mercoledì 25 settembre 2024


 

Il senso delle parole

 

Di Vincenzo Calafiore

26 Settembre 2024 Udine


“ Qui forse uno potrebbe dirmi: “Ma silenzioso e quieto, Socrate, non sarai capace di vivere dopo uscito da Atene?” Ecco la cosa più difficile di tutte a persuaderne alcuni di voi. Perché se io vi dico che questo significa disobbedire al dio, e che perciò non è possibile che io viva quieto, voi non mi credete e dite che io parlo per ironia; se poi vi dico che proprio questo è per l’uomo il bene maggiore, ragionare ogni giorno della virtù e degli altri argomenti sui quali mi avete sentito disputare e far ricerche su me stesso e sugli altri, e che una vita che non faccia tali ricerche non è degna d’essere vissuta; se io vi dico questo, mi credete anche meno. Eppure la cosa è come io vi dico! ”

 

 

 

Senza cultura, senza conoscenza, senza brillantezza nel dialogo, senza libertà e indipendenza, si è in mano alla schiavitù, dipendenti dai pensieri altrui, che ci ritroviamo a seguire non tanto perché ritenuti giusti per noi, ma,  soprattutto, perché non si hanno gli strumenti per contrastarli.  Uscire fuori dall’ ignoranza,soprattutto con un bel libro sotto il braccio, piuttosto che rimanere piegati sullo schermo di un telefono. Leggere rende liberi, conforta, ci fa viaggiare e conoscere luoghi nuovi pur restando fermi. Ma soprattutto ci rende liberi dall’ignoranza, liberi dall’ingiustizia perché finalmente capaci di pensare: Socrate rappresenta l’atteggiamento filosofico più rigoroso di critica della tradizione e di rifiuto della credenza identificati con l’ignoranza delle ragioni per cui l’opinione si è formata in noi. La sua insistenza sulla ricerca e sul domandare centrano la filosofia su quel lavoro etico e conoscitivo che chiamò dialettica, dopo averne rovesciato il significato sofista. Se la dialettica sofista era infatti l’arte di vincere un duello verbale, quella socratica è piuttosto il combattimento contro tutto ciò che in noi e nella vita in società è assunto senza intelligenza e senza esame per effetto dell’educazione e dell’influenza, cose imparate a memoria senza conoscenza o approfondimento. La clamorosa condanna per empietà inflittagli da Atene, accomuna la sua sorte a quella di Anassagora di Clazomene e di Protagora di Abdera che subirono condanna ed esilio trentatré e dodici anni prima di lui, per aver sostenuto che «sole e luna non sono dèi», e che «è impossibile sapere se gli dèi esistono».

Sarebbe raccapricciante se solo si pensasse che sia finita la filosofia o se solo si dicesse “fine della filosofia”, fosse davvero così, bisognerebbe dire, “fine della libertà”. Perché la filosofia è questo: è precisamente che “sono libero di pensare e che sono libero di interrogarmi”. Non sono schiavo di una “verità “ è già stata detta. Strutturalmente è un grande blocco: bisogna in qualche modo pensare a ciò che si dice, approfondire le parole capirne il senso evitando di commettere errore, ma soprattutto se sono compatibili con ciò che dicendo o con il contesto.

Non c’è una verità ultima, non esiste questa verità canonica incarnata dal partito o dal segretario generale! Questo è ciò che si sono posti i greci, è questa l’origine della filosofia. L’origine della filosofia non è cos’è l’essere, perché su ciò che è l’essere hanno una risposta, i cinesi, gli indiani … ci sono idee gigantesche. La domanda è invece “cosa devo pensare”. Si è vissuto, diciamo, per sentito dire o che la gente credeva che .., poi sono arrivati i filosofi greci, i presocratici e ci hanno detto  che tutto questo è una storia, un “si narra”, delle favole. Il mondo è fatto d’acqua o di infinito come dice Anassimandro. È, d’altronde, in trascendibile perché è fatto d’infinito, d’infiniti grandi e piccoli!

Ora, filosofare è domandarsi che cosa devo pensare e la questione di cosa devo pensare non può mai estinguersi. Una volta sorta, sono preso da questa domanda: cosa devo pensare dell’essere, ma anche cosa devo pensare del mio sapere. Comincia la reduplicazione filosofica: cosa devo pensare di ciò che devo fare, cosa devo pensare della città, della giustizia, e tutto ciò fa parte di questo progetto di libertà che i greci hanno iniziato!

E che noi tutti in nome di una Democrazia inesistente, in nome di un progresso-regresso abbiamo svenduto.

Non c’era un sogno più bello di questo, noi siamo stati capaci di svenderlo per un pugno di mosche

Perché è di questo che si tratta: di un pugno di mosche.

Ci è stato fatto credere che il fumo che abbiamo negli occhi sia un vento di libertà, ma è solo fumo negli occhi!

Una grande porcata!


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