Il senso delle parole
Di Vincenzo Calafiore
26 Settembre 2024 Udine
“ Qui
forse uno potrebbe dirmi: “Ma silenzioso e quieto, Socrate, non sarai capace di
vivere dopo uscito da Atene?” Ecco la cosa più difficile di tutte a persuaderne
alcuni di voi. Perché se io vi dico che questo significa disobbedire al dio, e
che perciò non è possibile che io viva quieto, voi non mi credete e dite che io
parlo per ironia; se poi vi dico che proprio questo è per l’uomo il bene maggiore,
ragionare ogni giorno della virtù e degli altri argomenti sui quali mi avete
sentito disputare e far ricerche su me stesso e sugli altri, e che una vita che
non faccia tali ricerche non è degna d’essere vissuta; se
io vi dico questo, mi credete anche meno. Eppure la cosa è come io vi dico! ”
Senza cultura,
senza conoscenza, senza brillantezza nel dialogo, senza libertà e indipendenza,
si è in mano alla schiavitù, dipendenti dai pensieri altrui, che ci ritroviamo
a seguire non tanto perché ritenuti giusti per noi, ma, soprattutto,
perché non si hanno gli strumenti per contrastarli. Uscire fuori dall’ ignoranza,soprattutto con
un bel libro sotto il braccio, piuttosto che rimanere piegati sullo schermo di
un telefono. Leggere rende liberi, conforta, ci fa viaggiare e conoscere luoghi
nuovi pur restando fermi. Ma soprattutto ci rende liberi dall’ignoranza, liberi dall’ingiustizia
perché finalmente capaci di
pensare: Socrate rappresenta l’atteggiamento filosofico più rigoroso
di critica della tradizione e di rifiuto della credenza identificati
con l’ignoranza delle ragioni per cui l’opinione si è formata in
noi. La sua insistenza sulla ricerca e sul domandare centrano la filosofia
su quel lavoro etico e conoscitivo che chiamò dialettica, dopo averne rovesciato il significato sofista.
Se la dialettica sofista era infatti l’arte di vincere un duello verbale,
quella socratica è piuttosto il combattimento contro tutto ciò che in noi e nella vita in società è
assunto senza intelligenza e senza esame per effetto dell’educazione e
dell’influenza, cose imparate a memoria senza conoscenza o approfondimento. La
clamorosa condanna per empietà inflittagli da Atene, accomuna la sua
sorte a quella di Anassagora di Clazomene e di Protagora di Abdera che subirono
condanna ed esilio trentatré e dodici anni prima di lui, per aver
sostenuto che «sole e luna non sono dèi», e che «è impossibile
sapere se gli dèi esistono».
Sarebbe raccapricciante
se solo si pensasse che sia finita la filosofia o se solo si dicesse “fine
della filosofia”, fosse davvero così, bisognerebbe dire, “fine
della libertà”. Perché la filosofia è questo: è precisamente che “sono
libero di pensare e che sono libero di interrogarmi”. Non sono schiavo di una “verità
“ è già stata detta. Strutturalmente è un grande blocco: bisogna in qualche modo pensare a ciò
che si dice, approfondire le parole capirne il senso evitando di commettere errore,
ma soprattutto se sono compatibili con ciò che dicendo o con il contesto.
Non c’è una verità ultima, non
esiste questa verità canonica incarnata dal partito o dal segretario generale!
Questo è ciò che si sono posti i greci, è questa l’origine della filosofia. L’origine
della filosofia non è cos’è l’essere, perché su ciò che è
l’essere hanno una risposta, i cinesi, gli indiani … ci sono idee
gigantesche. La domanda è invece “cosa devo pensare”. Si è
vissuto, diciamo, per sentito dire o che la gente credeva che .., poi sono arrivati i
filosofi greci, i presocratici e ci hanno detto che tutto questo è una storia, un “si
narra”, delle favole. Il mondo è fatto d’acqua o di infinito
come dice Anassimandro. È, d’altronde, in trascendibile perché è fatto
d’infinito, d’infiniti grandi e piccoli!
Ora, filosofare
è domandarsi che cosa devo pensare e la questione di cosa devo pensare non
può mai estinguersi. Una volta sorta, sono preso da questa domanda: cosa devo
pensare dell’essere, ma anche cosa devo pensare del mio sapere. Comincia la
reduplicazione filosofica: cosa devo pensare di ciò che devo fare, cosa
devo pensare della città, della giustizia, e tutto ciò fa parte di questo
progetto di libertà che i greci hanno iniziato!
E che noi tutti in
nome di una Democrazia inesistente, in nome di un progresso-regresso abbiamo
svenduto.
Non c’era un sogno
più bello di questo, noi siamo stati capaci di svenderlo per un pugno di mosche
Perché è di questo
che si tratta: di un pugno di mosche.
Ci è stato fatto
credere che il fumo che abbiamo negli occhi sia un vento di libertà, ma è solo
fumo negli occhi!
Una grande
porcata!
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