E…. se ne va, la mia vita
Di Vincenzo Calafiore
28 Ottobre 2023 Udine
“
Vedi cose che esistono e ti
chiedi "perché"? Ma io sogno cose non ancora esistite e chiedo
"perché no"?„
A un certo punto mi perdo, e non sono più in grado di
fare certe cose, o semplicemente non mi va più.
E’ l’emozione di perdersi a guardare, a sentire con
gli occhi, a guardare e immaginare, inseguire visioni che non fanno più parte
della quotidianità.
E’ una partecipazione a un’emozionata “ inesistenza “
con lo sguardo che non è soltanto percezione ma è anche proiezione di una certa
sensibilità, della curiosità intellettuale; un magnifico incontro tra ciò che
sta dietro gli occhi e un sentire interiore.
Riuscire ancora a sorprendersi e a sorprendere è un
miracolo di ogni giorno che accadendo apre a nuovi incanti.
A volte “ il dover rimanere” nella quotidianità è come rimanere in una
terra faticosa e arida, in una guerra non dichiarata, ma in realtà è il
trovarsi in una discesa nel passato, un universo mai scomparso e sempre
presente, un passato narrativo.
Si presentano il bianco e nero dei ricordi antichi,
gli interni sonnolenti, gli entusiasmi finiti nell’oblio e riemergono in una
confessione a volte breve e fulminea, ora lenta e pausata.
E’ la condizione questa, del trovarsi a metà percorso
della fine, un camminare alla meno peggio, lento ma progressivo, in cui mi
auguro di avere coraggio, ma il tempo del coraggio è quello di curare la
propria anima vedere la sua sofferenza, le sue tristezze in cui nascondo a me
stesso le lacrime.
Bisogna ad ogni istante avere il coraggio di assumere
una decisione, a un volto: adesso coraggio vuole dire voler vivere …. E ce ne è
sin troppo !
In tutto questo
c’è “lei” la donna che amo, a guardarla semplicemente
mi ricordo le notti bianche e i bei momenti vissuti in una intimità
straordinariamente viva ancora e la desidero, guardo il suo corpo, lo tocco con
mano, vellutato come sempre, desiderato come sempre; allora tento di amare come
un tempo e invece sei perso e arreso! E’ un dolore vissuto a cui non ritrarsi,
semmai analizzarlo nei suoi cambiamenti lasciandosi andare nella dolcezza,
espressione di un grande amore.
C’è paura e tanta pure, in questa discesa inesorabile.
Rivivono così luci e ombre di un’età dolceamara che
parla attraverso le cose che non faccio più e immagini che si sovrappongono, si
distinguono si alternano, proprio come un sogno. Diventa allora difficile per
me distogliere lo sguardo l’età mia è lì sotto gli occhi pronta ad ingoiarmi;
in ogni caso, non c’è ferita del corpo che possa essere più grande di quella
dell’anima, dilaniata dalle mancanze e niente potrà colmare l’interna voragine
che lentamente sfalda e consuma, riduce l’esistenza.
Così il dolore riletto, interpretato e rivissuto
attraverso le “ presenze specchio “ di notte viene affrontato senza misure; il
sangue che scorre dalle ferite dell’anima risveglia e colora il buio con rivoli
di sofferenza interiore che esce dal cuore.
Allora la rabbia, la vergogna, la colpa e la
delusione, corollari della sofferenza trovano il giusto stordimento nell’enfasi
dell’assenza, come se gli anni non fossero passati, e ciò mi fa sentire
imperfetto, come un’onda che non riesce a sormontare uno scoglio.
Ma in fondo, è solo senilità l’età imperfetta!
E qui noi due, io e quello che ero, cominciamo a
recitare quella vita da burattino, da oggetti senza coscienza e senza anima
così come vuole il burattinaio.
Fino a diventare umani, in un mondo dove i veleni
della cupidigia hanno cancellato ogni umanità!
Oscià!
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