ti fa tornare, come andare via per sempre.
Io ho avuto paura quando ti ho conosciuta perché sapevo che
una volta che saresti entrata nel mio cuore non ne saresti più uscita, ma anche
per la paura di perderti poi.
Sai? C’è troppo amore anche nei silenzi, nelle lontananze,
nei distacchi, nell’andar via con la consapevolezza che potrebbe essere
l’ultima volta.
Mentre nella mia stanza facevo prove di volo, facevo anche prove di
abbandono e mi sentivo morire, perché mi dicevo: - no, il nostro amore non
finirà mai! –
Eppure accade di notte ritrovarmi nella magica sfera del silenzio, ne
percepisco le sue infinite voci, i suoi sospiri, gli affanni e tu sei così
lontana, così abbandonata nel tuo sonno, così mortale, mentre io mi domandavo
come fosse iniziata la nostra storia. Perché non mi depredassero l’anima, perché
non sentissero l’oltraggio dell’assenza, l’orgoglio, l’abbaglio del sogno, non
lasciavo ai miei desideri prendere parola.
Me ne ero già andato prima del finir
la notte, in un’altra notte ancora da vivere con te: io per loro, per i miei
sogni, per il mio desiderio, non avevo fatto in tempo a diventare stanchezza,
che ero già rimpianto, voglia di tenerezza, d’amore: non mi ero reso conto
d’essere diventato mancanza.
Ti ho conosciuta in un sogno, eri con un altro, e avevo capito che lui non
ti amava, ma ti usava, eri regina di una notte da dimenticare, eppure te ne
stavi lì tra le sue braccia, abbandonata in un volo voluttuoso; non ti eri
neanche accorta della mia presenza ,poi neanche uno sguardo.
Chissà se un giorno racconterai a una bambina una fiaba, come era iniziata
la tua fiaba?
Ci siamo rivisti un giorno di maggio di sfuggita in un sogno, io ti chiesi
se potevi rimanere nel mio e tu invece preferisti continuare a rimanere in un
altro sogno, cominciavo ad avere paura di te:
Avevo capito d’essermi innamorato, che la mia vita sarebbe stata
diversa,che tu non saresti più uscita dai miei sogni.
Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia. Abbiamo
smesso di nasconderci, abbiamo cominciato a conoscere i nostri sogni,le nostre
poche certezze; ma di più ho cominciato a memorizzare la bellezza del tuo viso,
dei tuoi occhi, la morbidezza dei tuoi capelli, le tue labbra, i tuoi nei.
Ci siamo inventati un linguaggio tutto nostro, di parole incomprensibili,
erano dei segni per ritrovarci in quei momenti di smarrimento che sarebbero
sopraggiunti!
Come questi in cui da molto tempo ormai io vi sono senza alcuna possibilità
di nuotare, e affondo sempre più!
E’ questa la solitudine?
Io scrivo favole forse per insegnare ad altri come si sogna! I giorni sono
volati, così pure i mesi, gli anni, e noi sempre più legati, sempre più in una
specie di compatibilità precisa, quella voluta dalla vita, dalla coesistenza,
dallo rimanere assieme.
Il desiderio e la voglia di te sono rimasti intatti e crescono invece di
diminuire. E mi manchi, mi mancavi anche quando c’eri.
Ti ho sposata con un anello su una nuvola svaporata!
Vorrei che le parole ti raggiungessero ovunque tu fossi stata, ma so che
non sarà così, c’è un altro mare che pian piano ti sta annegando, ti sta
portando via da me e intanto i giorni passano, i mesi vanno via a picco in una
solitudine di tante parole e di tanti pensieri, di tanti ricordi. Mi tornano in
mente le vacanze estive. Ti ho amata e ti amo, per queste poche certezze, per
le sciocchezze che mi passano in testa, perché non voglio essere saggio; ti amo
perché certe volte non so essere forte, voglio solo scivolarti tra le braccia e
sentirti mia, sentire il profumo dei tuoi seni! Ho il terrore d’incontrarti
insieme a un altro, con le tue mani sui suoi fianchi, vedervi con la certezza di finire sul letto e
addormentarvi stanchi. Penso: ti sto dicendo mille frasi adesso, ma vorrei
dirtene solo una e non riesco.
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